luca scialo
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domenica 10 aprile 2022
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l'insoddisfazione come sale della vita
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Julie è una ragazza costantemente insoddisfatta della propria vita e pronta a cambiamenti, anche drastici. Si scrive a diversi corsi di studio: dalla chirurgia alla psicologia fino alla fotografia. Dove finalmente sembra aver trovato ciò che le piace. Anche a livello sentimentale non riesce a trovare la persona che la soddisfi davvero. Non dal punto di vista sessuale, quanto della convivenza in generale. Incontra prima un fumettista, col quale va a convivere. Ma poi incontra Axel, un giovane affascinante che lavora in un bar, già impegnato. I due non riescono proprio a dimenticarsi e così finiscono insieme. Ma anche qui la pace non sembra definitiva. Joachim Trier mette in scena una storia moderna, che ben dipinge i nostri tempi.
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Julie è una ragazza costantemente insoddisfatta della propria vita e pronta a cambiamenti, anche drastici. Si scrive a diversi corsi di studio: dalla chirurgia alla psicologia fino alla fotografia. Dove finalmente sembra aver trovato ciò che le piace. Anche a livello sentimentale non riesce a trovare la persona che la soddisfi davvero. Non dal punto di vista sessuale, quanto della convivenza in generale. Incontra prima un fumettista, col quale va a convivere. Ma poi incontra Axel, un giovane affascinante che lavora in un bar, già impegnato. I due non riescono proprio a dimenticarsi e così finiscono insieme. Ma anche qui la pace non sembra definitiva. Joachim Trier mette in scena una storia moderna, che ben dipinge i nostri tempi. Dove i rapporti sono fragili e le donne cercano sempre di non accontentarsi col primo che capita. Né di finire relegate al ruolo che la società vorrebbe conferirgli da sempre. Sullo sfondo, a fare da contrasto, una Norvegia non molto moderna. Col suo fascino nordico incantevole ma disincantato. La voce fuori campo e la divisione in capitoli rievoca una sorta di Fantastico mondo di Amelie ma in versione drammatica, realistica, in fondo cinica.
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felicity
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lunedì 22 agosto 2022
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sulla coppia e sulla vita in generale
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Il canovaccio de La persona peggiore del mondo è piuttosto semplice. Proprio perché semplice è abbastanza universale e ottimo per essere declinato in vari modi: in chiave di commedia oppure di dramma, secondo coordinate più semplici e commerciali o altre più cerebrali e autoriali. Quello che fa il norvegese è tenere insieme i registri dei due generi, dramma e commedia e girare un film d'autore capace di una leggerezza che fa simpatia. Non era facile.
Quel che era facile, in una storia e in un film del genere, era che i personaggi finissero per risultare antipatici. E invece non è così, perché Trier ne fa emergere sempre un'umanità nella quale è impossibile non riconoscersi e con cui quindi non si può non solidarizzare.
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Il canovaccio de La persona peggiore del mondo è piuttosto semplice. Proprio perché semplice è abbastanza universale e ottimo per essere declinato in vari modi: in chiave di commedia oppure di dramma, secondo coordinate più semplici e commerciali o altre più cerebrali e autoriali. Quello che fa il norvegese è tenere insieme i registri dei due generi, dramma e commedia e girare un film d'autore capace di una leggerezza che fa simpatia. Non era facile.
Quel che era facile, in una storia e in un film del genere, era che i personaggi finissero per risultare antipatici. E invece non è così, perché Trier ne fa emergere sempre un'umanità nella quale è impossibile non riconoscersi e con cui quindi non si può non solidarizzare. Merito anche degli interpreti.
E così nel suo film c'è spazio anche per scene in cui si ragiona con ironia sulle ansie aggressive della generazione dei trenta-quarantenni di oggi.
Ma spazio c'è anche per il femminismo di Julie e per i suoi rapporti con la sua madre e con un padre assente, con la necessità di trovare una strada autonoma.
E poi ci sono dei confronti tra Julie e Aksel, dopo la fine della loro relazione, che sono di una sincerità e di una semplicità che sono commoventi e disarmanti, per quello che dicono sulla coppia, e sulla vita in generale.
Sono le punte massime di un film che magari non è un capolavoro, ma che è semplice senza essere scialbo, sincero e pure simpatico senza essere mai sciocco.
Avercene di più, di film così.
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