“Avatar 2 - La via dell’acqua” risulta un sequel ben riuscito e degno delle alte pretese del pubblico, oltre che di quei feroci cinefili che, più di un decennio fa, hanno compiuto minuziosissime analisi su ogni secondo di sequenza del primo film.
La manutenzione degli effetti speciali, come accadde nel 2009, si manifesta come autentico punto di forza della pellicola. Come spiega l’abile critico che ha rilasciato questo articolo, concordo sul fatto che Cameron sia stato capace di provocare un energico sentimento verso la natura seppur attraverso la creazione di una sua dimensione virtuale.
La colonna sonora, se amplificata fino a produrre determinati decibel, accompagna in modo brutalmente realistico il viaggio all’interno di Pandora e della sua stupefacente barriera corallina Metkayina. Una sola parola può veramente definire l’esplorazione, esterna e turistica del pubblico ma concomitante a quella diegetica degli Avatar in fuga dalla guerra, ai confini di questo pianeta: avvolgente.
Il cast è avvincente, nonostante alterni performance di alta qualità (quali quelle di Kate Winslet, di Zoe Saldana, di Sigourney Weaver, di Britain Dalton) ad altre comunque buone ma non eccelse (come quelle di Jack Champion o, a parer mio, dello stesso Sam Worthington), insomma, non intense quanto la sostanza della sceneggiatura. La comicità è inserita in alcuni tratti del film per smorzarne la profondità spesso angosciante, ma non sempre in modo logico, mentre il dramma esistenziale e comunitario insieme funziona decisamente meglio. Anche se la durata supera le tre ore, il ritmo è equilibrato e bilancia momenti di azione e di vitalità, mediante strategie filmiche volte al dinamismo come carrellate a precedere e a seguire “di corsa”, zoom inaspettati, rotazioni acrobatiche, scene girate con camera a mano, e altri di quiete e stasi, quasi per indurre ad una contemplazione spirituale perenne e onnipresente, tramite indugi su campi lunghissimi e panoramiche, primissimi piani e dettagli sul volto di personaggi o sull’ambiente circostante.
I giochi di luce e i toni cromatici orchestrano prepotenti le suggestioni visive originate dalle differenti inquadrature.
I messaggi di guerra e di pace, di potere e di innocenza, di discriminazione e di solidarietà, di natura e di operazione umana, emergono in modo chiaro ma non cinico, violento ma non disperato, e lasciano all’amore il compito di mantenere viva la speranza.
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