stefano capasso
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domenica 2 gennaio 2022
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la sofferenza dell''aborto
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Anne si è appena iscritta all’università e dimostra di avere un futuro promettente. Quando però scopre di essere incinta, la visione del suo futuro cambia drasticamente: non è affatto disposta a rinunciare ai suoi sogni per diventare una madre a tempo pieno. Sono i primi anni ’60 e il solo pensiero di abortire le attira su si se il giudizio di tutte le persone che le sono intorno. Contro tuto e tutti cercherà in ogni modo di interrompere la gravidanza.
Il film di Audrey Diwan è certamente un film duro. La stessa scelta del 4:3 e la scelta di seguire da vicino la protagonista creano la sensazione di claustrofobia che è la stessa che deve vivere la protagonista, alle prese con un mondo intorno dove nessuno è disposta almeno a comprenderla.
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Anne si è appena iscritta all’università e dimostra di avere un futuro promettente. Quando però scopre di essere incinta, la visione del suo futuro cambia drasticamente: non è affatto disposta a rinunciare ai suoi sogni per diventare una madre a tempo pieno. Sono i primi anni ’60 e il solo pensiero di abortire le attira su si se il giudizio di tutte le persone che le sono intorno. Contro tuto e tutti cercherà in ogni modo di interrompere la gravidanza.
Il film di Audrey Diwan è certamente un film duro. La stessa scelta del 4:3 e la scelta di seguire da vicino la protagonista creano la sensazione di claustrofobia che è la stessa che deve vivere la protagonista, alle prese con un mondo intorno dove nessuno è disposta almeno a comprenderla. La messa in scena, apparentemente improntata ad un estremo realismo, è a ben vedere attentamente studiata per colpire duramente lo spettatore. Se da un lato è degna di nota la capacità della regia di trasmettere la sofferenza della protagonista, dall’altro mi chiedo quale sia la vera utilità. Il tema è abbastanza esplorato e la modalità con cui Audrey Diwan lo tratta, non aggiunge molto a mio avviso. Il disagio fisico che trasmette è di quelli di breve durata che non induce ad ulteriori riflessioni.
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[+] l''aborto è ancora illegale in molto paesi
(di daniela sini)
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abramo rizzardo
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sabato 13 novembre 2021
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vera drake nella francia degli anni sessanta
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Se con " Vera Drake " lo spettatore si immedesimava in una donna che desiderava solamente “ aiutare ” le ragazze in difficoltà, dunque dalla prospettiva di colei che eseguiva gli aborti, ora ci troviamo faccia a faccia con la questione, dal punto di vista di una ragazza, Anne, che è così tanto dedita e promettente allo studio, che decide di abortire per non compromettere il suo futuro professionale.
La regista, già nota per diverse sceneggiature, torna a raccontare una storia tanto dolorosa quanto attuale, tratta dal romanzo di Annie Ernaux: sebbene ci troviamo negli anni '60, quando ancora l'aborto era una piaga sociale ( tutt'oggi frutto di moltissimi pregiudizi ), dunque illegale, la storia che viene narrata è una vicenda che attraversa interi decenni, dove pressoché nulla è cambiato, e invece di aiutare queste ragazze, ci si nasconde dietro a leggi che ne regolano nella maniera più distaccata possibile tale “ disgrazia ”.
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Se con " Vera Drake " lo spettatore si immedesimava in una donna che desiderava solamente “ aiutare ” le ragazze in difficoltà, dunque dalla prospettiva di colei che eseguiva gli aborti, ora ci troviamo faccia a faccia con la questione, dal punto di vista di una ragazza, Anne, che è così tanto dedita e promettente allo studio, che decide di abortire per non compromettere il suo futuro professionale.
La regista, già nota per diverse sceneggiature, torna a raccontare una storia tanto dolorosa quanto attuale, tratta dal romanzo di Annie Ernaux: sebbene ci troviamo negli anni '60, quando ancora l'aborto era una piaga sociale ( tutt'oggi frutto di moltissimi pregiudizi ), dunque illegale, la storia che viene narrata è una vicenda che attraversa interi decenni, dove pressoché nulla è cambiato, e invece di aiutare queste ragazze, ci si nasconde dietro a leggi che ne regolano nella maniera più distaccata possibile tale “ disgrazia ”.
Un film crudo, che ti porta nei retroscena di una scelta dolorosa, tormentata e fisicamente rischiosa: sono molte le scene emblematiche del film, che ne riassumono perfettamente la trama; da ricordare la scena in cui le tre ragazze ( Anne e le sue amiche, tanto libertine di parole e azione, ma in fin dei conti bigotte e figlie della società del tempo ), assistono ad una partita di calcio di alcuni ragazzi: uno di loro si avvicina con il ginocchio sbucciato e chiede di essere medicato; una del gruppo gli si avvicina, lo medica e il ragazzo la saluta facendo il casanova; poco dopo Anne, già nel bel mezzo della questione gravidanza, e dunque immersa totalmente in quello che le sta accadendo, dice all'amica “ Che cosa ci hai guadagnato? ” rivolgendo lo sguardo al panno bagnato di sangue dell'amica, usato per il ginocchio poc'anzi; la sotto-trama è quella del film: “ usata ” come una vera e propria bambola, Anne, proprio come l'asciugamano, è stata imbrattata di sangue, sverginata, e che cosa ha ricevuto in cambio? Assolutamente nulla: colui che l'ha messa incinta sembra più preoccuparsi di come appare dinanzi agli amici che della sua salute, del suo futuro professionale o del suo amore.
Le musiche tormentano lo spettatore, che come nei film di Lanthimos assumono il carattere di monotonia esasperante, alla ricerca di quella sensazione di tensione e di ansia.
Anamaria Vartolomei stupefacente, in grado di aizzare lo sguardo contro chiunque nel peggiore dei modi e di racchiudere sempre in quello sguardo tanto amore quanto tanto odio, nei confronti di un mondo dove il voto conta, ma l'amore no.
L'aspect ratio aumenta nello spettatore quel senso di angoscia: tutto ciò che conta è il personaggio di Anne ( rimando a “ Il figlio di Saul ”, dove la telecamera per tutto il film, nello stesso rapporto, segue il protagonista dalle spalle, divenendo la sua stessa ombra ), che ci racconta con gli occhi tutto il dolore che prova dentro: “ Un giorno vorrò un figlio... ” ci dice... “ma non sarà oggi”.
Nessuno aiuterà la ragazza in questo viaggio: le sue uniche amiche le voltano le spalle, nella maniera più ipocrita possibile; “ Solitudine ” è il problema di Anne, che nella pellicola lo ribadirà più volte.
Piena di tensione la scena dell'aborto: lo sguardo della donna che fa l'operazione gela il sangue nelle vene, così come l'agire di un medico che prescrive ad Anne un farmaco che renderà il feto ancora più forte, ricalcando ancora di più il tipo di società bestiale, quasi primitiva in questa forma di vendetta, priva di compassione e di sentimento in cui la nostra ragazza si ritrova a vivere.
Nella scena finale si apre il dubbio allo spettatore: prima che Anne inizi l'esame finale scritto di Lettere, sarà davvero priva di ogni pensiero?
Questa è la scelta di Anne, che la segnerà a vita.
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fabiofeli
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lunedì 8 novembre 2021
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la solitudine di anne
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Anne (Anamaria Vartolomei) è una giovane studentessa molto dotata e formata da letture importanti come le poesie e i drammi di Victor Hugo e Il muro di Jean Paul Sartre. E’ anche bella e tratta da pari a pari i ragazzi che vorrebbero filare con lei; la sua disinvoltura la fa spiccare rispetto alle sue amiche preferite quando frequentano la rumorosa discoteca di una città in Nuova Aquitania, che si trova nella zona sud-occidentale della Francia con lo Charente e la Borgogna. Anne preferisce flirtare con studenti, senza impegnarsi con i giovani del corpo militare dei pompieri. Ma sui suoi progetti incombe una storia andata male: il ciclo mestruale è in ritardo di più settimane dopo una storia di una serata.
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Anne (Anamaria Vartolomei) è una giovane studentessa molto dotata e formata da letture importanti come le poesie e i drammi di Victor Hugo e Il muro di Jean Paul Sartre. E’ anche bella e tratta da pari a pari i ragazzi che vorrebbero filare con lei; la sua disinvoltura la fa spiccare rispetto alle sue amiche preferite quando frequentano la rumorosa discoteca di una città in Nuova Aquitania, che si trova nella zona sud-occidentale della Francia con lo Charente e la Borgogna. Anne preferisce flirtare con studenti, senza impegnarsi con i giovani del corpo militare dei pompieri. Ma sui suoi progetti incombe una storia andata male: il ciclo mestruale è in ritardo di più settimane dopo una storia di una serata. Un figlio in quel momento impedirebbe la realizzazione delle sue aspirazioni. E lei dovrebbe infrangere la severa legge francese del 1920 che vieta l’aborto. I medici si rifiutano di farla abortire; il primo al quale ricorre le prescrive addirittura l’estradiolo che irrobustisce il feto. Neanche gli amici e il giovane che l’ha messa incinta l’aiutano a risolvere il suo angoscioso problema. Una delle due amiche più care disapprova la scelta di Anne, ma l’altra non rimane indifferente dopo un tentativo pericolosamente inesperto ed autolesionistico.… Solo nel 1975 fu approvata in Francia una legge voluta fortemente da Simone Veil per liberalizzare l’aborto; in Italia per l’approvazione della legge 194 si è dovuto aspettare il maggio del 1978, ma di frequente ci sono ancora sortite con proposte limitative e restrittive dei diritti delle donne portate avanti da sedicenti “difensori” della famiglia. Il libro dal quale è tratta la storia è L’evento di Eliza Erneaux e il contributo alla conquista del Leone d’oro a Venezia 2021 della protagonista è fondamentale, come la salda direzione della regista che fa ampio uso di efficaci primi piani. Più il tempo passa e più pericoloso diventa l’aborto per Anne, più la musica rock anni ‘60 che accompagna il film viene sostituita progressivamente da una dura musica di sapore espressionista. La fotografia non nasconde molti passaggi drammatici e l’angoscia degli spettatori per la situazione che ha intrappolato Anne cresce sempre più. Curiosamente nello stesso 2021 una storia che parla di un parto mostruoso e impossibile, Titane, vince a Cannes, ma si tratta di un film completamente fuori dei nostri gusti. Questa pellicola regala molti momenti angosciosi, ma la vita non è una cosa semplice. Da non perdere. Valutazione ****. FabioFeli
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[+] il dramma di una donna, sola contro tutto.
(di antonio montefalcone)
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angelo umana
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domenica 7 novembre 2021
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piccola storia ignobile
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Molto bene, il film ha vinto il Leone d'Oro 2021 a Venezia, onore al merito. Non che, quasi 60 anni dopo, questa “vicenda o avvenimento” (così il dizionario traduce dal francese L'évenement) agiti molto i cuori nel mondo occidentale. L'aborto è in vari paesi una pratica permessa, salvo in quelli dove esso è considerato un crimine, come in Francia nel '63, o per certi versi in Polonia oggi... e altrove ancora.
A parte le scelte filmiche che hanno guidato il lavoro della regista Audrey Diwan, tratto da un libro di Annie Ernaux, a parte l'interpretazione acclamata di Annamaria Vartolomei (per incompleta conoscenza leggo i nomi che il film reca), che Anne scelga di arrivare al rischio della vita pur di perseguire e proseguire i suoi studi letterari, o perfino di ambire ad essere una scrittrice, questo può essere argomento di discussione, di riflessione.
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Molto bene, il film ha vinto il Leone d'Oro 2021 a Venezia, onore al merito. Non che, quasi 60 anni dopo, questa “vicenda o avvenimento” (così il dizionario traduce dal francese L'évenement) agiti molto i cuori nel mondo occidentale. L'aborto è in vari paesi una pratica permessa, salvo in quelli dove esso è considerato un crimine, come in Francia nel '63, o per certi versi in Polonia oggi... e altrove ancora.
A parte le scelte filmiche che hanno guidato il lavoro della regista Audrey Diwan, tratto da un libro di Annie Ernaux, a parte l'interpretazione acclamata di Annamaria Vartolomei (per incompleta conoscenza leggo i nomi che il film reca), che Anne scelga di arrivare al rischio della vita pur di perseguire e proseguire i suoi studi letterari, o perfino di ambire ad essere una scrittrice, questo può essere argomento di discussione, di riflessione.
Lasciar nascere un bambino oggi è una benedizione del cielo, di nessun dio, ma per il volere di esseri umani che ricevono questo “regalo” anche se non programmato. In un film di anni fa veniva detto “finché nasce un bambino vuol dire che dio (uno qualsiasi, ndr) non è in collera con noi” e in un altro piccolo film ancora più recente, Milla di Valérie Massadian (Special international jury prize al festival di Locarno 2017, mostrato in streaming da ArteKino in novembre), una giovane mamma che resta sola a giocare e crescere il suo bambino.
Davvero un bambino – anche venuto per sbaglio – vale meno di una carriera, per quanto questa possa essere stellare? Non c'è in questo un grande egoismo? Vien da pensare al sacro che è una vita nuova, ancor più nelle nostre società opulente ma di bassa fertilità. Davvero poi un bambino non desiderato lo si è potuto chiamare frutto del peccato o della vergogna negli anni andati? Davvero i nostri progetti non proseguirebbero, se ardentemente desiderati o comunque destinati a realizzarsi, per il “disturbo” dell'avere un figlio, che è il più alto o nobile compito da svolgere?
La Anne personaggio del libro e del film sarebbe stata precorritrice dei tempi piuttosto di chi li ha subiti e poi … la coraggiosa madre Gabrielle (la Sandrine Bonnaire di Senza tetto né legge, altro Leone d'oro di Agnès Varda, 1985), l'avrebbe di certo aiutata. Questo Leone è stato Una piccola storia ignobile, Francesco Guccini 1976.
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[+] piccolo commento ignobile
(di vilma)
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[+] basta retorica bigotta!
(di daniela sini)
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[+] i diritti calpestati.
(di daniela)
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