Quanti misteri nella giungla thailandese
di Roberto Nepoti La Repubblica
Il manta ray del titolo è un imponente pesce degli oceani caldi. Un giovane pescatore che vive in una capanna sulla riva del mare trova, ferito, uno straniero della sua stessa età. Lo cura, gli dà un nome (Thongchai, una popstar tahilandese) e lo invita a restare presso di lui. Un giorno il pescatore esce in barca e scompare. Poco a poco l'altro, che sembra non avere l'uso della parola, si sostituisce a lui fino a incontrane la moglie che lo aveva lasciato. Nella prima parte naturalistico, Manta Ray si trasforma poi in una storia di doppi e fantasmi, immersi nella notte tropicale di una jungla che ricorda quella del maestro thailandese Apichatpong Weerasethakul (Tropical Malady). Il suo connazionale Phuttiphong Aroonpheng, dal nome non meno impronunciabile, ne sembra un degno emulo con questo film arcano e "sonnambulo", che ha vinto il primo premio nella sezione Orizzonti a Venezia 2018.
Da La Repubblica, 10 ottobre 2019
di Roberto Nepoti, 10 ottobre 2019
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