thomas
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venerdì 30 dicembre 2022
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superfluo
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Se “Avatar” del 2009 fu un’incredibile “botta” di creatività, con un salto in avanti negli effetti speciali, nella rappresentazione fantastica di mondi alieni e nell’invenzione di flora e fauna così stupende da non essere mai state viste al cinema in precedenza, il secondo capitolo delude, e pure parecchio. Non soltanto la trama è risibile e scontata, ma i punti di forza della saga appaiono oramai persino superati e pervenuti fuori tempo massimo. La trama infatti si riduce ad una scontatissima caccia all’uomo, con il classico adrenalitico (e pure troppo lungo) redde rationem finale; gli effetti visivi non stupiscono ed, anzi, dopo aver visto le mirabilie tecniche delle pellicole più recenti dei supereroi Marvel, non risultano più all’avanguardia, com’era invece avvenuto nel primo capitolo di oltre dieci anni fa.
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Se “Avatar” del 2009 fu un’incredibile “botta” di creatività, con un salto in avanti negli effetti speciali, nella rappresentazione fantastica di mondi alieni e nell’invenzione di flora e fauna così stupende da non essere mai state viste al cinema in precedenza, il secondo capitolo delude, e pure parecchio. Non soltanto la trama è risibile e scontata, ma i punti di forza della saga appaiono oramai persino superati e pervenuti fuori tempo massimo. La trama infatti si riduce ad una scontatissima caccia all’uomo, con il classico adrenalitico (e pure troppo lungo) redde rationem finale; gli effetti visivi non stupiscono ed, anzi, dopo aver visto le mirabilie tecniche delle pellicole più recenti dei supereroi Marvel, non risultano più all’avanguardia, com’era invece avvenuto nel primo capitolo di oltre dieci anni fa. Dispiace per Cameron, ma questa pellicola è in ritardo rispetto ai tempi e, nonostante l’enorme sforzo economico di produzione (il punto di pareggio entrate/uscite pare sia stato posto a due miliardi di dollari di incasso), non si ritaglia un proprio preciso posto nella storia della cinematografia mondiale. Scadenti i dialoghi, scontati e ridotti all’osso; pressochè inesistente l’approfondimento psicologico dei personaggi, ridotti a semplici stereotipi; appiccicato alla meglio il messaggio ecologico, fin troppo appiattito sulla crudeltà della caccia ai cetacei (che comunque dovrebbe essere proibita in tutto il mondo); ripetuti di continuo tanto da diventare melensi i riferimenti all’unità famigliare (valore importantissimo, che però diventa gabbia se vissuto in maniera ossessiva); poco curata persino la trama, con alcuni salti logici effetto quasi certamente di un lavoro in post produzione che ha mirato a ridurre la rilevante lunghezza del film, tagliando alcune scene senza però curarsi di affinare lo sviluppo ordinato delle dinamiche. E poi, è tutto decisamente raffazzonato: gli abitanti di Pandora si comportano riproponendo gli stessi gesti “yankee” che oggi potremmo vedere in una qualsiasi sit com, quasi che gli alieni siano americani in vacanza; gli sceneggiatori questa volta hanno pertanto omesso persino di creare un modo di comportarsi che rappresenti la differenza di culture provenienti addirittura da pianeti diversi. Vi è infine una sovrabbondanza di messaggi culturali politicamente corretti ma stucchevoli per scontatezza, al punto che manca il quid della sorpresa e quella “via dell’acqua” non è un mare increspato da onde, ma un lago in cui regna la calma piatta. Il secondo capitolo di “Avatar” è dunque per paradosso un prodotto del passato anzi, “di un futuro passato”; di fatto è un giocattolone datato, come quei soldatini di plastica, residuo di un tempo che non torna più, che si trovano ancora oggi in confezioni – fondi di magazzino a prezzi scontati: i bambini li comprano, ci giocano una volta e poi li mettono via definitivamente, per tornare a divertirsi con i videogiochi.
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antonio montefalcone
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lunedì 19 dicembre 2022
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un sequel visionario superiore al suo predecessore
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Visto il planetario, eccezionale successo del primo “Avatar” nel 2009, il regista James Cameron decise di realizzare una trilogia che avrebbe allargato l’universo narrativo di Pandora. Sempre rimandata. Ora, dopo 13 anni e ben otto rinvii, il tanto atteso sequel è arrivato: “Avatar – La via dell’acqua”, ambientato 15 anni dopo le vicende della prima pellicola e concentrato sull'oceano di Pandora e una parte della foresta pluviale, nonché sulla storia generazionale della famiglia di Jake Sully e della sua compagna Neytiri.
Nel 2012 Cameron iniziò a progettare il sequel autonomamente, pensandolo tutto sott’acqua.
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Visto il planetario, eccezionale successo del primo “Avatar” nel 2009, il regista James Cameron decise di realizzare una trilogia che avrebbe allargato l’universo narrativo di Pandora. Sempre rimandata. Ora, dopo 13 anni e ben otto rinvii, il tanto atteso sequel è arrivato: “Avatar – La via dell’acqua”, ambientato 15 anni dopo le vicende della prima pellicola e concentrato sull'oceano di Pandora e una parte della foresta pluviale, nonché sulla storia generazionale della famiglia di Jake Sully e della sua compagna Neytiri.
Nel 2012 Cameron iniziò a progettare il sequel autonomamente, pensandolo tutto sott’acqua.
Solo l’anno dopo coinvolse il team di sceneggiatori che ha delineato contemporaneamente quattro storie che continueranno a parlare del rapporto dell’Uomo con la Natura. Per scrivere tutte le singole sceneggiature sono stati impiegati complessivamente quattro anni.
Costato oltre 350 milioni di dollari (il primo “solo” 237 milioni di dollari), e girato contemporaneamente al terzo episodio della serie tra gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda, per rientrare nei costi, il secondo capitolo, dovrà incassare almeno 2 miliardi di dollari (da qui la non sicurezza di completare e far uscire nei cinema i capitoli 4 e 5). In questo godibile e piacevole sequel in live action, la trama ci fa ritrovare i due protagonisti Jake Sully e Neytiri ancora insieme e con figli al seguito, pronti ad esplorare lo sconfinato mondo di Pandora e ad affrontare nuovi conflitti con l'umanità. La trama, però, è l’ultima delle cose che interessano a Cameron. La sceneggiatura, scritta dal regista insieme a Rick Raffa e Amanda Silver, infatti è minimale, semplice, lineare, ma anche più strutturata e stratificata rispetto alla precedente, e punta tutto sulla grandiosità e magniloquenza visiva della messinscena e dell’esperienza da kolossal visionario nel suo insieme. Tutto è cosìcredibile che l’immersione dello spettatore è naturale e molto affascinante.
Ogni singolo dettaglio è dovuto essere stupefacente al solo fine di catturare la curiosità, l’attenzione ma anche quella sensazione di magia avvertita dallo spettatore e dovuta al fascino tutto cinematografico di (farci) meravigliare davanti a ciò che ci viene proiettato sul grande schermo.
Nel seguire le varie vicende, i vecchi e i nuovi personaggi, lo spettatore si sposta verso scenografie ancora inesplorate dell’oceano del pianeta Pandora. Partecipa emotivamente molto di più del primo capitolo a moti e stati d’animo, a disavventure, viaggi, sentimenti e passioni di ogni personaggio e dell’intera vicenda narrata. Si addentra in location mozzafiato e incantevoli, ne subisce l’attraente e magnetico splendore; respira le atmosfere ora epiche, ora intimistiche, ora sospese, ora tensive, tra dramma e pathos sempre forti ed intensi.
La nuova tecnologia di Cameron, attraverso la quale il regista torna a ragionare su temi ecologisti, è inappuntabile e ineguagliabile: alterna i momenti girati a 24fps (principalmente i dialoghi) a quelli in 48fps e cioè le scene d'azione e quelle sott'acqua. La sua scelta di regia è tutta a favore della spettacolarità pura, della sorpresa affascinante, di tutto quello che può oltrepassare i limiti della realtà.
L’opera si concede autentiche pause di grandiosità visiva – la scoperta dei giganteschi cetacei Tulkun, la catastrofe finale, le lunghe sequenze sottomarine – catturando lo spettatore con lunghe scene che aggiungono poco al plot in sé e per sé, ma molto al gusto dello spettacolo visionario e fantasioso.
Dalla sequenze d’azione coreografate in modo pulito e girate con perizia, alla fotografia di Russell Carpenter, all’avvolgente lavoro sul sonoro, Cameron ancora una volta si affida al potere delle immagini, ma per fortuna non si dimentica del fattore umano e spirituale. Il fulcro di tutto continua ad essere l’essenza dell’umano, qui simboleggiata dalla famiglia, dallo restare insieme, malgrado problemi e pericoli. Nel solco tracciato dai rapporti umani (soprattutto se a contatto con la Natura) emerge anche l’impellente accettazione che qualcosa debba finire o cambiare se si vuol far nascere qualcos’altro di migliore o di più vitale. La famiglia Sully passa dall’aria all’acqua al solo fine di sopravvivere, e, per adattarsi a nuove abitabilità, impara anche a cavalcare creature marine, a respirare sott’acqua, a fondersi in ciò che è liquido e mutevole. L’allegoria ecologista e ambientalista assume nuove e più struggenti sfumature tematiche. Il regista rielabora e aggiorna i grandi temi del capitolo precedente sulla base dei mutamenti della società attuale, per trattare nuovamente di connessioni tra esseri viventi (dove la collettività deve prevalere sull’ego), ma anche di valori universali sempre validi e nobili, quali la famiglia (in questo caso allargata), l'amore, la convivenza con la Natura e la curiosità per tutto ciò che è altro da noi.
Il futuro sarà di chi saprà guardare il mondo con occhi nuovi. I valori che tanto dovrebbero contare oggi non devono essere quelli dell’arroganza e della violenza, ma piuttosto quelli del rispetto, dell’inclusione, dell'apertura al diverso – che sia un membro adottato della famiglia, una cultura che non conosciamo, un modo differente di percepire la spiritualità...
Perché questa è l’unica via per la salvezza del genere umano. Questo è “Avatar - La via dell'acqua”, la via del grande cinema…
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(di 67user)
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venerdì 30 dicembre 2022
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soltanto spettacolare, zero contenuto
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Non c'è dubbio che le immagini siano di grande effetto, molto ben sfruttato nelle pubblicità ma... Ma la storia è inesistente, non c'è sceneggiatura, non dà alcun messaggio, non ti lascia niente: si chiama Avatar solo perché (operazione commerciale) prende in prestito i personaggi del primo film, ma è solo una banale storiella di buoni contro cattivi utile per un videogame o per un favolone con gli effetti speciali da Marvel. Una delusione che dura più di 3 ore. Nessun confronto con il film originale. Non lo consiglio.
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alfredo
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venerdì 30 dicembre 2022
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distrutto il bellissimo ricordo del primo avatar
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Do sue stelle solo perchè dal punto di vesta tecnico il film meriterebbe 5 stelle.
La trama è banale, infantile e adatta ad un pubblico di preadolescenti. Il tema della famiglia e dei genitori è solo un pretesto per tentare di dare un senso a questo film.
L'inizio è caotico anche per chi ha visto il primo film. Non si comprende fino in fondo il senso della ricerca spasmodica del protagonista (solo del vecchio Avatar però) per una vendetta personale che coinvolge praticamente tutto il genere umano. Una guerra con violenza gratuita e immotivata in un film che nasceva con ben altre fondamenta. Un cartone animato ma con una trama ridicola che spazia da brutte copie di altri film e di storie viste e riviste.
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Do sue stelle solo perchè dal punto di vesta tecnico il film meriterebbe 5 stelle.
La trama è banale, infantile e adatta ad un pubblico di preadolescenti. Il tema della famiglia e dei genitori è solo un pretesto per tentare di dare un senso a questo film.
L'inizio è caotico anche per chi ha visto il primo film. Non si comprende fino in fondo il senso della ricerca spasmodica del protagonista (solo del vecchio Avatar però) per una vendetta personale che coinvolge praticamente tutto il genere umano. Una guerra con violenza gratuita e immotivata in un film che nasceva con ben altre fondamenta. Un cartone animato ma con una trama ridicola che spazia da brutte copie di altri film e di storie viste e riviste. Moby Dick nella fase di ricerca degli esseri acquatici (balene), Titanic nel finale quando la nave affonda, ecc...ecc...
Tre ore di solo spettacolo visivo ma che nulla ha lasciato a noi spettatori spinti da tante altre recensioni ultrapositive.
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valentina
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mercoledì 28 dicembre 2022
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lo sforzo sovrumano di un sequel che suda per specchiarsi nelle aspettative della critica
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“Avatar 2 - La via dell’acqua” risulta un sequel ben riuscito e degno delle alte pretese del pubblico, oltre che di quei feroci cinefili che, più di un decennio fa, hanno compiuto minuziosissime analisi su ogni secondo di sequenza del primo film.
La manutenzione degli effetti speciali, come accadde nel 2009, si manifesta come autentico punto di forza della pellicola. Come spiega l’abile critico che ha rilasciato questo articolo, concordo sul fatto che Cameron sia stato capace di provocare un energico sentimento verso la natura seppur attraverso la creazione di una sua dimensione virtuale.
La colonna sonora, se amplificata fino a produrre determinati decibel, accompagna in modo brutalmente realistico il viaggio all’interno di Pandora e della sua stupefacente barriera corallina Metkayina.
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“Avatar 2 - La via dell’acqua” risulta un sequel ben riuscito e degno delle alte pretese del pubblico, oltre che di quei feroci cinefili che, più di un decennio fa, hanno compiuto minuziosissime analisi su ogni secondo di sequenza del primo film.
La manutenzione degli effetti speciali, come accadde nel 2009, si manifesta come autentico punto di forza della pellicola. Come spiega l’abile critico che ha rilasciato questo articolo, concordo sul fatto che Cameron sia stato capace di provocare un energico sentimento verso la natura seppur attraverso la creazione di una sua dimensione virtuale.
La colonna sonora, se amplificata fino a produrre determinati decibel, accompagna in modo brutalmente realistico il viaggio all’interno di Pandora e della sua stupefacente barriera corallina Metkayina. Una sola parola può veramente definire l’esplorazione, esterna e turistica del pubblico ma concomitante a quella diegetica degli Avatar in fuga dalla guerra, ai confini di questo pianeta: avvolgente.
Il cast è avvincente, nonostante alterni performance di alta qualità (quali quelle di Kate Winslet, di Zoe Saldana, di Sigourney Weaver, di Britain Dalton) ad altre comunque buone ma non eccelse (come quelle di Jack Champion o, a parer mio, dello stesso Sam Worthington), insomma, non intense quanto la sostanza della sceneggiatura. La comicità è inserita in alcuni tratti del film per smorzarne la profondità spesso angosciante, ma non sempre in modo logico, mentre il dramma esistenziale e comunitario insieme funziona decisamente meglio. Anche se la durata supera le tre ore, il ritmo è equilibrato e bilancia momenti di azione e di vitalità, mediante strategie filmiche volte al dinamismo come carrellate a precedere e a seguire “di corsa”, zoom inaspettati, rotazioni acrobatiche, scene girate con camera a mano, e altri di quiete e stasi, quasi per indurre ad una contemplazione spirituale perenne e onnipresente, tramite indugi su campi lunghissimi e panoramiche, primissimi piani e dettagli sul volto di personaggi o sull’ambiente circostante.
I giochi di luce e i toni cromatici orchestrano prepotenti le suggestioni visive originate dalle differenti inquadrature.
I messaggi di guerra e di pace, di potere e di innocenza, di discriminazione e di solidarietà, di natura e di operazione umana, emergono in modo chiaro ma non cinico, violento ma non disperato, e lasciano all’amore il compito di mantenere viva la speranza.
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(di rosmersholm)
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andrea a
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sabato 31 dicembre 2022
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la via dell''acqua
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Dal primo Avatar sono passati molti anni, anche se ho avuto la possibilità di rivederlo al cinema quando è stato rimesso in sala negli scorsi mesi per anticipare l'attuale nuovo seguito.
Diciamo che probabilmente lo stupore che il primo Avatar dava allo spettatore è in parte ridotto dal fatto che il primo film sostanzialmente possiede sempre quel qualcosa in più rispetto ai seguiti, salvo poche eccezioni.
Graficamente è comunque imponente e crea comunque una bella sensazione visiva, il 3D si integra magnificamente con la pellicola, un po' come il primo film che è stato l'unico film in 3D ai tempi che ha saputo davvero stupire.
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Dal primo Avatar sono passati molti anni, anche se ho avuto la possibilità di rivederlo al cinema quando è stato rimesso in sala negli scorsi mesi per anticipare l'attuale nuovo seguito.
Diciamo che probabilmente lo stupore che il primo Avatar dava allo spettatore è in parte ridotto dal fatto che il primo film sostanzialmente possiede sempre quel qualcosa in più rispetto ai seguiti, salvo poche eccezioni.
Graficamente è comunque imponente e crea comunque una bella sensazione visiva, il 3D si integra magnificamente con la pellicola, un po' come il primo film che è stato l'unico film in 3D ai tempi che ha saputo davvero stupire. Il mondo di Pandora è sempre affascinante per quanto "artificiale" e la parte acquatica che risalta in questo capitolo, per gusto personale, non posso dire che sia meno bella degli ambienti del capitolo precedente, anzi, è come se siamo passati dal centro america dei nativi americani all'Oceania, basta vedere anche l'aspetto dei Metkayina il cui lineamenti possono ricordare la popolazione Maori o pacifica, come il capo clan che ha sul viso striature che ricordano i tatuaggi tribali dei nativi della Nuova Zelanda.
La trama, presenta qualche lacuna, specialmente l'inizio secondo me troppo affrettato e un po' pasticciato che comunque poi si sistema con il proseguire del film. Non è una trama innovativa come dicono molti e ricalca molte scene o situazioni del primo capitolo, ma qui seguiamo più l'evoluzione di alcuni personaggi, in particolare i figli della famiglia Sully, mentre i due genitori Na'vi hanno un ruolo più marginale specie nella parte centrale del film.
Comunque almeno per me non posso dire che il film non sia piacevole e che la storia non sia pesante da seguire e le tre ore di film mi sono trascorse velocemente.
Come nel primo capitolo, anche questa pellicola è una denuncia alla violenza e voracità dell'uomo che come purtroppo avviene nella vita reale, è sempre intenzionato a sottomettere il più debole e cercare il guadagno a costo del benessere del Pianeta e dei suoi abitanti, e questa è una cosa che è bene sempre ricordare.
Tracciando un bilancio il film mi è piaciuto, il punto di forza è la parte visiva e grafica ma anche la storia benche magari poteva dare qualcosa in più è secondo me piacevole e spero che possa essere una base per una trama più solida per il prossimo capitolo che dovrà offrire qualcosa in più. La visione al cinema è sicuramente consigliata perchè rende al meglio l'insieme, quindi anche se siete dubbiosi ma un po' curiosi almeno una visione al cinema ve la consiglio intanto che c'è ancora la possibilità. Poi i gusti sono sempre soggettivi.
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marce84
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giovedì 5 gennaio 2023
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avatar 2: un''esperienza immersiva
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Jake Sully e Neytiri hanno creato la loro famiglia sul pianeta Pandora, 3 figli a cui si aggiungono Kiri, figlia naturale della scomparsa dottoressa Augustine e “Spider” un orfano umano cresciuto da loro. La serenità familiare tuttavia è sconvolta dal ritorno sul pianeta da parte degli esseri umani, chiamati “la gente del cielo”, convinti a rimpossessarsi di zone del pianeta e massacrare i nativi. Tra i nuovi arrivati dal cielo ci sono anche pericolosi Avatar creati ad hoc con un backup della memoria di ex marines. Tra di loro è presente anche l’aggressivo e vendicativo avatar del colonnello Quaritch, deciso a trovare Jake e Neytiri.
Per salvare la propria famiglia i due protagonisti decidono di lasciare la propria casa nella foresta e chiedere ospitalità alla tribù dei Metkayna, una popolazione che vive in remote isole nell’Oceano.
Jake e la sua famiglia dovranno quindi farsi accettare dalla nuova tribù, conquistare la loro fiducia e soprattutto acquisire le loro abilità nella conoscenza del mare. Ma Quaritch e i suoi uomini sono pronti ad attraversare l’Oceano pur di trovare Jake e vendicarsi.
A 13 anni di distanza dal primo film, esce questo secondo capitolo di Avatar, sempre girato da James Cameron. Le aspettative dopo il grande successo del primo film erano molto alte e, il regista, direi che non le ha deluse. Avatar 2 – la via dell’acqua è un’esperienza immersiva, le scene e le immagini sono di una bellezza devastante e hanno il potere di immergere lo spettatore per 3 ore e trasportarlo letteralmente in un altro pianeta. Il film va assolutamente visto al cinema in 3D per godere totalmente della magnificenza degli effetti speciali e delle scenografie.
La trama è semplice e lineare e si inserisce nel filone della lotta fra bianchi e nativi, come già accaduto nel primo film: qui però vengono aggiunti alcuni temi universali quali quello della famiglia, il rapporto tra figli e genitori, l’accettazione del diverso, l’inclusività. Ma soprattutto viene ancora una volta presentato l’essere umano come un essere arrogante, violento, distruttivo, come una minaccia per la bellezza della vita e come portatore di morte e devastazione. A loro vengono contrapposti i Na’vi: popolazione affascinante, intelligente, selvaggia, che vive in una sorta di connessione con la natura che li circonda, come dimostrano ad esempio alcune scene sottomarine con gli enormi cetacei, chiamati Tulcun.
Il film dura 3 ore ma è caratterizzato da un ritmo serrato di azione, stupore, emozioni, empatia con i protagonisti. Tanto che non vorremmo più abbandonare Pandora. Questo sequel con il suo forte messaggio ecologista e pacifista, arriva ancora di più, rispetto a quello del 2009, ad intercettare un’urgenza quanto mai attuale in questi periodi bui dove guerre, pandemie e crisi climatica ci fanno simpatizzare totalmente per i Na’vi
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luca scialo
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martedì 18 luglio 2023
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coerente con il primo episodio, forse troppo
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Dopo 14 anni di attesa e quando forse nemmeno il fan più accanito ci sperava più, è finalmente arrivato il sequel di Avatar, film che nel 2009 sorprese positivamente pubblico e critica perché andava oltre il solito film basato sulla motion capture, lanciando un messaggio sociale e ambientalista. Quando erano ancora pochi a farlo. Eppure, questo sequel resta molto fedele a esso, forse troppo: molto lungo, tecnologia praticamente uguale ad allora, stesso messaggio, stessi protagonisti: Jake e Neytiri. Ovviamente, abbiamo l'aggiunta di nuovi personaggi, come i figli dei protagonisti, il colonnello spietato diventato Avatar Quaritch, che però ha anche un figlio, allevato proprio dagli Avatar. In più ci sono gli abitanti di un villaggio marino, che si ritrovano la guerra in casa, ma combattono con quelli della foresta senza provare rancore per essi.
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Dopo 14 anni di attesa e quando forse nemmeno il fan più accanito ci sperava più, è finalmente arrivato il sequel di Avatar, film che nel 2009 sorprese positivamente pubblico e critica perché andava oltre il solito film basato sulla motion capture, lanciando un messaggio sociale e ambientalista. Quando erano ancora pochi a farlo. Eppure, questo sequel resta molto fedele a esso, forse troppo: molto lungo, tecnologia praticamente uguale ad allora, stesso messaggio, stessi protagonisti: Jake e Neytiri. Ovviamente, abbiamo l'aggiunta di nuovi personaggi, come i figli dei protagonisti, il colonnello spietato diventato Avatar Quaritch, che però ha anche un figlio, allevato proprio dagli Avatar. In più ci sono gli abitanti di un villaggio marino, che si ritrovano la guerra in casa, ma combattono con quelli della foresta senza provare rancore per essi. La trama è comunque avvincente, a tratti commovente ed educativa, che non risparmia momenti crudi, non iscrivendosi fortunatamente alla "educastrazione" in corso. Forse alla lunga risulta ansiogeno e drammatico, ma è apprezzabile anche per questo. Vedremo come si comporteranno i prossimi, che arriveranno a cadenza biennale, per una scorpacciata che speriamo non finisca per nauseare e portare all'estremo opposto.
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fides
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venerdì 23 agosto 2024
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aspettando avatar 3
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Che il primo film sia migliore del secondo o viceversa non è importante, il sequel è perfettamente riuscito. Gli umani, come era ovvio pensare, sono tornati su Pandora ma ora qui l'attenzione viene focalizzata sulla sete di vendetta personale del Colonnello Miles Quaritch, che è stato clonato con i propri ricordi nel corpo di un avatar, nei confronti di Jake Sully. Avatar 2-La via dell'acqua, però, nella spietata caccia degli umani ai Tulkun, pacifici animali simili a delle balene, continua ad essere un film di denuncia, seppure in perfetto "stile Hollywoodiano", dello sfruttamento immorale e senza regole delle risorse naturali.
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Che il primo film sia migliore del secondo o viceversa non è importante, il sequel è perfettamente riuscito. Gli umani, come era ovvio pensare, sono tornati su Pandora ma ora qui l'attenzione viene focalizzata sulla sete di vendetta personale del Colonnello Miles Quaritch, che è stato clonato con i propri ricordi nel corpo di un avatar, nei confronti di Jake Sully. Avatar 2-La via dell'acqua, però, nella spietata caccia degli umani ai Tulkun, pacifici animali simili a delle balene, continua ad essere un film di denuncia, seppure in perfetto "stile Hollywoodiano", dello sfruttamento immorale e senza regole delle risorse naturali. Una sostanza estratta da una ghiandola del cervello di questi animali, venduta a caro prezzo sulla terra, è in grado di regalare, per così dire, l'immortalità al genere umano. James Cameron, con un nuovo lavoro minuzioso e dettagliato, ci fa scoprire in questo sequel un nuovo popolo di Pandora, il Clan dei Metkayina, che alla stregua della popolazione Na'vi, vive in perfetta armonia con la natura (che qui è il mare), e le sue creature. Il finale preannunciava già un terzo film della serie che ora stiamo aspettando!
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