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daniela
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domenica 9 febbraio 2025
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intenso crudo toccante
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Ottimo Christian Bale in questa storia dove la vera protagonista ? la morte, ineluttabile. Il finale lascia un piccolo spiraglio di luce per il futuro degli unici tre superstiti. Consigliato.
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nunzio pizzuto
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mercoledì 30 ottobre 2024
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hostiles
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Voglio consigliare a tutti i miei amici un film del 2018, un western, Hostiles, di eccezionale bellezza, coerenza e solidità narrativa. Il film rientrerebbe nel genere Western, ma non è un Western nel senso più banale del termine. Si tratta invece di un autentico capolavoro, di una macchina filmica in grado di regalare significati e considerazioni etiche e morali non indifferenti. Qui non ci troviamo ad assistere allo scontro tra i buoni (solitamente i bianchi) e i cattivi (solitamente gli indigeni o pellerossa). E questo perché la vicenda mette subito in chiaro come i soggetti ritratti portino con sé una angoscia esistenziale che solo una vita autentica, vera può conferire e quindi la rappresentazione delle vicende va al di là di tutti i possibili stereotipi e/o di ogni pruderie political correct.
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Voglio consigliare a tutti i miei amici un film del 2018, un western, Hostiles, di eccezionale bellezza, coerenza e solidità narrativa. Il film rientrerebbe nel genere Western, ma non è un Western nel senso più banale del termine. Si tratta invece di un autentico capolavoro, di una macchina filmica in grado di regalare significati e considerazioni etiche e morali non indifferenti. Qui non ci troviamo ad assistere allo scontro tra i buoni (solitamente i bianchi) e i cattivi (solitamente gli indigeni o pellerossa). E questo perché la vicenda mette subito in chiaro come i soggetti ritratti portino con sé una angoscia esistenziale che solo una vita autentica, vera può conferire e quindi la rappresentazione delle vicende va al di là di tutti i possibili stereotipi e/o di ogni pruderie political correct. Qui non ci sono diligenze da salvare, fanciulle bianche indifese da proteggere, c’è invece una Tranches de vie avrebbe detto Émile Zola che più autentica non si può. Ci sono le persone che sono il contrario di quello che ci si può aspettare, e ci sono gli autentici farabutti, capacissimi di rimanere tali fino al giorno del giudizio universale perché chiusi nei propri pregiudizi. Ci sono gli uomini, le donne, in carne e sangue e non con il proprio cervello ottuso dalle mode del momento. In una delle scene più toccanti la moglie del comandante di un forte snocciola la propria edificante tiritera su quanto grandi siano le responsabilità nella, cattivissima, gestione del problema dei nativi d’America da parte delle autorità governative USA. Tutto vero, ma quanto falsa già all’epoca doveva suonare questa teorica e parolaia ammissione di colpevolezza! Peccato che oggetto della lezioncina sia però anche una donna, una Rosamund Pike completamente immersa nel proprio, non facile, ruolo la cui famiglia è stata da poco completamente massacrata da una banda di Comanches. E peccato anche che quella stessa donna non potrà non riconoscere via via che la vicenda prosegue che il gruppo di indiani con cui si trova costretta a viaggiare insieme all’ufficiale comandante protagonista del film, siano sì pellerossa pure loro, ma di tutt’atra pasta e di tutt’altra umanità. E pure l’ufficiale passerà da un comportamento più che aggressivo perché memore delle sofferenze patite nelle guerre indiane, ad una consapevolezza che quel nemico tanto detestato non è, in realtà, diverso da lui, poiché entrambi sinceri e leali nell’avere combattuto per il proprio paese, costretti dalle vicende vere e non immaginarie che la vita propose loro. In una parola il comandante impersonato da un gigantesco Christian Bale e il capo Cheyenne, impersonato da Wes Studi che deve essere riportato nelle proprie terre d’origine, riescono, sia pure giunti al limite della propria esperienza terrena e dopo essersi in passato combattuti accanitamente, a riscoprire l’uno nell’altro la propria umanità e a rispettarsi vicendevolmente. Il film non concede alcuna scena edificante, i soggetti umani sono così consapevoli del vero valore della vita umana e di quello che significa onore, fedeltà che non arretrano neanche di un passo nel mostrare l’accettazione a viso aperto, del proprio destino fino all’estreme conseguenze. Un coraggio e una volontà frutto di una superiore legge morale eroicamente introiettata. Dispiace avere letto delle critiche i cui autori, evidentemente, non hanno saputo leggere tra le righe, non hanno apprezzato alcune lentezze della narrazione, pochissime in verità. Viene voglia a volte leggendo tali recensioni, in verità, se si va a vedere un film per ricevere qualcosa da quel film, o se al contrario, cestone di pop corn al fianco, per tutt’altri motivi. E un’ultima notazione va fatta, l’epopea western è il mito fondativo dell’identità USA, al fondo, occorre non dimenticarlo mai, esso è un mito di libertà, di affermazione della propria umanità. Sappiamo bene come questo mito coesista con il massacro generalizzato dei nativi d’America, ma bisogna rifuggire dalle tagliole manichee. Questo grande film ci fa imparare a come provarci. In questi giorni di forzata permanenza cercate di vederlo, io l’ho visto in originale inglese, sottotitolato e in italiano, le differenze nel parlato, nella resa del sonoro non ne impedisce la comprensione. Può essere necessario vederlo due volte, ne varrà la pena. Nunzio Pizzuto
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dandy
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lunedì 28 agosto 2023
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le ostilità cambiano anche in meglio.
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Western revisionista dalle tematiche risapute(le differenze incolmabili tra bianchi e indiani,il lungo viaggio destinato a cambiare tutto,la perdita delle proprie certezze)che si prende il suo tempo alternando momenti statici e riflessivi a scoppi di violenza.Forse troppo...la lunghezza è eccessiva e non tutti i personaggi sono necessari(a partire da quello del giovane ufficiale novellino interpretato da Chalamet)senza contare i vai stereotipi.Ma c'è un notevole senso di morte e desolazione costantemente presente(escludendo il finale),il prololgo piuttosto crudo e il duo di protagonisti funziona bene.Puntualmente efficaci anche i paesaggi,che amplificano il senso di straniamento in crescendo nello svolgimento.
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Western revisionista dalle tematiche risapute(le differenze incolmabili tra bianchi e indiani,il lungo viaggio destinato a cambiare tutto,la perdita delle proprie certezze)che si prende il suo tempo alternando momenti statici e riflessivi a scoppi di violenza.Forse troppo...la lunghezza è eccessiva e non tutti i personaggi sono necessari(a partire da quello del giovane ufficiale novellino interpretato da Chalamet)senza contare i vai stereotipi.Ma c'è un notevole senso di morte e desolazione costantemente presente(escludendo il finale),il prololgo piuttosto crudo e il duo di protagonisti funziona bene.Puntualmente efficaci anche i paesaggi,che amplificano il senso di straniamento in crescendo nello svolgimento.Musiche di Max Richter.Buon riscontro di critica ma scarso successo di botteghino.
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lunedì 8 agosto 2022
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qualche intoppo narrativo che si poteva evitare
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Sono d’accordo. È la seconda parte quella che funziona meno e presenta gli intoppi narrativi che hai messo bene in luce.
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giovanni
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mercoledì 6 luglio 2022
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meglio parlare più chiaro
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Sostanzialmente concordo con la recensione, anche se, anziché usare eufemismi e dire che "la sceneggiatura è profondamente problematica", forse sarebbe stato più onesto affermare senza mezzi termini che questa sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, per le contraddizioni qui evidenziate e per altre ancora, ma anche per la totale inverosimiglianza della vicenda, a cominciare dalla scena iniziale: solo un idiota integrale può correre allo scoperto incontro a una banda di aggressori a cavallo, senza neanche dare alla sua famiglia il tempo per scappare.
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ennepi
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venerdì 11 giugno 2021
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un film capolavoro
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Ed ecco perchè:
Voglio consigliare a tutti i miei amici un film del 2018, un western, Hostiles, di eccezionale bellezza, coerenza e solidità narrativa. Il film rientrerebbe nel genere Western, ma non è un Western nel senso più banale del termine. Si tratta invece di un autentico capolavoro, di una macchina filmica in grado di regalare significati e considerazioni etiche e morali non indifferenti. Qui non ci troviamo ad assistere allo scontro tra i buoni (solitamente i bianchi) e i cattivi (solitamente gli indigeni o pellerossa). E questo perché la vicenda mette subito in chiaro come i soggetti ritratti portino con sé una angoscia esistenziale che solo una vita autentica, vera può conferire e quindi la rappresentazione delle vicende va al di là di tutti i possibili stereotipi e/o di ogni pruderie political correct.
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Ed ecco perchè:
Voglio consigliare a tutti i miei amici un film del 2018, un western, Hostiles, di eccezionale bellezza, coerenza e solidità narrativa. Il film rientrerebbe nel genere Western, ma non è un Western nel senso più banale del termine. Si tratta invece di un autentico capolavoro, di una macchina filmica in grado di regalare significati e considerazioni etiche e morali non indifferenti. Qui non ci troviamo ad assistere allo scontro tra i buoni (solitamente i bianchi) e i cattivi (solitamente gli indigeni o pellerossa). E questo perché la vicenda mette subito in chiaro come i soggetti ritratti portino con sé una angoscia esistenziale che solo una vita autentica, vera può conferire e quindi la rappresentazione delle vicende va al di là di tutti i possibili stereotipi e/o di ogni pruderie political correct. Qui non ci sono diligenze da salvare, fanciulle bianche indifese da proteggere, c’è invece una Tranches de vie avrebbe detto Émile Zola che più autentica non si può. Ci sono le persone che sono il contrario di quello che ci si può aspettare, e ci sono gli autentici farabutti, capacissimi di rimanere tali fino al giorno del giudizio universale perché chiusi nei propri pregiudizi. Ci sono gli uomini, le donne, in carne e sangue e non con il proprio cervello ottuso dalle mode del momento. In una delle scene più toccanti la moglie del comandante di un forte snocciola la propria edificante tiritera su quanto grandi siano le responsabilità nella, cattivissima, gestione del problema dei nativi d’America da parte delle autorità governative USA. Tutto vero, ma quanto falsa già all’epoca doveva suonare questa teorica e parolaia ammissione di colpevolezza! Peccato che oggetto della lezioncina sia però anche una donna, una Rosamund Pike completamente immersa nel proprio, non facile, ruolo la cui famiglia è stata da poco completamente massacrata da una banda di Comanches. E peccato anche che quella stessa donna non potrà non riconoscere via via che la vicenda prosegue che il gruppo di indiani con cui si trova costretta a viaggiare insieme all’ufficiale comandante protagonista del film, siano sì pellerossa pure loro, ma di tutt’atra pasta e di tutt’altra umanità. E pure l’ufficiale passerà da un comportamento più che aggressivo perché memore delle sofferenze patite nelle guerre indiane, ad una consapevolezza che quel nemico tanto detestato non è, in realtà, diverso da lui, poiché entrambi sinceri e leali nell’avere combattuto per il proprio paese, costretti dalle vicende vere e non immaginarie che la vita propose loro. In una parola il comandante impersonato da un gigantesco Christian Bale e il capo Cheyenne, impersonato da Wes Studi che deve essere riportato nelle proprie terre d’origine, riescono, sia pure giunti al limite della propria esperienza terrena e dopo essersi in passato combattuti accanitamente, a riscoprire l’uno nell’altro la propria umanità e a rispettarsi vicendevolmente. Il film non concede alcuna scena edificante, i soggetti umani sono così consapevoli del vero valore della vita umana e di quello che significa onore, fedeltà che non arretrano neanche di un passo nel mostrare l’accettazione a viso aperto, del proprio destino fino all’estreme conseguenze. Un coraggio e una volontà frutto di una superiore legge morale eroicamente introiettata. Dispiace avere letto delle critiche i cui autori, evidentemente, non hanno saputo leggere tra le righe, non hanno apprezzato alcune lentezze della narrazione, pochissime in verità. Viene voglia a volte leggendo tali recensioni, in verità, se si va a vedere un film per ricevere qualcosa da quel film, o se al contrario, cestone di pop corn al fianco, per tutt’altri motivi. E un’ultima notazione va fatta, l’epopea western è il mito fondativo dell’identità USA, al fondo, occorre non dimenticarlo mai, esso è un mito di libertà, di affermazione della propria umanità. Sappiamo bene come questo mito coesista con il massacro generalizzato dei nativi d’America, ma bisogna rifuggire dalle tagliole manichee. Questo grande film ci fa imparare a come provarci. In questi giorni di forzata permanenza cercate di vederlo, io l’ho visto in originale inglese, sottotitolato e in italiano, le differenze nel parlato, nella resa del sonoro non ne impedisce la comprensione. Può essere necessario vederlo due volte, ne varrà la pena.
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stenoir
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martedì 31 dicembre 2019
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una fotografia che lascia a bocca aperta
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1892. Il Capitano Blocker (Christian Bale, inutile sottolinearne la bravura) ha il compito e, nonostante il rifiuto, è costretto causa corte marziale, di scortare un cheyenne, Falco Giallo (Wes Studi) e la sua famiglia dal New Mexico al Montana, perché malato, nel posto in cui andare a morire. Il rifiuto categorico da parte del Capitano deriva dal fatto che Falco giallo, in passato, gli ha ammazzato molti amici/compagni, e doverlo accompagnare, gli sembra ingiusto e beffardo. L’indecisione di inserire questo film di Scott Cooper tra i migliori dieci visti nell’anno 2019, era dovuta “solamente” ad una scelta di sceneggiatura: gli antagonisti infatti, da come sono presentati tramite i racconti, sembra che non aspettino altro che eliminarsi a vicenda, ma forse una presa di coscienza e altri avvenimenti accaduti durante il viaggio, tra cui il salvataggio di una donna sopravvissuta (Rosamund Pike) alla strage della propria famiglia, da parte di una tribù indiana, cambiano drasticamente i caratteri di entrambi.
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1892. Il Capitano Blocker (Christian Bale, inutile sottolinearne la bravura) ha il compito e, nonostante il rifiuto, è costretto causa corte marziale, di scortare un cheyenne, Falco Giallo (Wes Studi) e la sua famiglia dal New Mexico al Montana, perché malato, nel posto in cui andare a morire. Il rifiuto categorico da parte del Capitano deriva dal fatto che Falco giallo, in passato, gli ha ammazzato molti amici/compagni, e doverlo accompagnare, gli sembra ingiusto e beffardo. L’indecisione di inserire questo film di Scott Cooper tra i migliori dieci visti nell’anno 2019, era dovuta “solamente” ad una scelta di sceneggiatura: gli antagonisti infatti, da come sono presentati tramite i racconti, sembra che non aspettino altro che eliminarsi a vicenda, ma forse una presa di coscienza e altri avvenimenti accaduti durante il viaggio, tra cui il salvataggio di una donna sopravvissuta (Rosamund Pike) alla strage della propria famiglia, da parte di una tribù indiana, cambiano drasticamente i caratteri di entrambi. Perché per il resto, il film (incipit, scene di violenza -ma mai ‘gratuite’-, paesaggi meravigliosi e soprattutto la fotografia grandiosa di tale Masanobu Takayanagi) è meritevole di far parte di questa classifica.
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martedì 15 ottobre 2019
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film?
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Buongiorno, ma è sicura di aver visto il film?
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paolp78
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mercoledì 14 agosto 2019
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sovrabbondante, ma comunque positivo
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Buon western; sebbene non sia paragonabile ai capolavori del genere, lo considero comunque tra i migliori degli ultimi anni.
Molto convincenti per misura ed intensità espressiva le interpretazioni dei due protagonisti, Christian Bale e Rosamund Pike: questo, a mio giudizio, è l’elemento di maggior pregio della pellicola; particolarmente apprezzabile come i due attori abbiano reso credibile (cosa non facile) il percorso interiore che porta i loro personaggi a superare le ostilità iniziali verso i pellerossa.
La storia è quella ormai già vista, della comitiva variegata che deve percorrere un tragitto disseminato da varie difficoltà ed imprevisti: sebbene non originale, tutto sommato è convincente e ben impostata, riuscendo presto ad avvincere lo spettatore.
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Buon western; sebbene non sia paragonabile ai capolavori del genere, lo considero comunque tra i migliori degli ultimi anni.
Molto convincenti per misura ed intensità espressiva le interpretazioni dei due protagonisti, Christian Bale e Rosamund Pike: questo, a mio giudizio, è l’elemento di maggior pregio della pellicola; particolarmente apprezzabile come i due attori abbiano reso credibile (cosa non facile) il percorso interiore che porta i loro personaggi a superare le ostilità iniziali verso i pellerossa.
La storia è quella ormai già vista, della comitiva variegata che deve percorrere un tragitto disseminato da varie difficoltà ed imprevisti: sebbene non originale, tutto sommato è convincente e ben impostata, riuscendo presto ad avvincere lo spettatore.
La pecca della sceneggiatura è quella di essere decisamente sovrabbondante. Lungo il viaggio ne capitano davvero troppe; a mio parere non era affatto necessario inserire tutte queste traversie, se ci si fosse limitati un po’, magari rinunciando ad una di queste (quella del militare prigioniero che viene aggregato alla comitiva a metà del film è la parte che trovo più inutile e forzata), l’opera nel suo insieme ne avrebbe tratto giovamento, risultando più misurata e convincente.
Buona la scena finale.
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venerdì 19 aprile 2019
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opinione
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Ma insomma ....L'unica cosa davvero "costruita" (attraverso non poche opinioni di parte e deboli congetture) è il suo commento.
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