luca scialo
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venerdì 3 luglio 2020
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ritorni dal passato che scombussolano le vite
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Ismaël Vuillard è un regista con molti tormenti e condivide con Henri Bloom, vecchio autore cinematografico, la disperazione per la morte della sua ex moglie e figlia di quest'ultimo, Carlotta. I due si rinfacciano le responsabilità sulla sparizione di quest'ultima. Nel frattempo, Ismael ha conosciuto Sylvia a casa di amici in comune. Tuttavia, i suoi tormenti si acuiscono quando Carlotta, data per morta 10 anni fa, torna improvvisamente. Il che getta nel panico Ismael, al punto che non riesce più a scrivere e dirigere il film che ha in corso. Sylvia ne è invece molto adirata, in quanto Carlotta cerca di strappargli Ismael. Il padre, invece, viene colto da un infarto e non accetta il suo ritorno.
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Ismaël Vuillard è un regista con molti tormenti e condivide con Henri Bloom, vecchio autore cinematografico, la disperazione per la morte della sua ex moglie e figlia di quest'ultimo, Carlotta. I due si rinfacciano le responsabilità sulla sparizione di quest'ultima. Nel frattempo, Ismael ha conosciuto Sylvia a casa di amici in comune. Tuttavia, i suoi tormenti si acuiscono quando Carlotta, data per morta 10 anni fa, torna improvvisamente. Il che getta nel panico Ismael, al punto che non riesce più a scrivere e dirigere il film che ha in corso. Sylvia ne è invece molto adirata, in quanto Carlotta cerca di strappargli Ismael. Il padre, invece, viene colto da un infarto e non accetta il suo ritorno. Carlotta, infatti, aveva scelto di cambiare vita in India. Ma il marito che aveva sposato, è morto 3 anni prima. Chi la spunterà in questo triangolo amoroso? Arnaud Desplechin traspone un suo stesso soggetto, che gli consente la svolta internazionale come regista dopo una decina di film. Essendo stato scelto per aprire Cannes. La storia è intrigante, sebbene ogni tanto si perda e finisca per non convincere fino in fonto. Il cast di attori protagonisti è comunque eccellente, capaci come sempre di mettere in scena egregiamente i personaggi e le loro caratteristiche mimiche e caratteriali.
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flyanto
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giovedì 3 maggio 2018
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i tormenti di un regista in crisi
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"I Fantasmi di Ismael" del regista francese Arnaud Desplechin sono i tormenti che quotidianamente e da ormai lungo tempo affliggono il protagonista del film (Mathieu Amalric), uno stimato regista in crisi che è stato abbandonato misteriosamente dalla giovane moglie (Marion Cotillard) anni prima, e precisamente tre anni dopo il matrimonio, e che ora ha una relazione più tranquilla e stabile con una nuova compagna , un'astrofisica. (Charlotte Gainsbourg) . Mentre sta realizzando un film di difficile realizzazione, al suddetto uomo si presenta improvvisamente nuovamente la moglie creduta ed ormai dichiarata come morta. Ciò lo condurrà ad una crisi personale ancor più profonda ed a mettere in discussione persino il proprio rapporto affettivo con la nuova compagna, come, inoltre, ad essere ossessionato dalla figura del fratello residente lontano ed anch'egli considerato come ormai uno scomparso.
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"I Fantasmi di Ismael" del regista francese Arnaud Desplechin sono i tormenti che quotidianamente e da ormai lungo tempo affliggono il protagonista del film (Mathieu Amalric), uno stimato regista in crisi che è stato abbandonato misteriosamente dalla giovane moglie (Marion Cotillard) anni prima, e precisamente tre anni dopo il matrimonio, e che ora ha una relazione più tranquilla e stabile con una nuova compagna , un'astrofisica. (Charlotte Gainsbourg) . Mentre sta realizzando un film di difficile realizzazione, al suddetto uomo si presenta improvvisamente nuovamente la moglie creduta ed ormai dichiarata come morta. Ciò lo condurrà ad una crisi personale ancor più profonda ed a mettere in discussione persino il proprio rapporto affettivo con la nuova compagna, come, inoltre, ad essere ossessionato dalla figura del fratello residente lontano ed anch'egli considerato come ormai uno scomparso.
Una pellicola decisamente confusa (come la confusione del protagonista stesso), con delle buone premesse che però, nel corso dello svolgimento della storia, si vanificano presto relegando il lavoro nell'ambito della pretenziosità, , del disordine e della conseguente noia. Un vero peccato, perchè il film è interpretato da attori molo bravi che qui, però, devono assecondando le direttive del regista, e per quanto apprezzati professionalmente parlando, rimangono malgrado anch'essi confinati nel flop più totale dell'intera opera cinematografica.
Altro non vi è da aggiungere, purtroppo
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cardclau
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mercoledì 2 maggio 2018
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allucinazione non psicotica
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Ammetto che ho avuto bisogno di tempo per riflettere, e mettere assieme, sulle insolite sensazioni conferitemi del film di Arnaud Desplechin, I fantasmi d'Ismael. Le prime, nei primi momenti, non andavano al di là di un generico "non capisco". In un tentativo di vedere sempre le pareti della stanza parallele e perrpendicolari, gli angoli sempre a 90°, mai pareti sghembe, con gli angoli acuti ed ottusi. Ma il film non mi ha ha mai stancato, anzi mi ha continuato a sorprendere, e ho trovato tutti gli attori, soprattutto Mathieu Amalric, Marion Cottilard e Charlotte Gainsbourg, deliziosi, direi solitamente favolosi. Infine ho compreso, non si trattava di una storia reale, per quanto strampalata, ma di un continuo stato allucinatorio, estraniato e concreto nel contempo, in cui sogno e realtà si combinavano in un gioco continuo e imprevedibile.
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Ammetto che ho avuto bisogno di tempo per riflettere, e mettere assieme, sulle insolite sensazioni conferitemi del film di Arnaud Desplechin, I fantasmi d'Ismael. Le prime, nei primi momenti, non andavano al di là di un generico "non capisco". In un tentativo di vedere sempre le pareti della stanza parallele e perrpendicolari, gli angoli sempre a 90°, mai pareti sghembe, con gli angoli acuti ed ottusi. Ma il film non mi ha ha mai stancato, anzi mi ha continuato a sorprendere, e ho trovato tutti gli attori, soprattutto Mathieu Amalric, Marion Cottilard e Charlotte Gainsbourg, deliziosi, direi solitamente favolosi. Infine ho compreso, non si trattava di una storia reale, per quanto strampalata, ma di un continuo stato allucinatorio, estraniato e concreto nel contempo, in cui sogno e realtà si combinavano in un gioco continuo e imprevedibile. Lutto, abbandono, relazione padre figlia, marito moglie, maschio femmina, diventare adulti, creatività, lavoro, senso della vita, normalità e follia, vita e morte, si mescolavano e continuamente ingarbugliavano. Non in un mo minaccioso, direi prefino rassicurante. Appena accennata l'infanzia e l'adolescenza inquieta, la combinazione maschio femmina invece prevaleva, giustamente, sul resto. A differenza di uno stato allucinatorio psicotico, in un essere la cui identità è frantumata, pezzi di coccio, però, non ho avvertitola la presenza inquietante e disturbante, della componente persecutoria e necrofila. Quindi il gioco rimaneva gioco, fantastico!
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cripra
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martedì 1 maggio 2018
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noia e irritazione
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Totalmente d'accordo con Carlo Santoni.Film noiosissimo e senza capo nè coda
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simeonericci
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domenica 29 aprile 2018
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allucinanate!!!
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Film allucinanate. Forse uno dei peggiori film mai visti. Uno dei pochi ,dove sono uscito dalla sala,dopo un'ora. Mi sembra che il film duri due ore.Non oso immaginare,cosa sia riuscito ancora a metterci dentro, nella seguente ora. Nella prima:Piero della Francesca, S Pollak, per non parlare dei luoghi (mezzo mondo) Addirittura scena nell'osservatotio andino di Palomar in Cile!!. Dialoghi allucinanti,peraltro resi ancora piu' precari e scontati da un pessimo doppiaggio.Primi piani di attori inespressivi. Scene madri dalla durata di 10/15 minuti estenuanti.Il film si ripete in continuazione nel montaggio e nella sequenza delle scene. Un guazzabuglio di psicologia spicciola e ridicola.
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Film allucinanate. Forse uno dei peggiori film mai visti. Uno dei pochi ,dove sono uscito dalla sala,dopo un'ora. Mi sembra che il film duri due ore.Non oso immaginare,cosa sia riuscito ancora a metterci dentro, nella seguente ora. Nella prima:Piero della Francesca, S Pollak, per non parlare dei luoghi (mezzo mondo) Addirittura scena nell'osservatotio andino di Palomar in Cile!!. Dialoghi allucinanti,peraltro resi ancora piu' precari e scontati da un pessimo doppiaggio.Primi piani di attori inespressivi. Scene madri dalla durata di 10/15 minuti estenuanti.Il film si ripete in continuazione nel montaggio e nella sequenza delle scene. Un guazzabuglio di psicologia spicciola e ridicola. Frasi del tipodopo scena di sesso ,neanche quella si salva,facciamo un bambino!!
Adesso mi domando : ma chi ha dato i soldi a questo signore per fare una simile mondezza.
Per quantoriguarda la tecnica. macchina a spalla ovunque.Peraltra fatta molto male.Luci approssimative, e color correction inesistenze. La copia vista poi al giuliocesare aveva una qualità imbarazzante
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carlosantoni
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venerdì 27 aprile 2018
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noia, altro che fantasmi
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Si può capire, se ci si mette molta buona volontà e benevola disposizione d’animo, che il regista abbia voluto impegnarsi in qualcosa di impegnativo. Io credo però che abbia fallito totalmente: negli ultimi tempi mi è capitato di vedere (purtroppo) filmetti insulsi che offendono l’intelligenza dello spettatore, ma non ricordo di aver mai visto un film tanto confusionario, sconclusionato e privo di una logica intrinseca. Il film è frantumato in decine (non meno di decine) di microrealtà messe l’una accanto all’altra in maniera schizofrenica, le “Nozze Pandolfini” con le prigioni in Daghestan o giù di lì, la musica del sitar con un fratello disabile che, dice Charlotte Gainsbourg (che preferisco fra tutti), “è la mia benedizione”, salvo non comparire mai e poi mai in una sola inquadratura.
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Si può capire, se ci si mette molta buona volontà e benevola disposizione d’animo, che il regista abbia voluto impegnarsi in qualcosa di impegnativo. Io credo però che abbia fallito totalmente: negli ultimi tempi mi è capitato di vedere (purtroppo) filmetti insulsi che offendono l’intelligenza dello spettatore, ma non ricordo di aver mai visto un film tanto confusionario, sconclusionato e privo di una logica intrinseca. Il film è frantumato in decine (non meno di decine) di microrealtà messe l’una accanto all’altra in maniera schizofrenica, le “Nozze Pandolfini” con le prigioni in Daghestan o giù di lì, la musica del sitar con un fratello disabile che, dice Charlotte Gainsbourg (che preferisco fra tutti), “è la mia benedizione”, salvo non comparire mai e poi mai in una sola inquadratura. Un suocero regista paranoico che s’incontra-scontra con un genero super-iper-paranoico, un russo cui un telefonino fa saltare la testa, un regista rincoglionito (o coglione da sempre) che si fa le frittate di uova fresche, due donne di cui una astro e poi fisica, culture religiose messe a confronto a casaccio e del tutto inutilmente, Pollock, Praga, vomiti da sbronza e via di questo passo. A proposito: avete visto per caso una sola sequenza di un solo minuto in cui il noiosissimo allezzito protagonista faccia a meno di bere o fumare? No, vero? Direi che il troppo è troppo.
Molto buona la fotografia, buona la colonna sonora e bella ma banale la location, con quell’eterna tamerice extra-size, la villona vissuta, il mare e le ovvietà del genere. E irrimediabile, dal mio punto di vista, la regia e la sceneggiatura. Vorrei dimenticarmi di 105 minuti spesi malissimo (non ce l’ho fatta a reggere fino alla fine del film).
Mi ricorderò di Desplechin per evitarlo.
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no_data
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venerdì 27 aprile 2018
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deludente
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Visto le recensioni pensavo fosse un film interessante, invece l'ho trovato noioso, riprese al limite dell'accettabile, troppe cose lasciate in sospeso.
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no_data
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lunedì 23 aprile 2018
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forse, quando si scrive per un grande pubblico, è necessaria più cura
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L'articolo è a tratti incomprensibile. La trama complessa dovrebbe essere riassunta per il lettore con ordine e chiarezza, oppure essere solo indicata alla sua attenzione in quanto composta da più piani temporali e narrativi (questo almeno è quel che si coglie non avendo ancora visto il film). Si dà troppo per scontata anche la filmografia dell'autore. mymovies è un riferimento per un pubblico sicuramente interessato al cinema di qualità, ma non è una rivista specializzata. E in ogni caso,quando parlo a qualcuno di un'opera che domanda impegno, preferisco prenderlo per mano, e rendere facile ciò che eventualmente sia difficile. Per esempio dicendo che c'è un film dentro il film: questo l'ho capito solo dall'intervista a regista e attori.
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