Dietro l'apparenza da film per famiglie, una dolente riflessione sulla prigione della creatività. Recensione di Emanuele Sacchi, legge Alessandro Onorati.
di A cura della redazione
Seattle. Elgie e Bernadette sono una coppia con figlia, apparentemente felice. Elgie, però, è sempre più occupato a sviluppare il suo progetto hi-tech, mentre Bernadette vive con difficoltà crescente la sua condizione di casalinga. Perché Bernadette, anche se nessuno lo sa, era uno dei più brillanti architetti d'America.
Per l'animo irrequieto di Linklater a ogni nuovo progetto corrisponde una sfida: Bernadette è quintessenza della sua poetica e della sua ricerca su cosa comporti passare a un'età più matura, in termini di rinunce e di opportunità.
Proprio come gli edifici progettati dalla protagonista, unici in virtù della loro diversità, il film di Linklater sfugge a ogni aspettativa, rischiando così di far passare per difetti delle folgorazioni che invece sono toccate dalla genialità.
In occasione dell'uscita al cinema di Che fine ha fatto Bernadette?, Alessandro Onorati interpreta la recensione di Emanuele Sacchi.