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antoniodegioia
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sabato 8 settembre 2018
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a passo di danza nel mondo di suspiria
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Luca Guadagnino torna al cinema, dopo CHIAMAMI COL TUO NOME, con SUSPIRIA remake del classico di Dario Argento del 1977. Il regista italiano prende il film originale e ne fa qualcosa di estremamente innovativo e personale modificando profondamente la storia che ha in comune soltanto l'idea di fondo di una ragazza americana che arriva in Germania (Berlino in questo e Friburgo nell'originale) per frequentare una prestigiosa compagnia di ballo, nell'originale era un'accademia, che è guidata da un gruppo di streghe. Girato tra Varese, nel cui Grand Hotel Campo dei Fiori hanno girato le scene degli interni della compagnia, e Berlino, il film di Guadagnino vanta uno straordinario cast tutto al femminile che va dall'attrice protagonista del film originale Jessica Harper alla grandissima attrice Tilda Swinton grande amica e musa del regista.
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Luca Guadagnino torna al cinema, dopo CHIAMAMI COL TUO NOME, con SUSPIRIA remake del classico di Dario Argento del 1977. Il regista italiano prende il film originale e ne fa qualcosa di estremamente innovativo e personale modificando profondamente la storia che ha in comune soltanto l'idea di fondo di una ragazza americana che arriva in Germania (Berlino in questo e Friburgo nell'originale) per frequentare una prestigiosa compagnia di ballo, nell'originale era un'accademia, che è guidata da un gruppo di streghe. Girato tra Varese, nel cui Grand Hotel Campo dei Fiori hanno girato le scene degli interni della compagnia, e Berlino, il film di Guadagnino vanta uno straordinario cast tutto al femminile che va dall'attrice protagonista del film originale Jessica Harper alla grandissima attrice Tilda Swinton grande amica e musa del regista. Proprio quest'ultima regala una bellissima performance dando vita al miglior personaggio del film, Madame Blanc, straordinario e ricco di sfaccettature. Sorprendente anche Dakota Johnson nel ruolo della protagonista Susie Bannion con una bellissima interpretazione, bravissima anche Chloë Grace Moretz che nonostante abbia un piccolo ruolo riesce a dimostrare le sue superbe doti attoriali. Molto convincente anche il misterioso attore esordiente Lutz Ebersdorf nel ruolo del Dottor Josef Klemperer, che si pensa sia frutto delle straordinarie doti trasformiste di Tilda Swinton. Ruolo fondamentale in questa pellicola più che nell'origine è quello della danza, che qui diventa elemento portante e mezzo magico, grazie alle bellissime coreografie di Damien Jalet. Notevole anche la colonna sonora di Thom Yorke, ai livelli di quella dei Goblin del film di Dario Argento. Per ultimo la vera colonna portante del film è la regia di Luca Guadagnino, che riesce a fare qualcosa di strabiliante con la sceneggiatura, anche per come sa catturare con estrema bravura i sentimenti umani e la bellezza dei luoghi e il modo in cui riesce a coinvolgere lo spettatore nella scena dello spettacolo di danza, una vera opera d'arte, e realizza la scena in cui Dakota Johnson prova la coreografia da sola all'inizio del film, è come un pugno nello stomaco dello spettatore. Inoltre a Luca Guadagnino, bravissimo regista, va il merito di essere riuscito a passare da un film drammatico e d'amore a un film horror, tenendo intatta sempre la straordinaria capacità di mostrare con delicatezza e sincerità le emozioni dell'uomo. Presentato in concorso alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia il film di Luca Guadagnino è disturbante, potente, coinvolgente ed emozionante, capace di dar vita a personaggi straordinari. Accolto straordinariamente dalla critica alla prima di Venezia con ben sette minuti di standing ovation e applausi e in maniera contrastante dal pubblico con alcuni che hanno abbandonato la sala e altri che si sono sentiti male. Ad ogni modo si può definire uno di quei rari casi in cui l'allievo (Luca Guadagnino) supera il maestro (Dario Argento), in cui il remake è migliore dell'originale. Un film che avrà sicuramente molte nomination ai prossimi premi Oscar e che si piazza davanti a tutti per guadagnarsi il Leone D'Oro alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia.
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carloalberto
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venerdì 4 gennaio 2019
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finale ridicolo
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Luca Guadagnino ambienta la storia della Mater Suspiriorum, tratta da un’opera di Dario Argento del 1977, nella Germania dell’Ovest del 1977 riproducendo le atmosfere fosche degli anni di piombo a Berlino ai tempi delle azioni terroristiche della banda Baader-Meinhof. Con un attrice come Tilda Swinton, la strega bianca delle “Cronache di Narnia”, ed un’ottima scenografia curata nei minimi dettagli nel ricreare il mondo degli anni 70, si poteva fare molto di meglio. Ma il film si perde per strada ed il finale, che vorrebbe essere Horror, risulta involontariamente ridicolo, suscitando risatine tra il pubblico in sala. In particolare, una delle streghe, la più maligna, assomiglia in modo impressionante al boss mafioso Pizza Margherita di “Balle spaziali” di Mel Brooks.
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Luca Guadagnino ambienta la storia della Mater Suspiriorum, tratta da un’opera di Dario Argento del 1977, nella Germania dell’Ovest del 1977 riproducendo le atmosfere fosche degli anni di piombo a Berlino ai tempi delle azioni terroristiche della banda Baader-Meinhof. Con un attrice come Tilda Swinton, la strega bianca delle “Cronache di Narnia”, ed un’ottima scenografia curata nei minimi dettagli nel ricreare il mondo degli anni 70, si poteva fare molto di meglio. Ma il film si perde per strada ed il finale, che vorrebbe essere Horror, risulta involontariamente ridicolo, suscitando risatine tra il pubblico in sala. In particolare, una delle streghe, la più maligna, assomiglia in modo impressionante al boss mafioso Pizza Margherita di “Balle spaziali” di Mel Brooks. Gli accostamenti tra il plagio delle allieve della scuola di danza ad opera delle insegnanti-streghe e la manipolazione degli individui da parte delle ideologie estremiste dell’epoca sono velleitari intellettualismi che poco hanno a che fare con tutto il resto. Peccato! Il primo tempo si può guardare, il secondo è da cancellare e riscrivere daccapo.
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(di maximo333)
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harloch74
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sabato 5 gennaio 2019
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pessimo horror,buon film drammatico
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Chiariamo subito una cosa: il film di Guadagnino non è fatto male.Ottima ambientazione e fotografia,buona regia e interpreti.Come remake abbiamo visto nel tempo veri e propri stupri,e suspiria non ne fa parte.Allora perché dare un giudizio deludente? Perché se vado al cinema a vedere un film horror voglio un horror,e questo Suspiria benché possa in alcuni momenti ricordarlo,non è horror.Intendiamoci: Già altri hanno usato in passato il genere suddetto per raccontare anche altre tematiche,ma alla fine il tutto rientrava nel l’argomento,in questo caso invece il film va completamente nel senso opposto e lo spettatore si trova al cospetto di un buon film drammatico ambientato in una Berlino anni 70 divisa in due politicamente e culturalmente,dove si dipinge la situazione femminile e si fanno ancora i conti con i fantasmi della guerra.
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Chiariamo subito una cosa: il film di Guadagnino non è fatto male.Ottima ambientazione e fotografia,buona regia e interpreti.Come remake abbiamo visto nel tempo veri e propri stupri,e suspiria non ne fa parte.Allora perché dare un giudizio deludente? Perché se vado al cinema a vedere un film horror voglio un horror,e questo Suspiria benché possa in alcuni momenti ricordarlo,non è horror.Intendiamoci: Già altri hanno usato in passato il genere suddetto per raccontare anche altre tematiche,ma alla fine il tutto rientrava nel l’argomento,in questo caso invece il film va completamente nel senso opposto e lo spettatore si trova al cospetto di un buon film drammatico ambientato in una Berlino anni 70 divisa in due politicamente e culturalmente,dove si dipinge la situazione femminile e si fanno ancora i conti con i fantasmi della guerra.Tutto il resto è un collante.La scuola,le tre madri,la ragazza scomparsa,tutto gira a ritmo molto lento intorno a questa Berlino divisa e minata dall’ombra della instabilità politica.Anche l’originale era lento,ma era diverso:lo spettatore seguiva fino all’Ultimo una serie di fatti che portavano la protagonista a scoprire l’orrore,qua invece è già spiegato è il baricentro si sposta verso altro.In definitiva Se volete un film Horror,questo Suspiria non fa per voi.
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sia21
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lunedì 7 gennaio 2019
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riguardo ad un film (fortunatamente) indipendente
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Avete voglia di vedere un Horror di quelli fatti bene, pieni di jumpscares ed esseri mostruosi dall'inizio alla fine,magari con qualche suora assassina morta in circostanze misteriose? Bene,avete scelto il film sbagliato. Suspiria non è un remake,non si capisce perché allora lo si dovrebbe considerare un horror come l'originale (a sua volta,fra l'altro, ispirato ad un'opera di de Quincey). Tale premessa sarebbe del tutto inutile se non fosse che qualcuno,critici e non,ha imputato alla versione di Guadagnino l'incapacità di fare 'paura': un po' come dire che 'Balle spaziali' è un prodotto non riuscito perché manca di azione.
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Avete voglia di vedere un Horror di quelli fatti bene, pieni di jumpscares ed esseri mostruosi dall'inizio alla fine,magari con qualche suora assassina morta in circostanze misteriose? Bene,avete scelto il film sbagliato. Suspiria non è un remake,non si capisce perché allora lo si dovrebbe considerare un horror come l'originale (a sua volta,fra l'altro, ispirato ad un'opera di de Quincey). Tale premessa sarebbe del tutto inutile se non fosse che qualcuno,critici e non,ha imputato alla versione di Guadagnino l'incapacità di fare 'paura': un po' come dire che 'Balle spaziali' è un prodotto non riuscito perché manca di azione. Questa pellicola,semmai, è una rielaborazione del classico di Argento,un lavoro che si smarca in maniera decisa dal suo modello senza però rinunciare ad omaggiarlo,mai troppo platealmente e sempre con estrema finezza,soprattutto nella primissima parte (esemplare,fra tanti piccoli particolari,lo zoom sul volto di Dakota Johnson all'entrata nella scuola di danza,molto più Dario che Luca). Nelle descrizioni di Suspiria viene ripetuto il solito mantra su quanto sia un film elegante,di un regista elegante,con interpreti eleganti: a volte sembra quasi che tutto si risolva nella sua forma particolarmente riuscita,il classico esercizio di stile fine a se stesso ben riuscito;ma in merito vorrei sottolineare come Guadagnino,dopo un 'Call me by your name',quello sì,particolarmente autocompiaciuto,dimostri finalmente tutta la sua preparazione e cura senza però rinunciare ad un apporto contenutistico importante. Non c'è troppa 'carne al fuoco',altra espressione abusata,o almeno non ce n'è in quantità molestamente eccessiva;prestando un'attenzione seria a questi 152 minuti ci si rende conto che tutto si ricollega,ogni sguardo,dialogo,espressione ha una sua valenza nell'economia del film, nulla è lasciato al caso, e ad una lettura superficiale (quella dell'eleganza) se ne accompagna una molto più oculatamente occultata,ma non per questo inaccessibile. Guadagnino ha qui il coraggio di chiedere allo spettatore di divenire membro attivo del suo lavoro e non semplice consumatore,valorizzandone il ruolo di interprete a costo di rimanere solo nel suo tentativo; è questa una sfida lanciata all'iper-definizione di tempi in cui tutto deve essere talmente chiaro e conciso per risultare comprensibile da perdere di qualsiasi valore. Il finale del film,o per meglio dire la conclusione del sesto atto,non è altro che un'inevitabile conseguenza delle sue premesse,una sequenza di rara potenza e bellezza,purtroppo rovinata in parte da una serie di scelte stilistiche non particolarmente brillanti (come invece nel resto della pellicola);ed è proprio qui che Suspiria palesa il suo messaggio più intimo,la colpa dell'uomo e l'unica sua possibile espiazione. Ma nulla deve essere spiegato di questo Suspiria,è forse questa la sua essenza,rimane solo da affrontarne la visione e vivere le due ore e trenta di questo gioiello pop anche per più di una volta,consci del fatto che i generi dell'impossibile,la fantascienza come l'horror,raggiungono le loro massime espressioni nel momento in cui,sfruttando la loro distanza dalla realtà,riescono a parlare da un'angolazione diversa,più libera,di noi.
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bonsignore
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venerdì 11 gennaio 2019
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estetica ed ermeneutica danza del film
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Il film " Suspiria" di Luca Guadagnino è un'opera originale e profonda, ricca di ipotesi interpretative aperte e suggestive.
Solo la struttura di sfondo è un richiamo al film di Dario Argento. Ma poi il film si snoda in modo autonomo e coinvolge invitando lo spettatore a varie riflessioni. Qual'è la natura del male? E' visibile o nascosta? Il muro di Berlino che appare più volte nella sua invadente tristezza visiva, il richiamo alla banda bader meinohf negli anni del terrorismo internazionale, la memoria dell'olocausto e della violenza nazista sono forse meno macabre della danza delle streghe della scuola di ballo? L'estetizzante bellezza di una danza di vita al piano superiore a cui specularmente si contrappone una danza di morte negli inferi dell'edificio,la malinconica presenza dell'anziano psicoanalista che cerca di esorcizzare il dolore tuffandosi nella scoperta di come questo possa assumere sembianze diverse.
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Il film " Suspiria" di Luca Guadagnino è un'opera originale e profonda, ricca di ipotesi interpretative aperte e suggestive.
Solo la struttura di sfondo è un richiamo al film di Dario Argento. Ma poi il film si snoda in modo autonomo e coinvolge invitando lo spettatore a varie riflessioni. Qual'è la natura del male? E' visibile o nascosta? Il muro di Berlino che appare più volte nella sua invadente tristezza visiva, il richiamo alla banda bader meinohf negli anni del terrorismo internazionale, la memoria dell'olocausto e della violenza nazista sono forse meno macabre della danza delle streghe della scuola di ballo? L'estetizzante bellezza di una danza di vita al piano superiore a cui specularmente si contrappone una danza di morte negli inferi dell'edificio,la malinconica presenza dell'anziano psicoanalista che cerca di esorcizzare il dolore tuffandosi nella scoperta di come questo possa assumere sembianze diverse. E poi la figura della madre, generatrice , prodiga di ebbrezza e di martirio, lugubre e colorata immagine che si rifrange nelle infinite performances delle ballerine in un gioco perverso e mortale.
La pellicola divisa in 6 atti e un epilogo, quasi come una struttura tragica, avvince lo spettatore che si lascia rapire in un atto estatico di visionaria bellezza e che cerca risposte al senso di una realtà multiforme, in cui ciò che si nasconde e ciò che si rivela spesso è un inganno e un sortilegio a cui però si può rispondere con gesti liberatori e unici, come la danza finale e il tentativo di cancellare la memoria affinchè rimanga l'oblio di ciò che è stato. Ma l'oblio implica la persistenza della memoria in varie forme che si ripeteranno. E Suspiria diventa la giovane donna pronta a reinventare il mito della madre che non può morire ma che reitera il percorso ciclico dell'itinerario dell'essere.
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cinefoglio
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domenica 20 gennaio 2019
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istantanea di suspiria (2018)
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Non c’è modo migliore di iniziare il nuovo anno se non andando al cinema. Questa prima fila è spettata all’ultimo figlio di Luca Guadagnino, che due anni fa ci aveva affascinato con Call Me by Your Name, e quest’inverno ci suggestiona omaggiando il Maestro con la sua visione orrorifica di Suspiria.
La storia della setta della mater suspiriorum si distacca dal suo predecessore del 1977, sia nella storia, che affronta punti di vista diversi e altri personaggi, che nell'ampliamento della conoscenza relativa ai segreti della scuola di “Tanz”, in una Berlino del post-conflitto e del terrorismo del muro.
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Non c’è modo migliore di iniziare il nuovo anno se non andando al cinema. Questa prima fila è spettata all’ultimo figlio di Luca Guadagnino, che due anni fa ci aveva affascinato con Call Me by Your Name, e quest’inverno ci suggestiona omaggiando il Maestro con la sua visione orrorifica di Suspiria.
La storia della setta della mater suspiriorum si distacca dal suo predecessore del 1977, sia nella storia, che affronta punti di vista diversi e altri personaggi, che nell'ampliamento della conoscenza relativa ai segreti della scuola di “Tanz”, in una Berlino del post-conflitto e del terrorismo del muro.
Diversa anche nel genere, non propriamente horror se per missione si intende quella di spaventare, angosciare costantemente lo spettatore o straziare nelle più cruente scene di macabro, ma un vero thriller, che scava nella coscienza del pubblico la volontà più profonda nell’uomo di affermare se stesso, dove non esiste più il confine tra moralmente giusto e riprovevole, se non la lotta per la propria conservazione nel tempo.
L’incanto della pellicola, più che passare per il mistero e ciò che si cela sotto la stanza da ballo, (tutto rimane in realtà abbastanza esplicito per non dire partecipativo), si manifesta senza dubbio in una ricerca autoriale nell’inseguimento delle immagini, un viscerale zoom nei volti dei protagonisti, chi fedeli a principi scientifici, etici o di affiliazione, chi in continua evoluzione e contradizione con i propri istinti più profondi.
Le coreografie sono scioccanti: aiutate dal maestro Yorke, le cui composizioni non sempre regalano suspense alla narrazione, ma colpiscono perché insistenti nei movimenti, nei suoni e nell’estrema ricerca di fisicità, tanto nel contatto con la terra che nell’elevazione, tanto nel contorcersi, aggrovigliarsi, implodere in se stessi, tanto nel fluire in movimenti privi di una reale coscienza, manipolati da fili invisibili nascosti in incubi di visioni atroci.
Film controverso, che si distacca dal suo gemello raccontando “altro”, esplorando vie diverse che a volte riescono a centrare l’obiettivo, a volte rimangono cornici, ornamenti più estetici o funzionali, ma privi di un reale contenuto o, magari, non adeguatamente esplorati.
Furi dalla sala, in pieno gelo, i commenti sono stati tutti più che positivi, confermandosi un buon titolo per iniziare con i migliori propositi questo 2019 di cinema.
04/01/2019
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felicity
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mercoledì 31 luglio 2019
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una festa per i sensi e per gli occhi
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Un film ambiziosissimo in cui attraversiamo l’orrore alla ricerca di una verità segreta. Un’esperienza indimenticabile.
C’è un affastellarsi di temi estranei al testo originale: le rivolte femministe, lo spettro della Guerra Fredda, il Muro, l’isteria del Controllo, il Terrorismo, la Banalità del Male e gli insistiti rimandi al Terzo Reich, con la vicenda del Dottor Klemperer che dice più di quello che sembra sulla Shoah e sulla Colpa.
Il film è una riflessione sul tema universale del male e se non tanto sulla sua natura, quanto sul suo essere connaturato con l’esistenza.
La Mater Suspiriorum incarna il male supremo, inesplicabile e disumano nel senso che non appartiene all’uomo, ma piuttosto lo domina e ne abita la mente.
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Un film ambiziosissimo in cui attraversiamo l’orrore alla ricerca di una verità segreta. Un’esperienza indimenticabile.
C’è un affastellarsi di temi estranei al testo originale: le rivolte femministe, lo spettro della Guerra Fredda, il Muro, l’isteria del Controllo, il Terrorismo, la Banalità del Male e gli insistiti rimandi al Terzo Reich, con la vicenda del Dottor Klemperer che dice più di quello che sembra sulla Shoah e sulla Colpa.
Il film è una riflessione sul tema universale del male e se non tanto sulla sua natura, quanto sul suo essere connaturato con l’esistenza.
La Mater Suspiriorum incarna il male supremo, inesplicabile e disumano nel senso che non appartiene all’uomo, ma piuttosto lo domina e ne abita la mente.
Un male quasi necessario, a cui aderire o abbandonarsi nel momento in cui gli altri mali – il terrorismo e il passato Nazista che ritorna – hanno sembianze troppo umane per essere sopportati. I semi sono dappertutto: nei luoghi, nelle relazioni fra i personaggi, sui loro volti e ovviamente sui corpi.
Questa versione raggiunge picchi di meraviglia allucinata, viziata però dalla durata eccessiva e dal desiderio di dare all’orrore un contesto storico che è tanto grandioso quanto confusionario, folle, esasperante e incancellabile.
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f24
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giovedì 3 gennaio 2019
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commento tecnico suspiria
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Definito da Guadagnino non un remake ma un omaggio alle emozioni che ha provato quando l'ha visto,ma questo è molto differente da quello di Dario Argento.
Ma veniamo al commento tecnico,fotografia straordinaria si vede proprio che è un film degli anni 70,inquadrature tipiche di quegli anni, stacchi veloci e soprattutto infrange molto spesso la regola dei 180°,infatti stiamo in piena new Hollywood dove non si rispettavano regole,e stessa cosa ha fatto Guadagnino come se si trovasse negli anni 70 e in piena new Hollywood fregandosi della regola dei 180°.
Il film lo consiglio soprattutto per queste tecniche,montaggio straordinario,regia ottima e fotografia fantastica,infatti se viene candidato agli oscar può vincere come miglior montaggio,miglior regia e miglior fotografia.
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Definito da Guadagnino non un remake ma un omaggio alle emozioni che ha provato quando l'ha visto,ma questo è molto differente da quello di Dario Argento.
Ma veniamo al commento tecnico,fotografia straordinaria si vede proprio che è un film degli anni 70,inquadrature tipiche di quegli anni, stacchi veloci e soprattutto infrange molto spesso la regola dei 180°,infatti stiamo in piena new Hollywood dove non si rispettavano regole,e stessa cosa ha fatto Guadagnino come se si trovasse negli anni 70 e in piena new Hollywood fregandosi della regola dei 180°.
Il film lo consiglio soprattutto per queste tecniche,montaggio straordinario,regia ottima e fotografia fantastica,infatti se viene candidato agli oscar può vincere come miglior montaggio,miglior regia e miglior fotografia.
Però il voto al film è molto basso,e quello di Dario Argento è tutta un'altra cosa.
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stramonio70
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lunedì 21 gennaio 2019
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una porcheria d'autore
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In una intervista il regista Luca Guadagnino ha dichiarato di aver amato tantissimo il "Suspiria" originale di Dario Argento. Ci si chiede allora perché nel farne il remake (o omaggio come preferisce chiamarlo lui) si sia dato tanto da fare nell'allontanarsi il più possibile dal film originale. Capisco il non voler cadere nella trappola del "remake fotocopia" ma qui si è veramente esagerato nel senso opposto. Questa pellicola infatti con il "vero" Suspiria (quello del 1977) ha in comune solo il titolo, i nomi di alcuni personaggi e molto (...ma molto) vagamente, parte della trama. Guadagnino appesantisce il suo film infilandoci dei riferimenti storico-politici sulla Germania degli anni '70 del tutto irrilevanti ai fini della storia.
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In una intervista il regista Luca Guadagnino ha dichiarato di aver amato tantissimo il "Suspiria" originale di Dario Argento. Ci si chiede allora perché nel farne il remake (o omaggio come preferisce chiamarlo lui) si sia dato tanto da fare nell'allontanarsi il più possibile dal film originale. Capisco il non voler cadere nella trappola del "remake fotocopia" ma qui si è veramente esagerato nel senso opposto. Questa pellicola infatti con il "vero" Suspiria (quello del 1977) ha in comune solo il titolo, i nomi di alcuni personaggi e molto (...ma molto) vagamente, parte della trama. Guadagnino appesantisce il suo film infilandoci dei riferimenti storico-politici sulla Germania degli anni '70 del tutto irrilevanti ai fini della storia. Visto poi che è un grande estimatore di Tilda Swinton (brava attrice per carità!) arriva addirittura a farle fare anche più di un personaggio nel corso del film, tra cui anche quello di un vecchio psichiatra (uomo) con tanto di genitali finti una scena di nudo. C'è n'era veramente bisogno? Secondo me no. Le si poteva far interpretare semplicemente il ruolo di Madame Blanc e lasciare ad un altro attore il ruolo del dottore. Che dire poi in generale della sceneggiatura? Non solo è confusa e noiosa con scene inutilmente dilatate ma è anche infarcita di dialoghi talmente pretestuosi e finti da rasentare il ridicolo. La fotografia, da tanti critici osannata, è di una sciatteria unica. Il montaggio sembra fatto da un dilettante alle prime armi. Della colonna sonora meglio non parlarne perché viaggia nell'anonimato più totale. Il finale col sabba infine è quanto di più stupido e cretino mi sia capitato di vedere in un horror. Ma d'altronde questo film è tutto fuorché un horror. Cosa si salva allora di questo Suspiria 2.0? Veramente poco. Giusto le scenografie e la recitazione delle attrici (Swinton, Goth e Johnson in testa) che tutto sommato è passabile. Concludo la mia analisi dicendo che anch'io sono un grande estimatore di Suspiria (quello del 1977) ma se al posto di Guadagnino mi avessero dato la possibilità di rifarlo dopo quarant'anni di certo non l'avrei sprecata girando questo aborto senza capo né coda di quasi due ore e mezza. Voto : 4
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maximo333
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martedì 15 gennaio 2019
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delusione (prevista)
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Non avrò bisogno di frasi ad effetto, o di sciorinare vocaboli forbiti , per sottolineare la valenza delle mie parole. Suspiria di Argento (1977) è stato ed e' tutt'oggi un capolavoro. Il film di Guadagnino ne ruba il titolo ed alcuni frammenti di storia, ma non ci sono SOSPIRI, ATMOSFERE SOSPESE ,SUSPANCE OMICIDI EFFERATI che sono i leit motiv del film originale. Per me, solo un crogiuolo di cose, atmosfere cupe e deprimenti ;una trama che è un groviglio di elementi narrativi slegati tra loro, le inquadrature e la fotografia con le sue tonalita' spente ricordano incisivamente registi come Tarkovsky e Zulawsky . Nessuna tensione, nessun omicidio nessun vero sospiro.
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Non avrò bisogno di frasi ad effetto, o di sciorinare vocaboli forbiti , per sottolineare la valenza delle mie parole. Suspiria di Argento (1977) è stato ed e' tutt'oggi un capolavoro. Il film di Guadagnino ne ruba il titolo ed alcuni frammenti di storia, ma non ci sono SOSPIRI, ATMOSFERE SOSPESE ,SUSPANCE OMICIDI EFFERATI che sono i leit motiv del film originale. Per me, solo un crogiuolo di cose, atmosfere cupe e deprimenti ;una trama che è un groviglio di elementi narrativi slegati tra loro, le inquadrature e la fotografia con le sue tonalita' spente ricordano incisivamente registi come Tarkovsky e Zulawsky . Nessuna tensione, nessun omicidio nessun vero sospiro. Qualche rantolo qua e la' e figure femminili grottesche (le streghe) che incitano tutte quante ad uno spudorato femminismo, senza fascino ne' sguardi malefici. La scena finale , quando la luce verdastra, penetra nella tromba delle scale che portano ai sotterranei, ancora una volta e' copiata da Sleeping Beauty di Disney. (Argento aveva attinto da Biancaneve) A questo punto avrei un consiglio da dare al regista: quello di cambiare lavoro. Oppure quello di lavorare molto sulla ricerca di un suo stile personale......
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[+] ridicolo
(di paolo stravalaci)
[ - ] ridicolo
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