Mank

   
   
   

Autobiografia del cinema

di Enrico Riccardo Montone


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domenica 6 dicembre 2020

Nell'era del bianco e nero, Mank si diverte letteralmente nel grigio. Diretto da David Fincher da una sceneggiatura di suo padre Jack, Mank è incentrato sulla realizzazione di Quarto potere (Citizen Kane) - un film spesso votato come tra i più grandi di tutti i tempi - prendendo il nome dall'uomo che potrebbe aver scritto quel film da solo ma con tutti i meriti andati a Orson Welles. Tuttavia, nonostante tutti i suoi ideali, principi, arguzia e disprezzo nei confronti di Hollywood, Herman Mankiewicz è un uomo che ha costruito il suo successo sugli stessi principi del mondo dello spettacolo e in qualche modo, nel torpore dato dall'acol, se ne rende conto.

Un barone dei giornali con giornali che prosperano negli scandali e una carriera prospera in virtù delle fluttuazioni politiche (William Hearst, interpretato da Charles Dance). Un proprietario di uno studio il cui unico dio è il denaro (Pelphrey, grande come Louis Meyer della MGM). Un'attrice ridotta nell'immaginario popolare a un'amante stupida, che può essere incredibilmente intelligente e onesta, con una Amanda Seyfried luminosa nei panni dell'amore di Hearst, Marion Davies). Una moglie sofferente il cui amore e devozione hanno tagliato la pelle spessa di Mank (Tuppence Middleton come Sara). E lo stesso Mank, autocommiserante, autodistruttivo, disperato e delizioso con un Gary Oldman in un'altra performance notevole. Welles, interpretato dall'attore britannico Tom Burke, è più una presenza che un personaggio reale, il prodigio dell'Est, l'outsider che minaccia di abbattere l'impalcatura su cui poggia l'esclusivo club di Hollywood.

Mank riesce a catturare la vita di Mankiewicz tra il 1933 e il 1940, quando gli Stati Uniti erano nel mezzo della Grande Depressione e osservava con disagio, ma da lontano, le nuvole che si addensavano della Seconda Guerra Mondiale. C'è un altro aspetto su cui Fincher fa bene a concentrarsi nel suo racconto della realizzazione di Quarto potere ovvero la candidatura del socialista Upton Sinclair come governatore della California, che vede la banda di orpelli contro di lui. Mentre Sinclair è ritratto come promotore di valori "anti-americani", con la MGM che presta la sua forza a una campagna che ai giorni d'oggi sarebbe definita come fake news, Mank è costretto a confrontarsi con i propri compromessi e le piccole bugie.

L'opera di Fincher rappresenta un lavoro astutamente investigativo e doloroso della psicologia storica speculativa e una visione della politica di Hollywood che brilla con un fervido cambiamento di riflettori sull'attualità degli eventi. È un film che lascia un'impressione particolare, con la sua visione della Hollywood classica così personale e appassionatamente conflittuale che ciò che accade sullo schermo sembra secondario rispetto a ciò che rivela della psicologia registica di Fincher, della sua visione degli affari e dell'arte dei film. La struttura narrativa tra flashback e presente ricorda vagamente Quarto potere, con la sua energia sofisticata e propulsiva che fa ricorso al bianco e nero appropriato per l'epoca. Anche se girato in digitale nel formato 2,35 ultra widescreen, le immagini del film hanno una qualità oscura e fumosa che a volte somiglia ai vecchi film, ricordandone anche l'immaginario. Lo stile è dunque al servizio del messaggio e anche i titoli di testa risultano essere un ibrido: sono presentati in un carattere retrò e in un formato che imita gli intertitoli classici (Netflix diventa "Netflix International Pictures"), ma i nomi degli attori sono integrati nello scenario come l'apertura estremamente moderna.

Sebbene il film prenda spunti non ufficiali dal racconto di Pauline Kael del 1971 sulla realizzazione di Quarto potere, il film di Fincher sembra fare riferimento al (difficile) tentativo di lavorare all'interno di un sistema che comporta il doversi imporre sia sulle fantasie che sulla realtà. Mank lotta per proteggersi sia attraverso un'intelligenza distaccata sia con il suo buon amico, l'alcol. Fincher omaggia il cinema dell'epoca pur riuscendo sempre a guardare avanti e a nascondere tra le pieghe del racconto il vero significato di tutto. In questo senso, la frase su come aggiornare Don Chisciotte è forse la più indicata: Mank indica William Hearst, ma in realtà è proprio lo stesso Mank il moderno Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento di Hollywood.

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