inesperto
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mercoledì 9 giugno 2021
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un geniale pugno nello stomaco
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L'Alzheimer visto dall'interno; non dall'esterno come di norma. Un Anthony Hopkins al quale assegnar l'Oscar sembra persino scontato, per quanto esagerata appare la sua interpretazione.
Qui si tratta della storia di un uomo che si ritrova, ottantenne, a tirare avanti in casa sua, rendendosi conto gradualmente, con grosse difficoltà, e non senza opporvisi, che la testa lo sta abbandonando poco a poco... e che le persone intorno a lui soffrono per questo, soprattutto l'unica figlia rimastagli. Ella patisce sia la fatica ed il dolore di doverlo assistere sia la scelta di voler vivere egualmente la sua vita (certo, forse, trasferirsi a Parigi col nuovo compagno, in una situazione tale qual è quella in cui versa il padre, non è forse l'idea piu brillante che potesse venirle.
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L'Alzheimer visto dall'interno; non dall'esterno come di norma. Un Anthony Hopkins al quale assegnar l'Oscar sembra persino scontato, per quanto esagerata appare la sua interpretazione.
Qui si tratta della storia di un uomo che si ritrova, ottantenne, a tirare avanti in casa sua, rendendosi conto gradualmente, con grosse difficoltà, e non senza opporvisi, che la testa lo sta abbandonando poco a poco... e che le persone intorno a lui soffrono per questo, soprattutto l'unica figlia rimastagli. Ella patisce sia la fatica ed il dolore di doverlo assistere sia la scelta di voler vivere egualmente la sua vita (certo, forse, trasferirsi a Parigi col nuovo compagno, in una situazione tale qual è quella in cui versa il padre, non è forse l'idea piu brillante che potesse venirle... tuttavia la sua afflizione è sincera e Olivia Colman trasmette grande intensità, come al suo solito).
E' un film duro, che forse sembra opportuno guardare in un momento di buona forma mentale, per quanto al principio la genialata della storia rappresentata dal punto di vista del malato sia sorprendente; la prosecuzione, invece, si addensa quanto a forza, complessità e tristezza. Opera sicuramente importante; proprio come il suo protagonista.
Complimenti.
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luca scialo
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giovedì 8 luglio 2021
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"mi sento come un albero che perde le foglie"
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Anthony è un ingegnere ottantenne, che sta gradualmente perdendo la memoria, probabilmente per l'Alzheimer. La figlia Anne cerca di assisterlo, ma deve fare i conti con la mente sempre meno lucida del padre. Che confonde luoghi e persone. Ricorda sempre meno anche chi fosse da giovane, e il dramma della figlia persa quando era ancora una ragazza, Lucy. Che evoca spesso. L'unico punto di contatto con la realtà è il suo inseparabile orologio. Perché quando si sta affondando, ci si aggrappa ad un oggetto. In questo caso, metafora del tempo che scorre e al quale ci si cerca faticosamente di agganciarsi. Uno straordinario Anthony Hopkins, forse nella sua più intensa interpretazione (impresa ormai ardua vista la sua invidiabile filmografia) inscena un film del drammaturgo francese Florian Zeller.
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Anthony è un ingegnere ottantenne, che sta gradualmente perdendo la memoria, probabilmente per l'Alzheimer. La figlia Anne cerca di assisterlo, ma deve fare i conti con la mente sempre meno lucida del padre. Che confonde luoghi e persone. Ricorda sempre meno anche chi fosse da giovane, e il dramma della figlia persa quando era ancora una ragazza, Lucy. Che evoca spesso. L'unico punto di contatto con la realtà è il suo inseparabile orologio. Perché quando si sta affondando, ci si aggrappa ad un oggetto. In questo caso, metafora del tempo che scorre e al quale ci si cerca faticosamente di agganciarsi. Uno straordinario Anthony Hopkins, forse nella sua più intensa interpretazione (impresa ormai ardua vista la sua invidiabile filmografia) inscena un film del drammaturgo francese Florian Zeller. La mano teatrale, unita all'inconfondibile stile francese di raccontare le storie, si vede tutta. In una pellicola che si svolge tra quattro mura, con dialoghi continui, musica ridotta ai minimi termini (solo quando Anthony ascolta con le cuffie la sua musica preferita), incentrata prevalentemente sulla bravura degli attori. Proprio come si fosse a teatro. Del resto, si tratta di un adattamento cinematografico della pièce teatrale dello stesso Zeller, Il padre (2012), già portata sul grande schermo da Philippe Le Guay in Florida (2015). Si spera che Zeller, agli esordi sul grande schermo, prosegua su questa strada. L'epilogo toccante ma riflessivo, ci ricorda che in fondo l'età senile ci riporta alle origini della nostra esistenza. A quella ingenuità infantile che in età adulta avevamo perso.
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