fabio
|
lunedì 21 gennaio 2019
|
don chisciotte in islanda...
|
|
|
|
Abbastanza noiosa questa finta commedia (non si ride mai...). I temi della globalizzazione, del liberismo in economia, della democrazia non vengono nemmeno sfiorati. Tutto abbastanza ripetitivo. La protagonista alterna due identità: da innocua maestra di coro si trasforma in una sorte di eroina no-global e se ne va' scorrazzando per la tundra islandese rivolgendo il suo sacro furore contro poveri tralicci elettrici. Belle le musiche che letteralmente ne "accompagnano" (nel senso che i musicisti sono presenti nella scena) le gesta. Per il resto l'impressione che ne ho avuto è quella di un film che gira intorno inutilmente.
|
|
[+] lascia un commento a fabio »
[ - ] lascia un commento a fabio »
|
|
d'accordo? |
|
giuseppe
|
lunedì 21 gennaio 2019
|
parzialmente d'accordo
|
|
|
|
Ho visto il film con piacere anche se il finale pretestuoso resta non anticonformista ma piuttosto antirealista. Cosa che contrasta con lo sviluppo possibilista della storia: In men che no si dica lei viene beccata con un espediente che solo se si fosse trattato di uscire da Israele sarebbe stato possibile (quindi sarebbe stato meglio ambientarlo in Israele che tra l'altro ha dei paesaggi altrettanto belli e onirici), non solo ma con un sincronismo che neanche nella fisica quantistica sarebbe possibile: un pastore diventa terrorista per permettere a sua sorella di prendere la sua identità per lasciarla partire a recuperare questa figlia adottiva. Demolendo così un finale di storia molto più corretto, con lei a scontare una pena e sua sorella a compiere il gesto comunque importante di occuparsi della piccola.
[+]
Ho visto il film con piacere anche se il finale pretestuoso resta non anticonformista ma piuttosto antirealista. Cosa che contrasta con lo sviluppo possibilista della storia: In men che no si dica lei viene beccata con un espediente che solo se si fosse trattato di uscire da Israele sarebbe stato possibile (quindi sarebbe stato meglio ambientarlo in Israele che tra l'altro ha dei paesaggi altrettanto belli e onirici), non solo ma con un sincronismo che neanche nella fisica quantistica sarebbe possibile: un pastore diventa terrorista per permettere a sua sorella di prendere la sua identità per lasciarla partire a recuperare questa figlia adottiva. Demolendo così un finale di storia molto più corretto, con lei a scontare una pena e sua sorella a compiere il gesto comunque importante di occuparsi della piccola. Nel film invece si fa proprio il gioco di chi è al potere relegando nel mondo dei sogni la speranza che le cose cambino. Al di fuori di questo, la metaforica compagnia dei musicisti e del coro è per me poesia cinematografica di assoluto valore. E fattivamente anche gli episodi che coinvolgono il povero turista barbuto ci stanno, (negli Usa un imprenditore di borsa italiano si è fatto un mese di carcere, ripeto un mese non tre giorni, per una interpretazione errata della sua attività). Che sia una commedia o meno, se c'è un messaggio non l'ho capito.
[-]
[+] recessione o spoiler?
(di mana1971)
[ - ] recessione o spoiler?
|
|
[+] lascia un commento a giuseppe »
[ - ] lascia un commento a giuseppe »
|
|
d'accordo? |
|
hetgidaton
|
lunedì 14 gennaio 2019
|
dal global warming il canto della terra d'islanda
|
|
|
|
Film che tratta i temi attualissimi del global warming, del neoliberismo, della mancanza di privacy in modo assolutamente originale, quasi surreale. Vi sono elementi simbolici che ricollegano alle tradizioni ed al pensiero tradizionale, schemi narrativi che ricordano il teatro greco, il tutto arricchito con la maestosità dei paesaggi islandesi mozzafiato, spazi vasti e primitivi, dove lo spirito della terra è presente in tutte le sue manifestazioni: aria, acqua, terra e fuoco.
Ravviso persino alcune citazioni di Tarkovskij in alcune parti del film, che comunque rimane sempre brillante, mai noioso, ricco di colpi di scena.
Per me il miglior film del 2019.
|
|
[+] lascia un commento a hetgidaton »
[ - ] lascia un commento a hetgidaton »
|
|
d'accordo? |
|
raffiraffi
|
domenica 30 dicembre 2018
|
pensiero verde: la rinascita di homo astralis
|
|
|
|
Il futuro del pianeta siamo noi, intrattenuti al godimento perpetuo, sospesi sul compromesso quotidiano di difendere il bene a giorni alterni, osservatori annichiliti e impotenti dinanzi al disastro ambientale, ipnotizzati da tecnologia e consumo, schiacciati da un sistema economico privo di scrupoli, narcotizzati dai social-media. Le conseguenze immediate di questa fragilità politica e culturale sono la distruzione di migliaia di forme di vita, l'avvelenamento dell'aria, dell'acqua, della terra, dei mari, quelle future sono imprevedibili.
[+]
Il futuro del pianeta siamo noi, intrattenuti al godimento perpetuo, sospesi sul compromesso quotidiano di difendere il bene a giorni alterni, osservatori annichiliti e impotenti dinanzi al disastro ambientale, ipnotizzati da tecnologia e consumo, schiacciati da un sistema economico privo di scrupoli, narcotizzati dai social-media. Le conseguenze immediate di questa fragilità politica e culturale sono la distruzione di migliaia di forme di vita, l'avvelenamento dell'aria, dell'acqua, della terra, dei mari, quelle future sono imprevedibili. Halla, la coraggiosa e ostinata protagonista, ne è consapevole al punto da sentire il bisogno di difendere da sola il pianeta, impresa utopica che per qualche tempo sembrerebbe anche efficace: impossibile per lei sfuggire al grande occhio che sorveglia e punisce, mentre anche la speranza di adottare una bambina ucraina e divenire finalmente madre sembrerebbe sul punto di fallire. Ma il destino ha dotato Halla di una gemella, Àsa, la quale pratica yoga e meditazione e vorrebbe ritirarsi in un convento indiano: la prima arrabbiata con la vita, la seconda innamorata della vita si scambiano i ruoli. Àsa va in prigione al posto di Halla: il personale progetto di scavare dentro sè per comprendere il mondo racchiuso nel namasté che rivolge alla poliziotta del penitenziario, lascia intuire come l'agire pacifico stia già iniziando ad abbattere muri psicologici e barriere sociali. Halla può così intraprendere il viaggio dentro la maternità, trasformare la rabbia in amore verso Nika, la bambina ucraina simbolo universale di quell'infanzia abbandonata a causa delle ingiustizie del mondo e in attesa del calore di una famiglia. Nella narrazione di Erlingsson nessuna vanità. La bellezza e l'incanto dell'Islanda, territorio dove la natura resiste tenacemente all'antropocene capitalista, offre la speranza di riflettere su come possiamo immaginare il futuro: crescita umana determinata dalla solidarietà sociale, difesa dell'ambiente come ascolto del cosmo, uso della libertà personale e collettiva. Privo di autoritarismo, il pensiero verde può ridefinire l'agenda politica globale, il riconoscimento del pianeta come essere vivente universale può spingerci oltre l'antropocene, il desiderio di equità socio-ecologica aiutarci a condividere risorse, ricchezza, conoscenza: contro tutti i pessimismi e le egemonie, forse stiamo assistendo alla ri-nascita di homo astralis.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a raffiraffi »
[ - ] lascia un commento a raffiraffi »
|
|
d'accordo? |
|
cardclau
|
sabato 22 dicembre 2018
|
la terra è la nostra casa
|
|
|
|
Cosa dovrebbe servire il mezzo cinematografico? A rinforzare il potere dei pochi, delle oligarchie, addormentando le coscienze, con polpettoni imbottiti di succedanei dell’oppio, nello stile “panem et circentes” (dal dizionario Treccani: [lat. «pane e giochi del circo»]. Espressione con la quale Giovenale (Satire X, 81) sintetizza le aspirazioni della plebe romana nell’età imperiale; viene ripetuta talvolta, ironicamente o anche in senso polemico, con riferimento ad atteggiamenti analoghi, reali o presunti, del popolo o a metodi politici bassamente demagogici).
[+]
Cosa dovrebbe servire il mezzo cinematografico? A rinforzare il potere dei pochi, delle oligarchie, addormentando le coscienze, con polpettoni imbottiti di succedanei dell’oppio, nello stile “panem et circentes” (dal dizionario Treccani: [lat. «pane e giochi del circo»]. Espressione con la quale Giovenale (Satire X, 81) sintetizza le aspirazioni della plebe romana nell’età imperiale; viene ripetuta talvolta, ironicamente o anche in senso polemico, con riferimento ad atteggiamenti analoghi, reali o presunti, del popolo o a metodi politici bassamente demagogici). Tanto, affermano con incrollabile quanto incerta determinazione, è quello che vogliono (il popolo), e quello noi gli diamo! O servire l’essere umano nella sua, perenne, lotta per la libertà, per affermare la diversità nel rispetto, e nel suo bisogno di crescita? Scomodiamo a questo proposito ancora il sommo Dante: Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza"» (Inferno, XXVI canto, 118-120). Ammetto, sarebbe pericolosissimo per lo status quo, potrebbe destabilizzarsi, si potrebbe innescare anche una …, con esiti incerti. Chissà. Ma per fortuna nel campo della cinematografia non vi troviamo solo degli ossequienti. Il film La Donna Elettrica, del coraggiosissimo regista islandese, Bendikt Erlingsson, denuncia nella sua storia, il gravissimo danno indotto da una multinazionale dell’acciaio, sull’ambiente, per il solito fine, il profitto. Complici, ma indirettamente in qualità di possibili investitori, i soliti cinesi. Che il film sia stato distribuito da un produttore indipendente e proiettato nei circuiti alternativi potrebbe dirla lunga sulla libertà di informazione, di opinione, e di poter fare sentire la propria voce, di cui godiamo. Ma getta una luce inquietante su quello che sappiamo già, ma che ci affanniamo a far finta di non sapere. Che lo sviluppo attuale non sia sostenibile e che ci porterà inevitabilmente al disastro, come in un dramma già preannunciato. Piccoli o grandi investitori non fa la differenza, se è solo l’entità del dividendo che conta, non da dove provenga. Ma finché si potrà raschiare il fondo del barile, affanniamoci a farlo, prima che lo faccia qualcun altro. La Donna Elettrica è la brava Halla/Àsa (Halldóra Geirharðsdóttir), sdoppiata per l’occasione in due gemelle, una combattente a difesa dell’ambiente, tutta esteriorizzata, e un’altra tutta spirituale alla ricerca del vero se’, tutta interiorizzata. Particolarmente angosciosa è la capacità che ha il potere di esercitare il controllo, separando i “buoni” dai “cattivi”, a cui Halla sfugge fin quasi alla fine, nei suoi attentati elettrici, con sorprendente abilità, aiutata anche dal cugino acquisito Sveinbjörn (Jóhann Sigurðarson), che ne condivide in pieno le motivazioni. Il regista inoltre si fa accompagnare nella suo avventuroso viaggio da tre musicisti, un tastierista, un batterista, un suonatore di basso tuba; e da tre coriste in abiti folklorici, con effetti sorprendenti e piacevolissimi, aggiungerei anche onirici. Infine, l’adozione di Nika, una bimba ukraina, orfana di genitori, vittime della recente guerra, ritrovata accanto alla nonna morta da tre giorni, dobbiamo assolutamente prenderla come la metafora di un inno alla vita, altrimenti rimarrebbe solo la disperazione in una terra desolata.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cardclau »
[ - ] lascia un commento a cardclau »
|
|
d'accordo? |
|
|