
Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 50 minuti |
Regia di | Gianni Vukaj |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 febbraio 2020
CONSIGLIATO SÌ
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Cinquanta anni fa un gruppo di persone decise di fare in modo che dei ragazzi affetti da disabilità gravi potessero godere delle vacanze marittime estive come i cosiddetti normodotati. Partendo da Pistoia le spiagge più vicine erano quelle della Versilia, considerate tra le meglio frequentate d’Italia. L’impresa non fu facile ma oggi se ne può parlare ricordando il passato proprio da quelle spiagge.
Beatrice Bernacchi e Gianni Vukaj hanno saputo cogliere con grande sensibilità la modalità giusta per far raccontare davanti alla telecamera il passato e il presente della Fondazione MAIC.
Lo hanno fatto dichiarando sin dall’inizio la propria presenza dietro l’obiettivo e consentendo agli intervistati di esprimersi in libertà. Si può anche aggiungere che hanno fatto bene a non tagliare alcune parti in cui gli interlocutori si lasciavano andare a cuore aperto perché sono tra quelle che maggiormente colpiscono chi guarda.
Tutto nacque da un gruppo di ispirazione cattolica degli anni Sessanta, sulla spinta del Concilio e di quegli anni in cui si aveva il sogno del cambiamento e lo si voleva tradurre in realtà. Gli ostacoli non erano di poco conto e qui vengono riportati senza astio o rancore ma con la consapevolezza di quanto complesso sia stato un percorso che ha portato all’acquisizione di diritti da parte dei disabili ma che non è ancora definitivo. Proprio perché tutti coloro che vediamo in azione vivono direttamente le problematiche della disabilità la retorica è totalmente bandita.
Ognuno rivela le proprie certezze ma anche le fragilità dinanzi a difficoltà con cui il confrontarsi è diventato quotidianità. Ciò che poi lascia spazio a una speranza concreta è la presenza di giovani volontari che, in una sorta di staffetta ideale, ci confermano che tra i cosiddetti ‘giovani d’oggi’ ce ne sono ancora tanti che, come i ‘giovani di ieri’, sono disposti ad operare affinché gli ‘ultimi’ non siano più tali.