Queer As Folk

A New Orleans il Babylon è il locale più gettonato dalla comunità LGBT+. È qui che incontriamo i principali protagonisti della storia: Brodie (Devin Way) che, abbandonata la scuola di medicina, torna in città per rintracciare il suo ex, Noah (Johnny Sibilly), ora in una relazione nascosta con l'amico di entrambi Daddius. Completano il cast Mingus (Fin Argus), un'adolescente che aspira a diventare drag queen e a partecipare alla competizione che si sta per svolgere nel Babylon; Shar (CG), una donna incinta di due gemelli grazie alla donazione di Brodie, e la sua compagna Rurhie (Jesse James Keitel), donna trans e migliore amica di Brodie. Il primo episodio mostra già i toni cupi verso cui l'intero racconto seriale si svolgerà: proprio nel pieno di una serata gioiosa, infatti, in cui la libertà di esprimersi e di trovare la propria identità sembra non tanto concessa, quanto scontata e naturale - così come è la nascita concomitante dei due gemelli - un uomo entra nel locale distruggendo le vite di un'intera comunità.

Rivisitazione di una rivisitazione, la "nuova" serie Peacock riporta sugli schermi una delle serie che più hanno sconvolto il panorama audiovisivo nei primi anni 2000. Parliamo di Queer As Folk, serie televisiva nata nel 1999 dalle talentuose mani di Russell T Davies (Doctor Who, Torchwood, Cucumber, Banana, Tofu, Years and Years, It's a Sin) e poi subito esportata nell'omonimo e più fortunato adattamento americano (2000-2005) ad opera di Ron Cowen e Daniel Lipman.

La nuova rivisitazione è affidata a Stephen Dunn, il quale reinterpreta le vite della comunità LGBT+, al centro di questo brand narrativo, alla luce di nuove, dolenti, forme di discriminazione. Una serie che, perciò, a differenza delle sue precedenti versioni appare assai più oscura e cruda nel mostrare le difficoltà dei suoi nuovi protagonisti.

Il mass-shooting che dà inizio al racconto in 8 episodi fa evidentemente riferimento alla Strage di Orlando avvenuta nella notte tra l'11 e il 12 giugno 2016 e considerata la seconda strage con armi da fuoco per numero di vittime. La natura omofobica della strage è, così, amaramente condivisa con la narrazione proposta sin dall'inizio dalla serie. Presto ai personaggi colorati che caratterizzavano le due serie originarie e che aprirono gli occhi al pubblico degli anni Duemila si sostituiranno personaggi complessi e tormentati.

La sessualità e le scene esplicite che misero sotto i riflettori le prime versioni di Queer as Folk non sono più elementi di scandalo. Assai più scandalosa è l'ostilità che ancora i personaggi si trovano a subire, in un mondo dove un'adolescente non binaria e aspirante drag queen (Mingus) può essere supportata gioiosamente da una madre d'eccezione, interpreta da una sempre eccelsa Juliette Lewis. Lewis non è la sola eccellenza in un cast molto interessante e valido; dall'altro lato troviamo infatti Kim Cattrall che, finalmente abbandonando le vesti della spregiudicata Samantha di Sex and the City, torna nel ruolo di una madre (quella di Brodie) in cui abbraccia orgogliosamente i suoi anni, rivestendo nuovi abiti, più conformi a uno status sociale ma non meno eccentrici.

Funge da collante narrativo, inoltre, un personaggio estremamente interessante, quello di Bussy (Armand Fields), tanto dura fuori quanto morbido dentro, che in un contesto dove i rapporti familiari e le relazioni d'amicizia sono fluide e non definiti, ha lo scopo di unire e mostrare la consistenza e la forza di una famiglia estesa all'infuori dei vincoli di sangue. Leader della comunità LGBT+ locale, Bussy è una drag queen e, in seguito alla sparatoria, adotterà quelle che, indiscutibilmente, sono le funzioni di un genitore: una madre di tutt?.

Oltre al cast, la serie Peacock è capace di muoversi tra le mille sfaccettature di cui il mondo LGBT+ (e non solo) è composto, in maniera organica e mai artefatta, mostrando soprattutto gli elementi di assoluta similarità al mondo etero-normato, e che perciò si scontrano con un'ostilità aliena nel momento in cui si dovrà fare i conti con la società circostante ancora omofobica - fino alle più aspre conseguenze che fungono da incipit alla storia. Come se si stesse andando a ritroso, Queer As Folk non ha più la necessità di sconvolgere con scene di sesso esplicite o baci nel mondo teen; la serie indaga piuttosto le ragioni di una discriminazione ormai fuori dal tempo.

Inclusione ed esclusione diventano così il soggetto della serie, muovendosi tra individuo - le storie e le complesse psicologie dei personaggi, raccontate in maniera molto autentica - e collettività, quella di una comunità che ancora, inspiegabilmente, deve fare fronte comune per difendere diritti fondamentali che non possono, purtroppo, essere ancora dati per scontati. 