eugenio
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domenica 7 ottobre 2018
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giustizia etica
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Un film fatto di silenzi, pause, con la giusta carica drammatica e un complesso dibattito etico tra giustizia e religione, pretesto per un’analisi raffinata di due solitudini a confronto.
Uscito come La ballata di Adam Henry qualche anno fa scritto dal versatile “sir” Ian Mc Ewan che ne firma anche la sceneggiatura dal 18 ottobre nelle sale The children act -in Italia Il verdetto-, dal nome della legge con cui il Parlamento inglese definisce le funzioni attribuite agli enti locali, ai tribunali, ai genitori e alle agenzie del Regno Unito, al fine di garantire e promuovere il benessere dei minori, con protagonista una brava Emma Thompson, è più un’opera teatrale che cinematografica.
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Un film fatto di silenzi, pause, con la giusta carica drammatica e un complesso dibattito etico tra giustizia e religione, pretesto per un’analisi raffinata di due solitudini a confronto.
Uscito come La ballata di Adam Henry qualche anno fa scritto dal versatile “sir” Ian Mc Ewan che ne firma anche la sceneggiatura dal 18 ottobre nelle sale The children act -in Italia Il verdetto-, dal nome della legge con cui il Parlamento inglese definisce le funzioni attribuite agli enti locali, ai tribunali, ai genitori e alle agenzie del Regno Unito, al fine di garantire e promuovere il benessere dei minori, con protagonista una brava Emma Thompson, è più un’opera teatrale che cinematografica.
Fiona Maye (interpretata da Emma Thompson) è un giudice dell'Alta Corte britannica specializzata in diritto di famiglia. E’ una donna sicura di se, distaccata dai casi “etici” di difficile decisione, umanamente convinta della gravità delle sue sentenze e dell’umana condiscendenza. E’ sposata, senza figli, con un marito (Stanley Tucci), professore universitario, con cui ha scambiato in trentacinque anni di matrimonio serafiche frasi di circostanza, completamente immersa nel suo lavoro, cui si dedica con determinazione e impegno.
Dall’alto della toga nera e facciola bianca o rossa al collo, parruccona in testa a Westminster con le alte carica della suprema corte di cassazione, Fiona ha come unico “passatempo” il piano nella sua casa in un quartiere esclusivo di Londra.
Ha una corazza, il giudice, una corazza impermeabile a ogni forma di emozione, impenetrabile anche a seguito della notizia che il marito da ben undici mesi ha un’amante, una corazza che però non è esente da alcuni “scricchiolii” che la faranno lentamente implodere squassando le sue deterministiche posizioni.
Proprio con il caso che sarà invitata a seguire, quello di Adam Henry (Fionn Whitehead), figlio unico diciassettenne di Testimoni di Geova malato di una forma aggressiva di leucemia che richiede trattamento immediato con trasfusioni di sangue vietate dalla comunità, Fiona, dovrà comprendere ciò che è giusto eticamente da ciò che è umanamente errato secondo i canoni religiosi e l’etica del comportamento.
E quando la decisione sarà presa, quando la donna entrerà finalmente in collisione con il mondo delle vite degli altri, piegando le “sbarre” della gabbia dorata della sua atarassia, Fiona comprenderà come quella tonaca, quella parrucca, quella maschera tenderà a coincidere sempre più sino a identificarsi nel volto smarrito del giovane ragazzo, sofferente e alla fine vivo.
Sì, perché inutile nasconderlo. La scelta di Fiona permetterà di salvare Adam che vivrà la trasfusione come straniamento, la diversità come inaccettabile riconoscimento di un “corpo” a cui non sente di appartenere. Una diversità che per contrasto, ciononostante, lo avvicinerà al giudice che ha emesso la sentenza “di vita”, il famoso verdetto del titolo, dedicandole poesia e componimenti di vita perduta e provocando nel freddo animo della donna, un totale disordine emotivo tale da rivederne ogni convinzioniìe e certezza.
Nel duplice ruolo di giudice e madre di un figlio che non ha mai avuto, un lovely boy, The children act, mantiene un’impostazione visivamente drammatica grazie alla capacità attoriale del trittico Thompson-Tucci-Whitehead, encomiabile nella recitazione impostata specie della Thompson, capace di una grande sfumatura emotiva. Non solo però: vive nel film un’atmosfera sospesa di un’attesa che è quella della scelta, momento in cui i nodi si sciolgono e la tensione, fino alla fine inappagata, diventerà vicinanza.
The children act dalla tipica struttura a climax mette coraggiosamente in campo dei temi universali: la vita, la morte, la libertà personale e religiosa, la tutela da parte della legge dello Stato, il rispetto delle leggi non scritte della natura, ed infine l’amore.
Perché forse è questo il senso ultimo del film: l’amore, che ti prende all’improvviso, nelle sue forme più inattese, violente, nelle sue scelte non prive di conseguenze, oltre la fede, la solitudine e la morte.
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uragano
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venerdì 9 novembre 2018
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profondo immenso mcewan
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Non è un film semplice come non lo sono gli scritti di McEwan Fedele la trasposizione cinematografica immagino perchè si avvale del grande regista Richard Eyre e della co-regia dello stesso McEwan Non è la storia a coinvolgerci ma il senso che la storia ci provoca Fiona Maye una straordinaria Emma Thompson occupa un posto di spicco in qualità di giudice dell’Alta Corte Britannica Stimata e onorata dai colleghi per la competenza professionale per l’impegno che profonde nel lavoro e per la capacità di sapere dare pari ascolto alla mente ed al cuore equilibrata saggia competente Fiona ha pochi giorni a volte poche ore per potere leggere un caso ed emettere una sentenza che ha potere di decidere della vita o della morte di qualcuno come accade per la sentenza di divisione di due fratelli siamesi dei quali lei decreterà la morte dell’uno per la salvezza dell’altro La giudice è sempre riuscita nello svolgimento del suo lavoro a mantenere “la giusta distanza” dai casi che la chiamavano a giudizio a non guardare troppo da vicino per non essere sopraffatta dalle emozioni e non restare a troppa distanza per non perdere i contorni della vicenda Ma il caso di Hanry Adam la coglie in un momento di fragilità della sua vita di donna Fiona sta attraversando una fase delicata è sulla soglia dei 60 anni il marito gli ha confessato di avere intrecciato una relazione con una giovane donna E’ per la prima volta smarrita fragile vulnerabile e per la prima farà l’errore di lasciarsi coinvolgere dal caso che le viene affidato Henry Adam è un ragazzo di 17 anni malato di leucemia che rifiuta una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita essendo lui testimone di Geova Fiona commetterà un errore irreparabile prima di emettere il giudizio stabilirà un contatto diretto con il giovane Adam.
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Non è un film semplice come non lo sono gli scritti di McEwan Fedele la trasposizione cinematografica immagino perchè si avvale del grande regista Richard Eyre e della co-regia dello stesso McEwan Non è la storia a coinvolgerci ma il senso che la storia ci provoca Fiona Maye una straordinaria Emma Thompson occupa un posto di spicco in qualità di giudice dell’Alta Corte Britannica Stimata e onorata dai colleghi per la competenza professionale per l’impegno che profonde nel lavoro e per la capacità di sapere dare pari ascolto alla mente ed al cuore equilibrata saggia competente Fiona ha pochi giorni a volte poche ore per potere leggere un caso ed emettere una sentenza che ha potere di decidere della vita o della morte di qualcuno come accade per la sentenza di divisione di due fratelli siamesi dei quali lei decreterà la morte dell’uno per la salvezza dell’altro La giudice è sempre riuscita nello svolgimento del suo lavoro a mantenere “la giusta distanza” dai casi che la chiamavano a giudizio a non guardare troppo da vicino per non essere sopraffatta dalle emozioni e non restare a troppa distanza per non perdere i contorni della vicenda Ma il caso di Hanry Adam la coglie in un momento di fragilità della sua vita di donna Fiona sta attraversando una fase delicata è sulla soglia dei 60 anni il marito gli ha confessato di avere intrecciato una relazione con una giovane donna E’ per la prima volta smarrita fragile vulnerabile e per la prima farà l’errore di lasciarsi coinvolgere dal caso che le viene affidato Henry Adam è un ragazzo di 17 anni malato di leucemia che rifiuta una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita essendo lui testimone di Geova Fiona commetterà un errore irreparabile prima di emettere il giudizio stabilirà un contatto diretto con il giovane Adam. Il ragazzo è preda di forze potenti e contrastanti da una parte immagina per se un morte gloriosa che nel rispetto della sua religione lo renderà eroe agli occhi della sua comunità dall’altra un potente istinto di sopravvivenza ed un disperato desiderio di vita Fiona con la sua sentenza gli salverà la vita ma il giovane non sarà in grado di effettuare un processo di individuazione che lo possa mettere nelle condizioni di sopravvivere all’abiuria della setta
L’incontro con Fiona apre ad Adam un nuovo mondo a lui sconosciuto Il ragazzo scriverà lettere appassionate e poetiche alla giudice la implorerà di stabilire un contatto con lui arriverà ad inseguirla a New Castel nel tentativo disperato di essere da lei accolto Fiona non ha gli strumenti per gestire il proprio coinvolgimento emotivo per quel ragazzo che si trova davanti bagnato fradicio supplicante di essere da lei ascoltato e che siglerà l’incontro e l’addio con un bacio sulla bocca della donna Fiona in un quell’istante percepisce il bacio casto come quello rivolto ad un figlio che lei non ha trovato il tempo di avere ed al tempo stesso sensuale avverte la carica passionale di un giovane uomo che avrebbe potuto risucchiarla in un vortice di sensazioni che lei si è sempre negata sentimenti forti e contradittori la sopraffaranno Negli occhi della Tompson lampeggia l’angoscia di una domanda non formulata ma che risale dalla coscienza ha dunque sprecata la sua vita? E quando lei saprà della morte del giovane a causa della malattia recidivante e del suo rifiuto ad essere trasfusionato i dubbi che erano sepolti nella sua coscienza tracimano e la risucchiano in una profonda angoscia E’ preda della più cupa disperazione ritiene di non aver saputo proteggere Adam avendogli dapprima fatto intravedere una vita fatta di bellezza e di poesia poi di averlo abbondanato credendo che le sue responsabilità non andassero oltre il confine del tribunale
La provocazione è tagliente ed atroce è questo dunque il prezzo che si paga quando nella vita di persone straordinarie l’impegno politico sociale civile carpisce tutta le energie i pensieri ed il tempo? E così per ogni uomo o donna che debbano fare scelte difficili che per il loro ruolo siano chiamati a stabilire l’ordine delle cose Troppo dolorosa troppo presuntuosa la sfida per emettere giudizi Solo dal profondo della coscienza può emergere la domanda
Elena
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tonimais
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martedì 30 ottobre 2018
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etica giusta ?
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Legge , diritto ,religione : nell'Antigone è spiegata molto bene la differenza tra i primi due concetti. Antigone ha due fratelli morti l'uno per difendere la libertà, l'altro il tiranno. Al primo verranno negati i funerali di Stato al secondo tributati. Il primo si è mosso animato dal diritto , il secondo dalla legge. Dunque la legge è ben diversa dal diritto ma quando si mette di mezzo la religione cosa capita ? Fiona Maye agisce secondo la legge nè può fare diversamente : ordina , contro la volontà dell'interessato , che il giovane testimone di Geova , minorenne e quindi incapace di decidere ,sia trasfuso . Così facendo gli salva la vita.
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Legge , diritto ,religione : nell'Antigone è spiegata molto bene la differenza tra i primi due concetti. Antigone ha due fratelli morti l'uno per difendere la libertà, l'altro il tiranno. Al primo verranno negati i funerali di Stato al secondo tributati. Il primo si è mosso animato dal diritto , il secondo dalla legge. Dunque la legge è ben diversa dal diritto ma quando si mette di mezzo la religione cosa capita ? Fiona Maye agisce secondo la legge nè può fare diversamente : ordina , contro la volontà dell'interessato , che il giovane testimone di Geova , minorenne e quindi incapace di decidere ,sia trasfuso . Così facendo gli salva la vita. Pochi mesi dopo il giovane, divenuto maggiorenne e ricaduto nello stesso male, rifiuta la trasfusione e muore. Tra il primo rifiuto ( da minorenne ) ed il secondo ( da adulto ) sono passati pochi mesi : si tratta dunque solo di un problema di coerenza con le proprie idee religiose ? Neppure per sogno . Il ragazzo conosce la gioia di vivere , una gratitudine eccessiva, morbosa, insana verso Fiona, un innamoramento malato ( 18 anni contro 60 ). La spiegazione , a questo punto, è da ricercare in un precetto seguito dai testimoni di Geova : " Mescolare il proprio sangue con quello di un altro produce inquinamento contaminazione " : la parentesi di vita è pura follia, il frutto della violazione di un Precetto Biblico . Il ragazzo si vendica della decisione di Fiona mostrandole quanto fosse sbagliata ed alla fine morrà bisbigliando : Ho scelto io" . La religione vince sulla legge.
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goldy
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sabato 20 ottobre 2018
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il mondo ideale
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Ci sono tutti gli ingredienti per far sentire “bene” lo spettatore. L’eleganza degli ambienti, il rapporto tra marito e moglie, la correttezza nell’affrontare il loro disagio di copia stanca, una donna giudice in carriera che sembra svolgere la propria attività con cura e professionalità estrema, insomma una qualità di vita assolutamente invidiabile e rassicurante. Quello che si definisce un film di “classe” tutto giocato con raffinatezza estrema esente da ipocrisia e falsità.
E il film che non prenderà mai il massimo dei voti dai critici di professione ma che piacerà e si sedimenterà nei cuori di spettatori meno refrattari alla bellezza delle emozioni.
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Ci sono tutti gli ingredienti per far sentire “bene” lo spettatore. L’eleganza degli ambienti, il rapporto tra marito e moglie, la correttezza nell’affrontare il loro disagio di copia stanca, una donna giudice in carriera che sembra svolgere la propria attività con cura e professionalità estrema, insomma una qualità di vita assolutamente invidiabile e rassicurante. Quello che si definisce un film di “classe” tutto giocato con raffinatezza estrema esente da ipocrisia e falsità.
E il film che non prenderà mai il massimo dei voti dai critici di professione ma che piacerà e si sedimenterà nei cuori di spettatori meno refrattari alla bellezza delle emozioni.
E’ il caso di sollevare delle perplessità sulla credibilità della storia? Direi di no. Va presa e gustata così com’è . Lasciamoci coinvolgere dalla splendida scoperta di verità del ragazzo alla quale non saprà più rinunciare, accettando senza disperazione la propria morte. E lasciamoci prendere dall’opportunità del suo caso che contribuirà ad ammorbidire l’inevitabile eccesso di rigore della donna giudice . E’ tutto bello. È tutto perfetto , Emma Thompson è di travolgente bravura. E’ cinema.
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nino raffa
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sabato 14 novembre 2020
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il mestiere disumano di giudicare
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Non tutti apprezzano i Testimoni di Geova quando scampanellano alla porta, domenica mattina all’alba con l’urgente notizia della venuta di Cristo, di solito infuriato proprio con noi. Tanto allarmisti sul Redentore, gli stessi Testimoni si rivelano inattesi ottimisti riguardo a Satana, comparso sulla terra solo nel 1914, come se prima la storia fosse stata un pacifico cammino d’amore. Per questo e altro ancora godono di dubbia fama, senz’altro esagerata in un mondo abitato da estremismi ben più pericolosi.
Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Jan McEwan, “Il Verdetto” s’inserisce nell’interstizio tra legge e morale secondo un antico dilemma risalente almeno all’Antigone di Sofocle.
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Non tutti apprezzano i Testimoni di Geova quando scampanellano alla porta, domenica mattina all’alba con l’urgente notizia della venuta di Cristo, di solito infuriato proprio con noi. Tanto allarmisti sul Redentore, gli stessi Testimoni si rivelano inattesi ottimisti riguardo a Satana, comparso sulla terra solo nel 1914, come se prima la storia fosse stata un pacifico cammino d’amore. Per questo e altro ancora godono di dubbia fama, senz’altro esagerata in un mondo abitato da estremismi ben più pericolosi.
Tratto dal romanzo “La ballata di Adam Henry” di Jan McEwan, “Il Verdetto” s’inserisce nell’interstizio tra legge e morale secondo un antico dilemma risalente almeno all’Antigone di Sofocle.
Solita piovosa primavera londinese. Fiona Maye, magistrato presso la Sezione Famiglia dell’Alta Corte, si trova a decidere se un giovane Testimone di Geova, affetto da leucemia, debba ricevere una trasfusione. Lui e i suoi genitori si oppongono, in base alle fede che il sangue non sia biologia, ma sede dell’anima; indisponibile identità assegnataci da Dio per sempre. (Idea in fondo non tanto bizzarra: cosa penseremmo noi menti aperte di un futuribile trapianto del cervello? oppure del trasferimento di una mente in un’altro corpo, o addirittura su un supporto non umano?)
Cercando di sgombrare il campo, il giudice Maye – scrupolosissima e ammirata per il sottile equilibrio delle sue sentenze – tiene a precisare che la giustizia dei tribunali si conforma al diritto e non ai mille sistemi etici/religiosi possibili: lei applica la legge e non la morale.
In assenza di trasfusione, Adam Henry morirà in pochi giorni tra atroci sofferenze, oppure rimarrà gravemente menomato. Il giovane è quasi maggiorenne, quindi la legge stabilisce che la sua volontà - se veramente libera da imposizioni o condizionamenti - vada considerata nel verdetto. Di solito in questi casi il tribunale autorizza l’ospedale al trattamento coattivo con la massima urgenza; invece, irritualmente, il giudice Maye decide d’incontrare il ragazzo, sospendendo l’udienza.
Giocando pericolosamente con i confini fissati da lei stessa, Fiona, nel momento in cui lascia il tribunale, i documenti e i testimoni, per conoscere Adam in ospedale, esce dal caso per entrare nella persona, e quindi in quell’altro mondo dalle regole meno chiare che aveva affermato di volere evitare. Incontrerà un giovane brillante, parleranno della malattia e di Dio, lui suonerà la chitarra e lei lo accompagnerà cantando una poesia di Yeats. Il giudice si convincerà quindi della sua maturità e della sua consapevolezza nel rifiutare la trasfusione secondo il suo credo religioso.
Adam di fatto è maggiorenne, solo per un formalismo di poche settimane tocca al tribunale l’ultima parola. Quando valori fondamentali entrano in conflitto, si deve scegliere un bene a scapito di un’altro, ovvero il male minore. Prevedibilmente, Fiona ordina le cure necessarie a salvarlo, sentenziando che “Adam dev’essere protetto dalla sua religione e da se stesso, la sua vita è più importante della sua dignità.” Enunciato, anche questo, pericolosamente oscillante tra etica e legge.
Quasi sessantenne, senza figli per scelta, molto focalizzata sulle responsabilità della sua carica, il giudice Maye ha pure una vita familiare. Negli stessi giorni Jack, il marito, la informa che intende concedersi un’avventura con una giovane donna. Notificandole preventivamente l’adulterio in nome della sincerità, dice di amarla ancora, ma le rimprovera fondate disattenzioni personali e freddezze erotiche di lunga data.
La fuga, dall’esplicito sapore sessuale, durerà meno di due giorni lasciando la prevedibile cappa d’incomprensione.
Trascorrono i mesi. Recuperata in fretta la salute, Adam è tornato alla vita normale. “Ero un tale imbecille” pensa di se stesso, ricordando di quando avrebbe voluto sacrificarsi a causa dei propri principi religiosi. Adesso rifiuta la vecchia fede, entrando in conflitto con i genitori di cui ha colto la finzione nel rifiutare la trasfusione per apparire puri davanti alla comunità (e a se stessi), ma in realtà sicuri che il tribunale l’avrebbe ordinata comunque.
Privo di ogni riferimento, manda a Fiona messaggi senza risposta. La segue, riesce a consegnarle delle lettere ma viene congedato con freddezza. Insiste ancora in una seconda occasione, chiedendole addirittura di essere ospitato a casa sua. Lei gli ha ridato la vita, gli ha tolto Dio, il suo mondo, la sua famiglia, adesso in qualche modo ne è responsabile.
Potrebbe nascere un rapporto madre-figlio che colmi i rispettivi vuoti, ma c’è altro d’insospettato. Fiona, turbata, dispone che Adam sia riaccompagnato a casa sua, ma nel momento in cui lo allontana non si sottrae a un bacio sulle labbra. E’ il passaggio più spiazzante della trama. Fiona aveva confessato al marito, riguardo ad Adam, di aver paura di se stessa, ma nulla aveva preparato un tale impulso. Potrebbe sembrare un’evitabile forzatura della storia; eppure la scioccante rivelazione rappresenta bene quanto vuoto e fragilità – e quindi spazio anche per l’improbabile – possa esserci dentro l’armatura di Fiona. Dentro ogni armatura, specie quelle più ostentate.
Il giudice torna alla normalità del lavoro e al rapporto danneggiato con Jack.
Ottima pianista dilettante, ogni anno a Natale si esibisce davanti ad amici e colleghi. Poco prima del concerto apprende che Adam ha avuto una ricaduta. Ormai maggiorenne, si è ripreso la sua libertà (e forse la sua fede) rifiutando le cure.
La sentenza è stata solo una prova d’orchestra: il vero concerto è andato in scena dopo. Salvato nella legge, bisognava accompagnare Adam nel mondo, sfidando difficili equilibrismi. Fiona invece è stata ambigua nell’imporgli (come doveva) la vita per decreto, facendogli intravedere un’alternativa al suo mondo di valori e affetti, per poi allontanarlo, senza tentare neppure la giusta misura di un possibile rapporto.
Lo stesso motivo si ripete con Jack, il marito. Questi ha le sue colpe, ma è meno orgoglioso e più disposto a venire a patti con debolezze e fallibilità, mentre lei si trincera rigidamente dietro l’offesa del tradimento. Anche nel matrimonio si è sottratta, prima lasciandolo languire nella routine e poi affrontando (eludendo) la crisi dall’alto di una formale regola di fedeltà.
Tutte le arti aspirano alla musica, secondo un famoso aforisma di Walter Pater; solo nella musica forma e materia coincidono. Fiona è caduta non come giudice, ma come musicista, ovvero essere umano chiamato all’arte virtuosistica di tenere insieme vita e regole. Materia e forma dissonanti, che tutti interpretiamo con esiti alterni nelle nostre esistenze.
Nell’ultima scena in cui, disfatta, finalmente torna a parlare con Jack, la scopriamo disarmata. Più aperta. Meno corazza e più persona.
Buon lavoro di Richard Eyre nel dirigere fedelmente il raffinato racconto di McEwan. Ottima Emma Thompson, altrettanto Stanley Tucci (Jack), bravi gli altri comprimari. Una Londra intimista a fare da sfondo. Gli austeri palazzi istituzionali, le stradine pedonali intorno alla Corte di Giustizia, le classiche atmosfere, i campi lunghi plumbei dello skyline e del fiume. Fino alla panoramica finale sul cimitero di Kensal Green.
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samanta
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domenica 19 luglio 2020
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quando il giudice decide in famiglia
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Ocorre una premessa: l'originale del film è "The children act" una legge inglese ambigua, che pur avendo la finalità di tutelare la salute del minore spesso si è tramuta in un'intromissione del giudice nel diritto dei genitori di vedere curato il figlio in coma permettendo invece l'uccisione del figlio perché incurabile, pur essendoci Ospedali anche di gran livello fuori dall'Inghilterra disposti a curarlo.
All'nizio del film c'è la solita sparata anticattolica, con un caso di gemelli siamesi affrontato dalla protagonista Fiona Maye (Emma Thompson) e poi con la lezione del marito all'Università che esalta il paganesimo prima della dell'avvento del cristianesimo.
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Ocorre una premessa: l'originale del film è "The children act" una legge inglese ambigua, che pur avendo la finalità di tutelare la salute del minore spesso si è tramuta in un'intromissione del giudice nel diritto dei genitori di vedere curato il figlio in coma permettendo invece l'uccisione del figlio perché incurabile, pur essendoci Ospedali anche di gran livello fuori dall'Inghilterra disposti a curarlo.
All'nizio del film c'è la solita sparata anticattolica, con un caso di gemelli siamesi affrontato dalla protagonista Fiona Maye (Emma Thompson) e poi con la lezione del marito all'Università che esalta il paganesimo prima della dell'avvento del cristianesimo. Parliamoci chiaro: nel diritto romano (nella Repubblica e nell'Impero) il Pater familias aveva lo jus vitae et necis (vita e morte) su tutti i membri della famiglia (comprese le donne), un bambino quando era nato veniva presentato al Pater che poteva accettarlo o meno, solo grazie al Cristianesimo questi costumi barbari vennero superati.
Il film lo dividerei in 2 parti. Nella prima vediamo il giudice Fiona Maye estremamente impegnata nel suo lavoro che riguarda i temi familiari, che la coinvolge fino a tarda sera e nel fine settimana (evidentemente non come certi giudici che sembrano passare il loro tempo a chattare ed intrigare) mettendo in crisi i rapporti con il marito Jack ( Stanley Tucci). Si pone al giudice una decisione d'urgenza circa il caso di un minorenne Adam (Fionn Whitead) che ha già 17 anni e 9 mesi e che rifiuta, d'accordo con i genitori, tutti Testimoni di Geova, una trasfusione di sangue che, secondo i medici, potrebbe salvargli la vita: Fiona inopinatamente prima di prendere una decisione va in ospedale incontra il ragazzo che ribadisce la contrarietà e i 2 familiarizzano. Il giudice decide di obbligarlo ala trasfusione , in contemporanea il marito trascurato (non fanno sesso da molto) annuncia che vuole iniziare una relazione con un giovane donna ma Fiona lo cacccia di casa e lui se ne va. Nella seconda parte l'incontro ha trasformato Adam che uscito dall'Ospedale perseguita il giudice con telefonate, lettere seguendola nellle varie Corti della Provincia dove esercita il suo mandato, si dichiara innamorato, ha abbandonato la religione e vorrebbe vivere con lei, ma Fiona seppure tentata lo respinge oltretutto ha perdonato il marito ritornato a casa, Il film finisce con Adam che ricaduto nella malattia rifiuta le cure ma ormai è maggiorenne e può decidere e così muore.
La prima parte è avvincente anche se la scena in ospedale iniziata bene finisce con il ragazzo che suona la chitarra e il giudice che canta (ma va!). Emma Thompson recita in modo eccezionale la figura del giudice e i suoi travagli di lavoro e nei rapporti sentimentali, però nella seconda parte il film scivola nel melodramma con lei che abbandona il concerto di Natale (organizzato dall'ufficio) dove lei suona il piano per correre in Ospedale dove Adam sta morendo. Ottima la recitazione di Stanley Tucci, invece non mi ha convinto l'interpretazione di Fionn Whitehead un pò troppo sopra le righe, c'è una bella fotografia e una descrizione interessante del mondo giudiziario inglese.
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michelecamero
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domenica 21 ottobre 2018
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austero, sobrio, problematico
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Del film resteranno impresse nella mente di questo spettatore soprattutto tre cose: l’interpretazione magnifica di Emma Thompson, da Oscar, l’eterno contrasto tra laicità e religione, il non sempre facile rapporto tra vita privata e vita pubblica – professionale coniugate dal principio di responsabilità e dalla personale interpretazione che a quello, dà ognuno di noi. La protagonista è una giudice dell’Alta Corte inglese, brava, apprezzata, rispettata, specializzata nel Diritto di Famiglia, abituata a decidere casi sempre difficili nei quali cerca sempre di farsi guidare da quello che lei interpreta come l’interesse del minore. Il film inizia con un caso di divisione di due fratelli siamesi che il giudice dovrà decidere: lasciare che muoiano entrambi o dividerli e consentire a uno solo dei due di vivere.
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Del film resteranno impresse nella mente di questo spettatore soprattutto tre cose: l’interpretazione magnifica di Emma Thompson, da Oscar, l’eterno contrasto tra laicità e religione, il non sempre facile rapporto tra vita privata e vita pubblica – professionale coniugate dal principio di responsabilità e dalla personale interpretazione che a quello, dà ognuno di noi. La protagonista è una giudice dell’Alta Corte inglese, brava, apprezzata, rispettata, specializzata nel Diritto di Famiglia, abituata a decidere casi sempre difficili nei quali cerca sempre di farsi guidare da quello che lei interpreta come l’interesse del minore. Il film inizia con un caso di divisione di due fratelli siamesi che il giudice dovrà decidere: lasciare che muoiano entrambi o dividerli e consentire a uno solo dei due di vivere. Mi ha fatto pensare a La scelta di Sophie. La giudice è una bella e sobria signora cinquantenne, molto inglese, sposata e senza figli che di punto in bianco dovrà affrontare la possibilità della fine del proprio matrimonio cui per il suo lavoro ha ridotto tempo, attenzioni, intimità e manifestazioni d’affetto. Nello stesso tempo le si presenta il caso di un diciasettenne leucemico e testimone di Geova che in ospedale rifiuta trasfusioni di sangue in nome del suo credo religioso. Per risolvere questa vicenda adotta una misura poco ortodossa: sospende l’udienza e si porta in ospedale per parlare direttamente col ragazzo. Questo episodio non sarà indifferente per il prosieguo della vicenda perché il minore, salvato dalla trasfusione, perderà quelli che fino a quel momento erano stati i capisaldi della sua vita (famiglia, comunità religiosa, credo) e tenterà forse di trovare in quella giudice un’ancora cui poggiare il proprio futuro. Ma non lo sarà anche per la giudice perché verrà fuori la fragilità della donna in apparenza così sicura di sé professionalmente ma che non riesce a evitare il turbamento che questo giovane le crea probabilmente in un processo di immedesimazione in quel figlio che non ha avuto il tempo di partorire. Alla fine ognuno dovrà fare i conti con le proprie azioni ed i propri errori, le proprie sopravvalutazioni, trovando forse nel dolore la forza di una nuova ricerca del concetto di responsabilità partendo innanzitutto dal riconoscere i limiti personali.
Micam
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angeloumana
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martedì 30 ottobre 2018
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anche i giudici hanno un'anima
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Il film ha fatto di Fiona Maye un personaggio vincente, giudice inglese sicura di sé, dedita pienamente al lavoro, irreprensibile, inflessibile: fosse stata una giudice italiana sarebbe stata sicuramente incorruttibile. Non si è accorta però che, complice anche la mancanza di figli, ha trascurato i rapporti affettuosi col marito; lui glielo fa notare, ricorda che l'ultimo loro amplesso risale a 11 mesi prima e che dopo 20 anni di matrimonio si sente come in una coppia composta da fratello e sorella. Questa spiegazione si sposa nel film con la dichiarata intenzione di lui di avere un'avventura con una donna più giovane; gli manca il sesso o le attenzioni femminili insomma (“a te non va' di farlo e ci devo rinunciare!”), ma è dubbio che l'andazzo del matrimonio gliele potrebbero ridare o almeno, se succede, succede solo nei film, e in questo film avviene.
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Il film ha fatto di Fiona Maye un personaggio vincente, giudice inglese sicura di sé, dedita pienamente al lavoro, irreprensibile, inflessibile: fosse stata una giudice italiana sarebbe stata sicuramente incorruttibile. Non si è accorta però che, complice anche la mancanza di figli, ha trascurato i rapporti affettuosi col marito; lui glielo fa notare, ricorda che l'ultimo loro amplesso risale a 11 mesi prima e che dopo 20 anni di matrimonio si sente come in una coppia composta da fratello e sorella. Questa spiegazione si sposa nel film con la dichiarata intenzione di lui di avere un'avventura con una donna più giovane; gli manca il sesso o le attenzioni femminili insomma (“a te non va' di farlo e ci devo rinunciare!”), ma è dubbio che l'andazzo del matrimonio gliele potrebbero ridare o almeno, se succede, succede solo nei film, e in questo film avviene. Incredibile poi che una crisi matrimoniale si possa risolvere con una semplice avventura extra-coniugale.
La riconciliazione ha avuto il prezzo di una tragedia: è morto Adam, minorenne intelligente, seguace della religione di Geova, un po' per convinzione sua ma molto forse per l'educazione dei genitori. Quando la giudice deve decidere se imporre una trasfusione di sangue al ragazzo, preferisce recarsi a vederlo e interrogarlo in ospedale: le qualità di Fiona non possono non sortire il cambio di convinzione del ragazzo, proteggendolo dalla sua religione e da sé stesso. Qui viene “sistemato” il momento più toccante della sceneggiatura: la giudice, che suona il piano per passione, fa suonare al ragazzo la sua chitarra e canta con lui. Come dev'essere avvenuto in qualche caso nella narrativa o nella realtà, il mancato suicida si lega alla giudice, la segue, vuole comunicare con lei, le scrive, la insegue, le propone di girare il mondo insieme su una nave, coi genitori non aveva quel rapporto e non và più nella “sala del regno”. Lei sembra aver pensato a lui in qualche momento come al figlio che non ha mai avuto. Ma finisce sempre per allontanarlo, lo discosta, gli dice di vivere una vita ricca, di giovane e sciocco come tanti, forse perché lei non ha mai pensato ad avventure, è ligia al suo ruolo pubblico e ai suoi doveri sociali. Solo una volta la sentiamo dirsi felice di andare in una nuova città, Newcastle, l'unico posto dove si sentelibera e selvaggia (anche un'integerrima giudice necessiterebbe di una certa deregulation).
Per i testimoni di Geova le trasfusioni sono contro la legge di Dio, il sangue appartiene a lui, è un suo dono e nessuno può “sporcarlo” con altro sangue: il film accenna agli aspetti di questa religione, gli “anziani”, il “corpo direttivo” sono coloro che possono interpretare i voleri di Dio, le sacre scritture, e chi non segue il verbo è un “dissociato”, escluso dal regno. Questo in fondo accade in ogni religione: degli uomini interpretano ciò che Dio vuole e ne prescrivono i voleri ai fedeli... Ma per approfondimenti sui testimoni di Geova si consiglia un altro film, La ragazza del mondo.
I continui dinieghi della Maye faranno abbracciare ad Adam, in una sopravvenuta crisi leucemica, il volere di Dio, a riprova che gli affetti negati possono portare all'autodistruzione. E' un bella storia, accorata, toccante, ma è un romanzo: La ballata di Adam Henry, scritto da Ian McEwan nel 2014, e questa Fiona non è naturalmente da confondere con la nostra atleta Fiona May, pure di successo ma nel salto in lungo. Ottima Emma Thompson a prestare le sue fattezze, il portamento e il piglio al suo personaggio.
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enricodanelli
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domenica 28 ottobre 2018
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sostituire un dio ad un altro
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Film piacevole con una grande attrice e alcuni significati importanti, ma piuttosto inflazionati e fors'anche scontati nel loro esito all'interno di questo film. Invece, se ci accorgiamo che l'intervallo divide esattamente il film in due, prendendo il giovane malato di leucemia come protagonista (e non il magistrato, cosa che invece sarebbe più istintiva), è più chiara e originale la scansione del film: prima e dopo la trasfusione la vita del ragazzo cambia. Prima ha un dio, quello della sua religione, poi ne ha un altro, il magistrato che l'ha salvato. Entrambi lo deludono amaramente: i precetti del primo lo avrebbero portato alla morte, la professionalità della seconda le impone di respingere le sue proposte di una intensa relazione (non del tuto filiale).
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Film piacevole con una grande attrice e alcuni significati importanti, ma piuttosto inflazionati e fors'anche scontati nel loro esito all'interno di questo film. Invece, se ci accorgiamo che l'intervallo divide esattamente il film in due, prendendo il giovane malato di leucemia come protagonista (e non il magistrato, cosa che invece sarebbe più istintiva), è più chiara e originale la scansione del film: prima e dopo la trasfusione la vita del ragazzo cambia. Prima ha un dio, quello della sua religione, poi ne ha un altro, il magistrato che l'ha salvato. Entrambi lo deludono amaramente: i precetti del primo lo avrebbero portato alla morte, la professionalità della seconda le impone di respingere le sue proposte di una intensa relazione (non del tuto filiale). Morale: meglio non dipendere dagli dei rigidi e insensibili che gli altri ci impongono o che noi stessi ci creiamo. Se il focus lo mettiamo invece sul magistrato, l'evolversi del film sembra piuttosto scontato (estrema professionalità d'obbligo) e banale (vita coniugale travagliata). Che altro ci direbbe il film se non quel memorabile sprazzo finale di intensa umanità durante la visita in ospedale del magistrato ? Raffinata la fotografia, a tratti scontata la sceneggiatura.
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laflos
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mercoledì 24 ottobre 2018
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fede e morale ci rendono ciò che siamo
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E' un capolavoro innanzitutto perché la Thompson e il giovane Whitehead sono magistrali. Naturalmente lei lo è in misura maggiore, grazie anche ad una perfetta padronanza delle tecniche recitative, acquisite in anni di onoratissima carriera. In secondo luogo, è un capolavoro per la "vera" storia sottesa a quella principale che costituisce il plot narrativo: quanto la fede o la morale laica - entrambe potenti modellatori della nostra psiche - ci condizionino e ci rendano esattamente ciò che ognuno è, senza poter cambiare, per sempre.
La protagonista femminile, sull'orlo della possibilità di perdere la testa e di imboccare la via del non-ritorno, decide con durezza (prima di tutto verso se stessa) di restare nell'alveo dell'ortodossia etica e professionale; il giovane protagonista maschile, pur sembrando più libero e aperto d'animo, si rivela prigioniero della propria fede, che sceglie fino alla fine.
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E' un capolavoro innanzitutto perché la Thompson e il giovane Whitehead sono magistrali. Naturalmente lei lo è in misura maggiore, grazie anche ad una perfetta padronanza delle tecniche recitative, acquisite in anni di onoratissima carriera. In secondo luogo, è un capolavoro per la "vera" storia sottesa a quella principale che costituisce il plot narrativo: quanto la fede o la morale laica - entrambe potenti modellatori della nostra psiche - ci condizionino e ci rendano esattamente ciò che ognuno è, senza poter cambiare, per sempre.
La protagonista femminile, sull'orlo della possibilità di perdere la testa e di imboccare la via del non-ritorno, decide con durezza (prima di tutto verso se stessa) di restare nell'alveo dell'ortodossia etica e professionale; il giovane protagonista maschile, pur sembrando più libero e aperto d'animo, si rivela prigioniero della propria fede, che sceglie fino alla fine.
Amore e morte, bene e male, ma soprattutto donna e uomo: i temi primordiali della nostra esistenza, che regista, attori (e scrittore) trattano "per via di levare" e non "di porre", eliminando qualsiasi superfluo, concentrandosi sui visi, sugli occhi, sulle mezze frasi. In questo senso, forse la scena migliore del film è il dialogo a Newcastle, intenso e crudele.
Buona visione!
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