annaviola
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martedì 31 gennaio 2017
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brutto in maniera imbarazzante
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Giancarlo Zeppoli non accenna una recensione: stronca film geniali e osanna vere schifezze. L'unico pregio del GGG è quello di conciliare il sonno: anche mio figlio di nove anni ha continuato a sbadigliare per tutta la durata del film.
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krhahn
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sabato 14 gennaio 2017
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scarsissimo
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Senza messaggio e fantasia la storia di questo film ci lascia solo ridere di quanto poteva scendere Spielberg a fare un film di genere. Scarsi anche i attori e le battute. Meno male che abbiamo pagato solo 2 euro per vederlo. Non vale assolutamente la pena. L'unica cosa bellina e ben fatta e' la mimica del GGG. Quello che ci rimarra' in mente sono i bollicini che vanno giu'.
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cinefilorosso
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sabato 14 gennaio 2017
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spielberg ci racconta il ggg
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tutti noi conosciamo la versatilità e la maestria del signor Spielberg,che negli anni ci ha deliziato con grandi capolavori e con alcune pellicole forse meno riuscite,ma d'altronde nessuno è perfetto,nemmeno John Ford lo era.Il GGG è una fiaba,una fiaba fantastica trasposta egregiamente sul grande schermo,un film che procede molto lentamente,ed è proprio grazie a questa caratteristica che permette allo spettatore di cogliere tutti i punti fondamentali del rapporto tra sophie e il gigante.La violenza e la catteveria non servono,è questo il messaggio che da l'impressione di voler lanciare Spielberg,che segue pari passo il romanzo senza tralsasciare nulla,sfociando a tratti anche in una piacevole ironia.
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tutti noi conosciamo la versatilità e la maestria del signor Spielberg,che negli anni ci ha deliziato con grandi capolavori e con alcune pellicole forse meno riuscite,ma d'altronde nessuno è perfetto,nemmeno John Ford lo era.Il GGG è una fiaba,una fiaba fantastica trasposta egregiamente sul grande schermo,un film che procede molto lentamente,ed è proprio grazie a questa caratteristica che permette allo spettatore di cogliere tutti i punti fondamentali del rapporto tra sophie e il gigante.La violenza e la catteveria non servono,è questo il messaggio che da l'impressione di voler lanciare Spielberg,che segue pari passo il romanzo senza tralsasciare nulla,sfociando a tratti anche in una piacevole ironia.Visivamente splendido e forte di un Mark Rylance semplicemente superbo ( che va a coprire un'interpretazione davvero piatta e vuota di Ruby Barnhill) il film riesce a coinvolgere,grazie anche ad un'ottima sceneggiatura.Spielberg insomma,è riuscito a farmi tornare per un'ora e mezza,un bambino.
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maumauroma
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venerdì 13 gennaio 2017
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il ggg- il grande gigante gentile
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Ma si, per una volta e' meglio sospendere il giudizio critico su di un film ( detto fra noi uno dei lavori piu' deludenti nella fimografia di Steven Spielberg) per cercare di ritornare bambini sforzandoci di segure la vicenda della piccola orfana Sofia, rapita nel suo collegio dal Grande Gigante Gentile e da lui condotta nella Terra dei Giganti. A differenza dei suoi colleghi assai piu' grandi di lui ( e' alto soltanto 7 metri e 20), cattivoni per davvero e per giunta ghiotti di carne umana, GGG e' un gigante mite, generoso e molto dolce. La sua passione e' quella di catturare tutti i sogni di questo mondo, riporli in barattoli etichettati, per poi instillarli con il suo trombone sparasogni nella mente dei bambini che dormono, dopo aver scelto ovviamente quelli piu' belli.
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Ma si, per una volta e' meglio sospendere il giudizio critico su di un film ( detto fra noi uno dei lavori piu' deludenti nella fimografia di Steven Spielberg) per cercare di ritornare bambini sforzandoci di segure la vicenda della piccola orfana Sofia, rapita nel suo collegio dal Grande Gigante Gentile e da lui condotta nella Terra dei Giganti. A differenza dei suoi colleghi assai piu' grandi di lui ( e' alto soltanto 7 metri e 20), cattivoni per davvero e per giunta ghiotti di carne umana, GGG e' un gigante mite, generoso e molto dolce. La sua passione e' quella di catturare tutti i sogni di questo mondo, riporli in barattoli etichettati, per poi instillarli con il suo trombone sparasogni nella mente dei bambini che dormono, dopo aver scelto ovviamente quelli piu' belli. GGG durante lo svolgimento della storia finira' per condurre Sofia a una sorta di iniziazione alla vita, difendendola dalle grinfie dei giganti cattivi, i quali alla fine saranno sconfitti, pensate un po', nientepopodimeno che dall' esercito della regina Elisabetta, conosciuta dal GGG e da Sofia durante un imprevisto , improvvisato e surreale happening nei suoi palazzi (forse la parte migliore della pellicola ). Gli effetti speciali dell'opera di Spielberg sono piuttosto crudi e realistici tanto da far temere che i sonni e i sogni dei bambini dopo la visione di questo film, a differenza delle intenzioni del GGG potrebbero risultare non propriamente sereni e beati, mentre agli spettatori adulti piu' smaliziati ma eterni bambinoni, non saranno di certo sfuggite allusioni e metafore sessuali sparse qua e la' nella sceneggiatura, (ma non ditelo a nessuno)
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rct_freexis
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giovedì 12 gennaio 2017
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spielberg a metà...
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Sinceramente,mi aspettavo qualcosina di più...il film spazia da momenti di profonda magia,aiutata anche dalle splendide scenografie, a momenti banali e forzati...
Consiglio di vedere questo film in lingua originale perchè il doppiaggio è di basso livello (sopratutto quello della bambina)
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loland10
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lunedì 9 gennaio 2017
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gentilmente vostro
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Il GGG. Il Grande Gigante Gentile (The BFG, 2016) è il trentesimo lungometraggio del regista-produttore Steven Spielberg.
Il cinema del 'director' di Cincinnati all'ennesimo film cambia registro o meglio ritorna ad una connotazione di pura fantasia come fatto in altri lustri non disdegnando la peculiarità dell'età da cui si parte, dall'attrazione verso una storia, dall'ambiente di ritrovo e, soprattutto, dalla generosità verso lo schema narrativo scritto dalla sceneggiatrice Melissa Mathison (scomparsa prematuramente l'anno scorso) e dal suo gusto di fare cinema con immagini e inquadrature degne di una pittura ('capture') minima, povera, letteraria e soprattutto dickensiana.
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Il GGG. Il Grande Gigante Gentile (The BFG, 2016) è il trentesimo lungometraggio del regista-produttore Steven Spielberg.
Il cinema del 'director' di Cincinnati all'ennesimo film cambia registro o meglio ritorna ad una connotazione di pura fantasia come fatto in altri lustri non disdegnando la peculiarità dell'età da cui si parte, dall'attrazione verso una storia, dall'ambiente di ritrovo e, soprattutto, dalla generosità verso lo schema narrativo scritto dalla sceneggiatrice Melissa Mathison (scomparsa prematuramente l'anno scorso) e dal suo gusto di fare cinema con immagini e inquadrature degne di una pittura ('capture') minima, povera, letteraria e soprattutto dickensiana. La letteratura, la favola, l'Ottocento e il modernismo anni ottanta dello scrittore Roald Dahl si ritrovano a braccetto come non mai (il film esce a cento anni dalla nascita dell'inglese, un omaggio è più di un omaggio ai romanzi per l'infanzia).
Il virtuosismo spielberghiano non è solo tecnica a se stante ma registro e stile di un mondo soffuso, accattivante, antesignano e allegramente malinconico.
Alla proiezione più di un bambino ha applaudito alla fine della proiezione: gli adulti se ne vergognano ma il simbolismo favoleggiante del sogno meriterebbe un ampio respiro di connotazione immaginifica per esprimerlo visualmente senza andare oltre o esagerare.
Ecco questo film sta a Spielberg come 'Oliver Twist' (2005) sta a Polanski. Una pellicola, dell'autore polacco, non amata da molti invece asettica, consuntiva, scolorata e didascalicamente sapiente. Ecco i film, molte volte, sono da leggere senza soluzioni personali o reconditi pensieri riferiti al racconto o romanzo di provenienza, oppure alla virtù ammaliatrice di un regista : opere da saggiare per quelle che rendono senza oltrepassarle e ingrandirle. Ecco il film di Spielberg è proprio questo, un raggio sporco e impreciso di un virtuosismo alleggerito e di un'opacità da raccogliere con delicatezza come dei funghi lungo un sentiero impervio di un bosco o dei fiori appassiti che si vogliono svegliare dal sonno post primaverile. È un'estate da colori inusuali, una favola per bambini che inghiotte e macina il sogno di un adulto e di un gigante che svecchia ogni pensiero interiore; che abbaglia l'autunno smorto e scaraventa verso l'alto lo specchio ( rovesciato) di Sophie che crede di essere presa in giro in un orfanotrofio silenzioso e vuoto fuori ma con un'interiorità svolazzante di sogni da incontrare. È il GGG che insegue i nostri e quelli della bambina, è il gigante che soffia dentro, è il grande sogno che si apre in una pellicola di rara gentilezza.
Il film si sviluppa in tre parti, una prima introduttiva (orfanotrofio e rapimento), una seconda di studio (casa del gigante e terra dei giganti) e una terza estemporanea (a corte dalla Regina e allontanamento dei giganti). Tutto in modo semplice ( ma non semplicistico) e sottile ( ma non evanescente): il cinema di Spielberg adopera la sua maestria saggia e dilettevole per mostre(ci) il 'fumoso ' reale e rapirci dentro un sogno o più sogni messi assieme (raccolti con cura dal gigante gentile dentro contenitori speciali); non certo siamo agli epigoni di pellicole lasciate al caso o poco sentite.
E nella storia della bambina Sophie che conosce l'amico (nano come viene chiamato dagli altri giganti) GGG con un parlare diverso (sgrammatico e compito) sa tanto di dolcezza quello di non rimproverare nessuno per quello che non sa dire o conosce (il giusto e corretto come la fedeltà e la famiglia) perché si può nascondere un segreto dentro il nascondiglio di un sogno inaspettato. E la bottiglia di vetro è ancora lì con il nome scritto dal Gigante per una dedica alla sua amica del cuore che attende alla finestra il ritorno.
In questa pellicola fanno capolino con grande maestria alcuni passaggi del regista di Cincinnati; 'E.T. L'extra-terrestre': quando il GGG sale sulla montagna con Sophie all'inquadratura prima la sagoma del gigante che cammina ha la forma del pupazzo creato da Rambaldi mentre percorre la strada avvolto dalla maschera per Halloween. E poi il bosco nerastro con cielo oscuro e bluastro riavvolge il mistero dell' extra-terreste che sta volando in bici. 'Indiana Jones': le corsie e i binari, la fuga e la cascata, il rumore e la caverna, il tunnel e la fuga; 'Incontri ravvicinati...': arriva un treno, quasi il trenino di un gioco d'infanzia e il taglio crudele di una locomotiva che scuote lo schermo ('La guerra dei mondi');
'Hook': il gioco è incerto per poter dormire e cullare il proprio sogno dentro un dondolo di una 'piccola nave' dei pirati o meglio di un ricordo d'infanzia per il il mondo dei giganti e il (nano) gigante gentile per gli altri 'non urbani'.
E i mostriciattoli 'gremlins' sono diventati grandi, molto grandi e senza accorgersene hanno fatto crescere uno buono che non sputa sentenze, parla bisticciando con le parole, non mangia ciò che altri desiderano e fa anche amicizia con gli 'urbani'; e Sophie è il simbolo di una non dormiente che sogna ad occhi aperti, che vuole giocare e scappare da un orfanotrofio dove pare il sogno (con la sua vita) sia bandito.
Ci pensa GGG a smuovere il tutto è a far navigare e camminare sottosopra per far entrare nel sogno la sua amica (quando lei pensava di averne solo paura): il sogno capovolto dentro lo specchio di in lago, dentro i rami di un grande albero, dentro i colori volteggianti di un sogno avverato.
Cinema lieve, soffuso, delicato, parsimonioso, soffice come una foglia si guarda senza un rumore d'acchito della macchina da presa. Un cinema di estrema cadenza, circostanziato, asciutto nella composizione e ardimentoso nel contenuto sotto traccia. Ecco un film che lascia sgomenti gli arditi compositori per ovazioni rocambolesche e corse perdifiato: invece hanno trovato una storia che al primo vagito si intaglia come un raggio di luce dentro le ombre di una Londra tenebrosa e notturna. Il vagito di un sogno per ciascuno, per tutti quelli che vogliono rimanere piccoli dentro
Il cast arriva a dire ciò che il regista desidera; Mark Rylance (GGG) offre una prova di alto livello e il GGG ci dona uno sguardo pieno e commisurato con la mdp che si lascia trasportare dai suoi occhi, quelli del regista. Il resto è uno spuntino finito male per i Giganti vari (da Inghiotti-Ciccia a Sangue-Succhia fino a Scrocchia-Ossa) e i loro attori come ospiti. La bambina Sophie è Ruby Barnhill (al suo primo film) mentre Rebecca Hall (Regina Elisabetta II) e Rebecca Hall (mary) ‘sognano’ di rubare la scena a tutti quelli attorno, L’omaggio al ‘cartoon’ Disney ‘La carica dei 101’ (1961) è un grazie dolce con una bevanda particolare (con strane bollicine). La musica di John Williams non dilata nessuna immagine ma accompagna il tema dei sogni con vera grazia. Regia e fotografia (J. Kaminski) sono all’unisono tra semibuio, ombre, spazi e grande schermo volante.
Voto: 8½ /10.
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paolo_francesco
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domenica 8 gennaio 2017
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grande dahl, grande spielberg
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..cosa si deve chiedere a un film con sceneggiatura non originale? Di saper rendere l'atmosfera del libro cui si ispira e di far uscire lo spettatore con dentro l'idea dell'"opera originale", e questo anche se il regista "re-interpreta" l'opera. Ho letto chi ha criticato il film e si capisce che lo ha fatto grossolanemente e non rendendosi conto di cosa sia il bro, probabilmente non letto (fiaba?.. noioso?.. banale?.. ecc.). The BFG non è una fiaba, e Roald Dahl è in assoluto uno dei massimi vertici della letteratura per ragazzi (e non piccoli come avete provato a spacciare). La storia, in stile Dahl, ha i suoi tratti forti (se aveste letto il libro sapreste che i bambini vengono mangiati dai giganti e muoiono!!!) che il film restituisce in modo lieve, ma restituisce.
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..cosa si deve chiedere a un film con sceneggiatura non originale? Di saper rendere l'atmosfera del libro cui si ispira e di far uscire lo spettatore con dentro l'idea dell'"opera originale", e questo anche se il regista "re-interpreta" l'opera. Ho letto chi ha criticato il film e si capisce che lo ha fatto grossolanemente e non rendendosi conto di cosa sia il bro, probabilmente non letto (fiaba?.. noioso?.. banale?.. ecc.). The BFG non è una fiaba, e Roald Dahl è in assoluto uno dei massimi vertici della letteratura per ragazzi (e non piccoli come avete provato a spacciare). La storia, in stile Dahl, ha i suoi tratti forti (se aveste letto il libro sapreste che i bambini vengono mangiati dai giganti e muoiono!!!) che il film restituisce in modo lieve, ma restituisce. Il libro indica al lettore di non fermarsi alle apparenze (non tutti i giganti sono cattivi), e anche qui il film restituisce il messaggio in modo egregio. In sintesi si tratta di un prodotto eccellente, che soprattutto consente anche ai ragazzi che non leggono (e qui sbagliano) di venire a conoscere di un classico del '900 della letteratura per ragazzi, assolutamente da conoscere, meglio leggendolo ma con solo due ore.. guardandolo!
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miraj
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domenica 8 gennaio 2017
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sophie nel paese dei sogni
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A volte la semplicità rilassa. E se viene condita con una discreta dose di magia, poi, può accarezzarti il pensiero fino a trasportarti fuori dal tuo solito ritmo vitale. Non c'è nulla di eclatante in questo film, nessun significato recondito da dover ricercare, nessuna fatica interpretativa. Il tema della favola è assolutamente un classico. Il gigante buono che fa prigioniera la bambina orfana. La loro amicizia nella rispettiva solitudine. La lotta del bene contro il male. La vittoria del bene. L'ilarità, sapientemente collocata, che rende leggera la favola e rende il racconto piacevolmente fluido. Ma nonostante la semplicità del messaggio..
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A volte la semplicità rilassa. E se viene condita con una discreta dose di magia, poi, può accarezzarti il pensiero fino a trasportarti fuori dal tuo solito ritmo vitale. Non c'è nulla di eclatante in questo film, nessun significato recondito da dover ricercare, nessuna fatica interpretativa. Il tema della favola è assolutamente un classico. Il gigante buono che fa prigioniera la bambina orfana. La loro amicizia nella rispettiva solitudine. La lotta del bene contro il male. La vittoria del bene. L'ilarità, sapientemente collocata, che rende leggera la favola e rende il racconto piacevolmente fluido. Ma nonostante la semplicità del messaggio...come non rimanere incantati dalla meraviglia di Sophie nel mondo dei sogni...e come non pensare ad Alice nel paese delle meraviglie? Ed alla grande forza dei bambini nel creare purezza e verità ed entusiasmo nei mondi che rivisitano con i loro occhi? Infondo, cosa altro è Sophie se non la sapienza? Quella del cuore. La sapienza incorrotta di chi sente solo con il cuore aperto e coraggioso, un cuore che non ha paura. Chi sente dove andare pur non sapendolo, solo perchè capace di seguire la danza dei sogni. Poichè nulla ha inventato in questo caso Spielberg, avendo preso in prestito favola e sentito da Dahl, la sua forza è chiaramente nelle immagini. Un personaggio azzeccatissimo quello della piccola Sophie: grandi occhi curiosi, grandi occhiali - perchè lei legge tutta la notte per via dell'insonnia - capelli corti da avventuriera, le punte dei piedi rivolti sempre verso l'interno, come i timidi e gli introversi. Come pure la cura attentissima e sapiente nella rappresentazione dei luoghi, degli oggetti, dei mostri, dei colori,dei movimenti. L'affascinante camminata notturna del gigante per le strade di Londra, nelle quali si mimetizza usando il mantello, diventando invisibile agli occhi di qualsiasi urbano. Chi non ha pensato...potrebbe anche essere vero?? Non è un film di cui mi sono rimaste in mente le parole, anzi alla lunga il linguaggio del GGG mi ha creato fastidio, ma nel trasporto delle immagini e nell'abbandonarmi alla bellezza della semplicità, una frase mi risuona in mente a distanza di giorni: "visti dall'esterno i sogni durano pochi attimi". Forse perchè vissuti dall'interno durano tutta la vita?
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liuk!
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sabato 7 gennaio 2017
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grande gigante ma piccolo film
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Difficile commentare un film del genere in quanto va diviso per fascia di età: per chi è sotto i 10-11 anni è un bel lavoro, semplice, colorato e con buoni principi. A tutti gli altri si para davanti una storiella striminzita, probabilmente adatta ad una fiaba corta ma decisamente non adatta a riempire due ore di pellicola.
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Difficile commentare un film del genere in quanto va diviso per fascia di età: per chi è sotto i 10-11 anni è un bel lavoro, semplice, colorato e con buoni principi. A tutti gli altri si para davanti una storiella striminzita, probabilmente adatta ad una fiaba corta ma decisamente non adatta a riempire due ore di pellicola.
Dopo i primi dieci minuti di ambientazioni fiabesche, quando la trama ormai si è ben che capita, non rimane più nulla, se non il linguaggio storpiato del gigante che alla lunga risulta anche un po' irritante.
Il risultato? Per me GGG è un pessimo prodotto e lo annovero tra i bassi di Spielberg che nell'ultimo decennio ci ha abituato a flop colossali (War Horse, Lincoln, Munich) alternati ad ottimi lavori (Ponte delle Spie, Tin Tin, Guerra dei Mondi). Se invece chiedeste ai miei figli vi darebbero l'opinione opposta. E questo è il bello del cinema.
Ma il commento lo scrivo io, quindi non posso che stroncare questo grande gigante, sicuramente gentile ma di una noia mortale.
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ruzzante
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venerdì 6 gennaio 2017
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una grande e gigantesca noia
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Nino Frassica a "Quelli della notte" si inventò il nano più alto del mondo ... Spielberg in questo film si è inventato il gigante più basso del mondo. E questo è l'unico pensiero che mi fa sorridere, ripensando al film.
Per il resto ben poco da dire. La storia è così banale e piatta che più banale e piatta non si può: è un film per bambini, ma giusto quelli con l'età della protagonista, sui 10 anni, non di più. Come aggravante c'è il fatto che su di una trama inesistente ci hanno voluto costruire 2 ore di film, quando ne sarebbe bastata la metà. Il risultato è che ho rischiato più volte di slogarmi la mandibola per gli sbadigli.
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Nino Frassica a "Quelli della notte" si inventò il nano più alto del mondo ... Spielberg in questo film si è inventato il gigante più basso del mondo. E questo è l'unico pensiero che mi fa sorridere, ripensando al film.
Per il resto ben poco da dire. La storia è così banale e piatta che più banale e piatta non si può: è un film per bambini, ma giusto quelli con l'età della protagonista, sui 10 anni, non di più. Come aggravante c'è il fatto che su di una trama inesistente ci hanno voluto costruire 2 ore di film, quando ne sarebbe bastata la metà. Il risultato è che ho rischiato più volte di slogarmi la mandibola per gli sbadigli.
Gli unici sussulti, gli unici mezzi sorrisi li strappano i giganti cattivi, che purtroppo compaiono solo per una decina di minuti in tutto. Per il resto cose viste, riviste e straviste ... insomma il nulla, davvero il nulla ... se Spielberg non aveva più niente da dire e da offrire abvrebbe fatto meglio a lasciarci il buon ricordo dei suoi capolavori.
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