gianleo67
|
domenica 24 gennaio 2016
|
bring me the head of..fausto alarcon
|
|
|
|
Arruolata in una task force impegnata nel contrasto ad un importante cartello messicano della droga attivo al confine Tex-Mex, la giovane ed idealista agente FBI Kate Macer dovra fare i conti non soltanto con la devastante potenza militare del nemico esterno ma anche con i discutibili metodi di un insidioso e temibile nemico interno, disposto a tutto pur di raggiungere uno scopo personale che solo in parte sembra coincidere con quelli dei suoi ignari compagni di viaggio.
Impegnato sin dai suoi esordi nello scandagliare il confine etico e psicologico che sembra separare l'aspirazione ad un mondo perfetto dalle sue innumerevoli declinazioni di degenerazione ed ambiguità, il canadese Denis Villeneuve si trasferisce dalle raggelate periferie di anonime e grigie cittadine del Nord America alle assolate e brulle asperità di una terra di frontiera dove si gioca la sporca partita di una malintesa legalità che confonde il fine con i mezzi e dove la battaglia del tuo nemico di ieri può essere quella del tuo amico di oggi; nell'apparente confusione di ruoli che pare inscritta nel cinico pragmatismo di una Nazione Americana da sempre impegnata nel combattere le minacce alla propria libertà e indipendenza con tutti i mezzi a disposizione.
[+]
Arruolata in una task force impegnata nel contrasto ad un importante cartello messicano della droga attivo al confine Tex-Mex, la giovane ed idealista agente FBI Kate Macer dovra fare i conti non soltanto con la devastante potenza militare del nemico esterno ma anche con i discutibili metodi di un insidioso e temibile nemico interno, disposto a tutto pur di raggiungere uno scopo personale che solo in parte sembra coincidere con quelli dei suoi ignari compagni di viaggio.
Impegnato sin dai suoi esordi nello scandagliare il confine etico e psicologico che sembra separare l'aspirazione ad un mondo perfetto dalle sue innumerevoli declinazioni di degenerazione ed ambiguità, il canadese Denis Villeneuve si trasferisce dalle raggelate periferie di anonime e grigie cittadine del Nord America alle assolate e brulle asperità di una terra di frontiera dove si gioca la sporca partita di una malintesa legalità che confonde il fine con i mezzi e dove la battaglia del tuo nemico di ieri può essere quella del tuo amico di oggi; nell'apparente confusione di ruoli che pare inscritta nel cinico pragmatismo di una Nazione Americana da sempre impegnata nel combattere le minacce alla propria libertà e indipendenza con tutti i mezzi a disposizione. La tambureggiante dialettica da rullo compressore di questa progressione cinematografica di straordinaria potenza visiva si traduce in un film teso e ambiguo che sembra assecondare con impietosa lucidità le istanze di un cinema antiretorico e spettacolare che rimanda dritto dritto al malinconico disincanto del cinema di Peckinpah (Bring me the head of Alfredo Garcia) piuttosto che alla desolazione umana del paesaggio di confine tratteggiato dai fratelli Coen (No Country for Old Men), dove le relazioni umane sembrano fondate sull'indicibile accordo di una reciproca ed ineffabile volontà manipolatoria e dove l'ingordigia ed il desiderio di vendetta sono il motore di un'azione drammatica senza speranza e senza via di scampo. Il tempo degli eroi insomma sembra tramontato per sempre e conviene adattarsi in fretta (o perire) in un mondo dove la disperazione degli uomini è solo merce di scambio tra eserciti silenziosi pronti a scontrarsi nella terra di nessuno visitata solo dall'occhio di un satellite spia e che deflagra nell'inevitabile bagno di sangue tra gli angusti cunicoli di un dedalo di gallerie scavate nel deserto, un labirinto da cui uscirne vivi è ancora possibile ma non tenendo indenne la propria coscienza ed approdando ad una nuova consapevolezza su come i compromessi del potere si esercitino contro e malgrado gli ideali da cui dovrebbero essere mossi (Spartan). Noir d'azione sicuramente più esplicito e meno grottesco degli esiti surreali cui approda il cinema di Jaramush (The Limits of Control), ma che ne conserva intatto il disincanto nichilista, il film di Villeneuve è un piccolo apologo sull'ambiguità del potere e delle relazioni umane (il misterioso contractor in cerca di vendetta, l'agente sedotta dal nemico in un momento di debolezza, le incursioni negli affetti domestici di un poliziotto corrotto, il libero arbitrio finale affidato alle benevole concessioni di un'affinità sentimentale) e dove il bene ed il male si confondono nel tremolante baluginare di una Fatamorgana che ne distorce le forme e ne stravolge i confini. Messa in scena di notevoli suggestioni paesaggistiche (bellissima la fotografia di Roger Deakins) e dal rutilante commento sonoro (Jóhann Jóhannsson), raggiunge momenti di inarrivabile straniamento visivo (l'avanzare delle truppe anti-narcos nella policroma iridescenza del crepuscolo quali sperduti cosmonauti inghiottiti dalle tenebre di un mondo alieno) e di un efficace compendio del montaggio. Notevole la presenza scenica di una dolente ed emaciata Emily Blunt e straordinaria invece quella carismatica e magnetica di un insuperabile Benicio del Toro che non fa rimpiangere la spietata indolenza di Warren Oates nella parte di un memorabile Sicario che fu. Candidato alla Palma d'oro al Festival di Cannes 2015 ed a tre Premi Oscar 2016, tutti per contributi tecnici.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
pedro
|
sabato 28 ottobre 2017
|
due stelle forse sono troppe
|
|
|
|
Avevo due opzioni allettanti quella sera. Alla fine ho optato per “sicario” ma, comesisuodire; non l’avessi mai fatto!
Un film mediocre. Stereotipato. Con situazione incomprensibili, una storia irreale, normalmente cosidetta “americanata”. Addirittura risulta non giustificata la presenza dell’agente kate... che bisogno c’era di avere una testimone, eventualmente incomoda, per questa fantomatica operazione semi illegale della CIA? Ciudad Juarez poi, nel binocolo di Kate, sembra Mosul...daiiii
Vabbè: buona interpretazione di del Toro. Incluso alla fine, per quanto incongruente, ci si mette il cuore in pace, si accettano le ramanzine socio-morali della protagonista e si arriva alla fine.
[+]
Avevo due opzioni allettanti quella sera. Alla fine ho optato per “sicario” ma, comesisuodire; non l’avessi mai fatto!
Un film mediocre. Stereotipato. Con situazione incomprensibili, una storia irreale, normalmente cosidetta “americanata”. Addirittura risulta non giustificata la presenza dell’agente kate... che bisogno c’era di avere una testimone, eventualmente incomoda, per questa fantomatica operazione semi illegale della CIA? Ciudad Juarez poi, nel binocolo di Kate, sembra Mosul...daiiii
Vabbè: buona interpretazione di del Toro. Incluso alla fine, per quanto incongruente, ci si mette il cuore in pace, si accettano le ramanzine socio-morali della protagonista e si arriva alla fine. Poi, vale sempre il detto: c’è di peggio in giro.
Ma...se mi permettete ed avete voglia di vedere un bel film sulle mafie messicane, consiglio vivamente “el infierno”, di Luis Estrada, uno dei pochi cineasti mexicani di qualità rimasti in patria (anzi forse l’unico). Una commedia nera che, nel mediocrissimo panorama cinematografico azteca, merita ampiamente la visione. Qui realmente Joaquin Cosio regala un memorabile e vero sicario: el cochiloco.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pedro »
[ - ] lascia un commento a pedro »
|
|
d'accordo? |
|
alex2044
|
lunedì 28 settembre 2015
|
un film ben fatto ma che non coinvolge
|
|
|
|
Un film molto ben fatto . Diretto in modo magistrale , la scena del convoglio di automobili è da cineteca . Interpretato benissimo dai tre protagonisti ma anche i comprimari sono tutti molto professionali e credibili . Le musiche azzeccate , i paesaggi spettacolari sono un contributo in più per raccontare la desolazione non solo fisica ma prima di tutto umana di quei luoghi . A questo punto il mio giudizio sul film dovrebbe essere uno solo : bellissimo ! Ma non è stato così . Alla fine quando sono iniziati i titolo di coda mi sono reso che il film non mi aveva coinvolto completamente. Tutto bene si , ma un po' di noia ogni tanto mi aveva preso . Tutto eccessivo , tutto sopra le righe , si tutto di maniera .
[+]
Un film molto ben fatto . Diretto in modo magistrale , la scena del convoglio di automobili è da cineteca . Interpretato benissimo dai tre protagonisti ma anche i comprimari sono tutti molto professionali e credibili . Le musiche azzeccate , i paesaggi spettacolari sono un contributo in più per raccontare la desolazione non solo fisica ma prima di tutto umana di quei luoghi . A questo punto il mio giudizio sul film dovrebbe essere uno solo : bellissimo ! Ma non è stato così . Alla fine quando sono iniziati i titolo di coda mi sono reso che il film non mi aveva coinvolto completamente. Tutto bene si , ma un po' di noia ogni tanto mi aveva preso . Tutto eccessivo , tutto sopra le righe , si tutto di maniera . Il regista sembra aver detto con la scena dell'uccisione dei bambini : vedi caro spettatore io non mi fermo davanti a nulla . La realtà fa schifo ma io te la sbatto in faccia senza alcuna remora . Insomma grandissima professionalità ma il cinema non è solo industria e professione . Il cinema è anche vedere al di là di quello che viene raccontato normalmente in tv per fare ascolti spesso facili ma superficiali .La violenza non deve essere negata ma va spiegata se no diventa solo un fatto meccanico e ripetitivo ed uno dopo un po' si stufa e pensa : va beh quale sarà la prossima bestialità che dovremo sorbirci ? Provocando quel po' di disattenzione nella visione del film con il suo seguito di noia . Il film è da vedere ma forse è anche un po' sopravvalutato .
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alex2044 »
[ - ] lascia un commento a alex2044 »
|
|
d'accordo? |
|
slowfilm
|
domenica 25 ottobre 2015
|
distante e desaturato, villeneuve ricorda mann
|
|
|
|
Per definire la mia idea di Sicario è stato utile l’ascolto, qualche giorno dopo, della colonna sonora di Jóhann Jóhannsson. Dalla visione di Enemy, cui sono seguiti Prisoners e Incendies, mi sembra che Denis Villeneuve sia uno dei registi più interessanti in circolazione; la sua filmografia fatta di titoli di una sola parola si compone di opere dense, oscure, complesse eppure dotate di un’essenzialità e un’attenzione al focus tali da renderli dei film a tesi. Dove i personaggi, seppure saldamente al centro delle loro vicende, ricoprono un ruolo soprattutto dimostrativo, quasi delle cavie nella mani del regista, che sperimenta su di loro la desolante percezione che ha della natura umana.
Sicario è, per molti versi, più semplice dei suoi predecessori.
[+]
Per definire la mia idea di Sicario è stato utile l’ascolto, qualche giorno dopo, della colonna sonora di Jóhann Jóhannsson. Dalla visione di Enemy, cui sono seguiti Prisoners e Incendies, mi sembra che Denis Villeneuve sia uno dei registi più interessanti in circolazione; la sua filmografia fatta di titoli di una sola parola si compone di opere dense, oscure, complesse eppure dotate di un’essenzialità e un’attenzione al focus tali da renderli dei film a tesi. Dove i personaggi, seppure saldamente al centro delle loro vicende, ricoprono un ruolo soprattutto dimostrativo, quasi delle cavie nella mani del regista, che sperimenta su di loro la desolante percezione che ha della natura umana.
Sicario è, per molti versi, più semplice dei suoi predecessori. Specialmente la scrittura, opera di Taylor Sheridan, mostra una lineare superficialità che non fa sostanzialmente nulla per evitare i cliché del genere. Eppure riascoltare i suoni bassi e tribali di Jóhannsson, il fiume sonoro che attraversa praticamente tutto il film, mi ha convinto, una volta di più, di come la ricercata complessità al cinema sia molto spesso inutile, e come, ormai, una delle cose più interessanti che si possa chiedere sia dare per scontate le possibilità di un intreccio, per mettere in evidenza il tono, l’atmosfera, il timbro unico e riconoscibile dell’opera. Fra episodi che ricordano il violoncello di Ernst Reijseger per Herzog, altri le ripetizioni meccaniche, ossessive e incalzanti del Jonny Greenwood de Il Petroliere – cinema con cui condividere una certa esasperazione documentarista -, la colonna sonora ha un ruolo fondamentale nel sottolineare e accentuare le scelte stranianti della regia. L’azione è spesso seguita dall’alto, in carrellate aeree parallele al terreno che osservano e oggettualizzano i protagonisti e le loro iniziative, mentre la musica contribuisce a sprofondare lo sguardo, l’ambiente e i soggetti osservati in una dimensione comune che non ha niente di rassicurante. Nella sua semplicità, la narrazione riduce tutto alla messa in scena di rapporti di forza innati, primordiali, naturali, umani, conservando un tono teso e uniforme, fatto di diffusa inquietudine, dove viene comunque negata un’esplicita e consueta spettacolarizzazione che per lo spettatore rischierebbe di essere catartica e addirittura salvifica.
Il distacco non è solo spaziale, risuona nella protagonista, Emily Blunt, costantemente lontana dagli scontri, un’osservatrice tutt’altro che privilegiata che, impotente, guida il pubblico nella discesa all’inferno. L’altra figura principale, incarnata da un Benicio Del Toro impegnato nella più adamantina delle vendette, dal canto suo ribadisce la linearità del soggetto, ricordando un Ghost Dog posto in totale distonia dall’assoluta mancanza di ironia. Caratteristica comune a tutto il cinema di Villeneuve, che anche in un film come Enemy (al momento il suo miglior lavoro) cancella completamente lo spirito che nel romanzo di Saramago, L’uomo Duplicato, è invece presente. Più di un punto di contatto con Blackhat, con cui Sicario condivide la diffusione della tensione all’interno di un flusso filmico uniformemente corposo, e un’adesione profonda ad alcune abitudini del genere thriller poliziesco che consente di operare più in superficie, per un Villeneuve che in questo caso può ricordare Michael Mann con l’equalizzatore settato sui toni bassi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a slowfilm »
[ - ] lascia un commento a slowfilm »
|
|
d'accordo? |
|
manuel_detto_bobo
|
giovedì 14 gennaio 2016
|
azione e tensione, con un benicio da 9!!! ma....
|
|
|
|
Prima considerazione: film girato benissimo! La scena con scorta della polizia messicana è perfetta. La scena al rientro del confine messicano è stupenda! Seconda considerazione: Benicio Del Toro strepitoso! Freddo e concentrato...misterioso fino alla fine e determinato come uno schiacciasassi che avrebbe calpestato chiunque senza nessuna remora!!! Terza considerazione: ambientazioni molto suggestive! si percepisce il caldo del Texas e la situazione di tensione che si vive a Ciudad Juarez anche solo da alcune inquadrature dei bambini che giocano a pallone.
Per tante altre considerazioni specifiche sul film potrei dire: STREPITOSO! Invece... c'è qualcosa che non va... (ed ecco il motivo delle 3 stelle).
[+]
Prima considerazione: film girato benissimo! La scena con scorta della polizia messicana è perfetta. La scena al rientro del confine messicano è stupenda! Seconda considerazione: Benicio Del Toro strepitoso! Freddo e concentrato...misterioso fino alla fine e determinato come uno schiacciasassi che avrebbe calpestato chiunque senza nessuna remora!!! Terza considerazione: ambientazioni molto suggestive! si percepisce il caldo del Texas e la situazione di tensione che si vive a Ciudad Juarez anche solo da alcune inquadrature dei bambini che giocano a pallone.
Per tante altre considerazioni specifiche sul film potrei dire: STREPITOSO! Invece... c'è qualcosa che non va... (ed ecco il motivo delle 3 stelle). Il ruolo di Josh Brolin un pò esasperato...troppo forzate alcune sue situazioni...sempre con la battuta un pò da duro/buffoncello che a mio avviso è esageratamente cercata in quasi ogni dialogo. Eppure lui è bravo ed anzi secondo me ha recitato molto bene...ma il suo ruolo penalizza un pò la tensione che invece potrebbe essere più alta. Il ruolo di Emily Blunt è troppo bacchettone...in ogni situazione cerca di ragionare nella piena legalità in azioni che oggettivamente non possono essere nella piena legalità...lo capisce subito...si adegua...poi invece fa marcia indietro e non le accetta...poi si riadegua...poi rifà marcia indietro ed alla fine viene "obbligata" ad adeguarsi da una pistola...mi sembra un ruolo un pò "confuso" con atteggiamenti troppo mutevoli... Uffa...il suo atteggiamento è troppo mutevole e poi la trasandatezza esasperata peggiora l'idea che lo spettatore si è fatto di Lei. In generale sia come storia che come riprese che come interpretazioni poteva veramente essere un FILMONE... un quasi capolavoro! Ci ricordiamo di TRAFFIC no???? Oppure nel piccolo di TRAINING DAY??? Insomma il soggetto era OTTIMO, invece mi sembra che abbiano preso un pezzo da uno un pezzo da un altro ed abbiano buttato giù la sceneggiatura che nella caratterizzazione di due dei tre personaggi principali ha un pò rovinato il risultato complessivo del film. PECCATO perché, ripeto, poteva veramente essere unn FILMONE! Invece è solo un film più che discreto...a mio modesto avviso. Buon Cinema!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a manuel_detto_bobo »
[ - ] lascia un commento a manuel_detto_bobo »
|
|
d'accordo? |
|
claudiofedele93
|
martedì 29 settembre 2015
|
"ora conoscerai l'inferno degli yankee"
|
|
|
|
Districarsi in un ginepraio come può essere quello dei film ambientati tra il confine Statunitense e quello Messicano è roba tutt'altro che semplice. Autori di nota fama e di grande maestria hanno cercato, negli ultimi vent’anni, di realizzare lungometraggi degni di essere ricordati, scadendo più e più volte in una ripetitività eccessiva capace di non far decollare la storia, portando il loro prodotto nell'oblio più nero.
Era un rischio davvero non da poco, quello di cui si è fatto carico Denis Villenueve, che nel 2013 aveva dato alla luce lo struggente, ma straordinario Prisoners con protagonista Hugh Jackman, nel ruolo di un padre a cui viene rapita la figlia, intenzionato di farsi giustizia da solo e deciso a non fidarsi della polizia di stato, nella più rurale America conservatrice; l'impianto del primo film sul suolo americano aveva messo in risalto le capacità tecniche del regista canadese, il quale, negli anni precedenti, si era preso a cuore il conflitto religioso fondamentalista con il lavoro La Donna che Canta, grazie al quale può vantare una nomination ai premi Oscar nella propria carriera.
[+]
Districarsi in un ginepraio come può essere quello dei film ambientati tra il confine Statunitense e quello Messicano è roba tutt'altro che semplice. Autori di nota fama e di grande maestria hanno cercato, negli ultimi vent’anni, di realizzare lungometraggi degni di essere ricordati, scadendo più e più volte in una ripetitività eccessiva capace di non far decollare la storia, portando il loro prodotto nell'oblio più nero.
Era un rischio davvero non da poco, quello di cui si è fatto carico Denis Villenueve, che nel 2013 aveva dato alla luce lo struggente, ma straordinario Prisoners con protagonista Hugh Jackman, nel ruolo di un padre a cui viene rapita la figlia, intenzionato di farsi giustizia da solo e deciso a non fidarsi della polizia di stato, nella più rurale America conservatrice; l'impianto del primo film sul suolo americano aveva messo in risalto le capacità tecniche del regista canadese, il quale, negli anni precedenti, si era preso a cuore il conflitto religioso fondamentalista con il lavoro La Donna che Canta, grazie al quale può vantare una nomination ai premi Oscar nella propria carriera.
Sicario, tuttavia, rappresentava una vera e propria scommessa, una puntata rischiosa ad un tavolo da poker velenoso dove molte volte chi partecipa perde, per poi lasciare esclamare al banco, del cinico mondo cinematografico, una morale spietata ed un "te l'avevo detto" capace di stroncare intere carriere. L'ultima fatica di Villenueve si mostra ai nostri occhi come una vera e propria sfida, a cui spetta il compito di fornire un prodotto originale, compatto, in linea con la produzione dell'autore, ma al contempo intrigante, che sappia intrattenere e colpire, denunciare e affascinare. A colui che si cela dietro la macchina da presa, a questo giro, è semplicemente chiesto quasi un miracolo.
Tra Messico e Stati Uniti non corre buon sangue, ed i tempi son diventati durissimi, la droga viene spacciata in ogni dove, e al di là del confine, nelle città messicane, i corpi dei nemici dei boss dei cartelli vengono mostrati in pubblico decapitati e mutilati. Durante un'imboscata, come tante, dell'FBI, la giovane ed idealista poliziotta Kate Macer scopre accidentalmente un deposito di cadaveri all'interno di una casa appartenente ad un malavitoso. L'intera abitazione ne risulterà piena, e nel cortile di essa, di lì a poco, un ordigno verrà innescato causando ben due morti tra le fila delle forze speciali. Decisa a fare chiarezza, Kate, considerata idonea dai suoi superiori, per lavorare al confine, si offre volontaria e prende parte ad una task force il cui compito è quello di mettere fine una volta per tutte alle nefaste azioni di guerriglia del cartello messicano. Con il passare del tempo, tuttavia, questa si renderà conto che non tutto è come vuole sembrare e persino tra le unità della polizia ci sono persone e situazione di cui è bene non sapere nulla, decisioni prese senza morale ed etica, che rendono assai sottile il confine tra bene e male.
Sicario è un film notevole, una pellicola come poche e forse una delle migliori mai viste in quest'annata cinematografica. Lo è grazie a tutta una serie di elementi, ma sopratutto, tale merito, va riscontrato in due particolari non da poco: la regia e la straordinaria prova di Benicio Del Toro.
Villenueve continua ininterrottamente la sua personale critica verso gli U.S.A., rivestendo l'America non solo di un ruolo scomodo, ma conferendole quasi una valenza guerrafondaia insita in essa quasi quanto in coloro che cercano di combattere in nome della pace e della giustizia. Se, infatti, altre pellicole sottolineavano come gli Stati Uniti fossero nati attraverso le guerre ed il sangue, con Sicario si torna a parlare di come tutt'ora, il paese etichettato per eccellenza come quello della libertà e delle possibilità, offra all'interno di se stesso tutto un campionario di comportamenti lontani anni luce da una qualsiasi forma di moralità e come particolari territori si dimostrino alienati dal mondo interno, risultando solo lande desolate sulle quali continua a sgorgare sangue innocente.
Esattamente come in Prisoners, dove si denunciava quel tipo di giustizia privata, fatta dall'uomo comune, inevitabilmente destinata a tramutarsi in vendetta, accostandola ad un altro tipo di giustizia, quella legata alla legge pura e semplice, Villenueve anche stavolta coglie tematiche che puntano sull'effimero e superficiale controllo che una nazione pensa di avere sul proprio nemico (molte intestino, che esteriore), dimostrando, al contrario, la propria debolezza e annientamento, in un mondo cinico e spietato dove non esistono regole ed a regnare è solo ed unicamente il caos.
Il confine, che ricorda a tratti il bellissimo Non è un Paese per Vecchi dei fratelli Coen, aiutato, nella estetica e messa in scena, dalla fotografia a dir poco indimenticabile di Roger Deakins, segna un passaggio non solo fisico, ma anche psicologico, che punta nel rendere meno umani tutti coloro che lo affrontano. Così, nel cercare di debellare il male, i protagonisti Sicario diventano se non il male stesso, un'estensione di esso, un riflesso di quest’ultimo sorretto da moduli e pratiche ufficiali capaci di offuscare procedimenti al limite della legalità.
In tutto questo, è Kate, interpretata da una convincente Emily Blunt, che dopo anni di pellicole che l'hanno messa in ombra, finalmente si ritaglia un ruolo forte e incisivo dimostrando il suo talento, a pagarne le spese, a non capire, proprio a causa dei suoi ideali, della sua visione del mondo, della sua purezza, tutti quegli aspetti di un universo che neanche lei stessa credeva fosse possibile. La giovane agente diventa così testimone di un massacro forsennato, realizzato in nome di una Pace che troppo facilmente viene accostata alla parola "ordine", dove gli interessi economici e politici la fanno da padrone, affinché il tutto si riduca ad essere una spietata sparatoria, uno stallo infinito, dove ad avere la meglio sono solo coloro che piazzano, sulla scacchiera della frontiera, i loro pezzi migliori al momento giusto.
Sicario, al di là della padronanza tecnica di Villeneuve, che supera se stesso con questa pellicola, arrivando a toccare (sopratutto nella seconda parte della storia) un linguaggio visivo pressoché perfetto, è anche il film di Benicio del Toro, a cui vengono dati in toto gli ultimi minuti del lungometraggio, momenti nei quali il suo Alejandro esplode sullo schermo rivelando non solo la sua natura, ma il fascino e l'ambiguità nascosta all'interno di questi. Grazie alla prova di Del Toro, sempre composto, mai sopra le righe, eppur in un eccellente stato di grazia, il comprimario dimostra un carisma capace di attrarre l'attenzione del pubblico ogni volta che questi si presenta, senza troppe cerimonie, sulle schermo, sempre sul bordo tra l'essere un uomo distinto ed un assassino a sangue freddo. Nel saper donare l'enfasi giusta ai momenti finali, carichi di tensione, Alejandro sembra quasi rivendicare il ruolo di protagonista, o se non altro di simbolo di questo lungometraggio, che con una messa in scena curata e su cui bisogna solo tessere lodi, non nasconde la voglia di denuncia e critica verso una verità troppe volte celata ai nostri occhi o trasformata per dare coerenza ad un mondo fatto di bugie e inganni.
Sicario è un'assaggio indelebile di grande cinema, un'opera degna di chi l'ha realizzata, figlia di un autore che con Prisoners, Enemy e quest'ultimo lavoro, si qualifica come uno dei migliori cineasti canadesi degli ultimi decenni. E' una parabola schietta e cruda su una realtà che a volte fatichiamo a mandare giù e Villenueve è bravissimo ad abbattere la barriera del Cinema e della finzione per conferire alla sua storia quel qualcosa di realistico riscontrabile solo in lavori come i documentari. Crudo, realistico, freddo e letale, Sicario è una pellicola da non perdere, una delle migliori su cui sarà possibile posare gli occhi durante la fine di quest'anno cinematografico, uno dei momenti più alti del 2015, un attestato di settima arte coinvolgente, sorretto da un ritmo serrato con il quale Denis Villenueve, ancora una volta, mostra di non aver pudore nell'aver voglia di raccontare la realtà dei fatti, senza retorica e distorsione, priva di enfasi o artifici. Un po' come quando, per cogliere il drammatico senso della realtà che ci circonda, dei bambini che giocano a pallone la domenica e sentono arrivare dal nulla degli spari, consci che per loro, quelli, rappresentano la normalità quotidiana.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a claudiofedele93 »
[ - ] lascia un commento a claudiofedele93 »
|
|
d'accordo? |
|
themaster
|
domenica 4 ottobre 2015
|
intenso,ben diretto e ben scritto ma..............
|
|
|
|
Denis Villeneuve lo considero un regista veramente molto abile che è riuscito a deliziarmi con due film molto diversi tra loro ma straordinari nella loro semplicità ovvero Prisoners,un noir fantastico che consiglio a tutti di recuperare e Enemy con uno straordinario Jake Gyllenhaal,dopo avere visto questi due film ho promesso a me stesso che tutti i nuovi film di questo regista li avrei visti al cinema e,in fede a questa promessa sono andato a vedere Sicario.
Nel sommato posso dire che Sicario è un film interessantissimo,con degli spunti eccezionali e un lato tecnico spaventosamente curato,tuttavia ho apprezzato questo film con delle riserve.
La pellicola ricorda molto Zero Dark Thirty di Kathrine Bigelow,un altro film fantastico che consiglio a tutti di recuperare,tuttavia Villeneuve è riuscito ad adattare il filone al suo stile realizzando una pellicola molto curata ma che,nonostante tutto sa comunque di già visto,la tematica infatti è ridondante,i personaggi sono ridondanti e gli snodi narrativi sono ridondanti e,il tutto risulta abbastanza prevedibile nonostante il colpo di scena finale incredibile.
[+]
Denis Villeneuve lo considero un regista veramente molto abile che è riuscito a deliziarmi con due film molto diversi tra loro ma straordinari nella loro semplicità ovvero Prisoners,un noir fantastico che consiglio a tutti di recuperare e Enemy con uno straordinario Jake Gyllenhaal,dopo avere visto questi due film ho promesso a me stesso che tutti i nuovi film di questo regista li avrei visti al cinema e,in fede a questa promessa sono andato a vedere Sicario.
Nel sommato posso dire che Sicario è un film interessantissimo,con degli spunti eccezionali e un lato tecnico spaventosamente curato,tuttavia ho apprezzato questo film con delle riserve.
La pellicola ricorda molto Zero Dark Thirty di Kathrine Bigelow,un altro film fantastico che consiglio a tutti di recuperare,tuttavia Villeneuve è riuscito ad adattare il filone al suo stile realizzando una pellicola molto curata ma che,nonostante tutto sa comunque di già visto,la tematica infatti è ridondante,i personaggi sono ridondanti e gli snodi narrativi sono ridondanti e,il tutto risulta abbastanza prevedibile nonostante il colpo di scena finale incredibile.
Il regista gira questo film con grande tecnica e insegna a tanti registi che fanno i thrilleracci di ora come si lavora. La regia punta sul realismo estremo di ogni scena e sembra avolte di vedere una sorta di documentario sugli orrori della guerra civile ai cartelli della droga messicani.
Chiunque con un film del genere tra le mani,avrebbe puntato sull'azione e sui botti,mentre invece Villeneuve mantiene un ritmo più da noire che,come diceva Truffaut deve essere immaginato come una linea retta con dei picchi mai troppo esagerati,il film infatti si snoda raccontando i personaggi e le loro vicende,e rimane comunque sempre coerente con sè stesso,proprio come il suo regista che porta avanti il suo stile fino alla fine nonostante le critiche.
Il più grande difetto di questo film è il ritmo,l'inizio infatti è lento ma mai noioso,anzi,ciò che accade sullo schermo è sempre interessante,tuttavia questa prima parte non è ben equilibrata con la seconda metà che,pur non scadendo mai nell'azione improbabile contiene sicuramente più colpi di scena e più risvolti narrativi,è un film a blocchi che si sussegue quasi per missioni come fosse un videogame ad alto contenuto intellettuale come può essere Bioshock o uno Spec Ops The Line,tuttavia senza lo spara-spara di mezzo. Altro difetto del film è un doppiaggio italiano non sempre all'altezza e personaggi non sempre sviluppati al meglio.
Tra i pregi principali del film c'è il cast e la direzione degli interpreti,Emily Blunt rappresenta un pò una somiglianza con la Jessica Chastain di Zero Dark Thirty,tuttavia risulta soprattutto verso il finale un pò troppo deboluccia,in questo ho trovato un pò di maschilismo da parte di Villeneuve,però quella è un'ideologia e non si può fare nulla,Benicio DelToro però ha dato un'interpretazione a dire poco memorabile,quello di Alejandro è un personaggio intrigantissimo,che rimane indecifrabile e imprevedibile fino al momento in cui non capiamo cosa lo muova e non possiamo fare altro che affezionarci a lui,inoltre questo personaggio rappresenta nella fattispecie il significato del titolo Sicario. Josh Brolin fa un personaggio molto divertente e pericolosamente affascinante,di cui non sapremo mai il vero pensiero riguardo a ciò che fa e,come per Alejandro non riusciremo mai a capire fino in fondo,inoltre c'è un cameo di Jon Berntal che io considero un grandissimo attore che però è poco approfondito ma non era nemmeno quella l'intenzione.
In Sicario buoni e cattivi,bene e male si mescolano in maniera perfetta e sta allo spettatore dare la sua interpretazione,se giungere alla machiavellica conclusione che il fine giustifica i mezzi o se sempre e comunque vadano rispettati i protocolli,cosa che i personaggi assolutamente non fanno.
Sicario è un film che mostra come nulla cambi mai veramente e le cose,per quanti uomini muoiano o uccidano non cambiano mai e,questa idea è incarnata dal meraviglioso finale che chiude il cerchio ma non fino in fondo. Caratteristica di questo Sicario e in generale del cinema di Villeneuve è una certa cattiveria di fondo che non risparmia nessuno,uomini,donne,bambini,sono tutti sacrificabili e sacrificati per un qualcosa di cui sta allo spettatore decidere se ne valga la pena o no.
La fotografia e in generale la messa in scena sono perfette,non mi viene altro termine se non perfette e la costruzione della tensione attraverso un montaggio serrato e piccoli dettagli è incredibile,verso la fine della prima metà c'è una sequenza che culmina in una fugace scena d'azione durante la quale stavo sudando freddo e avevo le mani praticamente inserite nella poltroncina del cinema,una buona costruzione della tensione e degli snodi narrativi che culminano in un finale di rara bellezza,un finale in cui nessuno vince veramente e in cui si capisce quanto l'essere umano,così come il militare,così come il criminale siano persone inette,cattive e stupide e chi ne va di mezzo sono i bambini,i puri,tra cui la stessa Emily Blunt (per stessa ammissione di Alejandro che le dice"sembri una bambina quando sei spaventata") che non possono fare altro che chiudere gli occhi e girarsi dall'altra parte. Bellissimo.
In sintesi Sicario di Denis Villeneuve è una lezione di cinema dal punto di vista del lato tecnico ma che conserva nel comparto narrativo purtroppo il suo peggior difetto,ovvero quello di risultare già visto e che arrivati ai titoli di coda lascia con la sensazione di avere visto qualcosa di incompiuto,rimane però un ottimo prodotto,un ottimo thriller e,nel genere uno dei più interessanti del 2015. Voto 8/10
[-]
|
|
[+] lascia un commento a themaster »
[ - ] lascia un commento a themaster »
|
|
d'accordo? |
|
brian77
|
venerdì 29 maggio 2015
|
notevole
|
|
|
|
Di certo tra le cose migliori viste a Cannes 2015, in un concorso per il resto quasi sempre modesto se non mediocre. Villeneuve sa sempre come caricare di senso e dei emozione ogni singola inquadratura, ogni movimento di macchina, ogni dettaglio. Perfino le auto che sfilano verso il Messico sono filmate con intensità espressiva. Poi la storia ha qualche caduta nella seconda parte, ma quello che interessa è il cinema: e qui, grazie al cielo, ce n'è in abbondanza. Ottima conferma per Villeneuve, bene Del Toro, imperdibile Josh Brolin alla riunione con le infradito. Che bello vedere un po' di cinema vero, non certo eccelso ma vero; e per di più a un festival, dove di solito sfilano solo pastrocchi pretenziosi a caccia di premi.
|
|
[+] lascia un commento a brian77 »
[ - ] lascia un commento a brian77 »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
giovedì 1 ottobre 2015
|
guerra di confine
|
|
|
|
Un blitz dell'FBI svolto per sgominare un traffico di droga finisce in maniera inquietante. Dentro la casa vengono recuperati cadaveri mummificati da tempo. Si decide allora di organizzare una task force per indagare sul caso.
Tante volte il confine tra Messico e USA è stato protagonista di belle pellicole e anche in questo caso è così. Villeneuve, dopo il bellissimo Prisoners, torna con una storia forte che vede il ritmo innalzarsi man mano che ci avviciniamo all'esito finale. Questo per dare modo allo spettatore di cogliere la complessità di tutti i personaggi che entrano in gioco. Inoltre il discorso non si riduce a un semplice buoni contro cattivi perchè ci sono varie sfaccettature non solo personali ma anche di quella che è la lotta al traffico di stupefacenti.
[+]
Un blitz dell'FBI svolto per sgominare un traffico di droga finisce in maniera inquietante. Dentro la casa vengono recuperati cadaveri mummificati da tempo. Si decide allora di organizzare una task force per indagare sul caso.
Tante volte il confine tra Messico e USA è stato protagonista di belle pellicole e anche in questo caso è così. Villeneuve, dopo il bellissimo Prisoners, torna con una storia forte che vede il ritmo innalzarsi man mano che ci avviciniamo all'esito finale. Questo per dare modo allo spettatore di cogliere la complessità di tutti i personaggi che entrano in gioco. Inoltre il discorso non si riduce a un semplice buoni contro cattivi perchè ci sono varie sfaccettature non solo personali ma anche di quella che è la lotta al traffico di stupefacenti. Forse l'unica pecca del film sta nella scelta della Blunt che non è proprio convincente nel ruolo che recita al contrario degli altri attori sui quali svetta Del Toro. Belle anche le fotografie con alcuni squarci di cielo e di lande desolate davvero mozzafiato. Un film diverso da Prisoners se vogliamo ma che ha alcuni punti in comune specialmente per quanto concerne il finale assolutamente inaspettato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
capxxx
|
venerdì 9 ottobre 2015
|
121 minuti buttati
|
|
|
|
Un film sopravvalutato.
La trama è scontata e lineare, i colpi di scena assenti. Gli attori hanno lo spessore di un foglio di carta velina e sono espressivi come il peggior Nicholas Cage.
Ci sono ottimi spunti per dare un senso al film, ma vangono puntualmente lasciati cadere nel vuoto.
Dopo un inizio sfavillante ed adrenalinico, il film si perde nella banalità dei clichè. I buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi, nessuno esce dal proprio ruolo, nessuno si evolve. Anche se nominalmente è questa "la morale" della pellicola, è come se questo risultato fosse raggiunto per caso piuttosto che intenzionalmente.
[+]
Un film sopravvalutato.
La trama è scontata e lineare, i colpi di scena assenti. Gli attori hanno lo spessore di un foglio di carta velina e sono espressivi come il peggior Nicholas Cage.
Ci sono ottimi spunti per dare un senso al film, ma vangono puntualmente lasciati cadere nel vuoto.
Dopo un inizio sfavillante ed adrenalinico, il film si perde nella banalità dei clichè. I buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi, nessuno esce dal proprio ruolo, nessuno si evolve. Anche se nominalmente è questa "la morale" della pellicola, è come se questo risultato fosse raggiunto per caso piuttosto che intenzionalmente.
La regia è buona, purtroppo gli "effetti speciali" sono carenti. Probabilmente il budget è stato speso interamente per la (unica?) esplosione iniziale. Gli effetti tridimensionali sono degni di un novizio di After Effects.
I dialoghi sembrano usciti da un compendio di luoghi comuni sui film d'azione americani. Il fil si regge sulle "frasi ad effetto" e sulle "americanate", senza riuscire costruire nulla di solido.
Se lo spettatore rimane incollato alla poltrona, è per la noia e la malriposta speranza che un avvenimento improvviso dia un senso a questa noiosissima pellicola.
Anche il finale è scontato ed inutile. Si sarebbe potuto chiudere il film almeno 15 minuti prima, senza nulla aggiungere o togliere a questo incredibile spreco di tempo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a capxxx »
[ - ] lascia un commento a capxxx »
|
|
d'accordo? |
|
|