samanta
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domenica 12 febbraio 2023
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un macigno sullo spettatore ...
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Le recensioni di questo film, salvo alcune favorevoli, sono abbastanza critiche, in ogni caso l'impressione che produce questa pellicola è di diventare una punizione per lo spettatore costretto ad assistere ad un racconto pesante e lento, con molteplici scene di orripilante violenza in un'atmosfera onirica da incubo. La trama è stata presa, con molte variazioni, dalla tragedia Amleto di Shakespeare, anche se la sostanza di questa opera c'entra ben poco nel film che sembra, in versione peggiorativa, ispirato alle opere di Quentin Tarantino.
Hamleth bambino di 11 anni (da adulto Alexander Skarsgard attore svedese) è l'erede di Aurvandil (Ethan Hawke) re di un piccolo regno vichingo (siamo nel 895 d.
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Le recensioni di questo film, salvo alcune favorevoli, sono abbastanza critiche, in ogni caso l'impressione che produce questa pellicola è di diventare una punizione per lo spettatore costretto ad assistere ad un racconto pesante e lento, con molteplici scene di orripilante violenza in un'atmosfera onirica da incubo. La trama è stata presa, con molte variazioni, dalla tragedia Amleto di Shakespeare, anche se la sostanza di questa opera c'entra ben poco nel film che sembra, in versione peggiorativa, ispirato alle opere di Quentin Tarantino.
Hamleth bambino di 11 anni (da adulto Alexander Skarsgard attore svedese) è l'erede di Aurvandil (Ethan Hawke) re di un piccolo regno vichingo (siamo nel 895 d.C.) che ritorna a casa dopo una scorreria con un seguito di schiave e l'accompagna il fratello Fjolnir (Claes Bang), l'accoglie la regina Gudrùn (Nicole Kidman). Il re dopo aver proceduto al rito di iniziazione del figlio che diventa (metaforicamente) un lupo, eseguito dallo stregone Heimir (William Defoe), viene ucciso insieme ai suoi schiavi da Fjolnir (amante della regina). Hamleth riesce a sfuggire alla mattanza e lo ritroviamo anni dopo diventato adulto in Russia, guerriero randagio di una banda che massacra i contadini prendendo i giovani e le ragazze come schiavi da vendere, saputo cher Fjolnir si è rifugiato con Gudrun in Islanda dove ha creato un piccolo possedimento, decide di andare nell'isola con un piccolo gruppo di schiavi venduti alla zio, con lui c'é la bella Olga (Ann Taylor-Joy attrice americana: Amsterdam). Hamleth si mette a lavorare con dedizione vede la madre sposata con Fjolnir da cui ha avuto un figlio Gunnar, fratellastro di Thorir precedente figlio di Fjolnir. Hamleh lavora con dedizione, fa l'amore con Olga, che l'aiuta in una graduale atroce vendetta resa ancora più terribile dal fatto che Gudrùn rivela al figlio di avere organizzato la morte del marito e del figlio sempre odiati per amore di Fjolnir. Moriranno tutti: Gudrùn, Thorir e Gunnar, i soldati e i collaboratori di Fjonir, in un duello finale muoiono anche Hamleth e lo zio, si salva solo Olga incinta che fugge con una nave dall'isola.
Il film si basa essenzialmente su 2 elementi, il primo rappresenta i Vichinghi nella loro ferocia bestiale, tant'é che per tutto il film grugniscono emettendo urla animalesche , con un comportamento crudele che si manifesta con scene orribili, l'altro elemento è l'immersione in un mondo onirico e irreale, avvolto nella nebbia in un'atmosfera da incubo. Viene rappresentato un mondo senza speranza dove predomina la crudeltà e l'inganno, con una trama rozza con salti salti logici: ad esempio come è possibile che schiavi venduti a Kiev arrivino in Islanda, gli sceneggiatori si rendono conto dell'epoca e delle distanze? L'interpretazione lascia a desiderare : Alexander Skasgard ha solo prestanza fisica ma è di una totale inespressività, parla poco e si limita a emettere urla animalesche mostrando i muscoli, Ethan Hawke e William Defoe recitano sufficientemente nei limiti di una sceneggiatura ridondante e lacunosa, bravissima Nicole Kidman che è a suo agio nei panni di una regina malvagia, Ann Taylor-Joy è una goffa contadina russa, si mostra nuda ma non sa recitare, quanto agli altri interpreti è meglio dimenticarli. In conclusione un film lento e noioso e lo spettacolare paesaggio vulcanico non basta a renderlo interessante, la colonna musicale è da dimenticare.
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mokujohn
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giovedì 28 aprile 2022
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su un filo sospeso
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Nel suo terzo film Robert Eggers si cimenta con la leggenda nordica di Amleth riportandola in un'ambientazione geografica ed umana più vicina alla versione originale della storia rispetto all'opera di Shakespeare. Per quanto la vicenda sia comunque una rivisitazione è evidente una certa rispettosa meticolosità nella riproduzione del contesto e delle dinamiche socio-culturali, come anche la forte ammirazione ormai assodata di Eggers (vedi "the witch") per le trame popolari del passato in cui misticismo, ritualità e suggestione giocano un ruolo fondamentale. In questo caso però il terreno scelto è molto più impervio e complesso e per questo il tentativo più ambizioso: Eggers decide di confrontarsi con un tema epico dalla durata importante, con un'ambientazione già ampiamente trattata in film e serie di buon successo e con una diversa pubblicizzazione del prodotto, potente, accattivante, rivolta ad una platea più ampia.
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Nel suo terzo film Robert Eggers si cimenta con la leggenda nordica di Amleth riportandola in un'ambientazione geografica ed umana più vicina alla versione originale della storia rispetto all'opera di Shakespeare. Per quanto la vicenda sia comunque una rivisitazione è evidente una certa rispettosa meticolosità nella riproduzione del contesto e delle dinamiche socio-culturali, come anche la forte ammirazione ormai assodata di Eggers (vedi "the witch") per le trame popolari del passato in cui misticismo, ritualità e suggestione giocano un ruolo fondamentale. In questo caso però il terreno scelto è molto più impervio e complesso e per questo il tentativo più ambizioso: Eggers decide di confrontarsi con un tema epico dalla durata importante, con un'ambientazione già ampiamente trattata in film e serie di buon successo e con una diversa pubblicizzazione del prodotto, potente, accattivante, rivolta ad una platea più ampia. Non di meno è costretto a confrontarsi con aspetattive altissime per i suoi precedenti lavori, tecnicamente di livello, fortemente originali ed apprezzati sia dalla critica che da un pubblico generalmente "più esigente". Eggers si muove con intelligenza senza sconfinare nella banalità dell'action/colossal movie e senza trascurare l'insinuazione di dubbi nello spettatore. Il protagonista è nel giusto o le sue azioni sono incatenate ad un retaggio culturale incontestabile? Si può mettere da parte la propria percezione della realtà e rimanere lucidi nel confronto con quella degli altri? Esiste la reale possibilità di costruire per se stessi un destino diverso, lontano dagli istinti animali ma anche da ciò che ci è stato insegnato fin da piccoli, un destino veramente personale? Seppure la recitazione di Aleksander Skarsgard sia quasi monocorda questo conflitto interno è percepibile in particolar modo se raffrontato ai ruoli femminili (Anya Taylor-Joy ed un'ottima Nicole Kidmann) che sembrano appartenere ad un mondo parallelo a quello maschile, incomprensibile per l'uomo, caratterizzato più dal lucido ingegno per la sopravvivenza che da un destino ineluttabile di vendetta, autodistruzione e gloria ultraterrena. La nota dolente significativa è da ricercare probabilmente nell'assenza di enfasi e vigore emotivo tipici di un film di genere epico e questo non è dovuto, per l'appunto, solo ad un retaggio culturale da cui, anche noi come il protagonista, facciamo difficoltà a separarci, ma anche dalla durata stessa della pellicola e da un vero e proprio coinvolgimento dello spettatore che tarda ad arrivare. Non sono presenti originalità stilistiche degne di nota nè uno straordinario sforzo interpretativo come nel precedente "The lighthouse"; l'inquietudine psicologica arriva nel primo confronto madre-figlio adulto dopo ben oltre un'ora/un'ora e mezza di girato. Tecnicamente il film rimane di alto livello visivo e sonoro ma di minor impatto rispetto ai primi due e per certe scene quasi succube della necissità di computer grafica. Con "The northman", pur dimostrando nuovamente grande audacia e personalità e pur muovendosi con estrema attenzione e cura, Eggers dà come l'impressione di aver raggiunto l'obiettivo soltanto a metà, in un ambizioso e complicato bilico tra profonda riflessività ed epicità, tra originalità stilistica e memoria visiva, tra critica ed aspettative del pubblico. In ogni caso i lavori di questo regista continuano a chiedere a gran voce di essere visti e meritano di esserlo, continuano a lasciar intravedere una nuova via di rappresentazione e d'introspezione critica, continuano semplicemente a rinnovare l'interesse per ciò che verrà dopo.
Una preghiera per il futuro: che il doppiaggio sia al tramonto della sua esistenza e che finalmente possiamo tutti godere delle reali voci degli attori con la proiezione di film in lingua originale fin già dal primo giorno di uscita. Il doppiaggio di Anya Taylor-Joy -non me ne voglia Letizia Ciampa- è veramente inascoltabile.
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