antonio baldini
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domenica 5 dicembre 2021
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bah
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L'idea probabilmente era di fare un film leggero sul nazismo e la Shoah, in stile JoJo Rabbit Il risultato però è scarso. Il film è di una superficialità talmente estrema da risultare quasi offensiva: i tedeschi sono nazisti e cattivi, gli italiani partigiani rozzi ma buoni, ebrei poverini e riconoscenti verso gli eroi, la morale è anche se hai fatto una cosa sbagliata coi tuoi superpoteri ne puoi fare tante buone (appunto, salvare gli ebrei). Il tutto condito da piccoli intermezzi grotteschi che probabilmente nell'idea del regista dovrebbero rendere il film meno pesante, ma in realtà lo rendono rozzo e danno allo spettatore un senso quasi di disgusto. Tutta l'introspezione dei personaggi e la rappresentazione cruda e aspra della realtà che avevano fatto la fortuna di Lo chiamavano
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L'idea probabilmente era di fare un film leggero sul nazismo e la Shoah, in stile JoJo Rabbit Il risultato però è scarso. Il film è di una superficialità talmente estrema da risultare quasi offensiva: i tedeschi sono nazisti e cattivi, gli italiani partigiani rozzi ma buoni, ebrei poverini e riconoscenti verso gli eroi, la morale è anche se hai fatto una cosa sbagliata coi tuoi superpoteri ne puoi fare tante buone (appunto, salvare gli ebrei). Il tutto condito da piccoli intermezzi grotteschi che probabilmente nell'idea del regista dovrebbero rendere il film meno pesante, ma in realtà lo rendono rozzo e danno allo spettatore un senso quasi di disgusto. Tutta l'introspezione dei personaggi e la rappresentazione cruda e aspra della realtà che avevano fatto la fortuna di Lo chiamavano Jeeg Robot, qui non ci sono, speriamo nel ravvedimento di Mainetti
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domenica 21 novembre 2021
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non è un gran servizio
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Siamo andati in tre a Locorotondo appositamente per vedere il film: il cinema è chiuso. Fuori, una locandina di Qui rido io. Mica male.
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mauridal
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sabato 20 novembre 2021
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i nuovi mostri fuori di testa
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Quando una storia semplice, composta da personaggi altrettanto semplici, racconta di buoni contro i cattivi, allora, un qualsiasi film, ben confezionato con musiche gradevoli di qualunque genere esso sia, può riuscire ad accattivare un pubblico numeroso, che accorre in sala per godersi lo spettacolo, senza grossi problemi di significati, il successo è sicuro. Il pubblico Pop Corn , spesso a cinema, decide chi vince e chi perde, ovvero chi può continuare a fare cinema e chi forse no.
Non è questo il caso.
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Quando una storia semplice, composta da personaggi altrettanto semplici, racconta di buoni contro i cattivi, allora, un qualsiasi film, ben confezionato con musiche gradevoli di qualunque genere esso sia, può riuscire ad accattivare un pubblico numeroso, che accorre in sala per godersi lo spettacolo, senza grossi problemi di significati, il successo è sicuro. Il pubblico Pop Corn , spesso a cinema, decide chi vince e chi perde, ovvero chi può continuare a fare cinema e chi forse no.
Non è questo il caso. Mainetti regista di giovane leva che, con i suoi film riesce a conquistare un pubblico meno distratto dai popcorn, vuole rendere le sue storie interessanti e realizzare un film che abbia un significato, un tema da seguire, su cui poi magari si può discutere. Iniziamo allora dalla parola Freaks , già nota nel cinema per rappresentare esseri mostruosi, personaggi anomali , scherzi della natura umana per come si presentano e per ciò che fanno. Questi sono i cinque protagonisti del film, ma ecco che già da semplici mostri vengono invece descritti come dotati di forza e poteri anomali, ma sono esseri umani , un vecchio, un giovane , un forzuto, un nano , una ragazza , a loro modo personaggi straordinari ,ciascuno ha una particolarità chi è magnetico, chi piega il metallo con le dita, chi ha una forza bruta nelle braccia, ricoperte da lunghi peli come pure sulla faccia e in testa, e chi, come la ragazza possiede una energia elettrica interna al proprio corpo che al minimo contatto emana scosse e scintille elettriche. Intanto questi personaggi veri fenomeni da baraccone, sono infatti descritti e inquadrati come attori da circo, Dunque la scena iniziale del film è un Circo, dove questi artisti fenomenali si esibiscono giocando, divertendo un pubblico di grandi e bambini. Ma il film, da subito vuole affrontare una storia complessa, non così facile da raccontare. IL Circo MEZZAPIOTTA si trova a Roma , nel pieno dell’occupazione nazifascista del’43 durante la seconda guerra. Proprio durante lo spettacolo, arriva un bombardamento aereo che colpisce il Circo e fa strage di spettatori. Questo incipit, infatti già dichiara il tema del film, ovvero che le mostruosità in realtà sono tante, quella dei quattro personaggi fenomeno, è la più semplice, innocua, inoffensiva. Se vogliamo le diversità umane quando sono malformazioni fisiche, o malattie o amputazioni, inducono i normodotati a pensieri buonisti. Tutt’altra questione quando le mostruosità sono azioni, volute da uomini e personaggi che con ferocia volontà perversa, agiscono nella piena capacità di procurare al prossimo, dolore e tragedie. Dunque, il regista racconta di una differenza tra mostri, buoni e cattivi. Quindi chi sono i mostri cattivi La guerra, le sue cause, coloro che la fanno e la procurano, certo .Il regista si schiera con la parte oppressa e perseguitata durante la guerra, le scene dei rastrellamenti nazisti a Roma di ebrei, con giovani madri e bimbi in braccio, sono palesi documenti visivi, ricostruzioni realistiche di fatti storici. Questo potrebbe bastare per continuare e concludere il film con la condanna dei nazisti, mostruoso prodotto della politica tedesca. Intanto i quattro mostri buoni si salvano dalla bomba ma restano senza Circo, Roma è deserta per la guerra e loro scappano guidati dal vecchio Israel il proprietario del circo, ebreo, che li vuole portare in America. Finiscono invece in un altro Circo, a Berlino dove trovano un loro collega, eccellente mostruoso pianista con sei dita alle mani un mostro fanatico, Franz , tedesco nazista che però vorrebbe tenerseli con sé convinto di vincere la guerra col trionfo tedesco. Questo nuovo Circo dove poi i quattro si trovano, in realtà nasconde un sotterraneo campo di sterminio dove in apposite camere a gas si sopprimono i prigionieri ebrei. Il racconto si complica, i nostri quattro mostri , si ritrovano prigionieri di Franz traditore e dovrebbero morire in una camera segreta, gasati, ma con i loro super poteri si salvano scappando, e dunque qui si apre una seconda fase narrativa del film dove si mischiano e a volte si contraddicono i temi, le parti, anche il linguaggio cinema diventa una frastornata serie di effettacci speciali, abbandonando quindi un realismo immaginario, per seguire la strada del cinema fantastico da fumetto ,da videogioco . Tutte così, le scene e le sequenze di guerra tra nazisti e un manipolo di simil- partigiani, ma storpi e feroci che intanto i nostri quattro super mostri eroici incontrano nel loro cammino verso la libertà. Anche i personaggi che entrano in gioco, sono estremi, il gobbo partigiano che vuole assassinare tutti, ma anche lo stesso Franz nazi pianista che infine gioca con una pistola per il suicidio imitando il Fuhrer. Così sono pure tutte le scene del treno speciale pieno di prigionieri ebrei che viene attaccato dai nazisti e difeso dai partigiani storpi, affiancati stavolta dai nostri mostri che aiutano la eroica causa, il tutto condito da una brillante e insistente colonna sonora sparata a tutti Decibel. La mia scommessa di raccontare esattamente, il film Freaks di Mainetti è ormai persa, però agli amici che mi chiedono, dico che è un film in fondo divertente, per niente noioso, al contempo pure interessante per come pone delle questioni serie e storicamente importanti, con una certa leggerezza. I super poteri mostruosi del recensore, sono esauriti. Dico solo che gli interpreti, tutti noti e bravi attori, hanno reso possibile il film, made in italy, cosa assolutamente importante per il nostro cinema (mauridal).
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michela vinotti
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lunedì 15 novembre 2021
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drammatico ma poetico
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Film potente, crudo e violento in alcune parti, drammatico ma poetico.
Storia di fantasia ma totalmente calata nel tempo in cui è ambientata e ben integrata con la realtà storica.
Attori molto bravi, personaggi ben costruiti, Pietro Castellitto impeccabile nella sua parte.
Grande genialità e originalità nella costruzione della storia e nella caratterizzazione dei personaggi.
Uno spettacolo che sa trasmettere molte emozioni e messaggi.
Due ore e mezzo per estraniarsi da tutto e farsi trascinare dal racconto.
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elgatoloco
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domenica 14 novembre 2021
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freaks dopo tod browning, ma totalmnete"altro"
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"Freaks Out"(Gabriele Mainetti, scritto con Nicola Guaglianone, autore del soggetto, dove Mainetti ha scritto anche le musiche con Michele Braga, 2021)con"Freaks"di Tod Browning, storico "cult movie maledetto"del 1932 ha ben poco a che vedere: a parte il fatto che gli e le interpreti non sono veri freaks, come nel film"damned"per decenni proibito in Gran Bretagna ma poi in realtà"bandito" anche altrove(chi ha studiato storia del cinema, inter cetera, ne ha letto diffusamente, ma raramente ha potuto vederlo), è un film in realtà storico, ambientato nei pressi di Roma, dove-siamo in epoca di guerra, ossia della Seconda Guerra Mondiale, 1943(l'accenno dettagliato a Badoglio), quando un gruppo di "freaks"circensi deve lasciare e scegliere se seguire il direttore, Israel(Giorgio Tirabassi), che vuole cercare fortuna negli USA oppure Fulivo, il sofferente di ipertricosi, che vorrebbe chiedere ospitalità e lavoro al Zirkus Berlin, drietto da un"superpianista"ferocemente nazista che però ha doti di preveggrnza e vede la fine del Terzo Reich e il suicidio del Fu"hrer.
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"Freaks Out"(Gabriele Mainetti, scritto con Nicola Guaglianone, autore del soggetto, dove Mainetti ha scritto anche le musiche con Michele Braga, 2021)con"Freaks"di Tod Browning, storico "cult movie maledetto"del 1932 ha ben poco a che vedere: a parte il fatto che gli e le interpreti non sono veri freaks, come nel film"damned"per decenni proibito in Gran Bretagna ma poi in realtà"bandito" anche altrove(chi ha studiato storia del cinema, inter cetera, ne ha letto diffusamente, ma raramente ha potuto vederlo), è un film in realtà storico, ambientato nei pressi di Roma, dove-siamo in epoca di guerra, ossia della Seconda Guerra Mondiale, 1943(l'accenno dettagliato a Badoglio), quando un gruppo di "freaks"circensi deve lasciare e scegliere se seguire il direttore, Israel(Giorgio Tirabassi), che vuole cercare fortuna negli USA oppure Fulivo, il sofferente di ipertricosi, che vorrebbe chiedere ospitalità e lavoro al Zirkus Berlin, drietto da un"superpianista"ferocemente nazista che però ha doti di preveggrnza e vede la fine del Terzo Reich e il suicidio del Fu"hrer. Israel finisce in campo di concentramento, gli altri(compresa la donna-fuoco, ossia la"fulminatrice")si ritroveranno, anzi, dopo alterne vicende, riusciranno ad avere la meglio su un gruppo di nazisti, divenendo così degli eroi, decisamente più di un gruppo, invero"scalcagnato"di partigliani. Notevole film made in Italy, che ha dei precedenti e sa"utilizzarli"con intelligenza: il punto di partenza, anche se certo non il soggetto è il citato film di Browning, ma ci sono dei richiami anche a un film come"La caduta degli dei"di Luchiano Visconti, visto che Franz, il"supercaèp"del Zirkus Berlin(Franz Rogowski sullo schermo)è una sorta di "parente decaduto"di Firiedrich del film di Visconti del 1969. Cìè poi un omaggio, molto indiretto e critico, ai superpoteri dei "Freaks" visti come fossero, quasi, dei.supereroi,: la forza erculea dell'unomo.lupo(o orso)Fulvio(Claudio Santamaria), i poteri incendiari di Matilde(Aurora Giovinazzo), Cencio(PIetro Castellitto), albino capace di atttrarre e di convogliare le ernegie di tutti gli insetti, con eccezione delle api(una fanciullezza terribile gli ha fatto conoscere fin troppo bene le api, che lo hanno"conciato per le feste")e ancora Maio(Giancarlo Martini)un nano che con la capacità di"maneggiare"a suo piacimento ogni oggetto metallico. Decisamente dei freaks alternativi alla"classica visione"mista di commemorazione, pietà, Il film al festival di Venezia scorso è stato proposto in concorso, ottenendo il"Leoncino d'Oro" El Gato
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calogero licata
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domenica 14 novembre 2021
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quasi perfetto
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Un film perfetto nella scrittura e nella realizzazione! Unico neo è la recitazione del personaggio di Cencio, non all’altezza del resto degli attori. Nonostante fosse la fondamentale linea comica. Per il resto emozione, fantasy, poesia e storicità rendono questo film un capolavoro.
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fabiofeli
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giovedì 11 novembre 2021
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tante fonti di ispirazione del buon cinema
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Una storia strana e fantastica, che si svolge all’inizio del secondo conflitto mondiale, con antenati cinematografici illustri, antichi e contemporanei, presenta le storie parallele di personaggi di un piccolo circo italiano (Mezzapiotta) guidato da un uomo mite di credo ebraico, Israel (Giorgio Tirabassi), esperto di spettacoli circensi, ed un ambizioso pianista tedesco, Franz (Franz Rogowski) che sniffando etere “vede” che il nazismo perderà la guerra e Hitler morirà. Il modesto circo italiano annovera una dolce ragazza, Matilde (Aurora Giovinazzo), sempre triste perché il suo corpo scatena tempeste elettriche e di fuoco e l’uomo forzuto Fulvio (Claudio Santamaria), una specie di gorilla che ricorda Chewbecca di ‘Guerre stellari’ (1977) di George Lucas; e poi Mario (Giancarlo Martini), nella parte di un nano che attrae i metalli e Cencio (Pietro Castellitto), un efebo albino che sa farsi obbedire dagli insetti.
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Una storia strana e fantastica, che si svolge all’inizio del secondo conflitto mondiale, con antenati cinematografici illustri, antichi e contemporanei, presenta le storie parallele di personaggi di un piccolo circo italiano (Mezzapiotta) guidato da un uomo mite di credo ebraico, Israel (Giorgio Tirabassi), esperto di spettacoli circensi, ed un ambizioso pianista tedesco, Franz (Franz Rogowski) che sniffando etere “vede” che il nazismo perderà la guerra e Hitler morirà. Il modesto circo italiano annovera una dolce ragazza, Matilde (Aurora Giovinazzo), sempre triste perché il suo corpo scatena tempeste elettriche e di fuoco e l’uomo forzuto Fulvio (Claudio Santamaria), una specie di gorilla che ricorda Chewbecca di ‘Guerre stellari’ (1977) di George Lucas; e poi Mario (Giancarlo Martini), nella parte di un nano che attrae i metalli e Cencio (Pietro Castellitto), un efebo albino che sa farsi obbedire dagli insetti. Il circo di poco valore è un palcoscenico con “supereroi” della Marvel, ma con poteri poveri, di seconda mano. Franz, il nazista, per rovesciare il futuro recluterebbe volentieri il quartetto di supereroi per il suo Zirkus Berlin. Le due storie cominciano a intrecciarsi, quando si scopre che Israel proprietario del circo, accusato ingiustamente di essersi rubato i soldi che sarebbero serviti per emigrare negli Stati Uniti con la sua troupe, sta per essere deportato in Germania. Scoppia il conflitto tra nazisti e fascisti, da un lato, e Alleati e Partigiani, dall’altro. Il leader dei Partigiani, “il Gobbo” (Max Mazzotta) è descritto come uno spietato personaggio di un western spaghetti, che però alla fine … Gabriele Mainetti, dopo il successo del film fantascientifico in chiave umoristica ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ (2015) con lo scontro tra Luca Marinelli e Claudio Santamaria, alza il tiro e stavolta si ispira non solo al capolavoro di Tod Browning, ‘Freaks’ (1932), che si svolge in un circo, ma anche al film ‘Bastardi senza gloria’ (2009) di Quentin Tarantino, che presentava un mescolamento di vicende storiche e inventate. Il gioco funziona perché i “freaks” con i poteri impossibili manifestano la loro “umanità”, ed anche il “cattivo” è diabolicamente umano, perché ha capito che anche la (cattiva) politica può diventare uno spettacolo che può rendere una finzione realtà, come l’illusione del Cinema, della “Magia” e del Circo. Fin qui gli indubbi pregi del film: recitazione coerente e divertente, e ingegnosità della sceneggiatura nell’accennare ad alcune fonti di ispirazione. Forse il film è un po’ lungo e soprattutto nel finale domina l’azione in modo convulso, ma il pubblico giovane apprezza moltissimo. E soprattutto ad esso è destinato, con molti buoni suggerimenti di ricerca cinematografica da fare nel passato. Da non mancare. Valutazione *** e ½ . FabioFeli.
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federica d''''auria
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mercoledì 10 novembre 2021
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come spendere tanti soldi per fare un film brutto.
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Se a questo film togli gli effetti visivi resta ben poco. La storia dei quattro personaggi anti-eroi è originale quanto la tombola a Natale. Riesci quasi a rimpiangere il più onesto e meno presuntuoso eroismo Marvel. La sceneggiatura sembra scritta da turisti in visita alla Capitale che imparano la cadenza romana senza però centrare la spontanea comicità del luogo. Lo sfondo storico sembra un imbucato ad una festa, messo là per fare numero. Insomma questo film se fosse un dolce sarebbe una torta da cake designer: appariscente nell'aspetto ma priva di sapore.
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federica d''auria
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mercoledì 10 novembre 2021
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come spendere tanti soldi per fare un film brutto.
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Se a questo film togli gli effetti visivi resta ben poco. La storia dei quattro personaggi anti-eroi è originale quanto la tombola a Natale, fa quasi venir voglia di un più onesto eroismo alla Marvel. La sceneggiatura è un insieme di appunti presi male da quattro romani senza la genialità comica. Lo sfondo storico sembra essere messo lì come un imbucato a una festa. Insomma questo film se fosse un dolce, sarebbe la classica torta da cake designer: forse di bell'aspetto ma dal pessimo sapore.
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mericol
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mercoledì 10 novembre 2021
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soddisfazione parziale
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5 anni dopo il successo di “Lo chiamavano Jeeg Robot” Gabriele Mainetti realizza Freaks out, presentatonell’ultimo Festival di Venezia, da pochi giorni nelle sale cinematografiche. Quattro amici, uniti da un affetto fraterno, operano in un Circo, gestito da Israel che li guida con amore paterno. Tutti Freaks out. Tutti fenomeni da baraccone. Matilde, ragazza elettrica. Cencio, domatore di insetti. Fulvio, uomo lupo. Mario, uomo calamita. ”Diversi”, che vivono in una epoca diversa. Nel 1943, in piena guerra. Si chiude il Circo, il coordinatore, la guida professionale e paterna Israel, è scomparso misteriosamente. I “Diversi” (mostri?) dal Circo alla vita normale, costretti a confrontarsi con gli altri, i “normali”.
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5 anni dopo il successo di “Lo chiamavano Jeeg Robot” Gabriele Mainetti realizza Freaks out, presentatonell’ultimo Festival di Venezia, da pochi giorni nelle sale cinematografiche. Quattro amici, uniti da un affetto fraterno, operano in un Circo, gestito da Israel che li guida con amore paterno. Tutti Freaks out. Tutti fenomeni da baraccone. Matilde, ragazza elettrica. Cencio, domatore di insetti. Fulvio, uomo lupo. Mario, uomo calamita. ”Diversi”, che vivono in una epoca diversa. Nel 1943, in piena guerra. Si chiude il Circo, il coordinatore, la guida professionale e paterna Israel, è scomparso misteriosamente. I “Diversi” (mostri?) dal Circo alla vita normale, costretti a confrontarsi con gli altri, i “normali”. Ma in città, a Roma, la vita non è normale. Bombardamenti, distruzioni, morti. Sono Mostri gli occupanti, i Nazisti. In un Circo gestito dai nazisti primeggia Franz, abile pianista con 12 dita, sei per mano, più mostro dei suoi compatrioti mostri, che inneggia a Hitler, vuole persino sfruttare le presunte arti magiche degli artisti per propiziare la sicura (per lui) vittoria del nazismo (nel momento storico in cui la sconfitta appare invece sicura). Nel bosco, popolato dai ribelli della Resistenza, emerge un Capo gobbo, con numerosi partigiani guerci, mutilati. Mainetti si muove tra il film di guerra, il western, la commedia. Tra l’immaginazione e la realtà. Lo afferma all’inizio del film, in anteprima, Israel: “la immaginazione diventa realtà e niente è come sembra”. Il giovane Regista dimostra ammirevole, quasi consumata, abilità nell’uso del mezzo cinematografico. Guida bravi interpreti. La colonna sonora di Braga costituisce un merito aggiuntivo, da risentire tutta insieme. Si preannuncia per Mainetti un futuro carico di successi nel Cinema italiano e internazionale. Impiega un linguaggio cinematografico moderno, sfruttando una tecnologia che lo avvicina al kolossal americano. Appassionante la prima parte di Freaks out. Mainetti riesce a conciliare la tragica realtà di quel tempo, con la umanità, con l’’amore unito alla fantasia dei protagonisti. L’umano contro l’orrendo della guerra e del nazismo Una sintesi del reale con il fantastico, attraverso immagini di alta espressività. Molte riserve per l’ultima parte del film, per eccesso di formalismi. L’Autore si lascia trascinare dalla tecnica, dalla tecnologia. Sembra quasi una autocelebrazione dei risultati raggiunti con il digitale nella postproduzione. Si può citare, solo ad esempio, il rilievo esuberante, predominante riservato agli scoppi, agli incendi, alla esondazione che travolge porte; così pure la ripetuta, e forse inutile, insistenza sugli insetti sulle braccia di Cencio che ne è il “domatore” (degli insetti). Eccesso di effetti speciali che allontana dal tema inizialmente annunciato, e distrae di conseguenza lo spettatore dal significato autentico del film, inutilmente prolungato. A volte la forma, piuttosto che chiarire, integrare, illuminare il contenuto, a volte lo sopravanza, lo nasconde, lo oscura. E’ il giudizio personale di uno spettatore che non predilige il “kolossal” americano ridondante.
La personale, sia pure parziale, insoddisfazione conclusiva, viene per me compensata dalle scene nel bosco e sul trenino a vapore. Il tutto registrato nella mia Sila. Nei pressi di Camigliatello Silano. Riporto le dichiarazioni del Regista:
“I boschi maestosi, la natura aspra, selvaggia e forte e soprattutto il trenino a vapore mi hanno portato a scegliere questa terra. Non ho dubbi: la Sila si sposa alla perfezione con il mio linguaggio cinematografico, con ciò che voglio raccontare”.
«Il tragitto della Sila è stato quello più interessante tra i tanti che abbiamo visto [...] Da un punto di vista fortemente tecnico, se penso a un viaggio come quello del trenino in una pianura non sento la vita scorrere. Qui in Sila invece, la vegetazione, le nuvole, tutto ti si muove intorno più che suggestivo e fortemente cinematografico»
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[+] inferiore alle attese
(di camiglia)
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