inesperto
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sabato 11 febbraio 2017
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si dimentica subito
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Piccolissima commediola franco-islandese. Niente d'imperdibile.
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(di francesco2)
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tavololaici
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giovedì 20 ottobre 2016
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una piccola favola
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Questa di Samir ed Agathe è una piccola storia d'amore. Favolistica, eccessiva nella facilità e brevità di alcuni passaggi, qualche volta nervosa. Ma immersa in un contesto molto dolce, fatto di acque termali, piscine, saune, stupendi paesaggi islandesi ecc.
Ad eccezione della parte finale del film (la perdita di memoria di Samir)che ho trovato un po' lenta e pretestuosa (ma il lato favolistico del tutto è evidente in tanti tratti del film), è un lavoro carino.
Tra i due mi par Agathe la persona piu' fragile (anche se non ha questo apparire), nel suo poco saper cosa vuole, nelle sue incongruenze, nervosismi, incapacità di guardarsi dentro, superficialità. Ci mette tutto un film per capirsi.
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Questa di Samir ed Agathe è una piccola storia d'amore. Favolistica, eccessiva nella facilità e brevità di alcuni passaggi, qualche volta nervosa. Ma immersa in un contesto molto dolce, fatto di acque termali, piscine, saune, stupendi paesaggi islandesi ecc.
Ad eccezione della parte finale del film (la perdita di memoria di Samir)che ho trovato un po' lenta e pretestuosa (ma il lato favolistico del tutto è evidente in tanti tratti del film), è un lavoro carino.
Tra i due mi par Agathe la persona piu' fragile (anche se non ha questo apparire), nel suo poco saper cosa vuole, nelle sue incongruenze, nervosismi, incapacità di guardarsi dentro, superficialità. Ci mette tutto un film per capirsi. Molto sciocca.
Samir è invece molto diverso da cio' che sembra:non è un uomo cosi' semplice, è pieno di sfumature, paziente all'eccesso, intenso,triste, convinto, arreso all'evidenza, innamorato.
Se questo piccolo lavoro favolistico ha una “morale” è forse questa:
se riconosci che dentro di te una persona ha significato, se “senti” questa persona davvero, è inutile che fai la deficiente, va da lui e amatevi, cribbio, che si vive una volta sola.
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domenico astuti
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martedì 11 ottobre 2016
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una favola romantica
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Vogliamo ricordare la regista Sòlveig Anspach purtroppo morta già da più di un anno e prima di poter terminare il suo ultimo film; un triste destino che ricorda quello dei nostri compianti Claudio Caligari e Carlo Mazzacurati. Nata nel 1960, da padre americano e madre islandese, ha vissuto quasi da subito in Francia; è stata una brava documentarista per circa vent’anni per poi realizzare il suo primo film nel 1999 ( hault les coeurs ! ). L’effetto acquatico è il suo quinto film, una storia che unisce i suoi due mondi d’elezione la Francia e l’Islanda che tornano spesso nei suoi film, come la periferia parigina di Montreuil.
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Vogliamo ricordare la regista Sòlveig Anspach purtroppo morta già da più di un anno e prima di poter terminare il suo ultimo film; un triste destino che ricorda quello dei nostri compianti Claudio Caligari e Carlo Mazzacurati. Nata nel 1960, da padre americano e madre islandese, ha vissuto quasi da subito in Francia; è stata una brava documentarista per circa vent’anni per poi realizzare il suo primo film nel 1999 ( hault les coeurs ! ). L’effetto acquatico è il suo quinto film, una storia che unisce i suoi due mondi d’elezione la Francia e l’Islanda che tornano spesso nei suoi film, come la periferia parigina di Montreuil. Probabilmente lo stato di salute della regista ha condizionato la resa del film, le intenzioni sono quelle di realizzare una storia romantica, delicata, divertente, un po’ tra le nuvole, supportata dall’idea dell’acqua, prima di una piscina francese e poi dai ghiacciai e dalla neve dell’Islanda; invece, nonostante la gentilezza del tocco, l’originalità dei luoghi, la delicatezza del tono, la resa è quella di un film un po’ lento, con dei passaggi narrativi stralunati e con una comicità che risulta un po’ goffa se non già vista, e con un’ironia affettuosa ma un po’ dilatata. Un plot che sarebbe potuto essere alla Kaurismaki.
La storia è quella di due solitari quarantenni, forse un po’ disadattati. Agathe è una donnina un po’ aggressiva e bisognosa d’affetto che lavora come istruttrice in una piscina comunale, Samir lavora ‘ tra le nuvole ‘ come gruista. Si sfiorano in un locale triste un po’ come loro, lei manda a quel paese un uomo che prova a rimorchiarla e lui assiste divertito alla scena, e forse da subito si innamora di lei. Allora si compra un costume dal colore impossibile e con una palma su un lato, e pur sapendo nuotare, si iscrive alla piscina e al corso della donna istruttrice, per avvicinarla. Tra prove di nuoto fuori dalla piscina, tentativi di galleggiamento e qualche bracciata, le cose tra i due sembrano mettersi bene; una sera lui resta chiuso in un camerino e mentre si aggira per la piscina senza sapere cosa fare trova lei che se ne resta lì per trovare un po’ di pace. Sembra possa scoccare l’amore anche in lei mentre sono sdraiati su un trampolino. Ma un imprevisto porta lui a tuffarsi nella piscina e lei così scopre la bugia dell’uomo. Agathe non sopporta le bugie degli uomini e scompare dalla vita di Samir che viene a sapere che lei è partita per una settimana per l’Islanda come rappresentante francese di istruttori di piscine. Samir innamorato, preoccupato che qualche nordico possa trattenerla, la raggiunge al ‘ Polo Nord ‘ e qui inizia un altro tipo di film, tra infiniti spazi, sorgenti d’acqua calda e personaggi che si possono trovare solo in luoghi solitari e semplici come l’Islanda. Poi un’amnesia di lui farà il resto per un lieto fine naturale.
Un film gentile, in alcuni momenti piacevole, ma irrisolto nella narrazione. Il cinema della Anspach tende al lieve, a restare a fior d’acqua senza provare ad andare al fondo dei caratteri e della storie, mentre i sentimenti sembrano quelli di adolescenti bisognosi ma sempre pronti a sbagliare.
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(di etabeta)
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guazza da semifonte
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venerdì 7 ottobre 2016
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un gruista di montreuil a reykjavik
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Il filmino francese si snoda nel dispiegarsi di una trama leggera ed ingenua al punto da apparire poco credibile nella realtà trasformandosi, se non in una vera e propria affabulazione perché non ha la pretesa di proporre una qualche morale, in un raccontino che spinge quasi inconsapevolmente a porci alcune domande. Samir, gruista di Montreuil, dal fisico di un uomo qualunque ed il volto da scemo del villaggio, s'innamora perdutamente di Agathe, insignificante istruttrice di nuoto, dopo averla vista respingere in maniera più che risoluta le avances d'un collega, uno di quelli convinti di saperci fare con le donne.
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Il filmino francese si snoda nel dispiegarsi di una trama leggera ed ingenua al punto da apparire poco credibile nella realtà trasformandosi, se non in una vera e propria affabulazione perché non ha la pretesa di proporre una qualche morale, in un raccontino che spinge quasi inconsapevolmente a porci alcune domande. Samir, gruista di Montreuil, dal fisico di un uomo qualunque ed il volto da scemo del villaggio, s'innamora perdutamente di Agathe, insignificante istruttrice di nuoto, dopo averla vista respingere in maniera più che risoluta le avances d'un collega, uno di quelli convinti di saperci fare con le donne. Iscrittosi come falso principiante ad un corso, comincia a frequentare l'istruttrice con risultati facilmente immaginabili sino alla sera in cui, rimasti rinchiusi all'interno della piscina, l'uno per la consueta imperizia, l'altra per scelta volontaria, cominciano a conoscersi meglio. Ma Agathe, fugando le speranze del nostro Romeo d'oltralpe, sparisce, volata in Islanda, l'ultima Thule del nostro immaginario boreale, ad un improponibile ed improbabile convegno di bagnini li' arrivati da tutto il mondo. Samir, incredibilmente, la raggiunge e da quel momento gli scenari finiscono decisamente col prevalere sull'esile trama: panorami lunari alternati alle casette di Reykjavik dai colori vivissimi e dai tetti spioventi come cattedrali gotiche, coste battute da venti freddi e capricciosi su cui si schiantano paurose ondate che si dissolvono in mille spruzzi, cieli in continuo divenire in cui le nubi non sono ancora apparse che già si sono dissolte, inghiottite dai gorghi dell'atmosfera polare e sul tutto lo stridulo gracidio dei gabbiani, signori assoluti di quelle lande.
La nostra istruttrice per niente gradisce l'intromissione al convegno dello sprovveduto Samir, fintosi rappresentante dei bagnini d'Israele (sic!), ed in tutti i modi si adopera per metterlo in difficoltà sino ad invitarlo ad esporre le sua proposta che, utopia delle utopie, sara' il progetto di costruire una piscina israelopalestinese a suggellare la riconciliazione fra i due popoli che naturalmente diverrà all'istante il trionfo del "politicamente corretto" nell'entusiastica accoglienza riservatagli da tutti. E, per umiliarlo definitivamente, una sera, in un locale dall'atmosfera tipicamente nordica per il buio appena, appena rischiarato, per il rock/jazz che vi si esegue ed i fiumi di birra che vi scorrono, sotto l'effetto del ballo ed i fumi dell'alcool, si lascia sedurre da un bel vichingone che, ad un certo punto, sollevatala per la vita e trascinatala in un corridoio appartato, appoggiatele le spalle ad una parete, la possiede in quello stato da macho, macho come forse nemmeno il più spinto immaginario erotico avrebbe potuto farle sperare. Il giorno dopo, però, incontrato il vichingone sulla banchina del porto mentre sta salendo su d'un peschereccio, questi non solo non risponde ai suoi calorosi saluti ma non la riconosce addirittura, il che la spinge precipitosamente a cercar di recuperare l'amore del povero Samir, cooptato, fra tanto, dagli altri convegnisti ed aggregato ad una visita dei fenomeni vulcanici secondari, abbondanti nell'isola, fra cui un immancabile bagno nelle acque calde sulfuree , dove ritrovatolo, riesce a sottrarlo alla concupiscenza di quelle che, a ragione del suo improponibile progetto, ne avevano fatto un loro eroe.
Domandina: siamo proprio sicuri che il modo d'agire, elementare se non addirittura primitivo, degli abitanti di certe terre lontane soventemente idealizzate dall'immaginario collettivo nell'ultimo Eden possibile, assimilabili in un certo senso al buon selvaggio di roussoniana memoria, realizzino i nostri sogni sottraendosi come fanno ai nostri codici d'interpretazione dei comportamenti umani che fanno loro attribuire significati e valori che vanno ben al di la' delle banali apparenze ?.
Piccola osservazione:
abituati come siamo a vederci proposti sullo schermo i corpi bellissimi dei divi più belli, modelli di una bellezza prefissata e raggiunta anche surrogando la natura, che, avviluppati l'un l'altro come le serpi intorno a Lacoonte in forme scultoree, risultato di raffinati coreografi, ed ansimanti con ritmo studiato quasi ci fosse un coreuta nascosto fra le lenzuola che ne diriga i respiri, si adoperano nel dar forma visibile all'archetipo dell'idea platonica di accoppiamento, questo finisce col non suscitare in noi la men che minima remora morale. Trovandomi, invece, come qui, davanti alle effusioni, e dico solo effusioni, di due esseri normali, anzi più bruttini che non, c'e' stato un attimo in cui mi e' venuto lo scrupolo di violare la loro intimità ed ho istintivamente abbassato lo sguardo temendo che chi mi era seduto accanto, vedendomi osservare lo schermo, mi potesse tacciare di voyeurismo.
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vanessa zarastro
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domenica 18 settembre 2016
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periferia versus natura
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In L’Effetto Acquatico è raccontata una garbata favola d’amore, vissuta prevalentemente in acqua: dalla piscina municipale nella grigia periferia francese, alla sorgente di acqua calda termale islandese.
Il film ha il grande merito di farci vedere realtà meno esplorate dalla cinematografia ufficiale.
Nella banlieu parigina, a Montreuil - guarda caso il comune di nascita di Marie Riviére l’attrice preferita di Eric Rohmer - c’è una piscina comunale dove la scontrosa Agathe (Florence Loiret-Caille) fa l’istruttrice di nuoto. Samir (Samir Guesmi), che lavora come addetto alla gru in un cantiere edile, se ne invaghisce e, per conoscerla, si iscrive appositamente a un corso di nuoto, fingendo di non saper nuotare.
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In L’Effetto Acquatico è raccontata una garbata favola d’amore, vissuta prevalentemente in acqua: dalla piscina municipale nella grigia periferia francese, alla sorgente di acqua calda termale islandese.
Il film ha il grande merito di farci vedere realtà meno esplorate dalla cinematografia ufficiale.
Nella banlieu parigina, a Montreuil - guarda caso il comune di nascita di Marie Riviére l’attrice preferita di Eric Rohmer - c’è una piscina comunale dove la scontrosa Agathe (Florence Loiret-Caille) fa l’istruttrice di nuoto. Samir (Samir Guesmi), che lavora come addetto alla gru in un cantiere edile, se ne invaghisce e, per conoscerla, si iscrive appositamente a un corso di nuoto, fingendo di non saper nuotare. L’ingenuità e la timidezza di Samir finiscono per intenerire la maestra che, abbassata la guardia, si lascia andare a qualche tenerezza. Peccato che incidentalmente Samir sia costretto a mostrare di esserle un abile nuotatore! Agathe, sentitasi ingannata, parte per il X Convegno Internazionale di istruttori di nuoto a Reykjavik, in Islanda, dove è stata scelta a rappresentare la Francia. Samir le corre dietro e si trova a sostituire il rappresentante israeliano nel National Concert & Conference Centre progettato da Henning Larsen, premiato simbolo della rinascita del paese dopo la crisi finanziaria del 2008. La regista indugia a ragione su questo edificio considerato uno spigoloso, translucido e traforato teatro di un gioco d’ombra e di luci, dominato da elementi quali l’aria e l’acqua, in armonia con l’anima e la tradizione della vita quotidiana in Islanda.
Con la sua goffaggine Samir si troverà a improvvisare un discorso impapocchiando un ipotetico progetto di pace tra Israele e Palestina, che conquisterà tutti i delegati, ad esclusione di Agathe, sempre più indispettita dai suoi trucchetti menzogneri.
Varie vicende che non sto qui a narrare, non guasteranno l’happy hand di questo feel-good movie, del tutto prevedibile del resto.
Il film fornisce l’occasione di uno sguardo su questa nazione, che per alcuni versi può essere considerata un modello. La regista, di padre americano e madre islandese, descrive gli Islandesi con un misto di ironia e di ammirazione. Usciti da una grave crisi economica, ecologisti e animalisti, grandi lavoratori con doppie mansioni, gli Islandesi sono presentati con linearità e semplicità, molto diversi dai romantici e complicati francesi.
Sólveig Anspach è morta nell’agosto 2015 prima di terminare il montaggio del film che è stato ultimato dal co-sceneggiatore Jean-Luc Gadget e l’assistente al montaggio Anne Riégel. Il film fa parte di una trilogia, poco nota al pubblico italiano, iniziata con Back Soon del 2007 e Queen of Montreuil del 2012 ed èstato presentato nella sezione “Quinzaine des Réalisateurs” all’ultimo festival di Cannes nel 2015.
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melandri
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giovedì 8 settembre 2016
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mmmmmmh
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ho messo 3 stelle sulla simpatia, ma sarebbero 2,5. premetto di essere un fan del cinema nordico e dei film minimal, qui però sono rimasto abbastanza deluso. un film girato con pochi mezzi può dare anche molto di più, vedi un certo Kaurismakj...
qui ci sono troppe cose lasciate al caso. la simpatia del protagonista principale non basta a pareggiare l'antipatia di quasi tutti gli altri. piuttosto sconclusionato nel suo insieme, qualche raro guizzo e qualche bel paesaggio. un po' poco per legittimare il prezzo del biglietto, se lo passerano in tv magari guardatelo, dura anche poco....peccato
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maumauroma
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mercoledì 7 settembre 2016
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l'effetto acquatico
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Nell'ultimo film della regista islandese Solveig Anspach, prematuramente scomparsa un anno fa, viene raccontata una delle piu' insolite e originali storie d'amore apparse al cinema negli ultimi anni, Il timido quarantenne Samir, manovratore di gru, si innamora perdutamente della ruvida e insicura Agathe, istruttrice di nuoto presso una piscina alla periferia di Parigi. Di loro non conosciamo e non conosceremo il loro passato, né sapremo mai qualcosa del loro futuro. Il loro rapporto iniziera' nell'acqua di una piscina e, attraverso molteplici peripezie, si consolidera' sempre nell'acqua, questa volta quella calda e accogliente di una sorgente termale nella lontana Islanda. L'acqua in fondo e' la vera protagonista di questo film, acqua generatrice di vita, di passioni, di puri sentimenti, di emozioni semplici e sincere, di ricordi e di emozioni.
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Nell'ultimo film della regista islandese Solveig Anspach, prematuramente scomparsa un anno fa, viene raccontata una delle piu' insolite e originali storie d'amore apparse al cinema negli ultimi anni, Il timido quarantenne Samir, manovratore di gru, si innamora perdutamente della ruvida e insicura Agathe, istruttrice di nuoto presso una piscina alla periferia di Parigi. Di loro non conosciamo e non conosceremo il loro passato, né sapremo mai qualcosa del loro futuro. Il loro rapporto iniziera' nell'acqua di una piscina e, attraverso molteplici peripezie, si consolidera' sempre nell'acqua, questa volta quella calda e accogliente di una sorgente termale nella lontana Islanda. L'acqua in fondo e' la vera protagonista di questo film, acqua generatrice di vita, di passioni, di puri sentimenti, di emozioni semplici e sincere, di ricordi e di emozioni.La vicenda si svolge dapprima in Francia, dove l'autrice viveva, e poi nella lontana Islanda, luogo natale della Anspach, con i suoi spettacolari, deserti e gelidi panorami. L'effetto acquatico oscilla sempre tra commedia e tenera storia d'amore, con momenti molto piacevoli e altri un po'noiosi e irrisolti. Bravi gli interpreti. Interessante comunque aver conosciuto luoghi e abitudini di vita di una terra cosi' lontana da noi
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flyanto
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martedì 6 settembre 2016
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l'amore nato immerso nell'acqua
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Ultima opera della regista islandese Sòlveig Anspach, prematuramente scomparsa prima della fine del film (terminato poi da una sua collaboratrice), "L'Effetto Acquatico" è una delicata storia d'amore nata in seguito ad un colpo di fulmine avuto da un uomo di nome Samir per una "ruvida" maestra di nuoto (Agathe). Da qui inizia tutto il darsi da fare da parte del protagonista al fine di conoscere e frequentare la donna: si iscrive presso la piscina dove lei insegna, escogita ogni mezzo per farsi inserire nei suoi corsi di nuoto (pur sapendo già nuotare), una volta trasferitasi Agathe in Islanda come rappresentante della Francia ad un congresso di istruttori Samir la segue sino a quel lontanissimo paese, insomma, la corteggia in ogni maniera nonostante sulle prime non venga ricambiato nei sentimenti dalla donna che, anzi, gli è 'ostile' a causa delle bugie a cui egli ricorre per non starle lontano.
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Ultima opera della regista islandese Sòlveig Anspach, prematuramente scomparsa prima della fine del film (terminato poi da una sua collaboratrice), "L'Effetto Acquatico" è una delicata storia d'amore nata in seguito ad un colpo di fulmine avuto da un uomo di nome Samir per una "ruvida" maestra di nuoto (Agathe). Da qui inizia tutto il darsi da fare da parte del protagonista al fine di conoscere e frequentare la donna: si iscrive presso la piscina dove lei insegna, escogita ogni mezzo per farsi inserire nei suoi corsi di nuoto (pur sapendo già nuotare), una volta trasferitasi Agathe in Islanda come rappresentante della Francia ad un congresso di istruttori Samir la segue sino a quel lontanissimo paese, insomma, la corteggia in ogni maniera nonostante sulle prime non venga ricambiato nei sentimenti dalla donna che, anzi, gli è 'ostile' a causa delle bugie a cui egli ricorre per non starle lontano. Tra svariati accadimenti ed una corte serrata, Samir alla fine riuscirà finalmente a coronare il proprio sogno d'amore con la giovane insegnante.
La trama di questa pellicola risulta alquanto esile e, a tratti, anche parecchio irreale, ma quello che alla regista interessava maggiormente era sicuramente raccontare solo una storia d'amore dal suo nascere al suo evolversi completo: una storia tra due individui, appunto Samir ed Agathe, entrambi un poco discosti (per motivazione diverse) dall'ambiente che li circonda, (Samir solitario gruista ed Agathe dal carattere scontroso) ma bisognosi tanto d'affetto. E, forse, la Anspach vuole con il suo film proprio dimostrare che la tenacia e soprattutto la sincerità dei sentimenti alla fine trionfa, purchè non ci si arrenda al primo/i ostacolo/i. Originale la "location" in cui si snoda tutta l'intera storia e, cioè, la piscina del complesso sportivo di Montreuil nella prima parte dell'opera come ambiente acquatico, umido ma per nulla ostile ed, anzi, avvolgente come quasi fosse un liquido amniotico che protegge; i più sconfinati paesaggi naturali ed affascinanti dell'Islanda, invece, nella seconda parte, anch'essi sempre intrisi dell'elemento naturale dell' acqua, sempre confortante e piacevole in quanto in quei luoghi gelidi calda naturalmente.
Per chi apprezza i films delicati.
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eltyb
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lunedì 5 settembre 2016
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non vale la pena
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Nel film ci sono degli attori che non sanno recitare e quando parlano non c'è differenza nei loro volti tra tristezza o allegria. Non c'è un minimo di espressione, zero. Ad esempio, in teoria Samir, dovrebbe essere pazzo d'amore per Agathe ma vedendolo sembra che non gli importa niente di lei.
L'unica cosa bella in questo film sono i paesaggi d'Islanda.
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forsedomani
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domenica 4 settembre 2016
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buoni spunti sprecati
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Film che parte con buoni spunti ma poi si perde in un percorso che vuole essere surreale ma è soltanto confuso. Bene la prima parte, ma poi quando si va in Islanda si perde sia la poesia è la curiosità che nasceva dalla storia dei due e tutto diventa poco credibile. Peccato
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