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felicity
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domenica 11 agosto 2024
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tristemente attuale
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Il diritto di uccidere è un interessante war-movie-social dove ogni persona condivide le sue informazioni e attende notifiche da altri, mentre il mondo svanisce nelle pieghe di una proliferazione di schermi.
Rifacendosi a classici, il film tenta di far risaltare l'umanità dei personaggi coinvolti, in particolare i militari, stavolta non visti come machisti superuomini ma come persone che spesso si trovano di fronte a decisioni impossibili da prendere in pochissimo tempo. La piccola venditrice di pane col suo velo rosso (un richiamo alla bambina incappottata dello "Schindler's List" spielberghiano) e la sua famiglia umile, ma aperta diventano il simbolo perfetto di un'umanità da salvare, piuttosto che da sacrificare, qualunque sia la posta in gioco e qualunque siano i propri convincimenti.
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Il diritto di uccidere è un interessante war-movie-social dove ogni persona condivide le sue informazioni e attende notifiche da altri, mentre il mondo svanisce nelle pieghe di una proliferazione di schermi.
Rifacendosi a classici, il film tenta di far risaltare l'umanità dei personaggi coinvolti, in particolare i militari, stavolta non visti come machisti superuomini ma come persone che spesso si trovano di fronte a decisioni impossibili da prendere in pochissimo tempo. La piccola venditrice di pane col suo velo rosso (un richiamo alla bambina incappottata dello "Schindler's List" spielberghiano) e la sua famiglia umile, ma aperta diventano il simbolo perfetto di un'umanità da salvare, piuttosto che da sacrificare, qualunque sia la posta in gioco e qualunque siano i propri convincimenti.
Ottimamente interpretato e benissimo montato, il film ha fra i suoi pregi anche quello di essere tristemente attuale.
Gavin Hood si destreggia benissimo nell'evitare il rischio che può correre un racconto che parla di guerra attuale, terrorismo, tecnologia militare e bellica. II punto narrativo, e di necessaria ricaduta anche etico, ruota intorno all'uso dei droni e dunque intorno allo stridente contrasto tra l'illusione di poter condurre una guerra 'pulita', 'chirurgica' e 'intelligente' e la sua traduzione in termini concreti che ovviamente contraddicono quella pretesa dimostrando che la guerra non può che essere crudele, cieca, sporca, e imprevedibile malgrado i più sofisticati sistemi.
Ma la conduzione del film sa evitare l'ovvietà della conclusione. Un po' meno un certo moralismo nel preservare bontà, commozione, lacrime e lacerazione interiore in chi preme il fatale bottone. Il dilemma invece, o più precisamente la manifestazione esteriore di esso, non riguarda la protagonista. Una come al solito maestosa Helen Mirren.
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signoredellarete
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sabato 3 ottobre 2020
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la scelta sbagliata della guerra
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Meglio salvare un'innocente mettendo a rischio la vita di più persone o sacrificare l'innocente per eliminare una probabile strage?
Questo è il dubbio etico che ci pone il film, contornato da un ritratto molto realistico degli uomini di potere che si trovano a dover scegliere.
La risposta al dilemma è il terzo punto di vista, che solo il film ci fa vedere, perché tutti i personaggi (a terra) non riescono a vedere, solo una visione dall'alto può renderla palese.
La risposta è che la guerra è sempre la scelta sbagliata, perché non agisce sul problema ma sui suoi effetti.
I terroristi sono l'effetto di una cultura sbagliata e ucciderli non risolve il problema.
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Meglio salvare un'innocente mettendo a rischio la vita di più persone o sacrificare l'innocente per eliminare una probabile strage?
Questo è il dubbio etico che ci pone il film, contornato da un ritratto molto realistico degli uomini di potere che si trovano a dover scegliere.
La risposta al dilemma è il terzo punto di vista, che solo il film ci fa vedere, perché tutti i personaggi (a terra) non riescono a vedere, solo una visione dall'alto può renderla palese.
La risposta è che la guerra è sempre la scelta sbagliata, perché non agisce sul problema ma sui suoi effetti.
I terroristi sono l'effetto di una cultura sbagliata e ucciderli non risolve il problema.
Aiutare una cultura antiterroristica, soprattutto nei più giovani, invece può raggiungere lo scopo.
Il drone dall'alto, come il film, ci mostra una famiglia che può davvero cambiare le cose, ma politici e militari ragionano solo in negativo, si riconoscono e si da la caccia ai terroristi, si calcolano i danni collaterali, nessuno ha informazioni su coloro che potrebbero risolvere il problema.
Quando si sceglie di mettere a rischio la vita di una bambina, cresciuta in una famiglia migliore, i militari procedono ad un paragone numerico 1 bambina contro 80 possibili vittime degli zaini bomba, ma non si calcola che 1 bambina o una famiglia illuminata potrebbe nel tempo evitare che altre persone intraprendano la strada del terrorismo e che le vite salvate a quel punto sarebbero molte più di 80. Il ragionamento che propongo e che propone il regista attraverso dei dettagli importanti nel film è totalmente ignoto a chi sceglierà invece di distruggere tutto, terroristi e non, a vantaggio del terrorismo.
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fabio silvestre
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venerdì 24 aprile 2020
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il dilemma dei "danni collaterali"
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Il film ruota intorno alla missione militare anglo-americana sulla cattura ed eventuale uccisione di un gruppo di terroristi in una abitazione a Nairobi in Kenia. L'operazione viene seguita tramite satelliti dai militari e politici da varie postazioni. Il regista, grazie anche ad un ottimo cast, ad un montaggio ed una musica appropriata al caso, riesce a trasmettere una tensione notevole allo spettatore che partecipa al dilemma dei "danni collaterali" potenziali e collegati al lancio di un missile sulla predetta abitazione. Film da vedere!
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fabio silvestre
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venerdì 24 aprile 2020
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il dilemma dei "danni collaterali"
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Il film "Eye in The Sky" (titolo originale) ruota intorno alla operazione militare di cooperazione anglo-americana sulla cattura di alcuni terroristi presenti in una abitazione a Nairobi in Kenya. La missione viene seguita dai vertici militari e politici attraverso i satelliti da diverse postazioni. Il regista Gavin Hood, grazie anche ad un cast di attori immedesimati alla grande nei rispettivi ruoli, riesce a trasmettere per l'intera durata del film una tensione notevole tale da far partecipare lo spettatore all'intera operazione ponendo allo stesso come ai protagonisti il dilemma sui potenziali "danni collaterali" generati dal lancio di un missile sulla abitazione dei terroristi.
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Il film "Eye in The Sky" (titolo originale) ruota intorno alla operazione militare di cooperazione anglo-americana sulla cattura di alcuni terroristi presenti in una abitazione a Nairobi in Kenya. La missione viene seguita dai vertici militari e politici attraverso i satelliti da diverse postazioni. Il regista Gavin Hood, grazie anche ad un cast di attori immedesimati alla grande nei rispettivi ruoli, riesce a trasmettere per l'intera durata del film una tensione notevole tale da far partecipare lo spettatore all'intera operazione ponendo allo stesso come ai protagonisti il dilemma sui potenziali "danni collaterali" generati dal lancio di un missile sulla abitazione dei terroristi. Il montaggio e la musica contribuiscono a rendere il fim davvero bello e interessante.
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r.a.f.
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martedì 10 settembre 2019
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difficile fare la scelta giusta
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Il film descrive dettagliatamente tutto quello che si cela dietro l’attacco di un drone: dai piloti che materialmente manovrano i droni sul bersaglio ma che di fatto eseguono solo ordini, con buona pace delle loro coscienze, al colonnello che dirige l’azione e ufficialmente deve dare l’ordine di attaccare, sollevando così i piloti da responsabilità che non tocca a loro sopportare; dagli analisti che calcolano probabilità di riuscita e di danni collaterali con fredde formule matematiche e, spostando abilmente le virgole, trasformano la certezza matematica in opinione e le probabilità in possibilità, fino al vertice della piramide di comando, dove i capi di Stato devono assumersi davanti al mondo la responsabilità politica e morale dell’attacco.
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Il film descrive dettagliatamente tutto quello che si cela dietro l’attacco di un drone: dai piloti che materialmente manovrano i droni sul bersaglio ma che di fatto eseguono solo ordini, con buona pace delle loro coscienze, al colonnello che dirige l’azione e ufficialmente deve dare l’ordine di attaccare, sollevando così i piloti da responsabilità che non tocca a loro sopportare; dagli analisti che calcolano probabilità di riuscita e di danni collaterali con fredde formule matematiche e, spostando abilmente le virgole, trasformano la certezza matematica in opinione e le probabilità in possibilità, fino al vertice della piramide di comando, dove i capi di Stato devono assumersi davanti al mondo la responsabilità politica e morale dell’attacco.
In tutto questo si frappone l’elemento umano, come una bambina che vende focacce al mercato, e che rischia di diventare un doloroso danno collaterale, trovandosi, senza saperlo, proprio in mezzo alla traiettoria di lancio, tra i droni pronti a fare fuoco e un gruppo di pericolosi terroristi islamici decisi a fare una strage. Quando il diritto di uccidere, che dà il titolo al film, si trasforma in dovere di uccidere, resta ben poco spazio per la ragione e per la pietà. Film intenso, che offre più di uno spunto di riflessione, efficacemente interpretato e ben diretto: la Mirren, grande come sempre, sfodera tutta la sua britannica freddezza fondendola con la sufficiente antipatia del personaggio, mentre Rickman, qui all’ultima apparizione sul grande schermo, rimane un po’ in disparte ma diventa protagonista sul finale, quando il regista, con un tocco di genialità raffinata quanto spietata, inserisce l’episodio della bambola, elemento insignificante per la trama, ma che risalta sull’epilogo del film come il cappottino rosso sul bianco e nero di Schindler’s list.
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ennio
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venerdì 28 settembre 2018
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insopportabile sentimentalismo
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Come rovinare un buon film. Quello che sarebbe un buon film sul piano della tensione e del ritmo, oltre che nella fotografia, una storia che ti rende partecipe.
Ma poi, quando il tema si focalizza sugli "effetti collaterali" di un'azione militare, ecco che la realtà viene fumettisticamente travisata, cercando ossessivamente l'effetto strappalacrime: si tratta di scegliere se salvare una bambina oppure salvare decine di altre persone da feroci terroristi kamikaze, e i militari di carriera, addestrati e preparati per questo tipo di azioni, che fanno? Gli scende la lacrimuccia per la povera bambina. Ma perpiacere.
Film che alla lunga si immola sull'altare del pacifismo più stupido e irrazionale, se dovessimo farci governare dalle emozioni piuttosto che dalla nostra razionalità staremmo freschi.
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Come rovinare un buon film. Quello che sarebbe un buon film sul piano della tensione e del ritmo, oltre che nella fotografia, una storia che ti rende partecipe.
Ma poi, quando il tema si focalizza sugli "effetti collaterali" di un'azione militare, ecco che la realtà viene fumettisticamente travisata, cercando ossessivamente l'effetto strappalacrime: si tratta di scegliere se salvare una bambina oppure salvare decine di altre persone da feroci terroristi kamikaze, e i militari di carriera, addestrati e preparati per questo tipo di azioni, che fanno? Gli scende la lacrimuccia per la povera bambina. Ma perpiacere.
Film che alla lunga si immola sull'altare del pacifismo più stupido e irrazionale, se dovessimo farci governare dalle emozioni piuttosto che dalla nostra razionalità staremmo freschi.
La prossima volta il regista vada a scuola dalla Bigelow di "zero dark thirty" e farà pace con l'etica e la vita militare.
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fedezena
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giovedì 27 settembre 2018
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struggente
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ogni tanto al telegiornale sentiamo, bombardamento di quá, bombardamento di lá,. e ognuno si fá un opinione a riguardo. Ma cosa accade davvero prima di quei bombardamenti ? Questo film mostra come vengono prese decisioni importanti, sulla vita delle persone, durante le nostre guerre moderne, e lo mostra dal lato etico/umano. Ci si immedesima fin da subito nei personaggi e nelle loro decisioni, ottimi dialoghi, sintetici e ben congeniati, ottima regia, la trama procede a un ritmo serrato, sono rimasto teso praticamente tutto il tempo,. se siete particolarmente empatici questo film è fatto per voi. da vedere assolutamente.
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elgatoloco
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lunedì 5 giugno 2017
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film come questi ever
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"Eye in the Sky"di Gavin Hood(molto diverso il titolo italiano"Il dirittio di uccidere"; dove il titolo originale è molto più neutro , relativo al drone, a chi lo manvra-guida, ma anche a tutto il team che si assume, pluralisticamente, la responsabilità di controllare la situazione complessiva e di decidere, a Nairobi, un attacco con un drone che implicherebbe l'uccsione di una orte(di una ragazzina che vende il pane)oppure,in alternativa di un massacro provocato da dei kamikaze di un gruppo somalo di islamismo radicale(che include una pericolosa brittanica converita allo stesso)rinuiti in una casa, è film di respiro kiergegardiano-dostojevskyano , ossia sulla grandi scelte della morale, del rapporto(contrastivo, spesso)tra morale ed etica(da Machiavelli a Hegel all'oggi è quaestio sempre dibattuta), dove però, oltra al dibattito sorto tra militari e politici, nonché legali, vi è anche quello all'interno di questi poteri(per ex.
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"Eye in the Sky"di Gavin Hood(molto diverso il titolo italiano"Il dirittio di uccidere"; dove il titolo originale è molto più neutro , relativo al drone, a chi lo manvra-guida, ma anche a tutto il team che si assume, pluralisticamente, la responsabilità di controllare la situazione complessiva e di decidere, a Nairobi, un attacco con un drone che implicherebbe l'uccsione di una orte(di una ragazzina che vende il pane)oppure,in alternativa di un massacro provocato da dei kamikaze di un gruppo somalo di islamismo radicale(che include una pericolosa brittanica converita allo stesso)rinuiti in una casa, è film di respiro kiergegardiano-dostojevskyano , ossia sulla grandi scelte della morale, del rapporto(contrastivo, spesso)tra morale ed etica(da Machiavelli a Hegel all'oggi è quaestio sempre dibattuta), dove però, oltra al dibattito sorto tra militari e politici, nonché legali, vi è anche quello all'interno di questi poteri(per ex.la protagonista, Helen Mirren, è un colonnello britannico, e vorrebbe agire, cosa non condivisa da altri esponenti dell'esercito)e tra GB e USA(qualcosa tornato di attualità a proposito deri recenti attentati a London e a Manchester, con rivelazioni USA che non garbano al governo, anzi a tutte le autorità britanniche). Naturalmente, oltre alll'alternativa tra le due opzioni accennate ci sarebbe quella della rinuncia totale alla guerra(intervento armato), qui non presa in considerazione-non espressa, almeno, come tale.Questioni-clou, comunque, che dovrebbero essere discusse, proprio a partire da fil come questo, che si limita all'essenziale, che crea la suspense-tensione, a partire dai luoghi decisionali-operativi, da quelli più direttamente operativi, per non dire del teatro (la piazza delle vendita del pane, quasi davatni al"locus delicti".... ). Inquadrature essenziali, con il contrasto tra le varie tonalità di luce(non solo quella basilare notte-giorno, buio-luce), con una Helen Mirren come sempre bravissima, nel rendere il suo dilemma(in parte caché)tra compassione per la quasi certa morte dell aragazzina e l'altra opzione, che però, prima del lancio del drone, non è matematicamente certa(ma anche qui , dopo Prigogine e Thom, le certezze matematiche non si pongono più), con un Alan Rickman, che ci dà un bellissimo e commovente"canto del cigno"nel ruolo del generale in capo(non capisco nulla di mondo militare), con altre interpretazioni, tutte estremaemente efficaci. Film di grande impatto, molto bello, che solleva questioni(come accennnato sopra)anche ben al di là e oltre le intenzioni, dove le discussioni pubbliche, se vivessimo in un mopndo più civilmente interessato alla"pubblica disccusione", sale della pòlis e della"democrazia", dovrebbero svolgersi sempre su tali temi, anche nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, anche sacrifcando un po'di produttività, spesso troppo"produttivistica". El Gato
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liuk!
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giovedì 13 ottobre 2016
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usa vs uk
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A poco tempo da The Good Kill, ritorna il tema dei droni e dei missili lanciati tramite computer. Eye On The Sky, miseramente tradotto ne Il Diritto Di Uccidere, tratta il tema diversamente facendo emergere temi legali e morali che rendono il tutto meno ignobile. La pellicola fa riflettere, pone interrogativi e ci si domanda se sia effettivamente giusto o meno premere il bottone. La risposta, alla fine affermativa, contrappone lo stile bellicoso degli USA, che senza indugi distruggerebbero tutto, a quello più indeciso degli UK dove i politici non fanno altro che scaricarsi le responsabilità a vicenda, in puro stile UE.
Ottimo lavoro, lo consiglio vivamente.
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pier delmonte
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venerdì 16 settembre 2016
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si puo' vedere qualcosa di altro?
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Mi sembra che qualcosa di simile ho visto in “good kill”, quindi come per quel film meglio lasciar perdere, la sceneggiatura scorre anche bene ma un certo sentimentalismo militare e’ da vomito, davvero.
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