francesca meneghetti
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martedì 12 dicembre 2017
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può esistere un umorismo islamico?
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Il titolo italiano sembra alludere a scene di sesso sotto un burqa (il che, per l’amor del vero, succede una volta), ma fa perdere il senso più autentico di “Cherchez la femme!” reso proverbiale da Alessandro Dumas (espressione per altro abbastanza nota anche nella lingua italiana): cercate la donna, è sempre lei la responsabile dietro un guaio. Pensiero che potrebbe essere condiviso dal fondamentalismo islamico, preso di mira nel film, sempre pronto a colpevolizzare una creatura che sembra emanare da Satana più che da Dio. Ma in questo caso il titolo si carica di un’umoristica ambiguità, perché la donna che si cela sotto il burqa è un’autentica sorpresa.
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Il titolo italiano sembra alludere a scene di sesso sotto un burqa (il che, per l’amor del vero, succede una volta), ma fa perdere il senso più autentico di “Cherchez la femme!” reso proverbiale da Alessandro Dumas (espressione per altro abbastanza nota anche nella lingua italiana): cercate la donna, è sempre lei la responsabile dietro un guaio. Pensiero che potrebbe essere condiviso dal fondamentalismo islamico, preso di mira nel film, sempre pronto a colpevolizzare una creatura che sembra emanare da Satana più che da Dio. Ma in questo caso il titolo si carica di un’umoristica ambiguità, perché la donna che si cela sotto il burqa è un’autentica sorpresa.
Il film affronta tematiche molto attuali, pur senza imboccare decisamente la strada dell’impegno civile (anzi, una certa esitazione tra questo e la soluzione consolatoria della commedia a lieto fine potrebbe essere un limite dell’opera). Che cosa avviene quando in una piccola famiglia parigina, formata da due orfani di origine islamica, pienamente inseriti nella cultura occidentale, rientra il fratello maggiore, dallo Yemen, inaspettatamente convertito alla causa dell’integralismo più fanatico? La cronaca ci racconta situazioni drammatiche che scaturiscono dal conflitto di valori diversi. Il film sembra prendere inizialmente questa piega, con Mahmoud che strappa il manifesto del film La dolce vita appeso alla parete per sostituirlo con il ritratto del capo dei Fratelli musulmani e impone le sue regole e i suoi divieti ai fratelli, un ragazzo ancora imberbe e Leila, brillante studentessa di scienze politiche in procinto di partire per l’ONU. Ma è appunto Leila ad adottare una forma di tenace resilienza, senza paura, a smontare con l’ironia i gesti violenti di Mahmoud: imperdibile la battuta che impietrisce il fratello, mentre sta per inghiottire rabbiosamente la scheda Sim che le ha strappato dal cellulare.
Riuscirà Leila a partire per gli States assieme ad Armand, il suo amore, figlio di genitori iraniani molto impegnati nelle cause sociali, lei femminista, lui comunista? (tra parentesi, una storia nella storia, con splendida interpretazione di entramni) Il genere comico aiuta a prevedere il lieto fine, ma l’originalità di una commedia sta nel percorso, costellato di soluzioni che sono tipiche del format: lo scambio di persona, il travestimento, gli equivoci. Soluzioni che troviamo da Terenzio a Shakespeare (anche nel film Shakespeare in love).
E’ un percorso costellato di battute di spirito piccanti, che lo potrebbero configurare come un’operazione politicamente scorretta se provenisse da una regia occidentale, tanto che potrebbe essere tacciato di fare della satira anti-islamica, sulla scia di Charlie Hebdo, e che in Francia è costata molto… Ci sorprende però il fatto che l’autrice è una donna iraniana, Sou Abadi, che viene da un’esperienza documentaristica sul suo paese d’origine. La stessa ha dichiarato che il bersaglio polemico del film è il fondamentalismo, non l’islam. Se, come scriveva sull’Avvenire Alessandro Zaccuri, “il fondamentalismo sta cercando di imporre l’idea per cui tutto è proibito, tranne ciò che è permesso” il film cerca di avvalorare con leggerezza e ironia l’idea, basata sul Corano, ma anche sulla letteratura araba, che, “semmai, è vero il contrario: tutto è permesso, tranne ciò che è proibito”. Assieme alla tolleranza e all’umanità.
Allora il film mette a fuoco una questione che è ancora inedita: esiste un umorismo islamico paragonabile a quello ebraico, o anche a quello “occidentale”? Un umorismo, cioè, che porta all’autoironia, che sa mettere a fuoco i propri difetti? Il senso comune porterebbe a negarlo. Ma studiosi come l’islamista dell’Università Cattolica, Paolo Branca, sostengono che bisogna accantonare lo stereotipo di un islam refrattario all’umorismo. Lo dimostrerebbe anche la satira verso l’Isis diffusa da testate giornalistiche musulmane moderate.
Certo non è pensabile che il film riesca a fare breccia nel cuore dei veri fondamentalisti come la misteriosa Sheherazade fa nel cuore di Mahmoud, convertendolo alla grazia, alla dolcezza, alla moderazione. Ma sarebbe bello poter dire con sicurezza, verso l’Isis e i fanatismi paralleli “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!”
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zarar
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mercoledì 3 gennaio 2018
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una gag dopo l'altra
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La regista iraniana (naturalizzata francese) Sou Abadi vorrebbe – suppongo - affrontare il tema dell’integralismo islamico in un paese occidentale con la leggerezza della satira sorridente e surreale, un genere questo molto francese. Sfortunatamente nel suo film non c’è né la sottigliezza e profondità che la satira richiede, né la sofisticatezza di una dimensione surreale, quanto piuttosto un tono caricaturale con facili gag strappa-risate, incongrui inserti da commediola sentimentale e uno scioglimento patetico-moralistico quasi imbarazzante. L’aspetto positivo in questo mix eterogeneo sta in un certo garbo, per cui il film non scade mai nella volgarità e i pur improbabili personaggi hanno una certa carica di simpatia umana che li salva dalla farsa nel senso peggiore.
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La regista iraniana (naturalizzata francese) Sou Abadi vorrebbe – suppongo - affrontare il tema dell’integralismo islamico in un paese occidentale con la leggerezza della satira sorridente e surreale, un genere questo molto francese. Sfortunatamente nel suo film non c’è né la sottigliezza e profondità che la satira richiede, né la sofisticatezza di una dimensione surreale, quanto piuttosto un tono caricaturale con facili gag strappa-risate, incongrui inserti da commediola sentimentale e uno scioglimento patetico-moralistico quasi imbarazzante. L’aspetto positivo in questo mix eterogeneo sta in un certo garbo, per cui il film non scade mai nella volgarità e i pur improbabili personaggi hanno una certa carica di simpatia umana che li salva dalla farsa nel senso peggiore. Sceneggiatura e fotografia piacevoli, anche se non sempre funzionali. In conclusione, il film ci lascia con la sensazione che la regista abbia molte carte in mano, ma non abbia ancora trovato un buon dominio dei suoi mezzi e una sua peculiare cifra espressiva.
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flyanto
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giovedì 14 dicembre 2017
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quando il fanatismo divide
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"Due sotto il Burqa" è una divertente commedia sul fanatismo islamico e sulle intolleranze religiose che però vengono trattati, sia pure con un certo fondo di realismo, con leggerezza ed acuta ironia.
I due protagonisti sono una coppia di studenti universitari di cui lui è francese e lei yemenita.
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"Due sotto il Burqa" è una divertente commedia sul fanatismo islamico e sulle intolleranze religiose che però vengono trattati, sia pure con un certo fondo di realismo, con leggerezza ed acuta ironia.
I due protagonisti sono una coppia di studenti universitari di cui lui è francese e lei yemenita. Essi si amano ed hanno in progetto di partire insieme per New York ma l'arrivo improvviso del fratello di lei dallo Yemen che ha aderito al fondamentalismo islamico e, pertanto, contrario alla relazione sentimentale della sorella, fa sì che per i due giovani diventi ormai impossibile frequentarsi. Il ragazzo così trova il modo di incontrare ugualmente la sua amata travestendosi da donna islamica indossante il burqa, ma a questo punto il fratello di lei nel frattempo si innamora di questo lei/lui.....
La regista Sou Abadi filma una commedia del tutto piacevole in quanto sottilmente ironica, divertente e con un fondo di verità riguardo la realtà, purtroppo quanto mai contemporanea, del sempre più dilagarsi dell'integralismo islamico. In maniera acuta e con toni sommessi vengono presentate le caratteristiche e le contraddizioni del fanatismo religioso medio orientale ma il discorso è estendibile ad ogni religione ed a qualsiasi tipologia di radicalismo. Il film, ovviamente, termina con un finale positivo e con una giusta morale, fatto, però, che purtroppo difficilmente avviene nella realtà o, comunque, con un procedimento così semplicistico. La pellicola è ben girata, delicata e dai toni sommessi che creano un insieme armonico ed atto a divertire ed a far riflettere nello stesso tempo.
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michelav.
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mercoledì 13 dicembre 2017
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educare alla dolcezza e alla moderazione
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Ho apprezzato la qualità della commedia francese. Le tematiche attuali sono state affrontate dalla regista con una satira intelligente e delicata , per nulla offensiva verso l'integralismo islamico. Una Leila combattiva accanto alla dolcezza infinita di Armand trainano la storia che dentro ha l'altra storia, quella della madre iraniana di Armand, che ha portato avanti la sua lotta per liberare le donne iraniane con fierezza e con la giusta dose di lotta.
Armand che entra nel personaggio di una Sheherazade infinitamente dolce, sicura di sè, delicata e piena di grazia da far innamorare! E sono proprio i saggi insegnamenti di Sheherazade a tenere alto il livello di questo film e a condurre Mahmoud verso la dolcezza e la moderazione.
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Ho apprezzato la qualità della commedia francese. Le tematiche attuali sono state affrontate dalla regista con una satira intelligente e delicata , per nulla offensiva verso l'integralismo islamico. Una Leila combattiva accanto alla dolcezza infinita di Armand trainano la storia che dentro ha l'altra storia, quella della madre iraniana di Armand, che ha portato avanti la sua lotta per liberare le donne iraniane con fierezza e con la giusta dose di lotta.
Armand che entra nel personaggio di una Sheherazade infinitamente dolce, sicura di sè, delicata e piena di grazia da far innamorare! E sono proprio i saggi insegnamenti di Sheherazade a tenere alto il livello di questo film e a condurre Mahmoud verso la dolcezza e la moderazione.
Tutto questo con le scorribande, gli inseguimenti e gli equivoci che hanno coronato l'allegria e il divertimento, facendomi ridere con tenerezza. Sarebbe davvero una gran cosa se fosse così semplice condurre i fanatismi estremisti verso la dolcezza e la moderazione, verso la vera essenza di ciò in cui si crede.
Lo consiglio senz'altro!
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una voce
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sabato 30 dicembre 2017
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imperdibile!
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Mi aspettavo molto da questo film, ma sinceramente è andato al di là delle aspettative! è semplicemente esilarante! E il tutto con un'intelligenza e una delicatezza sopraffine, trattando temi importanti con somma leggerezza senza scadere mai nel banale, anzi. C'è materia di riflessione sul fatto che sia nel pubblico che nel privato le cose avvengono sotto i nostri occhi, ma siamo troppo distratti e non ci facciamo caso fino a trovarci a danno fatto a chiederci come è stato possibile. E dietro il velo del niqab, hops, della commedia degli equivoci e delle battute, l'importanza dell'istruzione e della cultura scorre per tutto il film, ma con somma discrezione, senza tronfiaggini e pesantezze, con la delicatezza della poesia.
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Mi aspettavo molto da questo film, ma sinceramente è andato al di là delle aspettative! è semplicemente esilarante! E il tutto con un'intelligenza e una delicatezza sopraffine, trattando temi importanti con somma leggerezza senza scadere mai nel banale, anzi. C'è materia di riflessione sul fatto che sia nel pubblico che nel privato le cose avvengono sotto i nostri occhi, ma siamo troppo distratti e non ci facciamo caso fino a trovarci a danno fatto a chiederci come è stato possibile. E dietro il velo del niqab, hops, della commedia degli equivoci e delle battute, l'importanza dell'istruzione e della cultura scorre per tutto il film, ma con somma discrezione, senza tronfiaggini e pesantezze, con la delicatezza della poesia. Con il riso e il sorriso il film veicola un messaggio di speranza. Gli attori tutti, assolutamente tutti molto bravi, giovani, giovanissimi e meno giovani, con una punta di grande eccellenza in Anne Alvaro, una sceneggiatura che scorre senza intoppi e ottima la regia. Le donne regista cominciano a farsi strada nel cinema. Benvenga!
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maramaldo
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martedì 2 gennaio 2018
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allegretto.finale con moto.
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Tema principale: She's gone. Contentatevi di canticchiarlo a memoria poichè temo che non riuscirete a vedere Due sotto il burqa. Balorda traduzione di un felice Cherchez la femme, uscito in Francia lo scorso giugno con un discreto successo. Il nostro Grande Fratello della Distribuzione sei mesi dopo lo ha relegato in una manciata di locali minori per farlo scomparire quanto prima. Deve avervi ravvisato delle criticità. La fenomenologia del burqa attiene ad altri argomenti che, anche a volerli trattare con leggerezza, si rivelano fattori di rischio, se non altro quello di essere denigrati da benpensanti e da politici lungimiranti. Per caso, pur nella bruciante attualità, proprio in questi giorni (dicembre 2017) ho trovato un episodio significativo abbastanza frivolo da poter raccontare: una slava campionessa di scacchi - una che privilegia l'uso del cervello - ha declinato l'invito a partecipare ad un appetitoso torneo che si tiene da qualche parte dove appunto il burqa è d'ordinanza, rifiutandosi all'imposizione di doversi infilare in un qualche barracano che non avrebbe reso giustizia alle sue forme.
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Tema principale: She's gone. Contentatevi di canticchiarlo a memoria poichè temo che non riuscirete a vedere Due sotto il burqa. Balorda traduzione di un felice Cherchez la femme, uscito in Francia lo scorso giugno con un discreto successo. Il nostro Grande Fratello della Distribuzione sei mesi dopo lo ha relegato in una manciata di locali minori per farlo scomparire quanto prima. Deve avervi ravvisato delle criticità. La fenomenologia del burqa attiene ad altri argomenti che, anche a volerli trattare con leggerezza, si rivelano fattori di rischio, se non altro quello di essere denigrati da benpensanti e da politici lungimiranti. Per caso, pur nella bruciante attualità, proprio in questi giorni (dicembre 2017) ho trovato un episodio significativo abbastanza frivolo da poter raccontare: una slava campionessa di scacchi - una che privilegia l'uso del cervello - ha declinato l'invito a partecipare ad un appetitoso torneo che si tiene da qualche parte dove appunto il burqa è d'ordinanza, rifiutandosi all'imposizione di doversi infilare in un qualche barracano che non avrebbe reso giustizia alle sue forme. Gesto di baldanza femminista, ma soprattutto atto di idolatria verso la donna, non più oggetto di desiderio da tener celato bensì soggetto potente di seduzione che non tollera limiti e coercizioni. E' il film di Sou Abadi. Tutto il resto è di contorno e di pretesto, questioni spinose comprese che la scaltra orientale liberata affronta, ridimensiona e ammorbidisce con fare bonario e accomodante. Laicità e illuminismo non sono alla cima dei suoi pensieri.
Certo, tradisce qualche livore. Ma per i francesi, che spacciandosi per spregiudicati e progressisti rimangono piccoloborghesi fin al midollo. A loro non perdona di aver coccolato come un mito a Parigi e spedito in patria come un liberatore su un Air France il padre della teocrazia da cui fuggì quindicenne.
Forse c'è dell'altro. Come si fa chiamare la nera fantàsima svolazzante che ha spezzato il cuore al puro Mahmoud? Sheherazade. Non si trova nei testi sacri. E' il nome dell'infaticabile affabulatrice che, allo scopo di scansare la punizione per qualche malefatta, estenua il suo re con interminabili frottole. C'è un modello femminile più appropriato? Sempre valido, solo che oggi, per far recedere un maschio dai suoi rigori occorre un tempo di gran lunga più breve che Le Mille e una Notte. Origine persiana han queste favole, provengono da una remota e forse più illuminata civiltà che motiva più di un orgoglio.
Lieto fine, tutti buoni e generosi. Lei riesce a partire. Biglietto di sola andata. Quanti la volevan tener sotto non l'acchiapperanno più. Dovranno farsene una ragione e, come altri prima di loro, aggiornare il meccanismo della moralità.
Ad ogni buon conto: SHE'S GONE.
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