fabio
|
lunedì 9 luglio 2018
|
si può perdere al cinema
|
|
|
|
Lanthimos guarda a Kubrik ma col telescopio: siamo davvero lontani. Non bastano un po' di inquadrature eccentriche, semplicemente non possiede la stessa capacità visionaria del maestro; Il confronto non puo' che deludere. Idem per la scelta del commento sonoro che risulta artificiale ed eccessivo.
La prima parte del film è la meglio riuscita; ricorda più i thriller alla Stephen King (la maledizione del vecchio gitano sull'avv. di successo ne "L'occhio del male"): c'è suspence e lo spettatore viene catturato in modo efficace.
[+]
Lanthimos guarda a Kubrik ma col telescopio: siamo davvero lontani. Non bastano un po' di inquadrature eccentriche, semplicemente non possiede la stessa capacità visionaria del maestro; Il confronto non puo' che deludere. Idem per la scelta del commento sonoro che risulta artificiale ed eccessivo.
La prima parte del film è la meglio riuscita; ricorda più i thriller alla Stephen King (la maledizione del vecchio gitano sull'avv. di successo ne "L'occhio del male"): c'è suspence e lo spettatore viene catturato in modo efficace. Poi si cominciano a vedere i limiti, qualcosa scricchiola.
Il mito di Ifigenia, nella traduzione moderna che guarda in modo critico la famiglia quale sorta di opprimente sovrastruttura ideologica, ne esce stravolto; con esiti a volte stucchevoli (vedi i dialoghi a tavola tra i membri della famiglia) a volte imbarazzanti (il finale mod. "roulette russa" è penoso).
La recitazione è quel che è: Farrell inespressivo più del solito, la Kidman, che come attrice trovo molto sopravvalutata, una sfinge. Anche Keoghan non convince: stralunato. Gli altri offrono una prova sufficiente.
Per me "The Lobster" era stato il film dell'anno, un vero capolavoro; poi uno come Lanthimos o lo ami o lo odi ed io continuerò a seguirlo nonostante questa prova deludente. Agli altri dico di risparmiare soldi e tempo.
Ad maiora!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio »
[ - ] lascia un commento a fabio »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
venerdì 29 giugno 2018
|
il sacrificio dello spettatore
|
|
|
|
E' vero! Ormai quando un film riceve un premio (nel caso la migliore sceneggiatura al festival di Cannes) per forza deve essere uno spettacolo mediocre o pessimo.
La trama [ SPOILER]: Steven (Colin Farrel) è un affermato cardiochirurgo di Cincinnati sposato con Anna (Nicole Kidman) con due figli Bob di 12 anni e Kim di 14: Steven incontra Martin (Barry Keoghan) un ragazzo di 16 anni figlio di un paziente morto sotto i suoi ferri. Però cominciano dei gravi disturbi clinici che paralizzano le gambe e impediscono di mangiare che colpiscono prima Bob e poi Kim. Martin rivela la verità: se Steven non uccide uno dei suoi familiari tutti soffriranno di quei disturbi e moriranno uno dopo l'altro i figli, la moglie poi lo stesso Steven, tralascio alcune vicende della trama e poi essendo impossibile ogni cura nel finale Steven ammazza Bob e così il resto della famiglia si salva.
[+]
E' vero! Ormai quando un film riceve un premio (nel caso la migliore sceneggiatura al festival di Cannes) per forza deve essere uno spettacolo mediocre o pessimo.
La trama [ SPOILER]: Steven (Colin Farrel) è un affermato cardiochirurgo di Cincinnati sposato con Anna (Nicole Kidman) con due figli Bob di 12 anni e Kim di 14: Steven incontra Martin (Barry Keoghan) un ragazzo di 16 anni figlio di un paziente morto sotto i suoi ferri. Però cominciano dei gravi disturbi clinici che paralizzano le gambe e impediscono di mangiare che colpiscono prima Bob e poi Kim. Martin rivela la verità: se Steven non uccide uno dei suoi familiari tutti soffriranno di quei disturbi e moriranno uno dopo l'altro i figli, la moglie poi lo stesso Steven, tralascio alcune vicende della trama e poi essendo impossibile ogni cura nel finale Steven ammazza Bob e così il resto della famiglia si salva.
E' un film penoso che il regista e sceneggiatore Yorgos Lanthimos ( greco con un modesto curriculum per un uomo di 45 anni circa 4 film che non ho visto e dopo questo mi rifiuto di vedere) ha scritto e diretto ispirandosi al dramma di Euripide Ifigenia in Aulide comrpeso il cervo o la cerva che sia. Innazitutto i dialoghi sono assurdi stante la drammacità della situazione e recitati con voce e aspetto monotoni, per fare un esempio: "Mia madre fa la limonata" (Martin) "Anche a me piace la limonata" (Steven) finis della scena, questo in un atmosfera lenta e noiosa, con il regista che si vede non ha capito nulla di una tragedia greca (non è detto che essendo greco le capisca) che è tutta pathos e sentimenti. Oltretutto (forse impressionato da Shining) tutta la fotografia e disposta in modo che gli ambienti siano bassi e lunghi. Le scene poi sono ridicole anche quelle erotiche (per fortuna non esplicite altrimenti chissà cosa ne veniva fuori) con Nicole Kidman che fa finta di masturbare il collega anestista di Steven per sapere cosa successe nell'operazione in cui morì il papà di Martin. Ridicola la scena finale in cui in modo farsesco Steve uccide Bob girando come una trottola e sparando a caso con un fucile ai familiari legati e incappucciati,(è un medico non era meglio fare una iniezione ?). La recitazione segue il contenuto del fim è pessima, non è una sorpresa Colin Farrel che non è un mostro di recitazione, ma stupisce Nicole Kidman brava attrice che recita come un automa, la palma del peggiore a Barry Keogahn che sa solo strabuzzare gli occhi: che sia indemoniato?
[-]
[+] ti prego, lascia perdere le recensioni.
(di lupokun)
[ - ] ti prego, lascia perdere le recensioni.
[+] io il film l'ho visto
(di tommy)
[ - ] io il film l'ho visto
[+] d'accordo ma...
(di johnny1988)
[ - ] d'accordo ma...
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
anamorfo
|
mercoledì 4 luglio 2018
|
come distruggere una buona idea
|
|
|
|
Idea eccellente, struttura e fotografia pure (non nel senso della "bella fotografia" ma della sua capacità di dare senso). Rovinosi sono i dialoghi e gran parte delle soluzioni di sceneggiatura. Paradossale quindi che sia stata premiata proprio quella. Il registro ora naturalistico ora di astrazione fa andare in frantumi il film, con l'esito di dialoghi ridicoli e insorgenza di "domande" nel pubblico ovviamente senza risposta (la più grave di tutte è che Martin possa avere poteri sovrannaturali o che abbia fatto qualcosa, per esempio avvelenato la limonata). L'unico elemento tragico (nel senso della tragedia greca) che doveva emergere, ossia il DESTINO, è l'unico ad essere assente dal film.
[+]
Idea eccellente, struttura e fotografia pure (non nel senso della "bella fotografia" ma della sua capacità di dare senso). Rovinosi sono i dialoghi e gran parte delle soluzioni di sceneggiatura. Paradossale quindi che sia stata premiata proprio quella. Il registro ora naturalistico ora di astrazione fa andare in frantumi il film, con l'esito di dialoghi ridicoli e insorgenza di "domande" nel pubblico ovviamente senza risposta (la più grave di tutte è che Martin possa avere poteri sovrannaturali o che abbia fatto qualcosa, per esempio avvelenato la limonata). L'unico elemento tragico (nel senso della tragedia greca) che doveva emergere, ossia il DESTINO, è l'unico ad essere assente dal film. Si può fare di questo film un ottimo (ma forzoso) esercizio intellettuale, ma questo non cambia che sia un pessimo film.
[-]
[+] ma è chiaro....
(di francesco2)
[ - ] ma è chiaro....
[+] non è l irrazionalità il punto
(di no_data)
[ - ] non è l irrazionalità il punto
|
|
[+] lascia un commento a anamorfo »
[ - ] lascia un commento a anamorfo »
|
|
d'accordo? |
|
carloalberto
|
mercoledì 4 luglio 2018
|
tragedia onirica di un io adolescente
|
|
|
|
Yorgos Lanthimos ci fa viaggiare nelle paure e nei desideri inconsci di un adolescente, mettendo in scena il dramma dell’io diviso tra il senso di colpa per il desiderio incestuoso della madre e della morte del padre e la paura di essere ucciso o castrato dal padre. Le inquadrature dal basso e dall’alto, le riprese dal di fuori, fuori della stanza d’ospedale, fuori della villa, l’obiettivo posto fuori da dove accade il dramma e che dal di fuori guarda dentro, riproducono la dinamica dell’immaginazione onirica ed il suo tipico senso di estraniamento e di angoscia, per cui chi sogna assiste come spettatore impotente a quello che avviene essendone al contempo il protagonista.
[+]
Yorgos Lanthimos ci fa viaggiare nelle paure e nei desideri inconsci di un adolescente, mettendo in scena il dramma dell’io diviso tra il senso di colpa per il desiderio incestuoso della madre e della morte del padre e la paura di essere ucciso o castrato dal padre. Le inquadrature dal basso e dall’alto, le riprese dal di fuori, fuori della stanza d’ospedale, fuori della villa, l’obiettivo posto fuori da dove accade il dramma e che dal di fuori guarda dentro, riproducono la dinamica dell’immaginazione onirica ed il suo tipico senso di estraniamento e di angoscia, per cui chi sogna assiste come spettatore impotente a quello che avviene essendone al contempo il protagonista. Utilizzando, come Kubrick la musica suggestiva di György Ligeti (2001: Odissea nello spazio), Lanthimos assume come punto di vista privilegiato il vissuto onirico di un sedicenne per rappresentarne soggettivamente il superamento del conflitto edipico con il padre, il cervo sacro, ucciso nel sogno, al posto di quello reale, come per l’Ifigenia di Euripide, per accedere all’età adulta. Nel sogno si realizzano, mediante il meccanismo della sostituzione, i desideri repressi del protagonista. Il padre reale, probabilmente ubriacone e autoritario, con pochi soldi e senza fortuna, viene sostituito da un chirurgo di successo, che ne conserva però alcuni tratti reali, l’alcolismo e la violenza. Con questo padre immaginario ha un rapporto affettuoso, fatto di regali reciproci ed abbracci, ma, come nella realtà, anche conflittuale. Conflitto che, attraverso crescenti incomprensioni, si drammatizza in uno scontro violento e sanguinoso, fatto di punizioni corporali, inflitte dal padre, ricambiate con punizioni psicologiche dal figlio. Altra sostituzione avviene con il padre idealizzato, il chirurgo che, nel sogno, è incestuosamente desiderato dalla madre.
Una famiglia normale, padre(Colin Farrell), madre (Nicole Kidman) e figlia adolescente seduti ad un tavolo di un anonimo pub, la ragazzina mangia patatine fritte e vi spruzza sopra del ketchup, entra un ragazzo, si siede al bancone e mangiando qualcosa inizia ad osservare la famiglia. La ragazza, uscendo dal locale, si volta e, per un attimo, lancia uno sguardo ammiccante ed insieme innocente al ragazzo seduto al bancone(Barry Keoghan). E’ la sequenza finale e da quel punto inizia il racconto ovvero il viaggio nella psiche di un adolescente. Il colore intenso del ketchup spruzzato sulle patatine richiama il rosso vivo del sangue, nella prima inquadratura, di un’operazione a cuore aperto, sulle note dello Stabat mater di Schubert, dopo una scena di buio totale che apre il film e simboleggia la fase preonirica. Come in un sogno, si ricostruisce a ritroso tutta la storia e, allora, dall’immagine dell’operazione a cuore aperto nascono le altre rappresentazioni: il padre della ragazza è chirurgo, la famiglia ricca vive in una bellissima casa, la moglie si offre nel talamo, fingendosi anestetizzata sul tavolo operatorio, come soltanto può immaginare l’eros ingenuo di un adolescente. Senza accorgercene, da subito, sin dalla prima scena, siamo immersi nel sogno, nella rappresentazione tragica del suo mondo interiore. Il ragazzo vorrebbe vivere in quella famiglia, vi soggiorna come ospite, vive quelle atmosfere familiari, che gli risultano estranee ed al contempo rinviano nell’inconscio alla sua famiglia reale, al rapporto conflittuale col padre. Il padre sarà punito e, obbligato a scegliere un membro della propria famiglia da sacrificare, ucciderà il figlio. Nel meccanismo onirico della sostituzione, il protagonista si rappresenta duplicemente nel padre idealizzato, il chirurgo che ha ucciso per errore il padre reale, e in suo figlio. Quindi, quando il chirurgo uccide il figlio, simbolicamente è rappresentata l’eliminazione dell’io adolescenziale da parte dell’io adulto. Così è superato il conflitto edipico. Tornando alla scena finale, il ragazzo entrato nel bar come adolescente, ricambia, ora, lo sguardo della ragazza come uomo. Nello spazio di tempo di qualche minuto, che per noi spettatori è durato quasi due ore, si è svolto il dramma dell’io e la sua trasformazione.
[-]
[+] grazie della spiegazione
(di eles)
[ - ] grazie della spiegazione
[+] un riflesso lucidamente spietato dei nostri tempi
(di tom87)
[ - ] un riflesso lucidamente spietato dei nostri tempi
[+] in altre parole......
(di francesco2)
[ - ] in altre parole......
|
|
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|
|
d'accordo? |
|
ennio
|
sabato 24 aprile 2021
|
basta con questi film da psicanalizzati perpetui
|
|
|
|
Ennesima delusione hollywoodiana, servita con piatti di metafore simbologie poteri sovranaturali, il tutto per giustificare la solita critica sociale alla buona famiglia borghese americana. Sono 50 anni che si rimescola la solita salsa per offrire un prodotto adatto ad intellettualoidi e sociologi. Ogni tanto pensate anche allo spettatore, che ha bisogno di realtà, di carne e sangue, di ottimi attori non sprecati in dialoghi insulsi e situazioni molto al di sotto delle loro possibilità recitative. I dialoghi sono il pezzo forte, in negativo, di questo film. Volutamente atoni, amorfi, privi di qualsiasi luce e sentimento, dopo mezz'ora viene voglia di mandare al diavolo l'intera famigliola, anche se i colpevoli sono ovviamente regia e produzione.
|
|
[+] lascia un commento a ennio »
[ - ] lascia un commento a ennio »
|
|
d'accordo? |
|
taniamarina
|
lunedì 19 novembre 2018
|
kubrick/lanthimos
|
|
|
|
Lanthimos viene considerato il nuovo Kubrick. Magari sarà proprio così, peraltro è lampante la sua emulazione nell'uso delle luci, degli attori e dei tempi cinematografici. Ma la domanda da porsi è questa: abbiamo davvero bisogno di un nuovo Kubrick? Possiamo considerare bello un film che segue le tracce di un genio in modo così spudorato? Cosa c'è di nuovo? Il taglio originale della pellicola sta nel rendere attuale una tragedia greca, un giusto ed accorato tributo alla propria (nostra) cultura. Ma si potrebbe essere sicuramente più felici nell'assistere ad un film "sbagliato" di Lanthimos, ma per questo forse più personale ed autentico. Qualcuno dica a Lanthimos che è bravo, bravissimo nell'imitare Kubrick, ma che forse è arrivato il momento di lasciarlo andare per far emergere ciò che Lanthimos è per davvero.
[+]
Lanthimos viene considerato il nuovo Kubrick. Magari sarà proprio così, peraltro è lampante la sua emulazione nell'uso delle luci, degli attori e dei tempi cinematografici. Ma la domanda da porsi è questa: abbiamo davvero bisogno di un nuovo Kubrick? Possiamo considerare bello un film che segue le tracce di un genio in modo così spudorato? Cosa c'è di nuovo? Il taglio originale della pellicola sta nel rendere attuale una tragedia greca, un giusto ed accorato tributo alla propria (nostra) cultura. Ma si potrebbe essere sicuramente più felici nell'assistere ad un film "sbagliato" di Lanthimos, ma per questo forse più personale ed autentico. Qualcuno dica a Lanthimos che è bravo, bravissimo nell'imitare Kubrick, ma che forse è arrivato il momento di lasciarlo andare per far emergere ciò che Lanthimos è per davvero.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a taniamarina »
[ - ] lascia un commento a taniamarina »
|
|
d'accordo? |
|
|
lunedì 2 luglio 2018
|
non basta il virtuosismo estetico per essere kubrick
|
|
|
|
Gli ho dato una seconda chanche. Ammetto che, dopo l'esperienza allucinante di The Lobster, uno dei film più assurdi fra i non pochi assurdi che mi è capitato di vedere, mi sarei ben guardato dal risomministrarmi un prodotto di Lanthimos se non fossi stato ingannato dal trailer, che faceva pensare a qualcosa di nettamente diverso dal precedente. Invece, rieccoci: sebbene questa volta una trama teoricamente plausibile ci sia, la mescolanza della realtà più ordinaria - con i dialoghi volutamente piatti, ellittici, scontati - con una surrealtà massimamente incongrua ripete un risultato deludente. Niente da dire, per carità!, sulla maestria tecnica di sapore dichiaratamente kubrickiano, ma da un film, chi non ambisce a ritagliarsi un ruolo nell'empireo dei critici affabulatori, retorici e venditori di fumo, si aspetterebbe anche una narrativa solida e un minimo sensata.
[+]
Gli ho dato una seconda chanche. Ammetto che, dopo l'esperienza allucinante di The Lobster, uno dei film più assurdi fra i non pochi assurdi che mi è capitato di vedere, mi sarei ben guardato dal risomministrarmi un prodotto di Lanthimos se non fossi stato ingannato dal trailer, che faceva pensare a qualcosa di nettamente diverso dal precedente. Invece, rieccoci: sebbene questa volta una trama teoricamente plausibile ci sia, la mescolanza della realtà più ordinaria - con i dialoghi volutamente piatti, ellittici, scontati - con una surrealtà massimamente incongrua ripete un risultato deludente. Niente da dire, per carità!, sulla maestria tecnica di sapore dichiaratamente kubrickiano, ma da un film, chi non ambisce a ritagliarsi un ruolo nell'empireo dei critici affabulatori, retorici e venditori di fumo, si aspetterebbe anche una narrativa solida e un minimo sensata. Qui non c'è niente del genere, e non si vengano a fare paragoni con le tragedie greche classiche: gli dèi potrebbero reagire al peccato di empietà e infliggere pene ben più terribili di quelle toccate al povero Bob. Nota di merito all'interprete di Martin: con quella faccia e quella mimica, ha un futuro assicurato di caratterista per ogni tipo di perversione e turba mentale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
giovedì 5 luglio 2018
|
un enfant terrible
|
|
|
|
Dopo “The Lobster”, ritorna nelle sale cinematografiche il regista Yorgos Lanthimos con un altro film altrettanto particolare, intitolato “Il Sacrificio del Cervo Sacro”.
La storia ruota tutta intorno ad una coppia benestante di affermati medici (Colin Farrell e Nicole Kidman) con due figli, una ragazza adolescente ed un bambino. In apparenza è una famiglia perfetta, equilibrata, che va d’accordo e, pertanto, senza grandi discussioni, la quale provvede e vige molto attentamente sui propri ragazzi, impartendo loro mansioni da svolgere e seguendoli direttamente nelle attività scolastiche ed extra scolastiche con l’obiettivo di un miglioramento sempre crescente.
[+]
Dopo “The Lobster”, ritorna nelle sale cinematografiche il regista Yorgos Lanthimos con un altro film altrettanto particolare, intitolato “Il Sacrificio del Cervo Sacro”.
La storia ruota tutta intorno ad una coppia benestante di affermati medici (Colin Farrell e Nicole Kidman) con due figli, una ragazza adolescente ed un bambino. In apparenza è una famiglia perfetta, equilibrata, che va d’accordo e, pertanto, senza grandi discussioni, la quale provvede e vige molto attentamente sui propri ragazzi, impartendo loro mansioni da svolgere e seguendoli direttamente nelle attività scolastiche ed extra scolastiche con l’obiettivo di un miglioramento sempre crescente. La vita della famiglia, insomma, sembra tutta strutturata ed improntata ad ottenere costantemente il meglio in ogni suo aspetto senza possibilmente alcuno sbaglio o cedimento. Il marito nel contempo si incontra con un adolescente a cui fa dei regali costosi, con cui passeggia per le strade e per l’ospedale presso cui egli lavora, finchè non lo presenta, in qualità di aspirante medico, alla propria famiglia. Da questo momento il ragazzo, che, peraltro, dietro un’apparente gentilezza nei modi e nelle parole rivela uno sguardo di una persona disturbata mentalmente, inizia a frequentare la figlia del medico e si fa ben volere dal fratellino di lei. In breve tempo, però, la situazione precipita in quanto comincia ad ammalarsi seriamente ed inspiegabilmente il piccolo della famiglia, seguito a ruota dalla sorella cosicchè per entrambi dei quali, sembra non vi sia più alcun rimedio. E’ a questo punto che il padre confessa all’equilibrata e perfetta moglie il suo terribile segreto….
Svelare la fine, seppure immaginabile, non è corretto e pertanto si tralascia la parte conclusiva del film in cui si spiega chiaramente l’andamento dell’intera vicenda che prende spunto direttamente dalla tragedia classica di “Ifigenia in Aulide” di Euripide. Il regista Lanthimos, in pratica, trasporta l’opera o, più precisamente, il concetto espresso dall’autore greco ai giorni nostri, caricandola di metafore, però, poco comprensibili perché occorrerebbe effettivamente conoscere bene il testo originale. Nel complesso le scene sono tecnicamente ben girate (sebbene molte di esse riprendano quelle di Stanley Kubrik) e l’andamento della storia risulta ben scandito e lineare ma il regista ‘pecca’ grandemente di astrusità e di una complessità eccessive da svilire la propria pellicola e renderla soltanto gratuitamente pretenziosa. Lanthimos non è un regista diretto: tutte le sue opere vengono caricate di significati ed immagini ricercate per consegnare allo spettatore in maniera contorta il proprio messaggio e la propria concezione negativa sulla natura umana ingenerale. Ne ”Il Sacrificio del Cervo Sacro” , in conclusione, Lanthimos ribadisce la sua visione pessimistica sugli uomini e, come, appunto, in una tragedia classica, il concetto che ad una perdita, o sconfitta, ne deve corrispondere immediatamente un’ altra al fine pareggiare i conti, altrimenti si verificheranno altre più serie calamità. Se tale tipo di “giustizia”, poi, possa attuarsi, come rappresentato in questo contesto, è un’altra questione che ha poco a che fare con la realtà vera e propria di tutti i giorni.
Interessante, ma c’è di meglio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialo
|
venerdì 24 marzo 2023
|
tra mitologia greca e kubrick
|
|
|
|
Il sodalizio Yorgos Lanthimos-Efthymis Filippou sta alla cinematografia contemporanea greca come il sodalizio Battisti-Mogol sta alla canzone italiana degli anni '70. Uno regista, l'altro sceneggiatore, ci hanno già regalato il precedente The Lobster. Qui si cerca di alzare l'asticella, rievocando in modo evidente il cinema del maestro Kubrick (soprattutto quanto ci ha fatto vedere in Odissea nello spazio e Shining) ma anche la mitologia greca. Con le sue metafore ed allegorie sempre attuali. Protagonista è Steven (Colin Farrell), un cardiologo pieno di sé e la sua famiglia: Anna (Nicole Kidman), anch'ella dottoressa (fa l'oculista) e i loro due figli: Kim e Bob. I loro equilibri da tipica famiglia borghese americana vengono però scossi da un ragazzo: Martin.
[+]
Il sodalizio Yorgos Lanthimos-Efthymis Filippou sta alla cinematografia contemporanea greca come il sodalizio Battisti-Mogol sta alla canzone italiana degli anni '70. Uno regista, l'altro sceneggiatore, ci hanno già regalato il precedente The Lobster. Qui si cerca di alzare l'asticella, rievocando in modo evidente il cinema del maestro Kubrick (soprattutto quanto ci ha fatto vedere in Odissea nello spazio e Shining) ma anche la mitologia greca. Con le sue metafore ed allegorie sempre attuali. Protagonista è Steven (Colin Farrell), un cardiologo pieno di sé e la sua famiglia: Anna (Nicole Kidman), anch'ella dottoressa (fa l'oculista) e i loro due figli: Kim e Bob. I loro equilibri da tipica famiglia borghese americana vengono però scossi da un ragazzo: Martin. Il quale irromperà nelle loro vite fino a sconvolgerle. Ma dietro quella che sembra la follia di un ragazzo problematico, si nasconde una cruda verità. Forse proprio in virtù delle maggiori pretese registiche e testuali, il film non è riuscito fino in fondo. Presentando così un passo indietro rispetto a The Lobster, che si mostra più solido e lineare. Tuttavia, è da apprezzare il suo carattere enigmatico, disturbante, inquietante.
[-]
[+] e'' veramente disturbante
(di samanta)
[ - ] e'' veramente disturbante
|
|
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|
|
d'accordo? |
|
luciano sibio
|
giovedì 13 aprile 2023
|
equilibrio/squilibrio della famiglia borghese
|
|
|
|
La storia del film è tutta incentrata sul naturale senso di vendetta da parte di un ragazzo che ha visto morire suo padre a seguito di un atto di imprudenza di un chirurgo, sul quale riversa i suoi sentimebti di rivalsa. Il chirurgo tenta con ogni escamotage di aggirare questo malefico senso di vendetta ma non vi riesce e alla fine questa malefica vendetta lo raggiunge fin nell'intimo della sua vita famgliare sino ad imporre a lui e ai componenti del nucleo famiglere un estremo e inumano atto sacrificale.
La storia è un espediente flmico e spettcolare che serve però a porre l'attenzione su certe innaturali ed ipocrite forme di equilibrio su cui si basa la famiglia tradizionale borghese in cui all'occorrenza la violenza può anche far da cornice quando tale equlibrio è messo in pericolo .
[+]
La storia del film è tutta incentrata sul naturale senso di vendetta da parte di un ragazzo che ha visto morire suo padre a seguito di un atto di imprudenza di un chirurgo, sul quale riversa i suoi sentimebti di rivalsa. Il chirurgo tenta con ogni escamotage di aggirare questo malefico senso di vendetta ma non vi riesce e alla fine questa malefica vendetta lo raggiunge fin nell'intimo della sua vita famgliare sino ad imporre a lui e ai componenti del nucleo famiglere un estremo e inumano atto sacrificale.
La storia è un espediente flmico e spettcolare che serve però a porre l'attenzione su certe innaturali ed ipocrite forme di equilibrio su cui si basa la famiglia tradizionale borghese in cui all'occorrenza la violenza può anche far da cornice quando tale equlibrio è messo in pericolo .E su questa critica cala anche una sinistra versione antifemminista del regista per cui questa cornice di violenza umana che è sempre attuata dall'uomo ma è comunque studiata, capita con anticipo e voluta primariamente dalla donna, vera custode dell'equilibrio/squilibrio delle famiglia tradizionale borghese.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luciano sibio »
[ - ] lascia un commento a luciano sibio »
|
|
d'accordo? |
|
|