samanta
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sabato 9 giugno 2018
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quando l'apparenza rende felici gli spettatori
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Il film ha come oggetto la vita di Taylor Barnum, da ragazzino povero e modesto impiegato che stenta a mantenere la famiglia fino alla fondazione del circo e l'ingresso del socio Carlyle. La storia è estremamente romanzata e certo non può considerarsi un biopic, ma un musical che ha come pretesto la realizzazione del Museo Americano che presentava persone abnormi (giganti, la donna barbuta ecc.) e trapezisti come attrazioni, anche se nella realtà erano spesso dei falsi grossolani e poi successivamente descrive la realizzazione del Circo in strutture mobili i cosìdetti tendoni. Destano perplessità molte incongruenze prima di tutto chi interpreta Barnum Hugh Jackman ha 50 anni e si vedono tutti ma interpreta un Barnum nell'arco di molti anni e certamente all'inizio si vede visibilmente l'età dell'attore e così la moglie Charity (Michelle Williams, 4 nomination all'Oscar e 1 Golden Globe) che ha quasi 40 anni è difficilmente configurabile come una giovane sposa, incredibile poi l'incongruenza delle due figlie che appaiono di 6-7 anni e per tutta la durata della storia (almeno i 20 anni successivi) mantengono la stessa età: suvvia una sforzo della sceneggiatura e del regista e potevano trovare due ragazze giovani per il periodo successivo.
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Il film ha come oggetto la vita di Taylor Barnum, da ragazzino povero e modesto impiegato che stenta a mantenere la famiglia fino alla fondazione del circo e l'ingresso del socio Carlyle. La storia è estremamente romanzata e certo non può considerarsi un biopic, ma un musical che ha come pretesto la realizzazione del Museo Americano che presentava persone abnormi (giganti, la donna barbuta ecc.) e trapezisti come attrazioni, anche se nella realtà erano spesso dei falsi grossolani e poi successivamente descrive la realizzazione del Circo in strutture mobili i cosìdetti tendoni. Destano perplessità molte incongruenze prima di tutto chi interpreta Barnum Hugh Jackman ha 50 anni e si vedono tutti ma interpreta un Barnum nell'arco di molti anni e certamente all'inizio si vede visibilmente l'età dell'attore e così la moglie Charity (Michelle Williams, 4 nomination all'Oscar e 1 Golden Globe) che ha quasi 40 anni è difficilmente configurabile come una giovane sposa, incredibile poi l'incongruenza delle due figlie che appaiono di 6-7 anni e per tutta la durata della storia (almeno i 20 anni successivi) mantengono la stessa età: suvvia una sforzo della sceneggiatura e del regista e potevano trovare due ragazze giovani per il periodo successivo. Il film ha un ritmo frenetico condotto con abilità dal regista Michael Gracey al suo debutto come direttore di regia, la musica, di John Debney (autore di molte colonne musicali: La Passione di Cristo, The Call, Iron Men 2, ...), è praticamente ininterrotta salvo brevi dialoghi, ma di buon livello anche se un pò assordante, alcune delle canzoni sono belle (una ha ricevuto una nomination all'Oscar 2018), peraltro anche qui c'é un'incongruenza: dubito che intorno al 1850 ci fossero parole e musica "pop". La morale del film è che amore e successo possano convivere e che le persone emarginate per il loro aspetto possano trovare accoglienza e un scopo nella vita esibendosi e quindi un acquistando una posizione nella società, anche se a mio avviso essere esposti al ridicolo non è certo una cosa che può trovare consenso. Ottimi l'ambientazione, i costumi e gli effetti speciali digitali, così come buona l'interpretazione degli attori, tra gli altri nei panni del socio Zac Efron attore e cantante di notevole successo. Un film complessivamente buono che attira lo spettatore e lo coinvolge specie grazie alla musica.
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jey
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martedì 26 dicembre 2017
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uno spettacolo di spettacolo!
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Visto ieri sera, lo aspettavo con ansia già da due settimane, mi sono innamorata di questo film già dal trailer, e con estremo piacere, si è confermato minuto per minuto tutto quello che mi aspettavo e forse anche di più.. mi aspettavo qualche pecca, qualche esasperazione di musiche, colori o drammaticità, ma si tratta di un circo in fondo e il regista è riuscito ad emozionare in ogni singola inquadratura, in ogni singola canzone è musica(tutte bellissime), in ogni fantastica coreografia che per la prima volta, dopo il musical Mamamia, ti fa davvero venire voglia di alzarti dalla sedia e unirti al cast ballando. Perfetto anche il montaggio, sia visivo che sonoro. Perfette le recitazioni di Hugh Jackman, di Michelle Williams e di Rebecca Ferguson, ma anche la piacevole scoperta di Zendaya, che pur essendo così giovane ha avuto un grande impatto recitativo sulle scene.
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Visto ieri sera, lo aspettavo con ansia già da due settimane, mi sono innamorata di questo film già dal trailer, e con estremo piacere, si è confermato minuto per minuto tutto quello che mi aspettavo e forse anche di più.. mi aspettavo qualche pecca, qualche esasperazione di musiche, colori o drammaticità, ma si tratta di un circo in fondo e il regista è riuscito ad emozionare in ogni singola inquadratura, in ogni singola canzone è musica(tutte bellissime), in ogni fantastica coreografia che per la prima volta, dopo il musical Mamamia, ti fa davvero venire voglia di alzarti dalla sedia e unirti al cast ballando. Perfetto anche il montaggio, sia visivo che sonoro. Perfette le recitazioni di Hugh Jackman, di Michelle Williams e di Rebecca Ferguson, ma anche la piacevole scoperta di Zendaya, che pur essendo così giovane ha avuto un grande impatto recitativo sulle scene. E anche di Keala Seattle che non conoscevo e che mi ha trascinato letteralmente al cinema con la sua meravigliosa interpretazione di "This si me". Pensavo di trovare la sala più piena il giorno di Natale, ma non dubito si riempirà nei prossimi giorni visto là standing ovations che è stata fatta in toto all'inizio dei titoli di coda, (non mi succedeva di vederla dal Ciclone). Insomma.. personalmente un piccolo capolavoro che spero non venga snobbato dagli Oscar, nonché un bel regalo di Natale!
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[+] un musical d’impatto, perfetto per le feste
(di antoniomontefalcone)
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alex2044
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martedì 2 gennaio 2018
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ritornare bambini con i "baracconi " ? si può !
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Un tempo , quando ero bambino , all'arrivo del Carnevale si andavano a vedere i "baracconi" , con il loro contorno di giostre e spettacoli , a detta degli imbonitori , sorprendenti che più non si può . E' stata perciò una piccola festa , rientrare in quell'ambiente , andando a vedere questo film che racconta la storia di chi ha praticamente inventato questi spettacoli , che fanno della ricerca dello stupore il loro fine primario . Il regista Michael Gracy , con l'ausilio determinante di uno spettacolare Hugh Jackman bravissimo come attore e superlativo come cantante , ha confenzionato questo musical pieno di "baracconate" circensi , rumorose , sorprendenti , teatrali e coloratissime dove tutto è esagerato .
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Un tempo , quando ero bambino , all'arrivo del Carnevale si andavano a vedere i "baracconi" , con il loro contorno di giostre e spettacoli , a detta degli imbonitori , sorprendenti che più non si può . E' stata perciò una piccola festa , rientrare in quell'ambiente , andando a vedere questo film che racconta la storia di chi ha praticamente inventato questi spettacoli , che fanno della ricerca dello stupore il loro fine primario . Il regista Michael Gracy , con l'ausilio determinante di uno spettacolare Hugh Jackman bravissimo come attore e superlativo come cantante , ha confenzionato questo musical pieno di "baracconate" circensi , rumorose , sorprendenti , teatrali e coloratissime dove tutto è esagerato . Il rischio di far passare Barnum come lo sfruttatore delle disgrazie altrui è stato corso . Ma l'umanizzazione e lo scavo dei sentimenti dei singoli personaggi e dello stesso protagonista ha permesso di superare benissimo tutti gli ostacoli . Infatti , con una frase lapidaria , Barnum , spiega ad un giovane uomo piccolissimo , perchè poteva far parte di questa squadra di diversi : " Anche se non farai questo spettacolo qualcuno continuerà a ridere di te , dunque perchè non farlo a pagamento ?" Quindi la donna barbuta , l'uomo più alto del mondo , quello più forte , quello più piccolo , il più tatuato riempiono con la loro umanità mai dolente , anzi quasi sempre sorridente , tutto il corso del film .Che è soprattutto spettacolare ma non disdegna anche alcuni momenti più sentimentali .Detto di Jackman , gli altri attori , compresi quelli , con le parti più di contorno sono tutti bravi e credibili .Le musiche in un musical sono spesso punto di forza del film . Qui , sorprendentemente , pur essendo apprezzabili e di buona fattura , vengono superate per coinvolgimento dal contesto in cui la storia si svolge . E questo è il vero punto di forza di quest'opera , eccessiva e vorticosa che ti fa superare le due ore di spettacolo in un lampo .
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fabio
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lunedì 24 settembre 2018
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un musical con le carte in regola
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Dopo La la land non mi aspettavo di vedere un'altro bel musical; invece ecco qui: la straordinaria macchina di Hollywood dimostra di saper realizzare un bel lavoro da un progetto che ha le sue belle complessità. Non deve essere certo una passeggiata raccontare, per lo più con il registro del musical, la vita di un personaggio controverso come Barnum.
Dalle umili origini fino al tetto del mondo: un viaggio che attraversa tanti "mondi" ma tutti in qualche modo legati insieme da un unico grande canovaccio, quello della commedia umana. Un film che farà sicuramente riflettere lo spettatore. Il ritmo incalza e tutto si muove in sincronia come un perfetto meccanismo.
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Dopo La la land non mi aspettavo di vedere un'altro bel musical; invece ecco qui: la straordinaria macchina di Hollywood dimostra di saper realizzare un bel lavoro da un progetto che ha le sue belle complessità. Non deve essere certo una passeggiata raccontare, per lo più con il registro del musical, la vita di un personaggio controverso come Barnum.
Dalle umili origini fino al tetto del mondo: un viaggio che attraversa tanti "mondi" ma tutti in qualche modo legati insieme da un unico grande canovaccio, quello della commedia umana. Un film che farà sicuramente riflettere lo spettatore. Il ritmo incalza e tutto si muove in sincronia come un perfetto meccanismo. Danno buona prova tutti gli attori, che interpretano anche le parti vocali. La musica è trascinante come ci si aspetta che sia. Scenografia e costumi non deludono.
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felicity
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mercoledì 17 marzo 2021
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musical spettacolare e coraggioso
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The Greatest Showman non è un film leggero. L’esordiente Michael Gracey gioca con l’ottimismo e costruisce un’allegoria dell’America di Trump. La donna barbuta, l’uomo più alto del continente, il nano e il resto della compagnia rappresentano il diverso, lo straniero che l’upper class non può accettare. Anche se hanno diritto di vivere anche loro, di mostrarsi in pubblico senza provare vergogna. Questo è lo spettacolo più grande del mondo, quello in cui siamo tutti uguali, in cui il colore della pelle o un handicap non portano alla discriminazione. È nata una stella? Non solo una, ma tante, che finalmente possono brillare di un’esistenza normale.
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The Greatest Showman non è un film leggero. L’esordiente Michael Gracey gioca con l’ottimismo e costruisce un’allegoria dell’America di Trump. La donna barbuta, l’uomo più alto del continente, il nano e il resto della compagnia rappresentano il diverso, lo straniero che l’upper class non può accettare. Anche se hanno diritto di vivere anche loro, di mostrarsi in pubblico senza provare vergogna. Questo è lo spettacolo più grande del mondo, quello in cui siamo tutti uguali, in cui il colore della pelle o un handicap non portano alla discriminazione. È nata una stella? Non solo una, ma tante, che finalmente possono brillare di un’esistenza normale.
The Greatest Showman ha tutte le acerbità di un’opera prima, e a volte cade negli stereotipi, ma le coreografie valgono il prezzo del biglietto e le musiche sono travolgenti. Era dai tempi di Moulin Rouge che un casa di produzione non accettava la sfida di realizzare un musical che non fosse neanche mai stato a Broadway. La scommessa è vinta e Hugh Jackman, Barnum nel film, dimostra di essere il vero mattatore, il one man show su cui costruire l’intera vicenda. L’attore aveva già dato prova del suo talento e conferma di essere uno degli attori più versatili di Hollywood. Prima Wolverine, poi Valjean e adesso Barnum: il re dello spettacolo, il presentatore che ammicca alla platea con il suo sorriso smagliante, l’uomo del momento.
Il musical è anche un monito all’ambizione sfrenata, alla voglia di raggiungere il successo a ogni costo.
Più che un dramma biografico, tutto è all’insegna di una visione radiosa della vita di Barnum e della sua professione circense, nonostante le accuse di mistificazione, necessarie per stuzzicare il feticismo visivo degli americani incuriositi di vedere e ridere (pagando) di stranezze, dallo scherno iniziale fino alla celebrazione della loro unicità. I tempi di The Greatest Showman sono esattamente quelli base di ogni musical: celebrazione dell’atto visivo e canoro a suon di ritmo, con un orecchio più attento al pop e quindi al canto di gruppo, alternando ballate e momenti travolgenti e ispiratissimi, svendendo, inevitabilmente, la figura dello stesso Barnum, e riconducendolo a umile sognatore in un mondo troppo razionalizzato e quindi triste, grigio, anestetizzato dal bigottismo. Il circo di Barnum si presenta come vero e proprio festival di luci, colori e suoni, facendo trionfare (un po’ troppo) l’amore e i sentimenti spiccioli e lasciandosi dietro ogni critica e il minimo di contestualizzazione storica e psicologica dei personaggi.
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no_data
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venerdì 29 dicembre 2017
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the greatest... ending of 2017
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Più che la storia, a travolgere è la colonna sonora che con il suo ritmo accompagna l’intero film: ballate alternate a ritmi scatenati, un po’ come l’animo dello spettacolo circense che rappresenta, a volte nostalgico, a volte frenetico.
Non è il “Moulin Rouge” di Luhrmann che, con un copione da fiaba classica e consolidata, con una Nicole Kidman scintillante e pazzesca – pre chirurgia invasiva – ed un Ewan McGregor ripulito dal tossico di Trainspotting, arrivando dopo anni in cui il musical era un genere dimenticato e considerato di serie B fu un successo planetario forse ai livelli di “Tutti insieme appassionatamente”, dando il via ad una nuova stagione di trionfo (Dreamgirls, Chicago…).
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Più che la storia, a travolgere è la colonna sonora che con il suo ritmo accompagna l’intero film: ballate alternate a ritmi scatenati, un po’ come l’animo dello spettacolo circense che rappresenta, a volte nostalgico, a volte frenetico.
Non è il “Moulin Rouge” di Luhrmann che, con un copione da fiaba classica e consolidata, con una Nicole Kidman scintillante e pazzesca – pre chirurgia invasiva – ed un Ewan McGregor ripulito dal tossico di Trainspotting, arrivando dopo anni in cui il musical era un genere dimenticato e considerato di serie B fu un successo planetario forse ai livelli di “Tutti insieme appassionatamente”, dando il via ad una nuova stagione di trionfo (Dreamgirls, Chicago…).
“The Greatest Showman” è un film bello da vedere, con una fotografia notevole ed una regia da video musicale. Veloce, mai noioso, un entusiasmante Hugh Jackman, già rodato ne Les Miserables, affiancato dalla moglie (cinematografica) Michelle Williams (Dawson's Creek: do you remember Jen?), uno Zac Efron cresciuto – cresciuto bene, aggiungerei – e Rebecca Ferguson, già candidata ai Golden Globe, nella parte della cantante d’opera sedotta e respinta da Jackman doppiata nel canto da Loren Allred – finalista di The Voice USA. Anche la stella di Broadway, sconosciuta al grande pubblico, Keala Settle “spacca” con una voce portentosa che non necessita di doppiaggio ed una presenza importante da donna barbuta.
Oltre alle storie d’amore che si intrecciano lungo tutto lo sviluppo del film, i fil rouge sono il diverso, l’emarginato, le differenze di classe sociale – strano, temi poco attuali ai giorni nostri – che rischiano di far precipitare la trama nel banale e nello scontato, ma che fortunatamente si salva sempre anche grazie ai repentini cambi di ritmo e alla colonna sonora (disponibile da inizio dicembre su Spotify).
Considerando “LaLaLand” una palla micidiale - mi ha stufato dalla prima scena - “The Greatest Showman” è il musical giusto per chiudere questo 2017.
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luca_cinemaniac
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domenica 31 dicembre 2017
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hugh jackman e' il più grande showman
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Lasciando la lettura della breve trama a Wikipedia, andiamo dritti al punto. Il film, uscito un anno dopo La La Land, è l'ennesimo musical Hollywoodiano sinonimo di grande spettacolo ed enorme qualità, il che garantisce un altro punto positivo per il genere Musical.
Le musiche inebriano nella loro maestosità, ritmo e, spesso, malinconia legata alle parole usate per sottolineare il tono di ogni scena.
Dagli attori non protagonisti al grande Jackman tutti trovano modo di risplendere sotto ai riflettori ma è proprio quest'ultimo che da il meglio di se. Con l'abilità di recitare egregiamente, balla e cantare, l'attore di Wolverine riesce a strabiliare diventando egli stesso ''The Greatest Shomanw'' ( Il più grande showman).
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Lasciando la lettura della breve trama a Wikipedia, andiamo dritti al punto. Il film, uscito un anno dopo La La Land, è l'ennesimo musical Hollywoodiano sinonimo di grande spettacolo ed enorme qualità, il che garantisce un altro punto positivo per il genere Musical.
Le musiche inebriano nella loro maestosità, ritmo e, spesso, malinconia legata alle parole usate per sottolineare il tono di ogni scena.
Dagli attori non protagonisti al grande Jackman tutti trovano modo di risplendere sotto ai riflettori ma è proprio quest'ultimo che da il meglio di se. Con l'abilità di recitare egregiamente, balla e cantare, l'attore di Wolverine riesce a strabiliare diventando egli stesso ''The Greatest Shomanw'' ( Il più grande showman).
Il film è una ventata di aria fresca, non tanto per la trama abbastanza ''tradizionale'' quanto per lo stile e i temi che vuole trattare. Nonostante l'intrinseca malinconia il film fa emozionare, commuovere ma anche ridere. E ridere non basta mai, soprattutto in un periodo nel quale ancora una volta il film sulla seconda guerra mondiale nascono come funghi.
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udiego
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giovedì 28 dicembre 2017
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un grandissimo show
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P.T. Barnum, ragazzo dalle umili origini, resta orfano in giovane età. Ma nonostante le avversità non si perde d'animo e continua a credere nel sogno americano. Saranno i suoi sogni, le sue speranze e le sue ambizioni a condurre la sua vita in un continuo sali e scendi, come in ogni show che si rispetti, tra gloria e delusioni. Solo l'amore per la sua famiglia e per le cose che contano davvero riusciranno a mostrargli la strada giusta da seguire.
L'opera, scritta tra gli altri dall'esperto sceneggiatore Bill Condon, porta davanti al pubblico solo un aspetto della vita di P.
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P.T. Barnum, ragazzo dalle umili origini, resta orfano in giovane età. Ma nonostante le avversità non si perde d'animo e continua a credere nel sogno americano. Saranno i suoi sogni, le sue speranze e le sue ambizioni a condurre la sua vita in un continuo sali e scendi, come in ogni show che si rispetti, tra gloria e delusioni. Solo l'amore per la sua famiglia e per le cose che contano davvero riusciranno a mostrargli la strada giusta da seguire.
L'opera, scritta tra gli altri dall'esperto sceneggiatore Bill Condon, porta davanti al pubblico solo un aspetto della vita di P.T. Barnum, quello dello showman la cui creatività e spregiudicatezza lo porteranno a creare qualcosa di veramente sensazionale. Tralasciando giudizi del tutto personali sul personaggio Barnum, il film rappresenta un vero show per lo spettatore. Dal punto di vista musicale (le canzoni sono state scritte dal duo premio Oscar per le musiche di "La La Land") e coreografico "The Greatest Showman" è un vero piacere per il pubblico, che riesce a percepire tutta l'energia e la carica che i personaggi riescono a far esplodere in tutte le situazioni. Le emozioni non mancano e non si può fare altro che restarne coinvolti. Valore aggiunto il cast, che con Hugh Jackman in testa, regala una performance di ottimo livello. Purtroppo gli stessi spunti positivi non riusciamo a trovarli nella sceneggiatura, non capace di sfruttare lo slancio che un'opera di questo genere riesce a mettere a disposizione. Apprezzabile il tentavo di rappresentare sul grande schermo le contrapposizioni tra l'intrattenimento popolare (che la critica non riconoscerà mai come arte) e l'arte tra le sue più nobili espressioni. Le diversità umane e sociali che questi due mondi portano con se, sono però solo abbozzate con qualche clichè fin troppo convenzionale. "The Greatest Showman" si presenta in fin dei conti come un ottimo film di intrattenimento soprattutto dal punto di vista artistico, mettendo in secondo piano gli aspetti della vicenda senza mai sviscerarli in modo profondo. Detto questo il prodotto non può che essere giudicato in modo più che positivo capace di regalare in questo periodo natalizio un bel mix di gioia e carica a chi va a vederlo
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freerider
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mercoledì 27 dicembre 2017
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un musical che più convenzionale non si può...
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Non serviva la risposta mainstream a Lalaland per farci rimpiangere l'indimenticabile film di Chazelle, non serviva ma è arrivata puntualmente con The greatest showman proprio il 25 dicembre ed ecco a noi una favolona musicata fintissima e chiassosa, progettata per chi è in vena di amenità natalizie.
Abbandonata con le primissime scene ogni aspettativa di carattere storico-filologica sul personaggio di PT Barnum, ripieghiamo su previsioni da colossal riempisala: narrazione convenzionale ed edulcorata, snodi prevedibili, emozioni pilotate, estetica fiabesca. Anche in quest'ottica notevolmente ridimensionata non sfugge però lo scollamento tra la collocazione (finto)ottocentesca del soggetto e il banale modernismo dei numeri cantati: a freddo i personaggi si producono in coreografie di gruppo più adatte a un video di Janet Jackson, le musiche sono orecchiabili ma nulla che si distingua dallo standard commerciale odierno, ad un certo punto salta fuori addirittura una specie di Celine Dion ante litteram che gorgheggia dal palco al massimo volume tollerabile.
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Non serviva la risposta mainstream a Lalaland per farci rimpiangere l'indimenticabile film di Chazelle, non serviva ma è arrivata puntualmente con The greatest showman proprio il 25 dicembre ed ecco a noi una favolona musicata fintissima e chiassosa, progettata per chi è in vena di amenità natalizie.
Abbandonata con le primissime scene ogni aspettativa di carattere storico-filologica sul personaggio di PT Barnum, ripieghiamo su previsioni da colossal riempisala: narrazione convenzionale ed edulcorata, snodi prevedibili, emozioni pilotate, estetica fiabesca. Anche in quest'ottica notevolmente ridimensionata non sfugge però lo scollamento tra la collocazione (finto)ottocentesca del soggetto e il banale modernismo dei numeri cantati: a freddo i personaggi si producono in coreografie di gruppo più adatte a un video di Janet Jackson, le musiche sono orecchiabili ma nulla che si distingua dallo standard commerciale odierno, ad un certo punto salta fuori addirittura una specie di Celine Dion ante litteram che gorgheggia dal palco al massimo volume tollerabile. Pazienza per Hugh Jackman che è uso a operazioni ad alto budget e incasso sicuro come queste, peccato invece vedere le potenzialità di un'attrice sensibile come Michelle Williams sacrificate in un ruolo che ha le sfaccettature psicologiche di una principessa Disney.
Prodotto tipicamente festivo con scadenza 6 gennaio.
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kleber
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domenica 31 dicembre 2017
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la fiera delle banalità
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Decisamente sopravvalutato e sovrastellato. Durante i 110 min. di proiezione il pubblico affluito in sala con l’onesta aspettativa di intrattenimento festivo e festoso, è reso catatonico da una pellicola che non concede un sorriso né un’emozione, allibito da una sceneggiatura incolore e inodore, inframezzata di brani cantati che sono sempre lo stesso, composto nel più trito cliché musical-ese (sono meglio le musical-parodie di Lillo e Greg a 610 di RaiRadio2), coreografie da Canzonissima, costumi civili da telenovela brasiliana ma costumi circensi da carnevale in parrocchia. Il protagonista Hugh Jackman (sotto tranquillanti per tutto il film), apparenelle scene degli esordi dove dovrebbe averne 19-20 anni, già come il cinquantenne che è, contendendo la figlia al suocero coetaneo.
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Decisamente sopravvalutato e sovrastellato. Durante i 110 min. di proiezione il pubblico affluito in sala con l’onesta aspettativa di intrattenimento festivo e festoso, è reso catatonico da una pellicola che non concede un sorriso né un’emozione, allibito da una sceneggiatura incolore e inodore, inframezzata di brani cantati che sono sempre lo stesso, composto nel più trito cliché musical-ese (sono meglio le musical-parodie di Lillo e Greg a 610 di RaiRadio2), coreografie da Canzonissima, costumi civili da telenovela brasiliana ma costumi circensi da carnevale in parrocchia. Il protagonista Hugh Jackman (sotto tranquillanti per tutto il film), apparenelle scene degli esordi dove dovrebbe averne 19-20 anni, già come il cinquantenne che è, contendendo la figlia al suocero coetaneo. Convincente Rebecca Ferguson, non a caso selezionata per il ruolo di “femme fatale” svedese, seduce il pubblico maschile d’antan,(somiglia alla Abba brunetta)… ma da grande cantante in scena interpreta un repertorio talmente scontato che ci mancano solo i quattro giudici di “Got Talent” illuminare le x dalla platea del Barnum. Si sono gettate alle ortiche anche le opportunità espressive inutilmente offerte dalla presenza dei freaks, i proverbiali mostri del circo Barnum, risolti con fratelli siamesi tenuti a braccetto sotto la giacca, uomo tatuato che qualsiasi gestore di tattoo poteva meglio impersonare, uomo più alto del mondo in bilico sui trampoli e donna barbuta con la barba talmente posticcia che si vorrebbe completa almeno di occhiali e naso finto. Non può passare tutto con la scusa di mostrare il lato “impostore” di Barnum, qui di posticcio abbiamo tutto il film. Le scene più rutilanti, con gli elefanti ritti sulle zampe posteriori, assurta ad icona dello sfarzo yankee, è qui rappresentata in modo talmente modesto, da far rimpiangere la citazione spesso inserita da Groening nei Simpson. Zac Efron perfettamente a suo agio. Migliori attrici in scena le due bambine figle di Barnum, forti anche di una vaga rimembranza,assolutamente involontaria,delle bimbe di Shining. Chi sperava in un sequel di Moulin Rouge, se ne va rimpiangendo il pur modesto predecessore LaLaLand.
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