Titolo originale | Explota Explota |
Anno | 2021 |
Genere | Musical |
Produzione | Spagna |
Durata | 116 minuti |
Regia di | Nacho Álvarez |
Attori | Ingrid García Jonsson, Verónica Echegui, Natalia Millán, Pedro Casablanc Fernando Tejero, Fernando Guallar, Fran Morcillo, Giuseppe Maggio, Carlos Hipólito, Carlos Olalla. |
MYmonetro | 1,44 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 22 gennaio 2021
Ua celebrazione in technicolor della libertà d'espressione attraverso i più grandi successi di Raffaella Carra. Il film ha ottenuto 3 candidature a Goya,
CONSIGLIATO NO
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Una sposa in fuga dal Bel Paese sbarca nella Spagna franchista degli anni Settanta. Alle spalle uno fidanzato italiano, addosso un abito di Valentino, all'orizzonte il sogno della vita: ballare in televisione. Ma le cose non saranno così facili per Maria che dovrà adattarsi alla censura che soffoca libertà e 'costumi', letteralmente. Gli abiti di scena devono rispettare la lunghezza regolamentare, nessuna scollatura, nessuna coreografia oscena che possa offendere il pubblico e il generalissimo Franco. Ma Maria non ci sta e a colpi di "tuca-tuca" abbatterà i retaggi del regime.
Le intenzioni sono senz'altro buone, rintracciare le condizioni critiche della televisione spagnola, minacciata dall'incombente presenza dei censori che soltanto quarant'anni fa operavano per conto del regime franchista.
Il soggetto altrettanto, parafrasare la grande signora della televisione italiana che in quegli stessi anni cambiava i codici del medium liberando con l'ombelico, i movimenti e i costumi. Ma l'ombelico di Raffaella Carrà è "cosa sacra e seria da salvar". Fu un costumista della RAI, quando l'ente italiano dei programmi radiofonici e televisivi sapeva davvero essere rivoluzionario, a 'disegnare' quella intuizione nata osservando le ragazze passeggiare d'estate col ventre scoperto.
La Carrà, con un colpo di testa e uno di spazzola, decise di mostrarlo e di mostrare agli italiani che i tempi erano davvero maturi per fare "l'amore da Trieste in giù". Della sfrontatezza di quel gesto artistico, che liberava la televisione dal carcame della censura (democristiana), nel film di Nacho Álvarez non c'è traccia. Le celebri canzoni dell'artista italiana, mille volte intese, si piegano alle regole di un musical iberico naïf, richiamando pigramente una situazione o un'altra: da "Luca" a "Rumore", passando per "A fare l'amore comincia tu".
Il décor vintage poi non aiuta se non si trovano la 'tridimensionalità' e le geometrie. Ballo Ballo risulta un collage di quadri inerti contro cui si infrange un cast senza energia e 'senza voce'. Commedia musicale 'fuori sync', i doppiatori cantano (male) in italiano sopra agli attori che cantano (forse bene) in spagnolo, Ballo Ballo spreca la cifra metalinguistica, quella di Cantando sotto la pioggia per capirci, rispolverando un particolare momento traumatico per la Spagna e la cultura spagnola.
Saccheggiando 'il colore' di Almodóvar (Gli amanti passeggeri) e il dramma di un passato prossimo, fallisce la trasfigurazione della realtà in fantasia. Perché il miracolo avvenga, la credibilità è tutto. Soprattutto (e paradossalmente) in un genere che come nessuno chiede allo spettatore di sospendere l'incredulità. Creare percezioni e sensazioni attraverso il falso, è questo il difficile proposito del musical, ma perché accada bisogna abitare il corpo credibilmente. Bisogna che il corpo cancelli i limiti, dissolva la solidità dello spazio fino a farsi movimento e quella cosa straordinaria che chiamiamo danza.
Se ci limitiamo alla traccia narrativa, nella sua linearità di favola, il film viaggia sulle piste battute per decenni dal genere, ma se entriamo nella struttura, che da copione rappresenta il sogno nel sogno, Ballo Ballo non riesce a creare quella coerenza interna a se stessa che fa delle proiezione di danza e di canto, la naturale espressione di uno stato d'animo o di una situazione. Manca, insomma, l'emozione autentica, quello spessore, quella vibrazione che nel vero musical fa si che il personaggio a un certo punto debba "per forza" mettersi a cantare e a ballare.
Comprendiamo benissimo le ragioni per cui Maria si applica con tenacia a snodarsi nelle evoluzioni che furono della nostra Carrà, ma tutto accade nel segno di una determinazione a freddo, che ingloba la relazione della 'ballerina' col suo datore di lavoro censore, e di un corpo che non ha la minima idea di cosa sia l'arte tersicorea. Lontana dalla prestanza anche solo erotica di Emma Stone (ballerina altrettanto scarsa in La La Land), Ingrid García-Jonsson è una silhouette che resiste alla danza e all'erotismo, una sorta di sex symbol casto. Perfetta per gli anni di Franco ma incompatibile con un racconto che la esibisce (e dichiara) soubrette liberata. "Ballo, ballo, ballo, non m'innamoro...". Lo dice anche la canzone.
Musical stupendo, con un ritmo incalzante, frizzante e gioioso. La trama è coinvolgente e le canzoni della Carrà sono la ciliegina sulla torta. Belle anche le scenografie e coreografie. Voto 10 e lode!
Musical piacevole, contenuti importanti inseriti in un contesto giocoso e leggero, canzoni eccezionali e belle coreografie. A me e la mia famiglia è piaciuto molto, inoltre abbiamo ricordato con il sorriso la grande Raffaella Carrà.
Tra gli effetti del dilagare dei servizi streaming c' è la moltiplicazione dei generi a disposizione del pubblico: per cui, tutto insieme, vale solo la data d' uscita, l' utente si ritrova sullo schermo a disposizione anche cose impensabili - per cui ad esempio non avrebbe mai compiuto il tragitto vero il cinema. E a quel punto si salta felici da una cosa all' altra, anche un po' senza vergogna: è [...] Vai alla recensione »
Se non lo si vede non ci si crede. Ma bisogna andare preparati. Testare quanto siete appassionati di Raffaella Carrà. E quanta pazienza avete per un film musicale ambientato nella Spagna anni 70, dalla trama futile (ma potrebbe far parte del pacchetto), con colori e balletti che cercano di imitare il Pedro Almodóvar di "Gli amanti passeggeri" (non il suo film migliore, certo il più sfacciatamente camp). [...] Vai alla recensione »
Una commedia musicale costruita intorno alle canzoni di Raffaella Carrà, icona di libertà, spensieratezza e gioia di vivere. Sulla carta un'idea spumeggiante e ricca di possibili spunti brillanti, alla prova della visione, invece, molta meno effervescenza. L'idea è venuta al regista e sceneggiatore uruguayano Nacho Álvarez (fratello del Fede Álvarez, regista de La Casa e di Man in the Dark) che la [...] Vai alla recensione »
Tra La La Land e Les parapluies de Cherbourg di Jacques Demy, con la stessa ottusa retorica del romanticismo del primo e senza un centesimo dell'intensità del secondo, con tanto Almodóvar, canterino e colorato, un ricordo del musicarello, le canzoni di Raffaella Carrà tradotte in spagnolo, la produzione della tv pubblica iberica e della Rai. Ingrid García Jonsson, tutta mossette e faccette, come il [...] Vai alla recensione »
Negli anni Sessanta in Italia erano i musicarelli ad avere il titolo di canzoni popolari. In ginocchio da te (1964) di Ettore Fizzarotti, Zum Zum Zum (1968) di Bruno Corbucci... Il termine nasceva dall'unione di "musica" e "carosello", e il risultato era una variante povera del musical hollywoodiano, dedicato ai beniamini della tivù, come Gianni Morandi e Rita Pavone.
Quando nel 1990 Raffaella Carrà va in Spagna e poi, con sempre maggiore frequenza, inizia a lavorare lì maturando una notorietà quasi pari a quella che ha in Italia, in realtà già è conosciuta a Madrid e dintorni. Tra il 1975 e il 1980 i suoi dischi sono quasi tutti dei successi, così tanto che nel 1976 i canali di stato le dedicano un programma monografico.
Ballo ballo non è un film con Raffaella Carrà, non è un film su Raffaella Carrà, ma ha molto a che fare con Raffaella Carrà. Personaggi e situazioni sono introdotti o sottolineati dalle canzoni di Carrà e il film è capace di dispensare simpatia e semplicità come ha fatto Carrà in tante sue trasmissioni. Il film comincia a Roma, città che l'ha vista nascere artisticamente, mostra una sensualità insolita [...] Vai alla recensione »
Madrid, anni '70. Maria, da hostess, si trova a ballare nello show televisivo di Rosa, ma un addetto alla censura incombe. Coincidenza vuole che la ragazza si innamori di Pablo, il figlio del censore, destinato a succedergli. Il tutto ballato sulle canzoni di Raffaella Carrà, che sono l' unica cosa veramente salvabile di un film mal diretto. E se ci metti ballerine ingessate e un doppiaggio fuori sincrono [...] Vai alla recensione »