emanuele1968
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giovedì 11 gennaio 2018
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commedia
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Commedia demenziale, la base del film e buona, tematiche molto belle, visto da un punto di vista e un ottimo film, poi deve piacere, clienti perplessi.
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wave
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domenica 7 gennaio 2018
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sotto il tappeto dell'american first
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Ne esce uno spaccato di quella che è stata (è? secondo il regista) la provincia americana, visione surreale al punto giusto, ma nel contempo attenta registrazione delle contraddizioni che permeano quella società. Quì siamo distanti dalla creatività culturale, dal fermento emotivo della East e West coast, qui si va per le antiche radici americane che affondano nel colonialismo di quei territori affermatosi a discapito dei nativi e dei diversi. Tutto è omologazione e la rappresentazione del regista è spietata, tanto da far emergere dietro alle casettine ordinate, le strade tranquille, le aiuole curate, i cittadini perbene, i disvalori su cui si regge quella comunità : ipocrisia, violenza, razzismo, criminalità, prevaricazione.
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Ne esce uno spaccato di quella che è stata (è? secondo il regista) la provincia americana, visione surreale al punto giusto, ma nel contempo attenta registrazione delle contraddizioni che permeano quella società. Quì siamo distanti dalla creatività culturale, dal fermento emotivo della East e West coast, qui si va per le antiche radici americane che affondano nel colonialismo di quei territori affermatosi a discapito dei nativi e dei diversi. Tutto è omologazione e la rappresentazione del regista è spietata, tanto da far emergere dietro alle casettine ordinate, le strade tranquille, le aiuole curate, i cittadini perbene, i disvalori su cui si regge quella comunità : ipocrisia, violenza, razzismo, criminalità, prevaricazione. Il ritmo è incalzante e coinvolge, la storia appassiona e diverte nei suoi aspetti grotteschi, ma non bisogna mai dimenticare che è la rappresentazione di un clichè; l'america è una civiltà complessa, variegata e avendo avuto la fortuna di andarvi in due occasioni e girarla anche nei luoghi periferici posso dire che non rispecchia quello che mostra la pellicola che sicuramente confeziona un buon prodotto compiacendosi e soffermandosi sulle estremità, i bordi negativi dell'indole yankee per "esorcizzarli". E' senza dubbio una buona prova di George Clooney, dove grazie ad un eccellente cast centra il bersaglio, ma ripeto, quella è la polvere sotto il tappeto, a parer mio l'America è altro, e senza negare la sua storia comprendente anche di fatti deprecabili, è stata e resta un grande paese democratico, dove in particolare l'arte in tutte le sue articolazioni riesce a manifestarsi liberamente ed arrivare al cuore delle persone.
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ralphscott
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venerdì 5 gennaio 2018
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tanto malvagi da...non credere.
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Ennesima ambientazione negli anni '50,mai così raccontati,al cinema,come nel 2017. Gli orrori di casa Gardner non tardano a rivelarsi. La sceneggiatura toglie di mezzo,purtroppo,la stuzzicante idea di una Moore doppia,bionda e bruna. La malvagità di Damon & C. è talmente eccessiva da perdere un po' del suo afflato,mentre la parallela messa in scena del razzismo crudele e violento resta la parte più riuscita,la più interessante. Gustosissimi i titoli di testa. Attori in grande spolvero.
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maumauroma
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domenica 31 dicembre 2017
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suburbicon
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Certo doveva essere proprio bello vivere in una di quelle cittadine sorte dal nulla negli anni 50 negli Stati Uniti,soprattutto per sfuggire al caos e allo stress delle grandi metropoli. Villette tutte uguali, strade pulite e ordinate, tutti che si conoscono e fratellizzano, aria tersa e limpida da respirare. Peccato solo che ogni tanto poteva capitare che in quelle cittadine ci venisse ad abitare una famiglia di neri a rovinare quella paradisiaca armonia, a inquinare, come dire, la perfetta intesa tra gli abitanti di razza bianca. Ma e' solo la segregazione razziale a rovinare quel bel vivere? Non proprio. Perche' quello che avviene a Suburbicon, una di queste citta' e in particolare la vicenda che si snocciola all' interno della villetta della famiglia Lodge e' tutta da raccontare.
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Certo doveva essere proprio bello vivere in una di quelle cittadine sorte dal nulla negli anni 50 negli Stati Uniti,soprattutto per sfuggire al caos e allo stress delle grandi metropoli. Villette tutte uguali, strade pulite e ordinate, tutti che si conoscono e fratellizzano, aria tersa e limpida da respirare. Peccato solo che ogni tanto poteva capitare che in quelle cittadine ci venisse ad abitare una famiglia di neri a rovinare quella paradisiaca armonia, a inquinare, come dire, la perfetta intesa tra gli abitanti di razza bianca. Ma e' solo la segregazione razziale a rovinare quel bel vivere? Non proprio. Perche' quello che avviene a Suburbicon, una di queste citta' e in particolare la vicenda che si snocciola all' interno della villetta della famiglia Lodge e' tutta da raccontare. E non ne esce il classico quadretto idilliaco della famiglia media americana, ma piuttosto tutto l' inventario di ipocrisie,crudelta', nefandezze di cui puo' essere capace l' animo umano, soffocato dalle corde ben tese del falso perbenismo. Ma per fortuna i bambini guardano e giudicano e forse ci salveranno, almeno finche' sono piccoli...
La sceneggiatura di Suburbicon si basa su un vecchio scritto dei Coen, rielaborato dallo stesso Clooney. Pur perdendo parte della tipica corrosiva denuncia' sociale dei due fratelli, il film del regista americano risulta' piuttosto originale nella struttura e tutto sommato piacevole, soprattutto nella seconda parte. L' opera inizia come commedia, poi a poco a poco scivola nel dramma con un pizzico di horror quasi farsesco. I dialoghi sono sempilci,essenziali, quasi di stampo fumettistico. La regia di Clooney e' convenzionale ma dignitosa. Bravi gli attori. Da ricordare gli originali titoli di testa
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writer58
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martedì 26 dicembre 2017
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un posto tranquillo...
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Spoiler alert: nella recensione vi sono anticipazioni sulla trama del film.
Intermedia tra l'ambientazione del Truman show e di "Desperate housewives", Suburbicon è una cittadina autosufficiente composta da centinaia di villette a schiera unifamigliari con giardino abitate dalla middle class bianca americana alla fine degli anni '50. E' un luogo ordinato, dotato dei servizi essenziali (supermercati, ospedale, chiesa, vigili del fuoco, stazione di polizia), apparentemente felice, un'autentica "summa" dell'immaginario suburbano americano. In questo ambiente, ritratto insieme come una rappresentazione e una caricatura dell'american dream, avvengono due eventi che scompaginano la quotidianità dei residenti.
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Spoiler alert: nella recensione vi sono anticipazioni sulla trama del film.
Intermedia tra l'ambientazione del Truman show e di "Desperate housewives", Suburbicon è una cittadina autosufficiente composta da centinaia di villette a schiera unifamigliari con giardino abitate dalla middle class bianca americana alla fine degli anni '50. E' un luogo ordinato, dotato dei servizi essenziali (supermercati, ospedale, chiesa, vigili del fuoco, stazione di polizia), apparentemente felice, un'autentica "summa" dell'immaginario suburbano americano. In questo ambiente, ritratto insieme come una rappresentazione e una caricatura dell'american dream, avvengono due eventi che scompaginano la quotidianità dei residenti.
Una delle case viene comprata da una famiglia di colore, generando sconcerto e rifiuto nella comunità, un rifiuto che diventerà ben presto una protesta violenta ai limiti del linciaggio; allo stesso tempo si verifica un'incursione notturna in una delle villette da parte di due criminali che sequestrano tutta una famiglia causando la morte di una donna La famiglia Lodge, che subisce il sequestro, è composta dal padre (interpretato da un grigio e imbolsito Matt Damon, ottima performance la sua), dalla madre, costretta su una sedia rotelle da un precedente incidente automobilistico, da sua sorella (entrambe le donne interpretate da una brava Julianne Moore), da un figlio preadolescente timido e riservato.
Una famiglia apparentemente "normale", che assomiglia a un quadro iperrealista, in cui i personaggi rappresentano un "distillato" delle caratteristiche della classe media, ma che nasconde dinamiche inconfessabili e pulsioni omicide. Infatti, il sequestro si rivela una messinscena orchestrata per liberarsi della moglie e incassare il premio della sua assicurazione.
Lo sviluppo della pellicola tratta questa materia in modo incisivo e, a suo modo, divertente, con un registro che mescola il grottesco, il pulp. qualche dettaglio ironicamente splatter. I personaggi vengono narrati senza alcuna empatia, come se fossero visti da distante, producendo a volte un effetto spiazzante. Infatti, alcuni passaggi particolarmente drammatici generano un effetto esilarante proprio grazie a questo meccanismo, che attinge a piene mani dall'umorismo noir, stralunato e surreale dei fratelli Coen (autori della sceneggiatura).
Suburbicon si rivela un apologo morale, narrato attraverso gli stilemi di un noir atipico, che stigmatizza l'avidità, la meschinità, la ricerca a qualunque costo della ricchezza, la limitatezza degli orizzonti ideali che si annidano all'interno della società americana, Lo fa senza alcun approccio pedagogico (anche se i rigurgiti razzisti all'interno della cittadina e la cura nella rappresentazione degli ambienti possono apparire un po' didascalici), e con uno stile dissacrante ed efficace che, in alcuni passaggi, richiama opere maestre come "Fargo" o "Non è un paese per vecchi".
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writer58
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sabato 23 dicembre 2017
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the clooney dark truman show
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Intermedio tra il paese di "Seahaven" del Truman show e il quartiere di "Wisteria Lane" di "Desperate housewives", Suburbicon è una cittadina autosufficiente composta da centinaia di villette a schiera unifamigliari con giardino abitate dalla middle class bianca americana alla fine degli anni '50. E' un luogo ordinato, dotato dei servizi essenziali (supermercati, ospedale, chiesa, vigili del fuoco), apparentemente felice, un'autentica "summa" dell'immaginario suburbano americano. In questo ambiente, ritratto insieme come una rappresentazione e una caricatura dell'american dream, avvengono due eventi che scompaginano la quotidianità dei residenti.
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Intermedio tra il paese di "Seahaven" del Truman show e il quartiere di "Wisteria Lane" di "Desperate housewives", Suburbicon è una cittadina autosufficiente composta da centinaia di villette a schiera unifamigliari con giardino abitate dalla middle class bianca americana alla fine degli anni '50. E' un luogo ordinato, dotato dei servizi essenziali (supermercati, ospedale, chiesa, vigili del fuoco), apparentemente felice, un'autentica "summa" dell'immaginario suburbano americano. In questo ambiente, ritratto insieme come una rappresentazione e una caricatura dell'american dream, avvengono due eventi che scompaginano la quotidianità dei residenti.
Una delle case viene comprata da una famiglia di colore, generando sconcerto e rifiuto nella comunità, un rifiuto che diventerà ben presto una protesta violenta ai limiti del linciaggio; allo stesso tempo si verifica un'incursione notturna in una delle villette da parte di due criminali che sequestrano tutta una famiglia causando la morte di una donna La famiglia Lodge, che subisce il sequestro, è composta dal padre (interpretato da un grigio e imbolsito Matt Damon, ottima performance la sua), dalla madre, costretta su una sedia rotelle da un precedente incidente automobilistico, da sua sorella (entrambe le donne interpretate da una brava Julianne Moore), da un figlio preadolescente timido e riservato.
Una famiglia apparentemente "normale", che assomiglia a un quadro iperrealista, in cui i personaggi rappresentano un "distillato" delle caratteristiche della classe media, ma che nasconde dinamiche inconfessabili e pulsioni omicide. Lo sviluppo della pellicola tratta questa materia in modo incisivo e, a suo modo, divertente, con un registro che mescola il grottesco, il pulp. qualche dettaglio ironicamente splatter. I personaggi vengono narrati senza alcuna empatia, come se fossero visti da distante, producendo a volte un effetto spiazzante. Infatti, alcuni passaggi particolarmente drammatici generano un effetto esilarante proprio grazie a questo meccanismo, che attinge a piene mani dall'umorismo noir, stralunato e surreale dei fratelli Coen (autori della sceneggiatura).
Suburbicon si rivela un apologo morale, narrato attraverso gli stilemi di un noir atipico, che stigmatizza l'avidità, la meschinità, la ricerca a qualunque costo della ricchezza, la limitatezza degli orizzonti ideali che si annidano all'interno della società americana, Lo fa senza alcun approccio pedagogico (anche se i rigurgiti razzisti all'interno della cittadina e la cura nella rappresentazione degli ambienti possono apparire un po' didascalici), e con uno stile dissacrante ed efficace che, in alcuni passaggi, richiama opere maestre come "Fargo" o "Non è un paese per vecchi".
W.
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criticoso
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mercoledì 20 dicembre 2017
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quando tutto è troppo
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Mettere insieme tutti i luoghi comuni dei gialli e noir può essere troppo. E qui è proprio troppo. Se poi ci si aggiunge anche il razzismo di stile sudista, che con la storia non c'entra niente, il troppo 'stroppia'. Evidentemente il cinema americano,come arte, non ha più fantasia, inventiva, buon gusto. Dunque film commerciale, discreto per passare un paio di ore, ma niente più.
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tonimais
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sabato 16 dicembre 2017
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spanking, una sculacciata e via
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Joel e Ethan Coen, già nel loro precedente film "Questo non è un paese per vecchi ", ci hanno ben spiegato che il Male esiste e per quanto banale possa essere, esiste. Non importa se la vita o la morte dipenda solo da come cade la monetina, testa o croce, in fin dei conti il protagonista, alla fine del film , viene eliminato da un banale incidente d'auto. Semaforo verde o rosso. In Suburbicon si spingono ben oltre, arrivano ad affermare che il male è grottesco, deforme ed innaturale, paradossale ed inspiegabile tale da suscitare reazioni contrastanti ( dal riso all'indignazione ). Socrate definiva il male come l'ignoranza del bene e tanto più ci si discosta dal bene tanto più il male appare paradossalmente grottesco.
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Joel e Ethan Coen, già nel loro precedente film "Questo non è un paese per vecchi ", ci hanno ben spiegato che il Male esiste e per quanto banale possa essere, esiste. Non importa se la vita o la morte dipenda solo da come cade la monetina, testa o croce, in fin dei conti il protagonista, alla fine del film , viene eliminato da un banale incidente d'auto. Semaforo verde o rosso. In Suburbicon si spingono ben oltre, arrivano ad affermare che il male è grottesco, deforme ed innaturale, paradossale ed inspiegabile tale da suscitare reazioni contrastanti ( dal riso all'indignazione ). Socrate definiva il male come l'ignoranza del bene e tanto più ci si discosta dal bene tanto più il male appare paradossalmente grottesco. Lo spanking , la sculacciata, è la pratica erotica che porta all'eccitazione fisica basata psicologicamente sulla consapevolezza che si sta espiando col dolore una marachella. Il paradosso è tutto qui : definire una marachella un linciaggio ( non compiuto ) ed una serie di assassinii che avrebbero segnato a vita chiunque avesse avuto la disgrazia di esserne testimone.Non aspettatevi dunque dal finale una lettura positiva : i ragazzini ,testimoni dell'accaduto, saranno i carnefici di domani , la coazione a ripetere li portera a ripetere le stesse vicende che hanno vissuto.Profondo, il povero Clooney c'entra poco.
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flyanto
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venerdì 15 dicembre 2017
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una famiglia apparentemente perfetta
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Suburbicon è il quartiere elegante, lindo ed ordinato che dà il titolo all'ultimo film dell'attore/regista George Clooney. La storia si svolge negli anni '50 e si concentra su una delle famiglie residenti nel suddetto quartiere all'apparenza perfetta ed in armonia. Tale famiglia è composta da un padre (Matt Damon), una madre sulla sedia a rotelle in seguito ad un incidente automobilistico (Julianne Moore) ed un ragazzino adolescente molto timido ed un poco chiuso di carattere. Vi è anche la presenza della sorella gemella di lei che fa compagnia ai componenti di questo nucleo familiare.
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Suburbicon è il quartiere elegante, lindo ed ordinato che dà il titolo all'ultimo film dell'attore/regista George Clooney. La storia si svolge negli anni '50 e si concentra su una delle famiglie residenti nel suddetto quartiere all'apparenza perfetta ed in armonia. Tale famiglia è composta da un padre (Matt Damon), una madre sulla sedia a rotelle in seguito ad un incidente automobilistico (Julianne Moore) ed un ragazzino adolescente molto timido ed un poco chiuso di carattere. Vi è anche la presenza della sorella gemella di lei che fa compagnia ai componenti di questo nucleo familiare. Quando, in seguito ad una rapina perpetuata una sera nella casa da due balordi, la moglie muore, si insedia nella famiglia in maniera stabile la gemella e da qui si verificheranno una serie di avvenimenti sempre più incalzanti e violenti....
George Clooney, dirige una pellicola che è stata sceneggiata dai fratelli Coen (e si vede), e che ha tutte le carte in regola per essere definita come una black comedy. Infatti, nel suo complesso, l'opera è ironica e pungente e all'inizio la storia si svolge presentando un ambiente sereno e positivo ma, man mano che la vicenda si sviluppa, la commedia assume connotazioni sempre più scure, violente (seppure, a volte, al limite del ridicolo), insomma grottesche. L'ambiente che Clooney presenta, con le villette ed i loro giardini verdi, fioriti e ben curati dove risiedono famiglie di individui sereni, rispettosi ed amorevoli gli uni con gli altri, è un mondo che all'apparenza appare felice, armonico e perfettamente funzionante, ma che in realtà cova delle tensioni interne che, una volta venute allo scoperto, si trasformano in azioni di una violenza e crudeltà inaudita. Sul piano sociale ciò è dimostrato dalla rivolta degli abitanti di Suburbicon contro la famiglia di colore di nuovi inquilini ivi stabilitasi, sul piano più privato e domestico con le nefandezze crescenti dei componenti del nucleo familiare protagonista. Insomma, il ritratto di un'America perfetta esteriormente e come specchio di quel "sogno americano" tanto agognato ed inseguito dai suoi connazionali che, come Clooney in maniera quanto mai egregia ha rappresentato, è e fu impossibile realizzare proprio per la natura in sè cattiva dell'uomo: infido, egoista e xenofobo.
Molto ben diretto ed interpretato, nonchè ben ricostruito nell'epoca e negli ambienti, "Suburbicon" risulta del tutto consigliabile.
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giajr
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giovedì 14 dicembre 2017
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un film niente male che richiama vaghi ricordi....
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Un film piacevole, che sicuramente tratteggia il perbenismo degli anni 50, quelli americani del boom economico.
Un innegabile quanto palese omaggio all'inimitabile Hitchcock ed al contempo un forzato richiamo alla causa dell'integrazione "nera" che tra gli anni 50 e 60 in America è stata foriera di violenti scontri e disgrazie enormi.
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Un film piacevole, che sicuramente tratteggia il perbenismo degli anni 50, quelli americani del boom economico.
Un innegabile quanto palese omaggio all'inimitabile Hitchcock ed al contempo un forzato richiamo alla causa dell'integrazione "nera" che tra gli anni 50 e 60 in America è stata foriera di violenti scontri e disgrazie enormi... per certi versi ed in alcuni stati USA una integrazione ancora ostica al giorno d'oggi (assurdo a dirsi , ma è così per davvero!).
Un film ricco di colpi di scena in un buon tratteggio scenografico. Un testo, quello dei fratelli Cohen che certamente è ottimamente incastrato in dinamiche semplici, grottesche quanto insensibili.
Un incrocio tra un film di Doris Day, la lunga strada verso casa di Richard Pearce, Marnie di Hitchcock e disperate housewives.
Bravi gli attori, poveri i dialoghi ma adatti per questo tipo di film basato sul falso perbenismo iconografico.
Promosso il regista Clooney che forse ha volutamente ecceduto perdendo di vista alcune accortezze per gli spettatori più attenti.
Nel complesso un film buono che merita di essere consigliato.
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