a.i.9lli
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venerdì 6 gennaio 2017
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la discreta bellezza
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Ciò che giustifica la grandezza di Steven Spielber è la sua capacità di guardare al mondo sempre con gli occhi di un bambino. Questo è quello che ha fatto con il GGG, riprodurre in immagini di pura gioia per gli occhi l'incredbile mondo dei sogni. La storia è quella del GGG: riprendendo in mano un capolavoro della letteratura per l'infanzia ha compiuto la prima folle impresa di offrire un prodotto fedele al romanzo, bellissimo, di Rohal Dahl. Quella del GGG è una storia piena di significati: il gigante genitle è metafora di sensibilità, di delicatezza, di debolezza che diventa coraggio, di una straordinaria eppure discreta bellezza.
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Ciò che giustifica la grandezza di Steven Spielber è la sua capacità di guardare al mondo sempre con gli occhi di un bambino. Questo è quello che ha fatto con il GGG, riprodurre in immagini di pura gioia per gli occhi l'incredbile mondo dei sogni. La storia è quella del GGG: riprendendo in mano un capolavoro della letteratura per l'infanzia ha compiuto la prima folle impresa di offrire un prodotto fedele al romanzo, bellissimo, di Rohal Dahl. Quella del GGG è una storia piena di significati: il gigante genitle è metafora di sensibilità, di delicatezza, di debolezza che diventa coraggio, di una straordinaria eppure discreta bellezza. Il GGG non è come gli altri giganti, non è stupido, sporco e ignorante, perchè sa leggere, si lava e mangia cetriollonzoli ( come li chiama lui). Ma sopratutto, gli esseri umani non li mangia, ma regala loro sogni. Sì, proprio sogni: prima li acchiappa in una foresta fatata e poi li distribuisce di notte in giro per Londra. La storia, come è stato detto, è di rara poesia, di raffinata delicatezza, che non ci fanno che amare, sin da bambini, questo gigante così enorme eppure mai sgraziato, un goffo individuo che non fa danno, che ama stare da solo perchè ha paura di fare agli altri del male. La maestria di questo film è stata quella di aver reso in immagini ciò che leggendo il libro avevamo solo immaginato. I sogni imbottigliati, la terra dei Giganti, la foresta incantata, il lago al contrario, la casa del GGG, sono solo alcuni delle innumerevoli scene più belle.
Un tripudio di immagini, colori, di perfezione scenica, dove straordinari sono i due attori, l'irriverente Sophie, interpretata da una giovanissima attrice, ma sopratutto il GGG, nel cui volto malinconico e gentile ritroviamo quello di Mark Rylance, fresco di Oscar proprio l'anno scorso nel ruolo della spia russa ne Il Ponte delle Spie.
Insomma, è un film che va a risvegliare l'infanzia, sopratutto per chi ha letto il libro, e che rievoca i sogni, con la certezza che la debolezza apparente ( come quella del GGG) in realtà è una gentilezza che con il giusto coraggio e con un buon amico,..porta alla vittoria.
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kimkiduk
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giovedì 5 gennaio 2017
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una favola per gli occhi
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Spesso ti aspetti molto da un film ma ne rimani deluso; altre volte invece ti aspetti non molto e ne rimani invece colpito. I film andrebbero visti il primo giorno, ma non puoi farlo per tutti. Quando aspetti troppo tempo hai già commesso l'errore di leggere recensioni (qui non molto positive) e il trailer (anche quello non certo brillante ed invogliante). Il GGG invece mi ha soprattutto coinvolto e si è fatto apprezzare per essere riuscito a farmi entrare nella favola per tutta la durata del film. Di Spielberg non certo possiamo stupirci della perfezione delle immagini o della perfezione dei particolari, ma qui veramente è piacevole la ricostruzione della storia di Dahl (che chiaramente non ho letto).
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Spesso ti aspetti molto da un film ma ne rimani deluso; altre volte invece ti aspetti non molto e ne rimani invece colpito. I film andrebbero visti il primo giorno, ma non puoi farlo per tutti. Quando aspetti troppo tempo hai già commesso l'errore di leggere recensioni (qui non molto positive) e il trailer (anche quello non certo brillante ed invogliante). Il GGG invece mi ha soprattutto coinvolto e si è fatto apprezzare per essere riuscito a farmi entrare nella favola per tutta la durata del film. Di Spielberg non certo possiamo stupirci della perfezione delle immagini o della perfezione dei particolari, ma qui veramente è piacevole la ricostruzione della storia di Dahl (che chiaramente non ho letto). Splendide infatti non solo le immagini, ma la casa del GGG e soprattutto la rappresentazione nei barattoli di vetro dei sogni. Bellissimi. Come la ricerca dei sogni stessi, come fossero farfalle; la salita in cima al monte che attraversando una nuvola passa dal giorno alla notte e passa dalla terra dei giganti al mondo dei sogni; l'immersione nello stagno da cui devi passare per entrare nel mondo dei sogni, e l'acqua come elemento isolante tra il male ed il bene, tra la realtà e la finzione; l'acqua che ritornerà alleata essendo l'elemento di paura dei giganti cattivi. Il mondo dei sogni come la realtà ha l bene ed il male, ma tutto viene racchiuso in caraffe di vetro da cui servirsene per far sognare gli umani. Un sogno di una bambina che è poi il sogno della nostra vita. Quanto sarebbe bello se i nostri sogni nascessero così? E se davvero i giganti esistessero? Spielberg come in Hugo Cabret si serve di bambini e anche qui di bambini soli, senza genitori, ma pieni di coraggio e lealtà e con la immensa voglia di sognare. Ha fatto sognare anche me e per questo merita tanto. Bello anche il finale che per le fiabe spesso sa di "e vissero felici e contenti", ma qui oltre a quello c'è la realtà dei mondi separati, vissuti, creduti, ma paralleli. Unica cosa che vorrei passasse nel nostro mondo è la bottiglia dell'acqua del GGG con le bolle al contrario ....... la vorrei tanto.
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[+] sogno e delicatezza da una storia per ragazzi
(di antonio montefalcone)
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mario nitti
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martedì 3 gennaio 2017
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una favola nel senso migliore del termine
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Usate come sceneggiatura il libro del compianto Roald Dahl e mettete dietro la macchina da presa Steven Spielberg e avrete unito due dei più grandi creatori di sogni dell’ultimo secolo: e di sogni si parla, della capacità di imprigionarli, di dominarli e alla fine la vittoria arriderà a chi saprà comunicare agli altri i sogni giusti. La storia dell’amicizia tra il piccolo, per essere un gigante, GGG e la piccola orfana Sophie è raccontata con grazia, ironia, dolcezza. I due “diversi” devono trovare un proprio spazio e per riuscirci dovranno unire le loro forze. Il film ha momenti molto divertenti, come quello della visita alla Regina d’Inghilterra, effetti speciali perfetti, un sontuoso uso del motion capture, ma alla fine non è questo a prevalere.
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Usate come sceneggiatura il libro del compianto Roald Dahl e mettete dietro la macchina da presa Steven Spielberg e avrete unito due dei più grandi creatori di sogni dell’ultimo secolo: e di sogni si parla, della capacità di imprigionarli, di dominarli e alla fine la vittoria arriderà a chi saprà comunicare agli altri i sogni giusti. La storia dell’amicizia tra il piccolo, per essere un gigante, GGG e la piccola orfana Sophie è raccontata con grazia, ironia, dolcezza. I due “diversi” devono trovare un proprio spazio e per riuscirci dovranno unire le loro forze. Il film ha momenti molto divertenti, come quello della visita alla Regina d’Inghilterra, effetti speciali perfetti, un sontuoso uso del motion capture, ma alla fine non è questo a prevalere. Il film ci avvolge come una coperta calda e lascia allo spettatore il gusto dolce che era quello delle favole che di cui da piccoli era facile innamorarsi.
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filippotognoli
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martedì 3 gennaio 2017
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il grande gigante acchiappasogni
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Come tantissimi altri bambini, da piccolo ho letto il libro di Roald Dahl, e da allora ne porto un bellissimo ricordo. Oggi, ormai adulto, ho potuto rivivere le stesse emozioni e magie. Spielberg fa un grandissimo omaggio all'autore gallese, e soprattutto regala ai bambini di oggi una pellicola davvero incantata. Come da tradizione del regista, alterna un film "serio" ad uno "per bambini", e dopo 'il ponte delle spie', questa volta e' il turno del Gigante buono.
Il film, come gia' detto, e' chiaramente e volutamente rivolto ad un pubblico infantile, come del resto il romanzo, ma come sempre, essendo fatto bene, e' molto piacevole anche per un pubblico adulto.
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Come tantissimi altri bambini, da piccolo ho letto il libro di Roald Dahl, e da allora ne porto un bellissimo ricordo. Oggi, ormai adulto, ho potuto rivivere le stesse emozioni e magie. Spielberg fa un grandissimo omaggio all'autore gallese, e soprattutto regala ai bambini di oggi una pellicola davvero incantata. Come da tradizione del regista, alterna un film "serio" ad uno "per bambini", e dopo 'il ponte delle spie', questa volta e' il turno del Gigante buono.
Il film, come gia' detto, e' chiaramente e volutamente rivolto ad un pubblico infantile, come del resto il romanzo, ma come sempre, essendo fatto bene, e' molto piacevole anche per un pubblico adulto. Purche' si creda ancora alle fiabe e ai sogni. Gli effetti speciali sono straordinari, e la realizzazione del Gigante e del suo mondo sono fantastici. Adatto a tutti i tipi di eta': da 0 a 99 anni ;-)
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flavio1234
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martedì 3 gennaio 2017
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una mezza delusione
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Spielberg questa volta non riesce a fare centro. La storia è una fiaba per bambini, ma assai striminzita e con alcune parti fuori luogo ( l' intervento della regina e dell' esrcito inglese ). Non scatta la scintilla capace di coinvolgere anche gli adulti come sempre accade nelle pellicole di Spielberg. Solo il passaggio nel mondo dei sogni del gigante e la bambina ha un profondo e coinvolgente fascino. Molti momenti sono monotoni, ripetitivi proprio perché l' argomento non offre molto. Particolarmente antipatica la piccola protagonista.
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martedì 3 gennaio 2017
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grande gigante ma piccolo film
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Difficile commentare un film del genere in quanto va diviso per fascia di età: per chi è sotto i 10-11 anni è un bel lavoro, semplice, colorato e con buoni principi. A tutti gli altri si para davanti una storiella striminzita, probabilmente adatta ad una fiaba corta ma decisamente non adatta a riempire due ore di pellicola.
Dopo i primi dieci minuti di ambientazioni fiabesche, quando la trama ormai si è ben che capita, non rimane più nulla, se non il linguaggio storpiato del gigante che alla lunga risulta anche un po' irritante.
Il risultato? Per me GGG è un pessimo prodotto e lo annovero tra i bassi di Spielberg che nell'ultimo decennio ci ha abituato a flop colossali (War Horse, Lincoln, Munich) alternati ad ottimi lavori (Ponte delle Spie, Tin Tin, Guerra dei Mondi).
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Difficile commentare un film del genere in quanto va diviso per fascia di età: per chi è sotto i 10-11 anni è un bel lavoro, semplice, colorato e con buoni principi. A tutti gli altri si para davanti una storiella striminzita, probabilmente adatta ad una fiaba corta ma decisamente non adatta a riempire due ore di pellicola.
Dopo i primi dieci minuti di ambientazioni fiabesche, quando la trama ormai si è ben che capita, non rimane più nulla, se non il linguaggio storpiato del gigante che alla lunga risulta anche un po' irritante.
Il risultato? Per me GGG è un pessimo prodotto e lo annovero tra i bassi di Spielberg che nell'ultimo decennio ci ha abituato a flop colossali (War Horse, Lincoln, Munich) alternati ad ottimi lavori (Ponte delle Spie, Tin Tin, Guerra dei Mondi). Se invece chiedeste ai miei figli vi darebbero l'opinione opposta. E questo è il bello del cinema.
Ma il commento lo scrivo io, quindi non posso che stroncare questo grande gigante, sicuramente gentile ma di una noia mortale.
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(di flavio1234)
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pintaz
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lunedì 2 gennaio 2017
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diversi, per fortuna!
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Il Grande Gigante Gentile è un omone alto più di sette metri molto diverso dagli altri abitanti del Paese dei Giganti che, ad esempio come San Guinario, si nutre di esseri umani, preferibilmente bambini. Una notte il GGG, che è vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli palesemente marci, rapisce Sophie e la porta nella sua caverna. Inizialmente la piccola cerca di fuggire spaventata dal misterioso gigante, ma ben presto si rende conto che il colosso in realtà è dolce, di animo buono e può insegnarle cose meravigliose tra cui il vero senso della vita. Il GGG porta infatti Sophie nel Paese dei Sogni, affinchè possa catturarli, imbottigliarli per "darli in pasto" ai bambini. L'affetto e la complicità tra i due cresce talmente rapidamente che quando gli altri giganti sono pronti all'ennesima caccia, "annusando il piccolo essere urbano", i due decidono di mettere in campo l'artiglieria pesante grazie anche e soprattutto alla benevolenza della Regina d'Inghilterra che intuisce il pericolo e decide di aiutare non solo Sophie ma anche gli altri bambini desiderosi di sognare il proprio futuro.
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Il Grande Gigante Gentile è un omone alto più di sette metri molto diverso dagli altri abitanti del Paese dei Giganti che, ad esempio come San Guinario, si nutre di esseri umani, preferibilmente bambini. Una notte il GGG, che è vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli palesemente marci, rapisce Sophie e la porta nella sua caverna. Inizialmente la piccola cerca di fuggire spaventata dal misterioso gigante, ma ben presto si rende conto che il colosso in realtà è dolce, di animo buono e può insegnarle cose meravigliose tra cui il vero senso della vita. Il GGG porta infatti Sophie nel Paese dei Sogni, affinchè possa catturarli, imbottigliarli per "darli in pasto" ai bambini. L'affetto e la complicità tra i due cresce talmente rapidamente che quando gli altri giganti sono pronti all'ennesima caccia, "annusando il piccolo essere urbano", i due decidono di mettere in campo l'artiglieria pesante grazie anche e soprattutto alla benevolenza della Regina d'Inghilterra che intuisce il pericolo e decide di aiutare non solo Sophie ma anche gli altri bambini desiderosi di sognare il proprio futuro.
Spielberg riesce, anche in questa occasione, a fare centro! Impernia tutta la pellicola sulla diversità facendola risultare invece di un handicap il pernio centrale di una forza che solo i bambini possono ancora regalare a noi adulti. Sophie è diversa in quanto orfana, sognatrice ad occhi spalancati (soffre di insonnia) e desiderosa anche di andare oltre all'incertezza del buio della notte. Il GGG è un dissimile nel suo modo di pensare, agire e confrontarsi non solo con i propri titani ma anche con gli esseri umani.
La bellezza del mondo, in ogni sua forma, sta nella diversità; aprirsi e avere il coraggio di dire che io sono io e basta è la vera e unica vittoria che ognuno di noi può esprimere sempre senza aver la paura di incontrare giganti in altezza e nani nello stato d'animo.
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luca agnifili
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venerdì 30 dicembre 2016
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lo sciroppio sfribollino fa centro!
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Dolce Spielberg! È proprio così, un film dolce in cui la dolcezza è generata sia dalla piccolina di turno, sveglia, intraprendente ed adorabile, che e soprattutto dal 'mostro' di turno, in cui la dolcezza, o gentilezza che dir si voglia, diviene ancora più evidente poiché contrasta con la natura fisica dell'essere.
L'ambientazione ė del tutto pertinente, con reminiscenze che riportano all'all'orfanotrofio di Oliver Twist, e curatissima, e non mancano i momenti esilaranti come la baita di gruppo dello sciroppio nel palazzo della regina: spassosissimo!!!!
E i temi trattati, ovvero l'amicizia, la fiducia, il rispetto, la famiglia, anche se con accenni che appaiono un pò tristi, ma non a tal punto da suscitare sentimenti di angoscia nel bambino spettatore, sono quelli giusti del periodo natalizio.
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Dolce Spielberg! È proprio così, un film dolce in cui la dolcezza è generata sia dalla piccolina di turno, sveglia, intraprendente ed adorabile, che e soprattutto dal 'mostro' di turno, in cui la dolcezza, o gentilezza che dir si voglia, diviene ancora più evidente poiché contrasta con la natura fisica dell'essere.
L'ambientazione ė del tutto pertinente, con reminiscenze che riportano all'all'orfanotrofio di Oliver Twist, e curatissima, e non mancano i momenti esilaranti come la baita di gruppo dello sciroppio nel palazzo della regina: spassosissimo!!!!
E i temi trattati, ovvero l'amicizia, la fiducia, il rispetto, la famiglia, anche se con accenni che appaiono un pò tristi, ma non a tal punto da suscitare sentimenti di angoscia nel bambino spettatore, sono quelli giusti del periodo natalizio.
Che dire? Andatelo a vedere assolutamente!
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eugenio
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lunedì 7 novembre 2016
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il ritorno di spielberg alla favola
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Spieberg scalda ancora una volta occhi e cuore.
Sarà l’incontro con Roald Dahl, saranno gli effetti speciali, saranno le storie adatte a un pubblico pre-scolare dalle molteplici letture, un marchio della “fabbrica” che il regista americano porta avanti da anni, sarà perchè sentivamo da tempo, almeno dal 1991 ai tempi di Hook, la necessità di una favola di orfani in un mondo dalle magiche atmosfere gotiche e oniriche.
Insomma, diciamocelo, Il Grande Gigante Gentile presentato allo scorso Festival di Cannes e nelle sale dal 1 gennaio 2017, ci riporta alla nostra infanzia, grazie all’apporto narrativo di uno tra i maggiori autori di libri per ragazzi del novecento, il britannico Roald Dahli appunto, in una vicenda di straordinaria amicizia tra una bambina Sophia (Ruby Barnhill) e un gigante (Mark Rylance).
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Spieberg scalda ancora una volta occhi e cuore.
Sarà l’incontro con Roald Dahl, saranno gli effetti speciali, saranno le storie adatte a un pubblico pre-scolare dalle molteplici letture, un marchio della “fabbrica” che il regista americano porta avanti da anni, sarà perchè sentivamo da tempo, almeno dal 1991 ai tempi di Hook, la necessità di una favola di orfani in un mondo dalle magiche atmosfere gotiche e oniriche.
Insomma, diciamocelo, Il Grande Gigante Gentile presentato allo scorso Festival di Cannes e nelle sale dal 1 gennaio 2017, ci riporta alla nostra infanzia, grazie all’apporto narrativo di uno tra i maggiori autori di libri per ragazzi del novecento, il britannico Roald Dahli appunto, in una vicenda di straordinaria amicizia tra una bambina Sophia (Ruby Barnhill) e un gigante (Mark Rylance).
E non è un caso che questa sia una tra le più belle fiabe Disney resa fluida da una pellicola che domina con sapienza la bellezza della fantasia con la cura di una fotografia estremamente nitida ed efficace che ben connota col giusto peso (e altezza..) la figura del gigante, alto sette metri con enormi orecchie, una pesante tromba e un acuto senso dell'olfatto, gentile e amichevole.
Lui, vegetariano (goloso di Cetrionzoli), di statura limitata rispetto a suoi “colleghi” come il Sanguinario (Bill Hader) e l'Inghiotticicciaviva (Jemaine Clement) affamati di carne umana, rapisce la spigliata Sophie portandola prima nella sua caverna e poi nel Paese dei sogni a insegnarle appunto a raccogliere “quelle idee” che verranno poi “riposte” in barattoli di vetro e “trasmesse” ai bambini del mondo durante la notte.
E’ un rapporto quello che innegabilmente si crea tra Sophie e il gigante di tenera amicizia, una relazione tra due anime solitarie (lei infelicemente relegata in un orfanotrofio, lui avulso dalla comunità degli spietati giganti) che culminerà in un’avventura a cavallo tra mondo fatato e soprattutto reale per avvisare la regina di Londra (Penelope Wilton) della situazione precaria dei giganti e del pericolo che incombe sui bambini.
Esilarante nel ricevimento del gigante gentile a casa della Regina, (con tanto di bridisi finale offerto gentilmente dal gigante), onirico nella cattura di fuochi fatui nella terra dei Sogni, volutamente ad altezza di bambino malgrado l’elevazione stratosferica che la pellicola impone, Il Grande Gigante Gentile dimostra come sia possibile opporsi alla dittatura violenta e volgare della massa, senza snobismi e altezzosità. I giganti mangiatori di banbini simbolo del male che oscura l’infanzia e il bello della vita, del sogno, sono tratteggiati con punte di ingenuità come si deve a un prodotto per rgaazzini e fa veramente bene al cuore immaginare come la forza di una bambina, altro evidente simbolo della purezza e della fiducia, sia l’unica capace addirittura di convincere la regina alla “lotta” contro i Giganti rompendo il velo di ipocrisia e conformismi.
Sono sogni che possono diventare una realtà, sincera e appassionata che Spielberg generosamente ci regala a chi, adulto, vuole tornare bambino anche solo due ore.
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alex62
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domenica 30 ottobre 2016
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papà gigantesco e buono
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Ma ve lo sareste apsettato che Spielberg ritornasse con una specie di cartoon? E invece il grande regista statunitense torna a trattare argomenti (apparentemente) infantili e a lavorare (come solo lui sa fare) con un'attrice bambina: il vero capolavoro del film!
Ecco emergere un nuovo talento, Ruby Barnhill, giovanissima attrice britannica (dodicenne), che probabilmente oscurerà l'enorme fama di altre attrici bambine che hanno furoreggiato nel passato recente. Come la bravissima Dakota Fanning, capace di oscurare il talento dei grandi protagonisti al suo fianco in blockbuster di qualche anno fa. Oppure come la microscopica, bellissima Drew Barrymore (che cognome ingombrante! I suoi antenati, Ethel, John e Lionel, avevano scritto la storia del cinema dagli anni '30 ai '50), in E.
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Ma ve lo sareste apsettato che Spielberg ritornasse con una specie di cartoon? E invece il grande regista statunitense torna a trattare argomenti (apparentemente) infantili e a lavorare (come solo lui sa fare) con un'attrice bambina: il vero capolavoro del film!
Ecco emergere un nuovo talento, Ruby Barnhill, giovanissima attrice britannica (dodicenne), che probabilmente oscurerà l'enorme fama di altre attrici bambine che hanno furoreggiato nel passato recente. Come la bravissima Dakota Fanning, capace di oscurare il talento dei grandi protagonisti al suo fianco in blockbuster di qualche anno fa. Oppure come la microscopica, bellissima Drew Barrymore (che cognome ingombrante! I suoi antenati, Ethel, John e Lionel, avevano scritto la storia del cinema dagli anni '30 ai '50), in E.T. (sempre di Spielberg). Certo nessuna potrà rivaleggiare con il mito Shirley Temple, “riccioli d'oro”, anche perché alla sua carriera interrotta precocemente, seguì una vicenda di donna esemplare e coraggiosa, dedita a cause civili molto importanti.
Questa protagonista occupa l'intero film, con tutto il fascino del suo accento very british, sempre più “cool” oggigiorno, soprattutto quando viene contrapposto alla gutturale pronuncia americana. La vicenda è Dickensiana, come Spielberg ama da sempre, ma nasconde la passione per la psicanalisi, precocemente divampata negli USA, ancora negli anni '30 del secolo scorso. Anche l'ambientazione demodé tradisce il trasporto per un'epoca di grandi speranze e illusioni, destinate a frantumarsi troppo presto a causa del più grande conflitto della storia umana.
Una bimba che no ha mai conosciuto il padre, fantastica nella notte di Londra, sperando in un incontro “romantico” con le “streghe”, se proprio non si può avere nulla di meglio della proterva istitutrice, la quale punisce le incontrollabili fughe di fantasia di Sophie segregandola in uno stanzino buio e abitato dai topi…
Qui piomba il colpo di scena: nelle notti romantiche londinesi, (come evitare il dolcissimo ricordo della famosa notte di Nanà, Peter Pan, Wendy, John e Michael ?!?), nelle notti londinesi, dicevo, al posto delle streghe, si aggira nientemenoche un gigante! Non un orco mangiabambini, come si potrebbe facilmente immaginare, bensì “un Grande e amichevole Gigante”. Particolare non solo per la dieta strettamente vegetariana e non cannibalica, bensì per una specie di DSL (Disturbo Specifico del Linguaggio), di dislessia insomma, per la quale inventa e trasforma le parole. Per cui tutta la prima parte del film è un divertente gioco di ruolo fra Sophie e il gigante alla “My fair lady”. La bambina cerca invano di correggere ed istruire il gigante buzzurro e semi-analfabeta. Però, con sua grande sorpresa, Sophie scopre che il gigante aveva imparato a leggere da qualcuno che gli aveva voluto davvero bene e dal quale aveva imparato anche che il modo migliore per far addormentare un bambino che soffre d'insonnia è…leggergli una storia.
Qualcuno aveva preceduto Sophie, nell'antro sporco, ma popolato di sogni catturati: un altro bambino. Che aveva vissuto lì a lungo e che, purtroppo era stato strappato alle amorevoli cure del gigante buono dai suoi amici-nemici cannibali.
Alla fine Sophie avrà un piano: la “cavalleria” di sua Maestà la Regina d'Inghilterra catturerà e relegherà al sicuro la banda di malfattori, laddove non potranno più nuocere a nessun bambino.
Insomma una bimba orfana genererà nella sua fantasia un sostituto del padre, anzi proprio il padre di cui non ha potuto godere, a causa di un destino baro e crudele, le cure e l'amore. E questo sostituto dovrà essere il moglior padre, anzi il più grande, il più gigantesco che la fantasia di un bambino possa partorire. Sarà un gigante vegetariano e amorevole, che si prenderà cura di lei. Ma nella fantasia di questa bambina ci sono forze avverse sempre in agguato, che potrebbero costringere il padre nuovo a privarsi della sua dolcissima compagnia, per portarla al sicuro. Però con un gesto che dice tutta la Fede di Sophie in un nuovo destino, finalmente privo delle sofferenze quotidiane che hanno contraddistinto la sua giovane vita, lei si lancia letteralmente dal balcone dell'orfanotrofio, certa che la manona protettiva del suo nuovo papà l'avrebbe raccolta e salvata prima dell'impatto col selciato.
Prima, molto prima che la durissima realtà di una bimba orfana, senza amici e senza affetti, la farà risvegliare…
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