felicity
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giovedì 23 gennaio 2020
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convenzionale, prevedibile, privo di anima
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Cuore di tenebra nello spazio, Ad Astra è un film antipaticissimo e tronfio.
Un viaggio che è anche interiore in cerca di un uomo che è anche un simbolo.
Brad Pitt non sta mai zitto e narra e commenta costantemente tutto quello che gli accade e tutto quello che gli passa per la testa: davvero un voice over fastidioso e invadente.
Quando non parla, Pitt piroetta elegantemente a gravità zero accompagnato da magnifiche musiche minimaliste e luci colorate.
Ad Astra - con il muto - è un gustoso polpettone che pesca ingredienti da Kubrick e da Solaris e procede a botte di simbolismi e metafore rappresentati su quella magnifica tela d’artista che è il cosmo.
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Cuore di tenebra nello spazio, Ad Astra è un film antipaticissimo e tronfio.
Un viaggio che è anche interiore in cerca di un uomo che è anche un simbolo.
Brad Pitt non sta mai zitto e narra e commenta costantemente tutto quello che gli accade e tutto quello che gli passa per la testa: davvero un voice over fastidioso e invadente.
Quando non parla, Pitt piroetta elegantemente a gravità zero accompagnato da magnifiche musiche minimaliste e luci colorate.
Ad Astra - con il muto - è un gustoso polpettone che pesca ingredienti da Kubrick e da Solaris e procede a botte di simbolismi e metafore rappresentati su quella magnifica tela d’artista che è il cosmo. Ad Astra - senza il muto - è la stessa roba ma con la commentary track, perché Gray è terrorizzato dall’idea che a qualcuno possa sfuggire il messaggio. Con il difetto ulteriore che la commentary track in questione è scritta da un sedicenne sospeso tra un po’ di filosofia da terza liceo e la voglia di frasi a effetto tipica dei Baci Perugina e dei romanzi di Fabio Volo.
In sostanza questo film sta davvero dicendo cose interessanti? (spoiler: no) C’era bisogno che me le spiegasse a parole rendendo così superflui gli sforzi di Gray di comunicare la stessa cosa tramite immagini? No di certo.
Ad Astra è un film schizofrenico e costantemente in corsa contro se stesso, ridondante nel suo continuo spiegarsi e giustificarsi.
Un film timido e insicuro come il suo protagonista, poco convinto delle sue stesse rivelazioni esistenziali.
Per concludere: Ad Astra è un film che presenta una confezione magniloquente, visivamente impeccabile, ma è proprio sul versante della trama e dell’intreccio che l’opera si rivela irrimediabilmente convenzionale, prevedibile, priva di anima.
La malinconia dell’astronauta, affidata agli insistenti primi piani di Brad Pitt, alla sua voce stentorea in voice-over, sembrerebbe aspirare a un ritratto esistenzialista.
La sceneggiatura, purtroppo, si rivela estremamente superficiale, mentre la bellezza delle immagini e degli scenari astrali non basta a riscattare un film povero di vere emozioni.
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no_data
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venerdì 15 ottobre 2021
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ma per favore...
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Ennesimo pastrocchio sul conflitto padre-figlio, stavolta in salsa sci-fi - roba tediosa che tra l'altro ci ammorba dai tempi di Dart Vader vs Luke Scaiuolcher.
Bellissima fotografia, ottimi effetti ma l'effetto generale è quello di un paio di ciabatte de Fonseca a natale, incartate in una busta di Gucci.
Tre perle piuttosto cringe e totalmente fuori contesto : la stazione lunare che sembra un centro commerciale della bassa padana, i pirati lunari che sparano ammazzano speronano e poi se ne vanno - così, per spasso - e le scimmie assassine nella nave abbandonata, buttate lì solo per suscitare il concetto di rabbia repressa. E giù a ride.
Ah, dimenticavo, un pannello della nave del padre usato come scudo spaziale che gli permette di attraversare la fascia degli asteroidi di Nettuno senza manco un bozzo.
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Ennesimo pastrocchio sul conflitto padre-figlio, stavolta in salsa sci-fi - roba tediosa che tra l'altro ci ammorba dai tempi di Dart Vader vs Luke Scaiuolcher.
Bellissima fotografia, ottimi effetti ma l'effetto generale è quello di un paio di ciabatte de Fonseca a natale, incartate in una busta di Gucci.
Tre perle piuttosto cringe e totalmente fuori contesto : la stazione lunare che sembra un centro commerciale della bassa padana, i pirati lunari che sparano ammazzano speronano e poi se ne vanno - così, per spasso - e le scimmie assassine nella nave abbandonata, buttate lì solo per suscitare il concetto di rabbia repressa. E giù a ride.
Ah, dimenticavo, un pannello della nave del padre usato come scudo spaziale che gli permette di attraversare la fascia degli asteroidi di Nettuno senza manco un bozzo. E giù a ride, once again.
Ah no, ce n'è un'altra : il vecchio TLJ che una volta nello spazio decide di fare la finaccia e si fa lasciare alla deriva nello spazio infinito. A quel punto poteva scegliere di naufragare con la sua nave minata dalla testa gigatronica e che diamine!
Un Brad Pitt monoespressivo - prestazione alla Nicholas Cage - che aggiunge monotonia al tedio strutturale della narrazione.
E per giunta dura pure troppo.
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lucio di loreto
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venerdì 8 novembre 2019
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la solitudine dei numeri 1
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Numerosi picchi di energia minacciano da sistemi lontani l’esistenza terrena. Per cercare di capire il mistero è il maggiore McBride ad essere incaricato dallo SpaceCom di risolvere l’arcano, lui sì sopravvissuto ad un incidente causato proprio da tali sbalzi. Il perché di questa scelta – oltre alla conclamata abilità di Brad Pitt/Roy di viaggiare in orbite sconosciute – deriva dall’aver scoperto che le ondate in questione provengono dal lontano Nettuno, base del Progetto Lima al comando del quale, prima di scomparire dai radar, c’era suo padre Clifford. Costui, inarrivabile e primordiale campione ad attraversare e scoprire originariamente ogni tipo di pianeta per tentarne la colonizzazione in questo futuro non troppo lontano, ha come scopo e convinzione quello di trovare nuove forme di vita aliene, intelligenti e compatibili con la razza umana.
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Numerosi picchi di energia minacciano da sistemi lontani l’esistenza terrena. Per cercare di capire il mistero è il maggiore McBride ad essere incaricato dallo SpaceCom di risolvere l’arcano, lui sì sopravvissuto ad un incidente causato proprio da tali sbalzi. Il perché di questa scelta – oltre alla conclamata abilità di Brad Pitt/Roy di viaggiare in orbite sconosciute – deriva dall’aver scoperto che le ondate in questione provengono dal lontano Nettuno, base del Progetto Lima al comando del quale, prima di scomparire dai radar, c’era suo padre Clifford. Costui, inarrivabile e primordiale campione ad attraversare e scoprire originariamente ogni tipo di pianeta per tentarne la colonizzazione in questo futuro non troppo lontano, ha come scopo e convinzione quello di trovare nuove forme di vita aliene, intelligenti e compatibili con la razza umana. La base sotterranea di Marte è il luogo sicuro per stabilire un contatto tra i due e riportare in sé l’uomo, secondo le agenzie di comando uscito fuori di testa se realmente ancora vivo. James Gray dirige e scrive i versi di questo racconto poetico in modo magistrale, esaltando da un lato l’amato rapporto conflittuale genitore e figlio, già intravisto nella sua interessante filmografia (The Yards, Two Lovers, I Padroni della Notte e Civiltà Perduta), e dall’altro la solitudine di chi eccelle in maniera così spasmodica dall’allontanarsi da qualunque cosa ne intralci progressi, ingegno e scoperte, persino se famiglia e affetti vari. In modo onirico il director sembra infatti concedere a queste comunicazioni astrali, sotto forma di picchi estremi, il messaggio che Clifford dà alla realtà comune e fantascientifica, come fossero proprie grida per attirare un nuovo mondo del quale è a caccia e allo stesso tempo allontanare ed estinguere quello da cui è partito! I dialoghi vengono ridotti al minimo se non per giustificare l’ottima trama, tipo le rivelazioni sul voler eliminare l’ultimo ammutinato rimasto per riportare calma nello spazio sguarnito, o per testimoniare la perdita dei propri genitori e compagni di viaggio, improvvisamente e probabilmente fatti fuori perché d’intralcio. Il maggior interesse di una sceneggiatura al limite del dark è difatti quello di rappresentare le sconfitte umane dei due protagonisti, a caccia di rivalsa in luoghi inaccessibili e lontano da tutti, grazie a dei romantici e deliziosi flashback su quello che è stato, sarebbe potuto essere ma che non c’è più e che sembra drammaticamente portare Roy ad una situazione paritaria di Clifford. L’ansia, il terrore e il rimpianto che echeggiano dalla voce fuori campo di un mai così triste e serioso Pitt, se fanno inizialmente immaginare che la paura sia unità a fedeltà verso il programma di recupero e dedizione e attaccamento alla nazione, man mano che si va avanti lo rendono simile al padre, un Tommy Lee Jones stremato ma mai domo. Entrambi rimangono soli nel proprio equipaggio, scansando con le buone o le cattive chiunque voglia mettersi tra loro e le orbite estreme. La loro base resterà infatti vuota, perché è l’isolamento l’unica arma che hanno, in un mondo dove le emotività dei “numeri uno” vengono criptate e rifiutate. Interessante inoltre è la trasposizione umanoide e non di ogni pianeta incontrato, portando il monolite di Kubrick a un grado più contemporaneo e violento, con banditi, pirati ladri, babbuini killer e congetture tra graduati a farla da padrone su Luna, Marte o stazioni spaziali varie in attesa di rinforzi. L’adrenalina di raggiungere un futuristico colonnello Kurtz in questa interstellare Apocalypse Now, ha il suo apice nell’introspettivo incontro finale, dove i piani in sequenza di Gray sui protagonisti, ognuno dei quali non rinnegante le proprie scelte passate, li obbligano – per la prima volta – a dover decidere cosa fare per se ma soprattutto per gli altri. La bomba nucleare che Roy sta per sganciare ha come significato quello di resettare le precedenti convinzioni e accettare o meno che l’unica presenza di vita intelligente nell’ospitale universo sia quella umana, optando perciò se rapportarsi ad essa per recuperare amore e normalità, o rimanere atipico e perdersi definitivamente verso il cosmo infinito.
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fight_club
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venerdì 27 settembre 2019
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bad astra
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Troppa carne al fuoco in questo film James Gray che cerca di ripetere in salsa spaziale il viaggio introspettivo del protagonista che si era visto nel film precedente "Civiltà perduta". Il pianeta Nettuno come l'Amazzonia, due viaggi dentro se stessi in cerca di un punto di riferimento che possa far ravviare la propria vita, questi sono i punti di contatto dei due film, ma in questo le due ore di durata non bastano a sviluppare le interessanti tematiche che si avvertono sin dall'inizio, la lontananza del padre partito ai confini del conosciuto che opprime e sopprime la vita affettiva, l'esplorazione spaziale che riverbera sui satelliti e pianeti del sistema solare i vecchi errori della nostra civiltà dei consumi, si aggiunga qualche debolezza di sceneggiatura rendono questo film debole seppur piacevole alla visione.
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Troppa carne al fuoco in questo film James Gray che cerca di ripetere in salsa spaziale il viaggio introspettivo del protagonista che si era visto nel film precedente "Civiltà perduta". Il pianeta Nettuno come l'Amazzonia, due viaggi dentro se stessi in cerca di un punto di riferimento che possa far ravviare la propria vita, questi sono i punti di contatto dei due film, ma in questo le due ore di durata non bastano a sviluppare le interessanti tematiche che si avvertono sin dall'inizio, la lontananza del padre partito ai confini del conosciuto che opprime e sopprime la vita affettiva, l'esplorazione spaziale che riverbera sui satelliti e pianeti del sistema solare i vecchi errori della nostra civiltà dei consumi, si aggiunga qualche debolezza di sceneggiatura rendono questo film debole seppur piacevole alla visione. Brad Pitt si impegna e riesce a mantenere i fili della storia entro limiti accettabili, Tommy Lee Jones viene mal impiegato così come Donald Sutherland, molto buoni gli effetti speciali . voto finale 7-
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robur1
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domenica 6 ottobre 2019
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solo per amore si raggiungono le stelle
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Ad astra...per aspera ,certo.Ma Mc Bride senior ha esagerato un pochino,rinunciando ad ogni valore affettivo per un'insensata ricerca dell'alieno,dell'"altro".Dimnticando l'altro"che aveva sotto i suoi occhi,la sua famiglia,i suoi colleghi,la sua vita infine.Un pazzo errabondo nello spazo che quando rivede il figlio dopo decenni non sa dirgli di meglio se non che non gli è mai mancato e che non lo ha pensato neppure un attimo in tutto quel tempo.Però quella rivelazione libera il figlio da ogni senso di inadeguatezza,da ogni senso di emulazione e lo rende capace di perdonare quel padre malato,di amarlo finanche,perchè seppur amaramente si rende conto che il genitore ormai da tempo"non sa quello che dice".
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Ad astra...per aspera ,certo.Ma Mc Bride senior ha esagerato un pochino,rinunciando ad ogni valore affettivo per un'insensata ricerca dell'alieno,dell'"altro".Dimnticando l'altro"che aveva sotto i suoi occhi,la sua famiglia,i suoi colleghi,la sua vita infine.Un pazzo errabondo nello spazo che quando rivede il figlio dopo decenni non sa dirgli di meglio se non che non gli è mai mancato e che non lo ha pensato neppure un attimo in tutto quel tempo.Però quella rivelazione libera il figlio da ogni senso di inadeguatezza,da ogni senso di emulazione e lo rende capace di perdonare quel padre malato,di amarlo finanche,perchè seppur amaramente si rende conto che il genitore ormai da tempo"non sa quello che dice".Roy torna ad essere umano,parola che è stata distante anni luce da lui fino a quel momento ,in cui può recuperare i pezzi della sua anima,frantumata anni fa da un rapporto quanto mai difficile con le sue radici.Anche il padre lo stava aspettando,sperando di renderlo partecipe della su ìa follia.Ma Roy non è un folle come lui,è solo un ragazzino molto , molto triste,che adesso forse può iniziare ad essere uomo.Un film girato nello spazio siderale,ma in realtà molto intimista,introspettivo.Un film duro,spietato,pieno di molti dubbi e di poche pochissime risposte.Risposte che nascono dal punto più nascosto dell'universo:il cuore dell'uomo.
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peer gynt
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giovedì 29 agosto 2019
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alla ricerca del padre che non c'è
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Fin dalle sue origini la letteratura ha spedito i figli alla ricerca dei padri scomparsi, ed è con un'indagine che i figli cercano di ricostruire gli ultimi movimenti del padre e di capirne le motivazioni. Quella di Gray è una fantascienza dove ricerca e indagine sono il fulcro della storia, una fantascienza inoltre dove gli effetti speciali servono la storia, non la sovrastano. L'astronauta Roy McBride, noto e stimato per la sua esperienza e per la capacità di controllare benissimo le sue emozioni, riceve l'incarico di scoprire se le disastrose turbolenze elettriche che investono la Terra e provengono, come sembra, proprio dalla zona dove è scomparsa una ventina di anni prima la spedizione del Progetto Lima, capitanata da H.
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Fin dalle sue origini la letteratura ha spedito i figli alla ricerca dei padri scomparsi, ed è con un'indagine che i figli cercano di ricostruire gli ultimi movimenti del padre e di capirne le motivazioni. Quella di Gray è una fantascienza dove ricerca e indagine sono il fulcro della storia, una fantascienza inoltre dove gli effetti speciali servono la storia, non la sovrastano. L'astronauta Roy McBride, noto e stimato per la sua esperienza e per la capacità di controllare benissimo le sue emozioni, riceve l'incarico di scoprire se le disastrose turbolenze elettriche che investono la Terra e provengono, come sembra, proprio dalla zona dove è scomparsa una ventina di anni prima la spedizione del Progetto Lima, capitanata da H. Clifford McBride, padre di Roy, siano causate proprio dal vecchio Clifford, ancora vivo. Il nostro, di cui sentiamo fuori campo le riflessioni in prima persona, deve dunque viaggiare verso la Luna, Marte e poi Nettuno per arrivare alle origini del problema e risolvere il mistero. Mistero che è anche dentro di sè, nel suo rapporto con un padre idolatrato ma assente. Fantascienza di viaggio, quella di "Ad Astra", ma soprattutto fantascienza del personaggio e del suo rovello interiore, che Brad Pitt sa incarnare con il dovuto spessore. Non prevalgono qui le avventure, le battaglie, il terrore dello spazio profondo. Quello che prevale piuttosto è il terrore generato dalle profondità insondabili che è capace di raggiungere la mente umana. E questa ricerca del padre è condotta col timore di percepirne la morte o, peggio ancora, di vederne confermata l'assenza. Con uno stile lento e pensoso, che la colonna sonora del tedesco Max Richter riempie di suggestione, Gray costruisce una fantascienza meditata e non roboante, che si perde e ci perde nel freddo silenzioso dello spazio profondo.
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sara scopigno
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domenica 1 settembre 2019
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cercare fuori per trovare dentro
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Un film più incredibile del cielo stellato che il protagonista desidera così profondamente esplorare. Un’esplorazione, questa, che procede in parallelo a quella dell’animo umano che il regista James Gray propone.
La ricerca è il grande tema del film. Non solo la ricerca nell'universo ma anche in noi e negli altri. Svela il bisogno innato, presente in ognuno di noi, di confrontarsi con i propri genitori, la necessità di raggiungerli e superarli. È ciò che accade al protagonista, interpretato impeccabilmente da Brad Pitt che riesce a farci intuire i suoi pensieri solamente attraverso la mimica facciale. Ci permette, senza impedimenti o difficoltà di sorta, di immedesimarci e di ritrovarci nel protagonista, di riconoscerci spesso e volentieri nei suoi stati d’animo.
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Un film più incredibile del cielo stellato che il protagonista desidera così profondamente esplorare. Un’esplorazione, questa, che procede in parallelo a quella dell’animo umano che il regista James Gray propone.
La ricerca è il grande tema del film. Non solo la ricerca nell'universo ma anche in noi e negli altri. Svela il bisogno innato, presente in ognuno di noi, di confrontarsi con i propri genitori, la necessità di raggiungerli e superarli. È ciò che accade al protagonista, interpretato impeccabilmente da Brad Pitt che riesce a farci intuire i suoi pensieri solamente attraverso la mimica facciale. Ci permette, senza impedimenti o difficoltà di sorta, di immedesimarci e di ritrovarci nel protagonista, di riconoscerci spesso e volentieri nei suoi stati d’animo.
Sembra un viaggio di sola andata verso la perdita di calma e concentrazione che contraddistingue il protagonista all’inizio. Tuttavia, in esso scopriamo una struttura quasi circolare che, però, tende al meglio, in cui esso è la rottura della compostezza e della freddezza per lasciare spazio ai sentimenti, poiché ogni viaggio cambia le persone. Nonostante ciò, il pubblico, tanto quanto il protagonista, è portato a un certo punto a chiedersi se ne sia valsa davvero la pena.
È un film che insegna a porsi degli obiettivi e a non mollare finché essi non vengono raggiunti ma anche a capire i nostri limiti e quando è arrivato il momento di lasciar stare e liberarci di quello che ci appesantisce impedendoci di continuare serenamente il nostro viaggio. Nonostante la locandina tenti di fuorviarci sostenendo il contrario, cioè che “le risposte che cerchiamo sono fuori dalla nostra portata”, il film ci dimostra che non è così. Spesso non serve andare lontano a cercare quello di cui abbiamo bisogno, il più delle volte questo è proprio sotto il naso e noi non ce ne rendiamo conto. Ce lo mostra, oltre che dircelo con le parole del protagonista. Ci mostra le stanze relax su Marte che non fanno altro che riproporre suoni e immagini della natura che si trova solo sulla terra e l’aeroporto lunare per nulla dissimile da quelli che si trovano sulla Terra. Persino il bisogno fisico e psicologico del protagonista di vedere e di parlare con qualcuno dopo infiniti giorni di solitudine tanto agognata è indice di questa ricerca inutile quanto ossessiva. Allo stesso tempo ci spiega che ‘casa’ non è necessariamente il posto dal quale veniamo ma quello in cui siamo nel nostro elemento e in cui ci troviamo meglio.
È un film psicologico e introspettivo nella cornice fantascientifica dei viaggi nello spazio, in cui andare sulla luna non è poi così diverso dall'andare a New York e in cui lo spazio è, non solo oggetto di ricerca, ma anche di contesa. Un capolavoro capace di emozionare ma anche di tenere con il fiato sospeso, reso ancor più memorabile dall'eccellente fotografia di Hoyte van Hoytema e da un cast stellare.
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