Titolo originale Cry Macho.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 104 min.
- USA 2021.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 2dicembre 2021.
MYMONETROCry Macho - Ritorno a casa
valutazione media:
3,22
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Da un romanzo di N.Richard Nash e su sceneggiatura del fido Nick Schenk("Gran Torino", "The mule"),il nuovo film del 91enne Eastwood è una summa dei temi delle opere precedenti(il cowboy controtendenza e dalla parte dei deboli di "Il texano dagli occhi di gjiaccio" o ormai senescente ma ancora in missione come in "Gli spietati";il punto di vista dei reietti e delle vittime in "Coraggio...fatti ammazzare";il confronto tra vecchio e giovane da "Gran Torino" e il discorso multietnico da quest'ultimo e "Fino a prova contraria" o "Debito di sangue").Con premesse che sembrano un curioso richiamo(incruento e senza cupezza) a "Rambo:Last Blood".
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Da un romanzo di N.Richard Nash e su sceneggiatura del fido Nick Schenk("Gran Torino", "The mule"),il nuovo film del 91enne Eastwood è una summa dei temi delle opere precedenti(il cowboy controtendenza e dalla parte dei deboli di "Il texano dagli occhi di gjiaccio" o ormai senescente ma ancora in missione come in "Gli spietati";il punto di vista dei reietti e delle vittime in "Coraggio...fatti ammazzare";il confronto tra vecchio e giovane da "Gran Torino" e il discorso multietnico da quest'ultimo e "Fino a prova contraria" o "Debito di sangue").Con premesse che sembrano un curioso richiamo(incruento e senza cupezza) a "Rambo:Last Blood".Non tutto è azzeccato:il regista s'interroga sulla necessità di essere macho quando una volta giunti alla fine si realizza di "non avere nessuna risposta" e riflette sull'inelluttabilità della(propria )vecchiaia,ma finisce col prediligere altro,puntando su toni leggeri e scanzonati senza raggiungere quella profondità che lo ha sempre contraddistinto.La giovane spalla di turno Minett è poco azzeccata,quasi perennemente col broncio,e certe marpionate tipiche dell'Eastwood attore che a dispetto dell'età continua a scazzottarsi e ad essere concupito da donne procaci si fanno ridicole e fuori luogo.Ma tra le altre cose Eastwood ha sempre saputo rendere accettabile ciò che in altri contesti e con altri registi risulterebbe pessimo,forzature incluse come il gallo Macho(da cui il titolo)che sbroglia una brutta situazione.E ovviamente vince in partenza puntando sul proprio carisma:la brevissima sequenza in cui beve whisky al tramonto è la metafora perfetta del suo cinema e di se stesso.Il tramonto di una leggenda che vorremmo non avesse mai fine.Un film piacevolmente imperfetto e che forse non poteva essere diverso considerando che pur maestro immenso,a 91 anni uno comincia anche un pò a vacillare...
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Spiace dover stroncare un film di una leggenda come Clint Eastwood, kontani i tempi di "grande Torino", ma questo western crepuscolare purtroppo manca innanzitutto di ritmo, trascinandosi tra dialoghi da terza elementare alternati a pause incomprensibili, che ne rendono molto faticosa la visione;
Da salvare alcune riprese di un polveroso new mexico, e una battuta di CE nel momento del licenziamento nel quale gli viene comunicato di dover lasciar spazio a gente piu' giovane;
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Il tema principale (ormai a decorrere da Gran Torino, ma anche prima...Million Dollar Baby) e' il tentativo di emancipazione di (giovani "reclute"), in questo caso, come in Gran Torino, un ragazzino, che si innamora del fascino del "vecchio" Clint.
Naturalmente questa trama, che è la storia del film, è solo un pretesto per indagare la sua inarrestabile ricerca introspettica visione della società moderna, che accetta ma non condivide.
Gli Uomini veri ("humanitas") sono sempre più rari, quelli che non rincorrono le mode e si adattano ai luoghi comuni, come lui sempre ha cercato, non nelle finzioni sceniche, ma nella vita reale; già nel titolo c'è l'ossimoro dell'uomo che piange (solo nascondendosi), mai pubblicamente col rischio di perdere la mascolinità.
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Cry Macho-2021 Clint Eastwood.
Il tema principale (ormai a decorrere da Gran Torino, ma anche prima...Million Dollar Baby) e' il tentativo di emancipazione di (giovani "reclute"), in questo caso, come in Gran Torino, un ragazzino, che si innamora del fascino del "vecchio" Clint.
Naturalmente questa trama, che è la storia del film, è solo un pretesto per indagare la sua inarrestabile ricerca introspettica visione della società moderna, che accetta ma non condivide.
Gli Uomini veri ("humanitas") sono sempre più rari, quelli che non rincorrono le mode e si adattano ai luoghi comuni, come lui sempre ha cercato, non nelle finzioni sceniche, ma nella vita reale; già nel titolo c'è l'ossimoro dell'uomo che piange (solo nascondendosi), mai pubblicamente col rischio di perdere la mascolinità.
Clint non ha più l'età né la voglia di nascondersi, per "piangere" le sue lacrime "di coccodrillo" dei suoi tanti errori, ma lui non lo ha mai fatto.
Il "terreno" del suo ultimo film, non trascurato anche nella sua precedente fatica (The Mule) é quello di confine, Texas- Mexico, per riappropriarsi della natura, non certo in senso ambientalista-chic, oggi di gran moda, bensì pervaso dal bisogno di ridare un senso al West, selvaggio incontrastato e riordinare un caos senza freni. Che poi è esattamente il mestiere di Mike, domatore di cavalli selvaggi che in qualche modo sembra «parlare» agli animali. A tutti, tranne "ai vecchi"- per i quali non ha ancora rimedi (chiara la riflessione autocritica), diventando quasi un veterinario-sciamano agli occhi degli indigeni. Ma c'è anche il mito del «ritorno al ranch», mai abbandonato da Clint, che in questo caso simboleggia il meritato riposo dopo una vita vissuta al limite, nel momento in cui si decide di trovare la quiete, ormai troppo vecchio per continuare a essere "macho" dichiarato (meglio lasciare quel nome al Gallo da combattimento del ragazzino), ma ancora col suo arcinoto fascino di vero Uomo.
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[+] di "machi" non se ne può più di lia lenzetti (di lia lenzetti)[ - ] di "machi" non se ne può più di lia lenzetti
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Un cow boy, oramai anziano, prova a ricucire lacerazioni intime di una esistenza forse triste e forse no.
Essere vecchi e non sentirlo.
Credere nell'amore, anche quando l'anagrafe dice che è impossibile.
Domare un cavallo, per tornare ad essere macho, ammesso che questo termine abbia un virile significato.
Un giovane varca il confine fra Messico e Stati Uniti d'America, in cerca di una vita (forse) migliore.
Il vecchio accompagnatore, che tenta di non pensare al trapasso, in compagnia di una donna che della vita conosce luci ed ombre.
Immagini e pensieri agrodolci.
Bello.
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Cry Macho – Ritorno a casa non è certo il miglior film di Eastwood, ma è autentico.
La trama è oltremodo lineare, è la credenza nel volto di Eastwood a consegnare un’indiscussa autenticità a questo viaggio, perché è la memoria condivisa del cinema a compensare gli squilibri della storia. Ecco che l’originaria mitologia del cavaliere pallido incontra la contemporanea mitografia del machismo demitizzato: “credimi, questa storia del macho è sopravvalutata”.
Il movimento verso la frontiera (fisica, morale e sentimentale) torna come inesausto processo di risoggettivazione passando ancora una volta per la nascita di nuovi legami familiari che includono etnie e culture diverse.
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Cry Macho – Ritorno a casa non è certo il miglior film di Eastwood, ma è autentico.
La trama è oltremodo lineare, è la credenza nel volto di Eastwood a consegnare un’indiscussa autenticità a questo viaggio, perché è la memoria condivisa del cinema a compensare gli squilibri della storia. Ecco che l’originaria mitologia del cavaliere pallido incontra la contemporanea mitografia del machismo demitizzato: “credimi, questa storia del macho è sopravvalutata”.
Il movimento verso la frontiera (fisica, morale e sentimentale) torna come inesausto processo di risoggettivazione passando ancora una volta per la nascita di nuovi legami familiari che includono etnie e culture diverse. Ma Cry Macho radicalizza l’elementarità dei conflitti narrativi (un’ennesima storia di paternità acquisita che da Un mondo perfetto a Million Dollar Baby porta ovviamente a Gran Torino) e forse ancor di più quella dei codici di messa in scena (in una spoliazione totale da ogni orpello superfluo puntando solo all’essenza dei momenti presenti). E cosa si sta mettendo in scena, in ultima istanza, in questo film?
Un regista-attore novantenne e la sua eredità umana e cinematografica colta nelle piccole variazioni fondamentali di uno spartito già noto.
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Mike Milo è un ex Star del rodeo che dopo tanti errori nella vita, si trova a gestire un maneggio di cavalli di Howard Polk. Quest'ultimo è tra i pochi che ancora gli da qualche chance, fino a chiedergli di riportare a casa suo figlio Rafael che vive in Messico con una madre diseredata. Mike accetta a malapena ma giunto dal ragazzo, si affeziona inevitabilmente a lui e al suo gallo da combattimento. Così come ad una vedova che gestisce una bettola e accudisce i nipoti rimasti orfani. Una notizia cambierà anche i suoi progetti di vita e sul ragazzo. Clint Eastwood, ad oltre 90 anni, ha ancora voglia di girare ed interpretare film. Una voglia di vivere e di lavora encomiabile, anche se quest'ultimo film (almeno per ora) non lascerà il segno nella sua sterminata, come le lande desolate che attraversa insieme a Rafael, filmografia.
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Mike Milo è un ex Star del rodeo che dopo tanti errori nella vita, si trova a gestire un maneggio di cavalli di Howard Polk. Quest'ultimo è tra i pochi che ancora gli da qualche chance, fino a chiedergli di riportare a casa suo figlio Rafael che vive in Messico con una madre diseredata. Mike accetta a malapena ma giunto dal ragazzo, si affeziona inevitabilmente a lui e al suo gallo da combattimento. Così come ad una vedova che gestisce una bettola e accudisce i nipoti rimasti orfani. Una notizia cambierà anche i suoi progetti di vita e sul ragazzo. Clint Eastwood, ad oltre 90 anni, ha ancora voglia di girare ed interpretare film. Una voglia di vivere e di lavora encomiabile, anche se quest'ultimo film (almeno per ora) non lascerà il segno nella sua sterminata, come le lande desolate che attraversa insieme a Rafael, filmografia. Una storia gradevole, con qualche momento di riflessione e di ironia. Nel quale il buon Clint si confronta di nuovo con le nuove generazioni come fatto in Gran Torino. Questa volta però, riesce a svoltare la vita del giovane protagonista di turno non sacrificando la propria, ma, anzi, ritrovando una nuova dimensione e ragione di esistere. La tarda età ha addolcito pure lui. Non è mai troppo tardi.
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In Cry Macho, si racconta un' intensa vita in meno di due ore grazie alla maestria di Clint E. Incomprensibile che questo lavoro venga ignorato dall'establishment cinematografico a favore di film meno degni di nota, ma che cavalcano lo stupidario comune.
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In Cry Macho, si racconta un' intensa vita in meno di due ore grazie alla maestria di Clint E. Incomprensibile che questo lavoro venga ignorato dall'establishment cinematografico a favore di film meno degni di nota, ma che cavalcano lo stupidario comune... e se ne potrebbero elencare molti. Questo film, ambientato negli anni settanta, invece risulta molto piacevole e all' apparenza romantico ma tocca profondamente alcune verità che solo un saggio veterano come Eastwood, con all' attivo quasi un secolo di vita può trasmettere. Seguiamo invece con trepidazione Mike il protagonista, questo anziano ex cow boy da rodeo dall'apparenza fisica fragile, che ha visto i sogni di gloria e il suo cuore spezzarsi in gioventù, e per il resto della vita dover subire un umiliante ruolo in subordine rispetto a uomini meno valorosi ma più scaltri e pragmatici di lui. Occasione tardiva di riscatto sarà un viaggio a cui lo costringe il ricco proprietario del ranch, suo datore di lavoro, allo scopo di risolvergli un problema familiare, cioè ripescargli il figlio meticcio, abbandonato alla madre ritornata in Messico. Così il protagonista si ritrova all'estero proiettato in un mondo fatto di violenza, corruzione e soprusi, dal quale deve districarsi per allontanarsi con un ragazzino ormai cresciuto in stato di semiabbandono, per ridargli una diversa prospettiva di vita. I messicani chiamano " Gringo " tutti i bianchi americani, dunque per il vecchio significa andare al di là dei luoghi comuni delle due culture, americana e messicana, che costituiscono la diversità e fanno nascere atteggiamenti razzisti anche al contrario. È un tema delicato che l'autore ha già toccato nella sua lunga filmografia e che anche qui affronta in modo diretto e senza pregiudizi. Il Gringo porta con sé un mito che il ragazzo gli punta addosso. Ma cosa fa di un uomo un vero uomo?! Non è il colore della pelle o un abito a disegnarlo ma qualcos'altro che nascerà tra i due compagni di viaggio, che da distanze abissali, di esperienza, di estrazione e d'età, troveranno il modo di conoscersi profondamente arrivando ben oltre il rispetto. Il ritorno a casa - sotteso nel titolo - sottoporrà entrambi ad un bivio.Nello scambio reciproco che avviene tra i due paradossali compagni, c'è un luogo sul percorso dove sono costretti a fermarsi e fare i conti con se stessi e il proprio passato; è un paese come sospeso nel tempo e nello spazio, che gli consente di sciogliere dei nodi emotivi anche attraverso il contatto con la gente del posto, che li fa aprire ad un sentimento di generosità e dolcezza, dove ritrovano entrambi la propria umanità e senso di equilibrio interiore.Il vecchio finalmente ricollocato e apprezzato per la sua preziosa esperienza.Il giovane determinato ad essere se stesso senza eccessi e condizionamenti.Sullo sfondo si sono ben tracciate le passioni e pulsioni di una guerra tra i sessi rappresentata dai rapporti dei due genitori.A questa guerra né il giovane né l'anziano vogliono appartenere.La donna avida e fatale seduttrice e l' uomo accumulatore di beni materiali, sono in guerra anche per il possesso del figlio e le loro armi sono volte solo a schiacciare l'altro. A queste mostruosità il vecchio Clint dice no.Troppo ci si è invischiati ed è tempo di trarre l'attimo dorato da vivere per il resto dei giorni.Ormai piangi Macho!
ADRIANO [-]
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Tratto dal romanzo omonimo del 1975 scritto da N. Richard Nash, è il primo film diretto da Eastwood non basato o ispirato a una storia vera dai tempi di Hereafter del 2010.
E' un Eastwood che si avvicenda fra "Gran Torino" dove il protagonista, un uomo anziano, conosce suo malgrado un ragazzo di un’altra etnia, e fra "The Mule" un'altra road movie con una missione del protagonista, anche qui non proprio lecita.
Un soggetto cinematografico bonario, familiare, modesto, forse marcato o voluto dall'ineluttabile pressione dell'età della grande leggenda del cinema ma.
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Tratto dal romanzo omonimo del 1975 scritto da N. Richard Nash, è il primo film diretto da Eastwood non basato o ispirato a una storia vera dai tempi di Hereafter del 2010.
E' un Eastwood che si avvicenda fra "Gran Torino" dove il protagonista, un uomo anziano, conosce suo malgrado un ragazzo di un’altra etnia, e fra "The Mule" un'altra road movie con una missione del protagonista, anche qui non proprio lecita.
Un soggetto cinematografico bonario, familiare, modesto, forse marcato o voluto dall'ineluttabile pressione dell'età della grande leggenda del cinema ma...senza alcun dubbio, sempre di forte richiamo per un pubblico ormai vasto se non universale. Sostituire un Eastwood in questo film, sarebbe renderlo inconfutabilmente se non banale, assai scontato.
Comunque attraverso un ritmo compassato ma mai noioso, la sceneggiatura ci presenta metafore e dialoghi che oscillano tra l'equilibrato e l'irriverente facendoci presagire un finale sventurato o triste (senza voler svelarlo), ma che allo stesso tempo insegna che la sfera affettiva e le emozioni, costituiscono importanti pilastri nella vita.
Voto 6
IG @bruandarts
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