La scelta di Anne - L'Événement

Un film di Audrey Diwan. Con Anamaria Vartolomei, Kacey Mottet Klein, Luàna Bajrami, Louise Orry-Diquéro.
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Titolo originale L'evènement. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 100 min. - Francia 2021. - Europictures uscita giovedì 4 novembre 2021. MYMONETRO La scelta di Anne - L'Événement * * * - - valutazione media: 3,27 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

"La scelta di Anne" Il diritto di decidere che ha salvato le donne dalla solitudine

di Natalia Aspesi La Repubblica

In sala da giovedì il film Leone d 'oro alla Mostra di Venezia visto da Natalia Aspesi Una sola sera di sesso casuale e Anne dopo 4, 5 settimane, scrive sul suo diario "Ancora niente!". Niente sangue. Le settimane scorrono mute e feroci, sempre più si restringe il tempo, lei non si è posta neppure per un attimo il dubbio: quell' ingombro non lo vuole, quel nemico che cresce in lei deve scomparire perché non ha il diritto di toglierle il futuro già programmato. Leggere Sartre e Camus, studiare, laurearsi in lettere, svincolarsi dal suo destino proletario: i suoi genitori gestiscono un piccolo bar e sognano attraverso di lei il loro riscatto sociale, ma la sua ambizione va oltre la meta dell' insegnamento, sarà una scrittrice. In tutto il film Anne non pronuncerà mai la parola bambino, figlio, e nessuno la parola aborto. Ma siamo nei primi anni 60, l' aborto è un reato che punisce chi lo pratica e chi lo subisce, in Francia, in Italia, dove nessun giornale osa pubblicare la parola (e la prima scandalosa inchiesta la farà un settimanale femminile e comunista, Noi donne ). Quante donne siano morte nei decenni, nei secoli, per pratiche primitive prima della legge Veil in Francia e della 194 in Italia, non si sa, certo una moltitudine, assassine involontarie, sole colpevoli di un delitto imposto o compiuto in due, l' altro, l' uomo, sempre innocente. Per Anne, ultimo anno di lettere all' università di Angoulême, i giorni diventano un vuoto di ansia, paura, affannosa ricerca di aiuto e di una soluzione, soprattutto di silenzio e isolamento dentro un mondo, il suo placido mondo nel campus universitario, che non deve sapere, che non vuole sapere; nessuno a cui chiedere aiuto, un conforto, una soluzione, un indirizzo. Anche le amiche l' abbandonano, "arrangiati, non è un problema nostro". L' événement , titolo neutro sia del film che del romanzo di Annie Ernaux da cui è stato tratto, ha vinto giustamente il Leone d' oro all' ultima Mostra di Venezia per la finezza dello sguardo femminile con cui la regista francese Audrey Diwan ci ricorda il tempo infame e quasi dimenticato in cui le donne non avevano diritti sul loro corpo, e quindi la loro determinazione, il loro coraggio per difenderlo da ogni intrusione, anche a rischio della vita. E lo fa con l' audacia necessaria per non occultare la brutalità delle pratiche abortive clandestine e spesso autoinferte. In italiano il titolo del film è meno astratto, forse per tenere a freno chi ancora cocciutamente tenta di restringere e modificare la nostra legge 194 (in Francia la legge Veil del gennaio '75) che dal maggio 1978 ha depenalizzato l' interruzione volontaria di gravidanza: infatti La scelta di Anne in qualche modo responsabilizza la protagonista e non limita il fatto a un "evento" o a un "happening" nel titolo americano, ma appunto a una scelta personale, quindi non condivisibile. La meraviglia del film è la protagonista Anamaria Vartolomei, viso pulito e antico che non mostra emozioni, chiuso nel costante pensiero di come fare a tornare a essere lei; Anne non riesce più a studiare, il professore l' avverte, non potrà laurearsi, non si confida coi genitori che non potrebbero capire; un medico cui si rivolge è gentile e comprensivo ma le consiglia "lo accetti", l' altro glaciale, la caccia e le dà crudelmente un farmaco che rafforzerà l' embrione; l' amico di università sa solo dirle "visto che sei incinta facciamolo, non rischi niente"; Il corresponsabile, uno studente di Scienze politiche che vive altrove cui finalmente rivela il fattaccio, non ha tempo per lei, lo aspettano gli amici che non devono saperlo, lui non se ne intende e le consiglia di arrangiarsi. Chi ci è passato allora lo sa, non era cattiveria, era davvero una mentalità maschile accettata, che se una ci stava se ne prendeva tutte le conseguenze, anche perché magari quella cosa lì era di un altro. Al massimo, raramente, un po' di soldi. Anne arriva a provarci da sola, col famoso ferro da calza, ma inutilmente. Alla fine ottiene un indirizzo giusto dove un' ombra scostante le impone di non urlare, soffia sui suoi strumenti e noi assistiamo alle spalle di Anne al breve intervento doloroso per cui ha preteso 400 franchi in anticipo. In quegli anni a Milano c' era, mi pare, più sorellanza o più complicità o meno senso del peccato, gli indirizzi buoni circolavano anche a scuola, i medici antiabortisti operavano nelle cliniche private arricchendosi. Ma forse in Francia era rimasto il ricordo di quando nel 1942 sotto l' occupazione nazista il primo ministro Pétain aveva dichiarato l' aborto "crimine contro lo Stato" punibile con la morte: e infatti l' ultima donna ghigliottinata, nel 1943, era stata una mammana (Chabrol ne ha fatto un gran film nel 1988, Une affaire de femmes con Isabelle Huppert). Quando oggi, come è giusto, si parla ancora di parità, di uguaglianza, bisognerebbe di quegli anni ricordare anche questo dolore non riconosciuto, questa solitudine peccaminosa, quando l' ignoranza sessuale era immensa e la contraccezione illegale (in Francia sino al dicembre 1967, da noi sino al marzo 1971). Oggi molte mamme portano la figlia adolescente dal ginecologo, i padri consegnano preservativi ai maschi non ancora adulti e i social li tengono informati, ma non basta. Quella conquista di libertà che ha ormai più di 40 anni non è per sempre, viene continuamente minacciata e bisognerebbe tenerla d' occhio; nelle parti del mondo dove l' interruzione è ancora reato e nei paesi dove continuano i tentativi di tornare al passato: come in Texas, dove la Corte Suprema appena vietato l' aborto dopo il sesto mese, e come da noi dove ci sono ospedali dove tutti i ginecologi sono obiettori e non si ferma mai l' attacco della destra per rendere impossibile la pillola del giorno dopo. che oltretutto, secondo i suoi esponenti, ha il difetto di evitare ogni sofferenza e forse anche ogni rimorso.
Da La Repubblica, 2 novembre 2021


di Natalia Aspesi, 2 novembre 2021

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