flyanto
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lunedì 22 ottobre 2018
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una donna ed il suo difficile compito
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Tratto da un’opera dello scrittore Ian Mc Ewan, “Il Verdetto” , del regista britannico Richard Eyre, è un legal thriller drammatico che pone al centro della storia il personaggio femminile di un’importante giudice (Emma Thompson), che quotidianamente è assorbito dal difficile ed oneroso compito di esprimere i più equi responsi sui più svariati e molteplici casi concernenti il diritto di famiglia. La sua attività, che la donna svolge con dovizia e passione, la assorbe a tal punto da non rendersi conto che il rapporto con il proprio marito è ormai fortemente compromesso in quanto l’uomo, sentendosi da lei trascurato, si è innamorato di un’altra donna.
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Tratto da un’opera dello scrittore Ian Mc Ewan, “Il Verdetto” , del regista britannico Richard Eyre, è un legal thriller drammatico che pone al centro della storia il personaggio femminile di un’importante giudice (Emma Thompson), che quotidianamente è assorbito dal difficile ed oneroso compito di esprimere i più equi responsi sui più svariati e molteplici casi concernenti il diritto di famiglia. La sua attività, che la donna svolge con dovizia e passione, la assorbe a tal punto da non rendersi conto che il rapporto con il proprio marito è ormai fortemente compromesso in quanto l’uomo, sentendosi da lei trascurato, si è innamorato di un’altra donna. Quando ciò le viene rivelato direttamente dal consorte stesso, la protagonista sta nel frattempo lavorando ad un caso delicato e, cioè, deve giudicare se dichiarare necessaria e, dunque, obbligatoria o meno la trasfusione di sangue che salverebbe la vita ad un ragazzo di diciassette anni affetto da leucemia che, invece, in nome della sua Fede, appartenendo ai Testimoni di Geova, la rifiuta totalmente. Il responso a sfavore della volontà del ragazzo, in quanto ancora minorenne e, pertanto, impossibilitato a decidere per sé legalmente parlando, conduce ad una serie di circostanze che fanno sì che il giovane, rimasto affascinato dalla personalità del suddetto giudice, cerchi di avvicinarcisi a tutti i costi, risultando anche un poco ossessivo. Il susseguirsi degli eventi conseguenti e la situazione personale della protagonista stessa porteranno la donna a far vacillare le proprie certezze ed a riflettere profondamente sull’ormai troppo cambiata condizione.
Un legal thriller che più propriamente è da definirsi come un film drammatico perché, infatti, al di là della questione legale rappresentata, in realtà la vicenda ruota tutta, ripeto, intorno alla figura femminile del giudice che rivede, in seguito agli eventi personali e professionali, totalmente la propria esistenza, influenzando profondamente la propria persona. Al di là di ciò il film, che vanta di una regia rigorosa, lineare e lucida, nonchè dell’ottima interpretazione sia di Emma Thompson che di Stanley Tucci, nella parte del marito, appare un po’ troppo lento. Insomma, la pellicola convince poco e da avvincente, come ben si presenta all’inizio, man mano che la vicenda si snoda, perde il mordente cadendo un poco nel tedio. Peccato!
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flyanto
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lunedì 22 ottobre 2018
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una donna ed il suo difficile compito
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Tratto da un’opera dello scrittore Ian Mc Ewan, “Il Verdetto” , del regista britannico Richard Eyre, è un legal thriller drammatico che pone al centro della storia il personaggio femminile di un’importante giudice (Emma Thompson), che quotidianamente è assorbito dal difficile ed oneroso compito di esprimere i più equi responsi sui più svariati e molteplici casi concernenti il diritto di famiglia. La sua attività, che la donna svolge con dovizia e passione, la assorbe a tal punto da non rendersi conto che il rapporto con il proprio marito è ormai fortemente compromesso in quanto l’uomo, sentendosi da lei trascurato, si è innamorato di un’altra donna.
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Tratto da un’opera dello scrittore Ian Mc Ewan, “Il Verdetto” , del regista britannico Richard Eyre, è un legal thriller drammatico che pone al centro della storia il personaggio femminile di un’importante giudice (Emma Thompson), che quotidianamente è assorbito dal difficile ed oneroso compito di esprimere i più equi responsi sui più svariati e molteplici casi concernenti il diritto di famiglia. La sua attività, che la donna svolge con dovizia e passione, la assorbe a tal punto da non rendersi conto che il rapporto con il proprio marito è ormai fortemente compromesso in quanto l’uomo, sentendosi da lei trascurato, si è innamorato di un’altra donna. Quando ciò le viene rivelato direttamente dal consorte stesso, la protagonista sta nel frattempo lavorando ad un caso delicato e, cioè, deve giudicare se dichiarare necessaria e, dunque, obbligatoria o meno la trasfusione di sangue che salverebbe la vita ad un ragazzo di diciassette anni affetto da leucemia che, invece, in nome della sua Fede, appartenendo ai Testimoni di Geova, la rifiuta totalmente. Il responso a sfavore della volontà del ragazzo, in quanto ancora minorenne e, pertanto, impossibilitato a decidere per sé legalmente parlando, conduce ad una serie di circostanze che fanno sì che il giovane, rimasto affascinato dalla personalità del suddetto giudice, cerchi di avvicinarcisi a tutti i costi, risultando anche un poco ossessivo. Il susseguirsi degli eventi conseguenti e la situazione personale della protagonista stessa porteranno la donna a far vacillare le proprie certezze ed a riflettere profondamente sull’ormai troppo cambiata condizione.
Un legal thriller che più propriamente è da definirsi come un film drammatico perché, infatti, al di là della questione legale rappresentata, in realtà la vicenda ruota tutta, ripeto, intorno alla figura femminile del giudice che rivede, in seguito agli eventi personali e professionali, totalmente la propria esistenza, influenzando profondamente la propria persona. Al di là di ciò il film, che vanta di una regia rigorosa, lineare e lucida, nonchè dell’ottima interpretazione sia di Emma Thompson che di Stanley Tucci, nella parte del marito, appare un po’ troppo lento. Insomma, la pellicola convince poco e da avvincente, come ben si presenta all’inizio, man mano che la vicenda si snoda, perde il mordente cadendo un poco nel tedio. Peccato!
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maurizio.meres
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lunedì 22 ottobre 2018
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decidere se far vivere un essere umano
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Film di assoluto interesse sociale,dove può arrivare il giudizio istituzionale e come può entrare nell'intimo spirituale di una famiglia con dei principi religiosi che non permettono ad un povero ragazzo un tentativo di salvezza da un male incurabile,i principi istituzionali che sono il cammino esistenziale della vita sociale vengono messi alla prova da una spiritualità rigida e severa.
Il giudice,una donna tormentata da questa vicenda che la vede protagonista attraverso una intensa dedizione al lavoro che la fa incombere in una crisi esistenziale famigliare,incomprensione con il marito,crisi coniugale tra due persone soprattuto lei assente che guarda solo il suo lavoro,quando prende la decisione che sicuramente le cambierà la vita di far curare il ragazzo,e lo stesso si avvicina a lei in un morboso attaccamento,riaffiorano tutte le incongruenze della sua vita e vede forse per la prima volta se stessa non come giudice ma da giudicata.
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Film di assoluto interesse sociale,dove può arrivare il giudizio istituzionale e come può entrare nell'intimo spirituale di una famiglia con dei principi religiosi che non permettono ad un povero ragazzo un tentativo di salvezza da un male incurabile,i principi istituzionali che sono il cammino esistenziale della vita sociale vengono messi alla prova da una spiritualità rigida e severa.
Il giudice,una donna tormentata da questa vicenda che la vede protagonista attraverso una intensa dedizione al lavoro che la fa incombere in una crisi esistenziale famigliare,incomprensione con il marito,crisi coniugale tra due persone soprattuto lei assente che guarda solo il suo lavoro,quando prende la decisione che sicuramente le cambierà la vita di far curare il ragazzo,e lo stesso si avvicina a lei in un morboso attaccamento,riaffiorano tutte le incongruenze della sua vita e vede forse per la prima volta se stessa non come giudice ma da giudicata.
Film ottimamente strutturato tutte le situazioni vengono trasmesse al publico con chiarezza e toccanti sotto il profilo umano,sceneggiatura rigida ma efficace dialogato con fermezza.
Magistrale Emma Thompson,con stile ed eleganza,interpreta la giudice,personalmente sono rimasto affascinato dai suoi modi di fare ,dagli sguardi profondi e la scioltezza con cui gira intorno alla macchina da presa,splendida donna.
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foffola40
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domenica 21 ottobre 2018
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elegante
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L'eleganza delle forme che in ogni circostanza appare in questo racconto sono giustificate dalla sceneggoatura raffinata e dal contenuto principale: l'amministrazione della giustizia quando i temi trattati riguardano i minori. La professionalità elevata della giudice Fiona May si riflette anche in chi la circonda dal cancelliere, all'amico cantante e anche al marito piuttosto trascurato proprio per motivi di lavoro Due i protagonisti: Emma Thompson e Stanley Tucci, bravi entrambi,contenuti e silenziosi anche nei momenti più drammatici. Foffola40
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vanessa zarastro
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domenica 21 ottobre 2018
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una storia ambivalente
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È strano come al cinema vengano spesso dipinte donne di potere: recentemente in “The Post” l’editor del giornale Katharine Graham (interpretata magistralmente da Meryl Streep), da perfetta housewife borghese, prende coscienza con il tempo e con le disavventure del “Washington Post”. La stessa attrice ha impersonato nel 2011 Margaret Thatcher in “The Iron Lady”, una delle donne più influenti del secolo scorso, mentre Helen Mirror ci aveva già deliziato come Regina Elisabetta nel film “The Queen – La regina” nel 2006. Ultimo, appena uscito nelle sale “Il verdetto” con Emma Thompson nelle parti di un giudice.
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È strano come al cinema vengano spesso dipinte donne di potere: recentemente in “The Post” l’editor del giornale Katharine Graham (interpretata magistralmente da Meryl Streep), da perfetta housewife borghese, prende coscienza con il tempo e con le disavventure del “Washington Post”. La stessa attrice ha impersonato nel 2011 Margaret Thatcher in “The Iron Lady”, una delle donne più influenti del secolo scorso, mentre Helen Mirror ci aveva già deliziato come Regina Elisabetta nel film “The Queen – La regina” nel 2006. Ultimo, appena uscito nelle sale “Il verdetto” con Emma Thompson nelle parti di un giudice. Chi più di un giudice ha in mano le sorti della vita e della morte? Come vengono vissute le decisioni prese in aula? E le conseguenze?
Tutti i film che ho elencato parlano di donne forti, considerate fredde – la Thatcher era appunto chiamata la Lady di ferro – ma il cinema vuole scavare nell’anima delle donne di potere e trovarne le emozioni nascoste o la fragilità nei momenti di malattia.
Nel 1989 il Regno Unito promulgò il Children Act, legge finalizzata a garantire e promuovere il benessere dei minori. "Quando una corte di giustizia delibera in merito all'educazione di un bambino, il benessere del bambino stesso deve essere considerato come prevalente e prioritario", recita il Codice dei minori che nel 1989 rivoluzionò la legislazione britannica in materia di diritto dei minori.
“Il verdetto” è tratto dal libro “Children Act” - tradotto in italiano con il titolo “La ballata di Adam Henry” - il romanzo di Ian McEwan che narra di una travolgente passione per la vita che si accompagna a una strenua volontà autodistruttiva in Adam, un ragazzo diciassettenne malato di leucemia che in ospedale rifiuta una trasfusione di sangue perché testimone di Geova e per questa religione il sangue sembra essere la propria individualità che va preservata e mai contaminata. Lo stesso McEwan ha curato la sceneggiatura del film.
Fiona Maye (una Emma Thompson da Oscar) è uno stimatissimo e integerrimo giudice della sezione Famiglia dell’Alta Corte britannica, chiamata a risolvere i casi eticamente complessi inerenti al Diritto di Famiglia su cui è chiamata a pronunciarsi, e spesso è costretta a prendere decisioni impopolari. Ad esempio la separazione di due neonati gemelli siamesi destinati a morire entrambi ma che con una separazione chirurgica uno dei due ha ottime possibilità di farcela mentre l’altro, recisa l’aorta, verrebbe sacrificato. Fiona è costretta a scindere continuamente ciò che può provare emotivamente da ciò che razionalmente è reputato logico, o giusto.
Nel caso del giovane Adam Henry (Fionn Whitehead), in modo assolutamente inusuale e rompendo il distacco professionale fra giudice e giudicante, Fiona vuole verificare di persona la determinazione di Adam nel lasciarsi morire e si reca lei stessa in Ospedale. In lui riscontra una forte ambivalenza: da un lato il quasi fanatismo religioso del ragazzo malato di leucemia, che per ubbidire al precetto religioso rifiuta ciò che può salvargli la vita, dall’altra un giovane pieno di curiosità che ama quella vita che sta decidendo di lasciare. Fiona addirittura si mette a cantare accompagnata dalla chitarra del giovane, e avvicinandolo, in tal modo alle poesie di William B. Yeates. Deciderà di salvare la vita al ragazzo contro il parere dei genitori, contro le regole religiosi e «contro se stesso» affermerà nella sentenza in Tribunale. Si vedrà poi che il giovane le sarà grato a tal punto che ha una sorta di transfert nei suoi confronti, vuole stare con lei, vuole che lei si prenda cura di lui, le suggerisca le letture, gli spieghi tanti perché, arrivando perfino a distaccarsi dai propri genitori.
Fiona Maye è sposata con Jack (Stanley Tucci) – un Professore americano - da una ventina di anni ma non ha figli. È talmente presa dal suo lavoro che trascura il marito, difficilmente ci passa una serata insieme e neanche si ricorda l’ultima volta che ci ha fatto l’amore. Lui tenta invano di coinvolgerla in qualche cosa ma lei è respingente, il loro rapporto sembra più essere quello di due fratelli che sono cresciuti insieme ma che ormai hanno vite separate, che quello di una coppia sposata. I pochi momenti liberi lei li passa a suonare Bach al pianoforte a mezza coda che ha in casa e a preparare il concerto di Natale per accompagnare a piano il suo collega che canta arie tratte da opere di Mozart? L’appartamento dove vivono i Maye è arredato con cura e si vede che sono una coppia di benestanti: il parquet a doghe lunghe a terra, le sedie thonet di Alvar Aalto e la poltrona di Marcel Breuer, sono simboli dell’appartenenza a una classe moderna e intellettuale.
Stretta nella morsa di una vita privata in crisi e del ruolo pubblico che la vuole esempio di misura e distacco, Fiona proverà a dare un nuovo senso alla parola responsabilità.
Il film ha il pregio di aver portato sullo schermo una serie di temi scottanti: la fede, l’etica, la scienza, la carriera e i dubbi che sorgono ad un certo punto dell’esistenza. Che diritto ha la società predominante a prendere decisioni contro la cultura o la religione di una minoranza? Cosa e chi decide cosa sia giusto e cosa sbagliato? Tra i casi più recenti quello del piccolo Charlie, attorno al quale si è aperto un dibattito internazionale in termini morali, giuridici e politici.
L’autore sembrerebbe suggerire che non si debba puntare tutto sulla realizzazione professionale perché prima o poi si ritorcerà contro a quell’universo femminile che ha deciso di contrastare la convenzione che lo vuole innanzitutto moglie e madre.
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lorena echino
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domenica 21 ottobre 2018
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il verdetto- con emma thompson
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Accogliente la sala e gentilissimo il ragazzo alla biglietteria. Ottima vista e acustica. Cinema di qualita'.Lo consiglio a tutti
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michelecamero
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domenica 21 ottobre 2018
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austero, sobrio, problematico
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Del film resteranno impresse nella mente di questo spettatore soprattutto tre cose: l’interpretazione magnifica di Emma Thompson, da Oscar, l’eterno contrasto tra laicità e religione, il non sempre facile rapporto tra vita privata e vita pubblica – professionale coniugate dal principio di responsabilità e dalla personale interpretazione che a quello, dà ognuno di noi. La protagonista è una giudice dell’Alta Corte inglese, brava, apprezzata, rispettata, specializzata nel Diritto di Famiglia, abituata a decidere casi sempre difficili nei quali cerca sempre di farsi guidare da quello che lei interpreta come l’interesse del minore. Il film inizia con un caso di divisione di due fratelli siamesi che il giudice dovrà decidere: lasciare che muoiano entrambi o dividerli e consentire a uno solo dei due di vivere.
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Del film resteranno impresse nella mente di questo spettatore soprattutto tre cose: l’interpretazione magnifica di Emma Thompson, da Oscar, l’eterno contrasto tra laicità e religione, il non sempre facile rapporto tra vita privata e vita pubblica – professionale coniugate dal principio di responsabilità e dalla personale interpretazione che a quello, dà ognuno di noi. La protagonista è una giudice dell’Alta Corte inglese, brava, apprezzata, rispettata, specializzata nel Diritto di Famiglia, abituata a decidere casi sempre difficili nei quali cerca sempre di farsi guidare da quello che lei interpreta come l’interesse del minore. Il film inizia con un caso di divisione di due fratelli siamesi che il giudice dovrà decidere: lasciare che muoiano entrambi o dividerli e consentire a uno solo dei due di vivere. Mi ha fatto pensare a La scelta di Sophie. La giudice è una bella e sobria signora cinquantenne, molto inglese, sposata e senza figli che di punto in bianco dovrà affrontare la possibilità della fine del proprio matrimonio cui per il suo lavoro ha ridotto tempo, attenzioni, intimità e manifestazioni d’affetto. Nello stesso tempo le si presenta il caso di un diciasettenne leucemico e testimone di Geova che in ospedale rifiuta trasfusioni di sangue in nome del suo credo religioso. Per risolvere questa vicenda adotta una misura poco ortodossa: sospende l’udienza e si porta in ospedale per parlare direttamente col ragazzo. Questo episodio non sarà indifferente per il prosieguo della vicenda perché il minore, salvato dalla trasfusione, perderà quelli che fino a quel momento erano stati i capisaldi della sua vita (famiglia, comunità religiosa, credo) e tenterà forse di trovare in quella giudice un’ancora cui poggiare il proprio futuro. Ma non lo sarà anche per la giudice perché verrà fuori la fragilità della donna in apparenza così sicura di sé professionalmente ma che non riesce a evitare il turbamento che questo giovane le crea probabilmente in un processo di immedesimazione in quel figlio che non ha avuto il tempo di partorire. Alla fine ognuno dovrà fare i conti con le proprie azioni ed i propri errori, le proprie sopravvalutazioni, trovando forse nel dolore la forza di una nuova ricerca del concetto di responsabilità partendo innanzitutto dal riconoscere i limiti personali.
Micam
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domenica 21 ottobre 2018
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giustizia e poesia
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Molto interessante,sono marito di un avvocato con cui sto separandomi
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goldy
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sabato 20 ottobre 2018
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il mondo ideale
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Ci sono tutti gli ingredienti per far sentire “bene” lo spettatore. L’eleganza degli ambienti, il rapporto tra marito e moglie, la correttezza nell’affrontare il loro disagio di copia stanca, una donna giudice in carriera che sembra svolgere la propria attività con cura e professionalità estrema, insomma una qualità di vita assolutamente invidiabile e rassicurante. Quello che si definisce un film di “classe” tutto giocato con raffinatezza estrema esente da ipocrisia e falsità.
E il film che non prenderà mai il massimo dei voti dai critici di professione ma che piacerà e si sedimenterà nei cuori di spettatori meno refrattari alla bellezza delle emozioni.
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Ci sono tutti gli ingredienti per far sentire “bene” lo spettatore. L’eleganza degli ambienti, il rapporto tra marito e moglie, la correttezza nell’affrontare il loro disagio di copia stanca, una donna giudice in carriera che sembra svolgere la propria attività con cura e professionalità estrema, insomma una qualità di vita assolutamente invidiabile e rassicurante. Quello che si definisce un film di “classe” tutto giocato con raffinatezza estrema esente da ipocrisia e falsità.
E il film che non prenderà mai il massimo dei voti dai critici di professione ma che piacerà e si sedimenterà nei cuori di spettatori meno refrattari alla bellezza delle emozioni.
E’ il caso di sollevare delle perplessità sulla credibilità della storia? Direi di no. Va presa e gustata così com’è . Lasciamoci coinvolgere dalla splendida scoperta di verità del ragazzo alla quale non saprà più rinunciare, accettando senza disperazione la propria morte. E lasciamoci prendere dall’opportunità del suo caso che contribuirà ad ammorbidire l’inevitabile eccesso di rigore della donna giudice . E’ tutto bello. È tutto perfetto , Emma Thompson è di travolgente bravura. E’ cinema.
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marionitti
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sabato 20 ottobre 2018
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dramma psicologico, non riflessione etica
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Sono arrivato al cinema pensando di vedere un dramma etico e invece sullo schermo era raccontato un dramma psicologico. Al centro del racconto c’è il momento difficile della protagonista, giudice della corte suprema inglese; la questione etica del giovane testimone di Geova che rifiuta la trasfusione si decide senza particolari scossoni e fa da sfondo alla crisi matrimoniale e personale che sono il centro del racconto. Ben recitato, con quattro personaggi costruiti con cura. Ho molto apprezzato la colonna sonora. Metto quattro stelle perché il film è curato, ma ammetto che non è il mio genere.
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