sessantottina50
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domenica 13 novembre 2016
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la grande illusione
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Ho visto il film al Festival di Roma e ho vissuto una grande delusione. Il film è stato dipinto come quello che purtroppo non è, poichè più che narrare la storia di un sessantottino o di quegli anni, sembra fare una mera cronaca di un medio borghese. Del regime dei Colonnelli non se ne avverte minimamente la presenza e il protagonista adotta un linguaggio alquanto fuori luogo per un diciottenne che si dice cheguevariano/platoniano. E' forte l'impressione che prima o poi si arrivi al dunque, ma a conti fatti si rimane a bocca asciutta perché la storia non presenta alcun conflitto, se non quello interiore di Antonio, che tuttavia è molto debole e troppo intimo. Da spettatrice lo definirei un film noioso e pesante.
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Ho visto il film al Festival di Roma e ho vissuto una grande delusione. Il film è stato dipinto come quello che purtroppo non è, poichè più che narrare la storia di un sessantottino o di quegli anni, sembra fare una mera cronaca di un medio borghese. Del regime dei Colonnelli non se ne avverte minimamente la presenza e il protagonista adotta un linguaggio alquanto fuori luogo per un diciottenne che si dice cheguevariano/platoniano. E' forte l'impressione che prima o poi si arrivi al dunque, ma a conti fatti si rimane a bocca asciutta perché la storia non presenta alcun conflitto, se non quello interiore di Antonio, che tuttavia è molto debole e troppo intimo. Da spettatrice lo definirei un film noioso e pesante. Forse la presenza di Giorgio Albertazzi sarà l'unica attrattiva per il pubblico che si recherà in sala, ma onestamente è un po' poco per un film che viene definito uno spaccato dell'ideologia sessantottina. Avendo letto il libro posso dire che, come spesso accade, il film è lontano anni luce da un'opera cinematografica degna di questo nome.
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(di alcinevaccitu)
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steven180794
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mercoledì 2 novembre 2016
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film genuino e coerente
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Questo film è stato finanziato oltre che dai fondi statali anche da quello europei, avendo avuto cosi anche la possibilità di andare in Grecia, promuovendone anche i luoghi e le opere d'arte, è una cosa bellissima essendo un po' abituati alle solite location di città o paesi italiani nei film italiani. La sceneggiatura, nonostante peccasse di semplicità e qualche occasionale volgarità verbale era genuina e a volte anche ben costruita, forse proprio il fatto di non avere una grande casa di produzione alle spalle, che equivale ad avere limitazioni e controlli per andare in favore del successo al botteghino, ha portato a fare scelte più libere, prima fra tutte il finale non proprio scontato, in cui la storia d'amore non va a buon fine, anche perché, protagonista non era la loro storia ma la crescita personale, e, in questo, il film è stato coerente fino alla fine;inoltre,qualche battuta o dialogo filosofico in una commedia italiana non sono così scontati, anche se spesso si ci sofferma eccessivamente.
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Questo film è stato finanziato oltre che dai fondi statali anche da quello europei, avendo avuto cosi anche la possibilità di andare in Grecia, promuovendone anche i luoghi e le opere d'arte, è una cosa bellissima essendo un po' abituati alle solite location di città o paesi italiani nei film italiani. La sceneggiatura, nonostante peccasse di semplicità e qualche occasionale volgarità verbale era genuina e a volte anche ben costruita, forse proprio il fatto di non avere una grande casa di produzione alle spalle, che equivale ad avere limitazioni e controlli per andare in favore del successo al botteghino, ha portato a fare scelte più libere, prima fra tutte il finale non proprio scontato, in cui la storia d'amore non va a buon fine, anche perché, protagonista non era la loro storia ma la crescita personale, e, in questo, il film è stato coerente fino alla fine;inoltre,qualche battuta o dialogo filosofico in una commedia italiana non sono così scontati, anche se spesso si ci sofferma eccessivamente. Tra le intenzioni del regista, sorprende anche la scelta di promuovere attori in via di formazione, quali i protagonisti Maria (Queralt Badalamenti) e Antonio (Biagio iackvelli). In particolare, quest'ultimo, nonostante la sua formazione teatrale, è riuscito a mostrare naturalezza davanti alle telecamere. Accanto ad attori inesperti, il film gode della presenza di esponenti del film italiano quali Antonio Catania, nel ruolo di Vassilis, Remo Girone come voce narrante e Giorgio Albertazzi nella sua ultima apparizione.
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steven180794
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mercoledì 2 novembre 2016
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film naturale e coerente
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Questo film è stato finanziato oltre che dai fondi statali anche da quello europei, avendo avuto cosi anche la possibilità di andare in Grecia, promuovendone anche i luoghi e le opere d'arte, è una cosa bellissima essendo un po' abituati alle solite location di città o paesi italiani nei film italiani. La sceneggiatura, nonostante peccasse di semplicità e qualche occasionale volgarità verbale era genuina e a volte anche ben costruita, forse proprio il fatto di non avere una grande casa di produzione alle spalle, che equivale ad avere limitazioni e controlli per andare in favore del successo al botteghino, ha portato a fare scelte più libere, prima fra tutte il finale non proprio scontato, in cui la storia d'amore non va a buon fine, anche perché, protagonista non era la loro storia ma la crescita personale, e, in questo, il film è stato coerente fino alla fine;inoltre,qualche battuta o dialogo filosofico in una commedia italiana non sono così scontati, anche se spesso si ci sofferma eccessivamente.
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Questo film è stato finanziato oltre che dai fondi statali anche da quello europei, avendo avuto cosi anche la possibilità di andare in Grecia, promuovendone anche i luoghi e le opere d'arte, è una cosa bellissima essendo un po' abituati alle solite location di città o paesi italiani nei film italiani. La sceneggiatura, nonostante peccasse di semplicità e qualche occasionale volgarità verbale era genuina e a volte anche ben costruita, forse proprio il fatto di non avere una grande casa di produzione alle spalle, che equivale ad avere limitazioni e controlli per andare in favore del successo al botteghino, ha portato a fare scelte più libere, prima fra tutte il finale non proprio scontato, in cui la storia d'amore non va a buon fine, anche perché, protagonista non era la loro storia ma la crescita personale, e, in questo, il film è stato coerente fino alla fine;inoltre,qualche battuta o dialogo filosofico in una commedia italiana non sono così scontati, anche se spesso si ci sofferma eccessivamente. Tra le intenzioni del regista, sorprende anche la scelta di promuovere attori in via di formazione, quali i protagonisti Maria (Queralt Badalamenti) e Antonio (Biagio iackvelli). In particolare, quest'ultimo, nonostante la sua formazione teatrale, è riuscito a mostrare naturalezza davanti alle telecamere. Accanto ad attori inesperti, il film gode della presenza di esponenti del film italiano quali Antonio Catania, nel ruolo di Vassilis, Remo Girone come voce narrante e Giorgio Albertazzi nella sua ultima apparizione.
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mikepol
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giovedì 27 ottobre 2016
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una bella scoperta
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Devo dire che avevo dei forti dubbi sul film all'inizio. Alcuni di questi mi sono ancora rimasti, ma guardando il tutto, devo dire che la sindrome di Antonio mi ha sorpreso. Forse mi aspettavo un'analisi più profonda delle tematiche, in particolare del mito della caverna di Platone ma anche solo sentirlo citare è stato stupendo per me che sono un appassionato di filosofia.
Un altro elemento che mi ha colpito è la musica. Ogni brano rendeva quella parte del viaggio unica e speciale, era come ritrovarsi lì assieme ai protagonisti.
Queralt Badalamenti e Biagio Iacovelli hanno dato una prova abbastanza buona di prima esperienza su un set importante. Si sono confrontati con il resto del grande cast, senza restarne oscurati.
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Devo dire che avevo dei forti dubbi sul film all'inizio. Alcuni di questi mi sono ancora rimasti, ma guardando il tutto, devo dire che la sindrome di Antonio mi ha sorpreso. Forse mi aspettavo un'analisi più profonda delle tematiche, in particolare del mito della caverna di Platone ma anche solo sentirlo citare è stato stupendo per me che sono un appassionato di filosofia.
Un altro elemento che mi ha colpito è la musica. Ogni brano rendeva quella parte del viaggio unica e speciale, era come ritrovarsi lì assieme ai protagonisti.
Queralt Badalamenti e Biagio Iacovelli hanno dato una prova abbastanza buona di prima esperienza su un set importante. Si sono confrontati con il resto del grande cast, senza restarne oscurati.
E' questo che vorrei vedere maggiormente nel cinema italiano d'autore: più tematiche intense, meno storielle d'amore strappalacrime.
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gionni91
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martedì 25 ottobre 2016
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intenso
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Dai commenti che leggo mi sembra che sia stata messa da parte quello che è l'essenza del film e cioè l'intensità che esso esprime. Un'intensità estetica, per la bellezza dei posti rappresentati, emotiva per le emozioni messe in gioco, filosofica, visto il bagaglio di idee e tendenze di cui si parla nel film e infine, non per minor importanza, tecnica, per la bravura del regista nell'amalgamare il tutto e del cast, in particolare dei giovani Biagio Iacovelli e Queralt Badalamenti. Hanno dato una prova più che positiva sul grande schermo. Senza dimenticare il racconto della voce fuori campo del grande Remo Girone. Una sorpresa ben pensata a ben gradita.
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billo90
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lunedì 24 ottobre 2016
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leggero spaccato dell'ideologia sessantottina
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Un'interessante spaccato dell'ideologia sessantottina vista attraverso gli occhi del diciottenne Antonio (Biagio Iacovelli), intelligente e curioso che, come tutti a quell'età, è talmente convinto e immerso nelle sue idee da non accorgersi dell'importanza storica del periodo in cui vive. Una storia semplice, quella di un giovane amante della filosofia che, nell'estate dopo la maturità, parte da solo per la Grecia alla scoperta di Platone: un viaggio che lo cambierà più di quanto lui possa rendersi conto. Il percorso è condito da incontri con personaggi di elevato spessore: un intellettuale che fa il ristoratore per vivere (Moni Ovadia), un pittore ammutolito dal lutto della moglie (Giorgio Albertazzi nella sua ultima opera), una pazza che pone indovinelli sul senso della vita (Chiara Gensini) ma soprattutto una ragazza (Queralt Badalamenti) che lo accompagnerà nel suo percorso e lo coinvolgerà profondamente rendendo il girato dinamico e scorrevole.
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Un'interessante spaccato dell'ideologia sessantottina vista attraverso gli occhi del diciottenne Antonio (Biagio Iacovelli), intelligente e curioso che, come tutti a quell'età, è talmente convinto e immerso nelle sue idee da non accorgersi dell'importanza storica del periodo in cui vive. Una storia semplice, quella di un giovane amante della filosofia che, nell'estate dopo la maturità, parte da solo per la Grecia alla scoperta di Platone: un viaggio che lo cambierà più di quanto lui possa rendersi conto. Il percorso è condito da incontri con personaggi di elevato spessore: un intellettuale che fa il ristoratore per vivere (Moni Ovadia), un pittore ammutolito dal lutto della moglie (Giorgio Albertazzi nella sua ultima opera), una pazza che pone indovinelli sul senso della vita (Chiara Gensini) ma soprattutto una ragazza (Queralt Badalamenti) che lo accompagnerà nel suo percorso e lo coinvolgerà profondamente rendendo il girato dinamico e scorrevole. Un commento a parte merita l'albergatore del modesto hotel in cui Antonio risiede (Antonio Catania): gli scambi di battute con il protagonista strappano più di una risata, un'intesa efficace il cui merito è da dividere tra gli attori. Cornice di questo percorso intrapreso dai due giovani sono la città di Atene, l'oracolo di Delfi, la città di Tebe e diversi luoghi di una splendida Grecia che sopperiscono ad un linguaggio più letterario che cinematografico con cui gli attori sono stati messi alla prova. Tutto ciò viene narrato da una voce fuoricampo che il tempo ha reso più saggia: Remo Girone riporta e analizza i ricordi di quel viaggio, di come hanno cambiato Antonio e lo hanno aiutato a crescere.
Oltre alle immagini merita una citazione la scelta delle musiche, canzoni simbolo di una generazione la cui fama resta intatta ancora oggi. Claudio Rossi Marini (regista del film e autore del libro omonimo) lascia trasparire il legame con la sua opera: l'affetto per quei tempi e per quegli ideali è nitido. Ne emerge un percorso di crescita e di scoperta, attraverso confronti e scontri dal calore tipico di quegli anni: una sceneggiatura con idee genuine e profonde che si perde a tratti nella retorica e nella ricerca della perfezione formale ma che lascia spazio a sorrisi e riflessioni quando non si guarda troppo allo specchio.
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alcinevaccitu
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lunedì 24 ottobre 2016
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non ha capito molto
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Si può fare la critica di una critica? Secondo me la signora Casella, con tutto il rispetto, di questo film non ha capito molto.
Io credo che quando si fa la critica di un film sarebbe corretto dire qualcosa sulle varie interpretazioni. Possibile che non ci sia nulla da commentare sul protagonista Biagio Iacovelli e su Remo Girone, Moni Ovadia, Giorgio Albertazzi, Antonio Catania e gli altri attori? Solo belle parole su Queralt Badalamenti (che le merita tutte) è una cosa un po' strana.
Premetto che a me il film è piaciuto molto perché è un film diverso, con un certo fascino e una bella storia. Certo, sono d'accordo che i dialoghi sono molto letterari, ma in un film di questo spessore è il peccato più veniale.
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Si può fare la critica di una critica? Secondo me la signora Casella, con tutto il rispetto, di questo film non ha capito molto.
Io credo che quando si fa la critica di un film sarebbe corretto dire qualcosa sulle varie interpretazioni. Possibile che non ci sia nulla da commentare sul protagonista Biagio Iacovelli e su Remo Girone, Moni Ovadia, Giorgio Albertazzi, Antonio Catania e gli altri attori? Solo belle parole su Queralt Badalamenti (che le merita tutte) è una cosa un po' strana.
Premetto che a me il film è piaciuto molto perché è un film diverso, con un certo fascino e una bella storia. Certo, sono d'accordo che i dialoghi sono molto letterari, ma in un film di questo spessore è il peccato più veniale.
E poi, signora Casella, che significa: "Un titolo che fa pensare più a una malattia..."? Guardi che se si informa si accorgerà che esistono la Sindrome di Stoccolma, la Sindrome di Stendhal, la Sindrome di Eco (non lo scrittore ma la ninfa della mitologia greca), ecc. che non sono malattie, ma solo comportamenti particolari. E poi ancora... "Improbabili dissertazioni sulla mitologia graca". Perché improbabili? Io che sono una patita di questa materia le posso assicurare che non sono affatto improbabili, ma assolutamente corrette e molto poetiche. Se le interessa l'argomento le consiglio il libro fondamentale di Robert Graves.
In conclusione possiamo dire che questo film non è esattamente nelle sue corde, anche perché riconosco che non è facile apprezzarlo se non si ha una certa cultura e sensibilità.
L'altra sera alla proiezione nell'ambito della Festa del Cinema di Roma la sala era soddisfatta e in parte addirittura emozionata. Dalla sua critica ho il sospetto che lei sia una sfegatata fan di Checco Zalone.
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mariaros92
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domenica 23 ottobre 2016
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un uomo, le sue idee e un viaggio evocativo
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Se dovessi riassumere il film con tre parole sicuramente userei quelle citate nel titolo. Un uomo, fortemente convinto dei suoi ideali, parte per la Grecia per poter ottenere conferme, risposte, per scoprire un mondo al quale si sente fortemente legato. Tutti i suoi coetanei immaginano un viaggio di maturità diverso mentre Antonio è convinto di ciò che desidera e armato della sua 500 e dei consigli del buon Gino parte alla scoperta di luoghi esoterici. Questi posti magici e meravigliosi gli danno la possibilità di scoprire e scoprirsi, niente sarà più come prima perchè si sa, chi affronta un viaggio ne torna profondamente cambiato.
La sindrome di Antonio è una sorta di road movie che lascia spazio alla bellezza dei luoghi, alla fiolosofia, alla storia, all'amore ma anche ai rimpianti e alle possibilità sprecate.
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Se dovessi riassumere il film con tre parole sicuramente userei quelle citate nel titolo. Un uomo, fortemente convinto dei suoi ideali, parte per la Grecia per poter ottenere conferme, risposte, per scoprire un mondo al quale si sente fortemente legato. Tutti i suoi coetanei immaginano un viaggio di maturità diverso mentre Antonio è convinto di ciò che desidera e armato della sua 500 e dei consigli del buon Gino parte alla scoperta di luoghi esoterici. Questi posti magici e meravigliosi gli danno la possibilità di scoprire e scoprirsi, niente sarà più come prima perchè si sa, chi affronta un viaggio ne torna profondamente cambiato.
La sindrome di Antonio è una sorta di road movie che lascia spazio alla bellezza dei luoghi, alla fiolosofia, alla storia, all'amore ma anche ai rimpianti e alle possibilità sprecate. C'è tutto e il tutto è ben distribuito nell'accurata regia di Claudio Rossi Massimi, nell'interpretazione dei giovani protagonisti Biagio Iacovelli e Queralt Badalamenti e soprattutto nella voce fuori campo dello straordinario Remo Girone.
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joeste
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giovedì 20 ottobre 2016
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storia debole con recitazione scadente
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La storia poteva essere anche interessante, ma tutta la recitazione degli attori fa pensare ad una telenovellas sudamericana e non ad un film vero e proprio. Buone le musiche
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