Titolo originale Cry Macho.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 104 min.
- USA 2021.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 2dicembre 2021.
MYMONETROCry Macho - Ritorno a casa
valutazione media:
3,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Mike Milo è un ex Star del rodeo che dopo tanti errori nella vita, si trova a gestire un maneggio di cavalli di Howard Polk. Quest'ultimo è tra i pochi che ancora gli da qualche chance, fino a chiedergli di riportare a casa suo figlio Rafael che vive in Messico con una madre diseredata. Mike accetta a malapena ma giunto dal ragazzo, si affeziona inevitabilmente a lui e al suo gallo da combattimento. Così come ad una vedova che gestisce una bettola e accudisce i nipoti rimasti orfani. Una notizia cambierà anche i suoi progetti di vita e sul ragazzo. Clint Eastwood, ad oltre 90 anni, ha ancora voglia di girare ed interpretare film. Una voglia di vivere e di lavora encomiabile, anche se quest'ultimo film (almeno per ora) non lascerà il segno nella sua sterminata, come le lande desolate che attraversa insieme a Rafael, filmografia.
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Mike Milo è un ex Star del rodeo che dopo tanti errori nella vita, si trova a gestire un maneggio di cavalli di Howard Polk. Quest'ultimo è tra i pochi che ancora gli da qualche chance, fino a chiedergli di riportare a casa suo figlio Rafael che vive in Messico con una madre diseredata. Mike accetta a malapena ma giunto dal ragazzo, si affeziona inevitabilmente a lui e al suo gallo da combattimento. Così come ad una vedova che gestisce una bettola e accudisce i nipoti rimasti orfani. Una notizia cambierà anche i suoi progetti di vita e sul ragazzo. Clint Eastwood, ad oltre 90 anni, ha ancora voglia di girare ed interpretare film. Una voglia di vivere e di lavora encomiabile, anche se quest'ultimo film (almeno per ora) non lascerà il segno nella sua sterminata, come le lande desolate che attraversa insieme a Rafael, filmografia. Una storia gradevole, con qualche momento di riflessione e di ironia. Nel quale il buon Clint si confronta di nuovo con le nuove generazioni come fatto in Gran Torino. Questa volta però, riesce a svoltare la vita del giovane protagonista di turno non sacrificando la propria, ma, anzi, ritrovando una nuova dimensione e ragione di esistere. La tarda età ha addolcito pure lui. Non è mai troppo tardi.
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In Cry Macho, si racconta un' intensa vita in meno di due ore grazie alla maestria di Clint E. Incomprensibile che questo lavoro venga ignorato dall'establishment cinematografico a favore di film meno degni di nota, ma che cavalcano lo stupidario comune.
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In Cry Macho, si racconta un' intensa vita in meno di due ore grazie alla maestria di Clint E. Incomprensibile che questo lavoro venga ignorato dall'establishment cinematografico a favore di film meno degni di nota, ma che cavalcano lo stupidario comune... e se ne potrebbero elencare molti. Questo film, ambientato negli anni settanta, invece risulta molto piacevole e all' apparenza romantico ma tocca profondamente alcune verità che solo un saggio veterano come Eastwood, con all' attivo quasi un secolo di vita può trasmettere. Seguiamo invece con trepidazione Mike il protagonista, questo anziano ex cow boy da rodeo dall'apparenza fisica fragile, che ha visto i sogni di gloria e il suo cuore spezzarsi in gioventù, e per il resto della vita dover subire un umiliante ruolo in subordine rispetto a uomini meno valorosi ma più scaltri e pragmatici di lui. Occasione tardiva di riscatto sarà un viaggio a cui lo costringe il ricco proprietario del ranch, suo datore di lavoro, allo scopo di risolvergli un problema familiare, cioè ripescargli il figlio meticcio, abbandonato alla madre ritornata in Messico. Così il protagonista si ritrova all'estero proiettato in un mondo fatto di violenza, corruzione e soprusi, dal quale deve districarsi per allontanarsi con un ragazzino ormai cresciuto in stato di semiabbandono, per ridargli una diversa prospettiva di vita. I messicani chiamano " Gringo " tutti i bianchi americani, dunque per il vecchio significa andare al di là dei luoghi comuni delle due culture, americana e messicana, che costituiscono la diversità e fanno nascere atteggiamenti razzisti anche al contrario. È un tema delicato che l'autore ha già toccato nella sua lunga filmografia e che anche qui affronta in modo diretto e senza pregiudizi. Il Gringo porta con sé un mito che il ragazzo gli punta addosso. Ma cosa fa di un uomo un vero uomo?! Non è il colore della pelle o un abito a disegnarlo ma qualcos'altro che nascerà tra i due compagni di viaggio, che da distanze abissali, di esperienza, di estrazione e d'età, troveranno il modo di conoscersi profondamente arrivando ben oltre il rispetto. Il ritorno a casa - sotteso nel titolo - sottoporrà entrambi ad un bivio.Nello scambio reciproco che avviene tra i due paradossali compagni, c'è un luogo sul percorso dove sono costretti a fermarsi e fare i conti con se stessi e il proprio passato; è un paese come sospeso nel tempo e nello spazio, che gli consente di sciogliere dei nodi emotivi anche attraverso il contatto con la gente del posto, che li fa aprire ad un sentimento di generosità e dolcezza, dove ritrovano entrambi la propria umanità e senso di equilibrio interiore.Il vecchio finalmente ricollocato e apprezzato per la sua preziosa esperienza.Il giovane determinato ad essere se stesso senza eccessi e condizionamenti.Sullo sfondo si sono ben tracciate le passioni e pulsioni di una guerra tra i sessi rappresentata dai rapporti dei due genitori.A questa guerra né il giovane né l'anziano vogliono appartenere.La donna avida e fatale seduttrice e l' uomo accumulatore di beni materiali, sono in guerra anche per il possesso del figlio e le loro armi sono volte solo a schiacciare l'altro. A queste mostruosità il vecchio Clint dice no.Troppo ci si è invischiati ed è tempo di trarre l'attimo dorato da vivere per il resto dei giorni.Ormai piangi Macho!
ADRIANO [-]
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Tratto dal romanzo omonimo del 1975 scritto da N. Richard Nash, è il primo film diretto da Eastwood non basato o ispirato a una storia vera dai tempi di Hereafter del 2010.
E' un Eastwood che si avvicenda fra "Gran Torino" dove il protagonista, un uomo anziano, conosce suo malgrado un ragazzo di un’altra etnia, e fra "The Mule" un'altra road movie con una missione del protagonista, anche qui non proprio lecita.
Un soggetto cinematografico bonario, familiare, modesto, forse marcato o voluto dall'ineluttabile pressione dell'età della grande leggenda del cinema ma.
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Tratto dal romanzo omonimo del 1975 scritto da N. Richard Nash, è il primo film diretto da Eastwood non basato o ispirato a una storia vera dai tempi di Hereafter del 2010.
E' un Eastwood che si avvicenda fra "Gran Torino" dove il protagonista, un uomo anziano, conosce suo malgrado un ragazzo di un’altra etnia, e fra "The Mule" un'altra road movie con una missione del protagonista, anche qui non proprio lecita.
Un soggetto cinematografico bonario, familiare, modesto, forse marcato o voluto dall'ineluttabile pressione dell'età della grande leggenda del cinema ma...senza alcun dubbio, sempre di forte richiamo per un pubblico ormai vasto se non universale. Sostituire un Eastwood in questo film, sarebbe renderlo inconfutabilmente se non banale, assai scontato.
Comunque attraverso un ritmo compassato ma mai noioso, la sceneggiatura ci presenta metafore e dialoghi che oscillano tra l'equilibrato e l'irriverente facendoci presagire un finale sventurato o triste (senza voler svelarlo), ma che allo stesso tempo insegna che la sfera affettiva e le emozioni, costituiscono importanti pilastri nella vita.
Voto 6
IG @bruandarts
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In Cry Macho, si racconta un' intensa vita in meno di due ore grazie alla maestria di Clint E. Incomprensibile che questo lavoro venga ignorato dall'establishment cinematografico a favore di film meno degni di nota, ma che cavalcano lo stupidario comune... e se ne potrebbero elencare molti. Questo film, ambientato negli anni settanta, invece risulta molto piacevole e all' apparenza romantico ma tocca profondamente alcune verità che solo un saggio veterano come Eastwood, con all' attivo quasi un secolo di vita può trasmettere.
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In Cry Macho, si racconta un' intensa vita in meno di due ore grazie alla maestria di Clint E. Incomprensibile che questo lavoro venga ignorato dall'establishment cinematografico a favore di film meno degni di nota, ma che cavalcano lo stupidario comune... e se ne potrebbero elencare molti. Questo film, ambientato negli anni settanta, invece risulta molto piacevole e all' apparenza romantico ma tocca profondamente alcune verità che solo un saggio veterano come Eastwood, con all' attivo quasi un secolo di vita può trasmettere. Seguiamo invece con trepidazione Mike il protagonista, questo anziano ex cow boy da rodeo dall'apparenza fisica fragile, che ha visto i sogni di gloria e il suo cuore spezzarsi in gioventù, e per il resto della vita dover subire un umiliante ruolo in subordine rispetto a uomini meno valorosi ma più scaltri e pragmatici di lui. Occasione tardiva di riscatto sarà un viaggio a cui lo costringe il ricco proprietario del ranch, suo datore di lavoro, allo scopo di risolvergli un problema familiare, cioè ripescargli il figlio meticcio, abbandonato alla madre ritornata in Messico. Così il protagonista si ritrova all'estero proiettato in un mondo fatto di violenza, corruzione e soprusi, dal quale deve districarsi per allontanarsi con un ragazzino ormai cresciuto in stato di semiabbandono, per ridargli una diversa prospettiva di vita. I messicani chiamano " Gringo " tutti i bianchi americani, dunque per il vecchio significa andare al di là dei luoghi comuni delle due culture, americana e messicana, che costituiscono la diversità e fanno nascere atteggiamenti razzisti anche al contrario. È un tema delicato che l'autore ha già toccato nella sua lunga filmografia e che anche qui affronta in modo diretto e senza pregiudizi. Il Gringo porta con sé un mito che il ragazzo gli punta addosso. Ma cosa fa di un uomo un vero uomo?! Non è il colore della pelle o un abito a disegnarlo ma qualcos'altro che nascerà tra i due compagni di viaggio, che da distanze abissali, di esperienza, di estrazione e d'età, troveranno il modo di conoscersi profondamente arrivando ben oltre il rispetto. Il ritorno a casa - sotteso nel titolo - sottoporrà entrambi ad un bivio.Nello scambio reciproco che avviene tra i due paradossali compagni, c'è un luogo sul percorso dove sono costretti a fermarsi e fare i conti con se stessi e il proprio passato; è un paese come sospeso nel tempo e nello spazio, che gli consente di sciogliere dei nodi emotivi anche attraverso il contatto con la gente del posto, che li fa aprire ad un sentimento di generosità e dolcezza, dove ritrovano entrambi la propria umanità e senso di equilibrio interiore.Il vecchio finalmente ricollocato e apprezzato per la sua preziosa esperienza.Il giovane determinato ad essere se stesso senza eccessi e condizionamenti.Sullo sfondo si sono ben tracciate le passioni e pulsioni di una guerra tra i sessi rappresentata dai rapporti dei due genitori.A questa guerra né il giovane né l'anziano vogliono appartenere.La donna avida e fatale seduttrice e l' uomo accumulatore di beni materiali, sono in guerra anche per il possesso del figlio e le loro armi sono volte solo a schiacciare l'altro. A queste mostruosità il vecchio Clint dice no.Troppo ci si è invischiati ed è tempo di trarre l'attimo dorato da vivere per il resto dei giorni.Ormai piangi Macho!
ADRIANO
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In Cry Macho, si racconta un' intensa vita in meno di due ore grazie alla maestria di Clint E. Incomprensibile che questo lavoro venga ignorato dall'establishment cinematografico a favore di film meno degni di nota, ma che cavalcano lo stupidario comune... e se ne potrebbero elencare molti. Questo film, ambientato negli anni settanta, invece risulta molto piacevole e all' apparenza romantico ma tocca profondamente alcune verità che solo un saggio veterano come Eastwood, con all' attivo quasi un secolo di vita può trasmettere. Seguiamo invece con trepidazione Mike il protagonista, questo anziano ex cow boy da rodeo dall'apparenza fisica fragile, che ha visto i sogni di gloria e il suo cuore spezzarsi in gioventù, e per il resto della vita dover subire un umiliante ruolo in subordine rispetto a uomini meno valorosi ma più scaltri e pragmatici di lui.
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In Cry Macho, si racconta un' intensa vita in meno di due ore grazie alla maestria di Clint E. Incomprensibile che questo lavoro venga ignorato dall'establishment cinematografico a favore di film meno degni di nota, ma che cavalcano lo stupidario comune... e se ne potrebbero elencare molti. Questo film, ambientato negli anni settanta, invece risulta molto piacevole e all' apparenza romantico ma tocca profondamente alcune verità che solo un saggio veterano come Eastwood, con all' attivo quasi un secolo di vita può trasmettere. Seguiamo invece con trepidazione Mike il protagonista, questo anziano ex cow boy da rodeo dall'apparenza fisica fragile, che ha visto i sogni di gloria e il suo cuore spezzarsi in gioventù, e per il resto della vita dover subire un umiliante ruolo in subordine rispetto a uomini meno valorosi ma più scaltri e pragmatici di lui. Occasione tardiva di riscatto sarà un viaggio a cui lo costringe il ricco proprietario del ranch, suo datore di lavoro, allo scopo di risolvergli un problema familiare, cioè ripescargli il figlio meticcio, abbandonato alla madre ritornata in Messico. Così il protagonista si ritrova all'estero proiettato in un mondo fatto di violenza, corruzione e soprusi, dal quale deve districarsi per allontanarsi con un ragazzino ormai cresciuto in stato di semiabbandono, per ridargli una diversa prospettiva di vita. I messicani chiamano " Gringo " tutti i bianchi americani, dunque per il vecchio significa andare al di là dei luoghi comuni delle due culture, americana e messicana, che costituiscono la diversità e fanno nascere atteggiamenti razzisti anche al contrario. È un tema delicato che l'autore ha già toccato nella sua lunga filmografia e che anche qui affronta in modo diretto e senza pregiudizi. Il Gringo porta con sé un mito che il ragazzo gli punta addosso. Ma cosa fa di un uomo un vero uomo?! Non è il colore della pelle o un abito a disegnarlo ma qualcos'altro che nascerà tra i due compagni di viaggio, che da distanze abissali, di esperienza, di estrazione e d'età, troveranno il modo di conoscersi profondamente arrivando ben oltre il rispetto. Il ritorno a casa - sotteso nel titolo - sottoporrà entrambi ad un bivio.Nello scambio reciproco che avviene tra i due paradossali compagni, c'è un luogo sul percorso dove sono costretti a fermarsi e fare i conti con se stessi e il proprio passato; è un paese come sospeso nel tempo e nello spazio, che gli consente di sciogliere dei nodi emotivi anche attraverso il contatto con la gente del posto, che li fa aprire ad un sentimento di generosità e dolcezza, dove ritrovano entrambi la propria umanità e senso di equilibrio interiore.Il vecchio finalmente ricollocato e apprezzato per la sua preziosa esperienza.Il giovane determinato ad essere se stesso senza eccessi e condizionamenti.Sullo sfondo si sono ben tracciate le passioni e pulsioni di una guerra tra i sessi rappresentata dai rapporti dei due genitori.A questa guerra né il giovane né l'anziano vogliono appartenere.La donna avida e fatale seduttrice e l' uomo accumulatore di beni materiali, sono in guerra anche per il possesso del figlio e le loro armi sono volte solo a schiacciare l'altro. A queste mostruosità il vecchio Clint dice no.Troppo ci si è invischiati ed è tempo di trarre l'attimo dorato da vivere per il resto dei giorni.Ormai piangi Macho! ADRIANO
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Personalmente sono rimasto deluso, per l'amor del cielo Clint Eastwood e Clint Eastwood e fin qui nulla da dire , bell'uomo grande fascino però......alquanto improbabile che domini un giovane cavallo che tira di quelle vergate spaziali, pure quando stende con un pugno l'aguzzino della moglie, e tante altre scene altamente improbabili.......si un film bellino.........però........insomma.......dai.......pure i clienti del cinema era un pò sul booooo?
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1979. Mike Milo è una vecchia stella del rodeo con un passato pieno di lati oscuri. Raggiunta forzatamente la pensione, causa il licenziamento dal ranch dove lavorava, Mike riceve la visita del suo ex capo e amico Howard il quale gli domanda di recarsi in Messico per entrare in contatto con Rafo, il figlio tredicenne che non vede da molti anni, e che vorrebbe che Mike portasse al suo ranch. In debito con Howard per avergli dato una mano quando la sua vita stava andando allo sbando, Mike parte alla volta del Messico.
Quarantesima pellicola di un Eastwood che valicata la soglia dei 90 non vuole assolutamente appendere il cinturone al chiodo e si rimette alla guida sia di un’auto, capace di fargli divorare chilometri d’asfalto in direzione Messico, ma anche alla direzione di una pellicola che decreta il crepuscolo di un uomo e di uno stile di vita che se non tramandato alle nuove generazioni potrebbe facilmente perdersi: il mito del confine americano, il tutto mentre il paesaggio che si srotola davanti agli occhi stanchi di un ex stella del rodeo segnata da una vita e da quello che lui vi ha aggiunto, è il medesimo che si dipana di fronte allo sguardo speranzoso di un tredicenne con due genitori che probabilmente non lo meritano e che forse troppo sopravvaluta e identifica in Mike Milo il depositario di quel machismo cui da sempre anela.
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1979. Mike Milo è una vecchia stella del rodeo con un passato pieno di lati oscuri. Raggiunta forzatamente la pensione, causa il licenziamento dal ranch dove lavorava, Mike riceve la visita del suo ex capo e amico Howard il quale gli domanda di recarsi in Messico per entrare in contatto con Rafo, il figlio tredicenne che non vede da molti anni, e che vorrebbe che Mike portasse al suo ranch. In debito con Howard per avergli dato una mano quando la sua vita stava andando allo sbando, Mike parte alla volta del Messico.
Quarantesima pellicola di un Eastwood che valicata la soglia dei 90 non vuole assolutamente appendere il cinturone al chiodo e si rimette alla guida sia di un’auto, capace di fargli divorare chilometri d’asfalto in direzione Messico, ma anche alla direzione di una pellicola che decreta il crepuscolo di un uomo e di uno stile di vita che se non tramandato alle nuove generazioni potrebbe facilmente perdersi: il mito del confine americano, il tutto mentre il paesaggio che si srotola davanti agli occhi stanchi di un ex stella del rodeo segnata da una vita e da quello che lui vi ha aggiunto, è il medesimo che si dipana di fronte allo sguardo speranzoso di un tredicenne con due genitori che probabilmente non lo meritano e che forse troppo sopravvaluta e identifica in Mike Milo il depositario di quel machismo cui da sempre anela. Queste le chiavi di lettura di un romanzo che nei classici d’oltre oceano affonda le radici: dal mito della frontiera, al viaggio sia fisico che catartico, e che sulla metà degli anni ‘70 venne tradotto su carta da N. Richard Nash, coautore anche della sceneggiatura. Eastwood aggiunge a questa pellicola la solita profondità d’animo declinata con poche e semplici battute alle quali si aggiunge il quindicenne Eduardo Minett, giunto alla sua terza interpretazione. Film di certo meno efficace di altri diretti dall’ex ispettore Callaghan ma comunque dotato della medesima introspezione e deriva malinconica.
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Di sè, tanto per cambiare. Di quel che fu, il cavalcatore. (Warning: film e relative critiche si prestano a doppi sensi). Ma, allora, tutto quel MEXICO? Pretesto. Che si racconta? Leta (Fernanda Urrejola), matrigna, perversa, possessiva; Marta (Natalia Traven), materna, generosa, protettiva. Fuga o desiderio, cha altro possono ispirare al maschio, ancorchè vissuto a lungo?
Incongruenze, inverosimiglianze, facilonerie. Mi limito. Torto fa l'Autore alla professionalità dei federales: non mettono il naso nell'unico locale dove in quel postaccio un forestiero poteva entrare; non fanno "cantare" lo sceriffo...
Suggestioni (e disinvolture).
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Di sè, tanto per cambiare. Di quel che fu, il cavalcatore. (Warning: film e relative critiche si prestano a doppi sensi). Ma, allora, tutto quel MEXICO? Pretesto. Che si racconta? Leta (Fernanda Urrejola), matrigna, perversa, possessiva; Marta (Natalia Traven), materna, generosa, protettiva. Fuga o desiderio, cha altro possono ispirare al maschio, ancorchè vissuto a lungo?
Incongruenze, inverosimiglianze, facilonerie. Mi limito. Torto fa l'Autore alla professionalità dei federales: non mettono il naso nell'unico locale dove in quel postaccio un forestiero poteva entrare; non fanno "cantare" lo sceriffo...
Suggestioni (e disinvolture)... oniriche. Lo stanco cowboy, stagliandosi sul crepuscolo, si adagia sulla terra nera, ne viene inghiottito lentamente e vi scompare. La baracca abbandonata, entri e diventa sacrario. Chiarore di ceri su figure primitive suscita nel giovane un trasalimento religioso. All'esausto viandante. prossimo a verificarli, i grandi interrogativi conciliano il sonno. Da una foto di giornale balzano impennandosi cavallo e cavaliere. Il clou, raggiunto alla fine. Varco di "quel confine", figurarsi, sguarnito, non un'anima, solo i tre, improbabili.
"MACHO", chi l'affronta? Per l'ingenuo Rafo (Eduardo Minett) l'antipatico volatile è una creatura che, magari non pensa o non vuole pensieri, però decide, interviene, risolve.
Affrontiamo con qualche incoscienza le valenze freudiane. "Gallo" da noi significava. Se ne coniò una gergalità: gallismo, italiano. Detrattori demolirono il mito. Per farlo risuscitare si vanno a cercare immigrati.
P.S. Questione di fondo. La resilienza degli attempati. A Zelig, l'altra sera, ci hanno riso. Tempo fa, ne ravvisai amenità in Mamma Mia. Stasera, non so che pensare.
Nel film, i due, soli, nella penombra delle taparelle abbassate, vicini in una tenera carnalità, accennano a piccoli passi di danza. L'anziano un po' limitato ma "aggraziato, postura diritta, a tempo". Vedrai, mi son detto, anche questo ti va a "Ballando con le Stelle"
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