catcarlo
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venerdì 8 gennaio 2016
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carol
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Benchè a un primo sguardo possa sembrare il contrario, ‘Carol’ non è (solo) uno splendido veicolo grazie al quale Cate Blanchett ha la possibilità di dar lustro alle sue doti interpretative. E’ vero che la sceneggiatura di Phyllis Nagy ha ormai un paio di decenni sul groppone e senza l’interessamento dell’attrice australiana – che figura tra i produttori esecutivi – forse giacerebbe ancora in un cassetto, ma il film che ne è scaturito è una sorta di melodramma raggelato che non si impone subito allo spettatore, ma si insinua sottopelle con il trascorrere dei minuti. L’unico appunto che si può fare è proprio un eccesso di freddezza dovuto in buona parte ai momenti in cui un sovrappiù di formalismo pare prendere il sopravvento, ma l’empatia non sempre a livelli ottimali è ben lungi dal fare passare in secondo piano la qualità complessiva del lavoro a partire dalla regia di Haynes, che omaggia più Fassbinder che Sirk, ma che riporta in mente anche il James Gray apprezzato nell’ultimo ‘C'era una volta a New York’.
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Benchè a un primo sguardo possa sembrare il contrario, ‘Carol’ non è (solo) uno splendido veicolo grazie al quale Cate Blanchett ha la possibilità di dar lustro alle sue doti interpretative. E’ vero che la sceneggiatura di Phyllis Nagy ha ormai un paio di decenni sul groppone e senza l’interessamento dell’attrice australiana – che figura tra i produttori esecutivi – forse giacerebbe ancora in un cassetto, ma il film che ne è scaturito è una sorta di melodramma raggelato che non si impone subito allo spettatore, ma si insinua sottopelle con il trascorrere dei minuti. L’unico appunto che si può fare è proprio un eccesso di freddezza dovuto in buona parte ai momenti in cui un sovrappiù di formalismo pare prendere il sopravvento, ma l’empatia non sempre a livelli ottimali è ben lungi dal fare passare in secondo piano la qualità complessiva del lavoro a partire dalla regia di Haynes, che omaggia più Fassbinder che Sirk, ma che riporta in mente anche il James Gray apprezzato nell’ultimo ‘C'era una volta a New York’. Ambientando la narrazione in un’accurata ricostruzione dell’inizio degli anni Cinquanta – l’azione si svolge tra il ’52 e il ’53 e vanno citate almeno le scenografie di Judy Becker e i costumi di Sandy Powell – il regista recupera gli stilemi di molto cinema di allora, ma li reinterpreta sostituendo al fiammeggiare delle passioni un racconto per sottintesi, fatto di sguardi e delicati movimenti, che raggiunge con altrettanta efficacia il suo scopo: sulla base di un’opera meticolosa e approfondita è stato così possibile raccontare quella che in fondo è una storia abbastanza banale di amore contrastato senza annoiare in nessun passaggio delle quasi due ore di durata pur narrando solo di piccoli fatti di vita quotidiana. Oltre a far muovere le singole figure più per sensazioni che per azioni, Haynes compie tutta una serie di scelte visive ben precise supportato dalla fotografia di Edward Lachman. Se lo sguardo attraverso i vetri per dare un senso di incomunicabilità rientra nel campo del già (abbondantemente) visto e i richiami hopperiani fanno capolino inevitabili, risultano invece assai espressive le inquadrature costruite con linee verticali che separano i personaggi specie nei passaggi di maggiore lontananza spirituale fra gli stessi: porte, finestre o semplici muri suddividono lo schermo in combinazioni analoghe tra loro, ma sempre diverse che contrastano – con risalto reciproco – con opzioni di segno opposto che giungono inattese, come l’arrischiata, ma morbidissima camera a mano dell’ultima sequenza. La vicenda è quella dell’amore saffico – vedi ‘abbastanza’ banale di cui sopra – tra Carol (Blanchett) signora dell’alta borghesia con matrimonio in crisi, e Therese (Rooney Mara), commessa dalla frangetta alla Audrey Hepburn incontrata per caso durante le compere natalizie. La prima è legata alla famiglia per l’unico tramite dell’affetto per la figlia, la seconda sta con Richard (Jake Lacy) ma non sa ancora che fare della propria vita: il sentimento nasce titubante e cresce spontaneo anche se la società in cui sboccia non lo considera altro che una perversione. La fuga dalla realtà di un viaggio verso ovest – la partenza è l’isolato momento in cui la colonna sonora sale di tono con Perry Como che canta gioioso Silver Bells, per il resto le musiche di Carter Burwell e gli altri brani ben si confanno al complessivo carattere intimista – è interrotta bruscamente quando Carol è all’improvviso messa di fronte alla scelta tra la propria indipendenza e la bambina perché il marito (Kyle Chandler), che la ama ancora ma davvero non la sa (può) capire, ha sguinzagliato avvocati e investigatori privati. La donna lo affronta davanti ai legali con grande dignità e poi lascia alla sua amata la libertà di decidere il proprio futuro: Therese, con una visione via via più a fuoco su se stessa e sul mondo - rappresentata dalla metafora delle fotografie - coglie l’opportunità in una conclusione sorprendentemente positiva considerando che il soggetto è tratto da un romanzo, forse con qualche traccia autobiografica, di Patricia Highsmith. Al dilà dei pregi in precedenza elencati, e proprio per il modo stesso in cui il racconto è costruito, fondamentale risulta la prova delle interpreti nei due ruoli principali, indagate come sono sovente in insistiti primi piani: se sulle capacità di Blanchett di caricarsi un film sulle spalle non ci sono dubbi – basti ricordare ‘Blue Jasmine’ – sorprende in positivo la giovane Mara che, abbandonati a fatica i panni di Lisbeth Salander, rende con profondità l’evoluzione di Therese, tanto da meritarsi senza dubbio il premio ricevuto a Cannes.
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marcello1979
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venerdì 8 gennaio 2016
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splendido....
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Che gran Film...
Haynes riesce a trattare l'amore tra donne con una delicatezza mai vista..
Splendida la colonna sonora, l'ambientazione e una grande Blanchett rendono questo film un capolavoro..
Ho amato tutto di questo film e la scena finale è da spot pubblicitario per amanti dell'amore..
Si parla d'amore e di sentimento, il sesso è trattato in maniera marginale, a mio avviso scelta azzeccatissima.
Grande film.
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bernardino mattioli
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giovedì 7 gennaio 2016
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ecco una femmina
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Un tributo alla femminilità, alla classe, ala passione, all'eleganza che rimane intatta anche nel disordine. Finalmente una femmina che ci ridona il talento naturale di essere donna, davvero d'altri tempi.
Siamo infatti negli anni 50' e le sue perversioni non sono un gioco d'epoca, ma forse un desiderio di regalare un contenuto emotivo e carnale troppe volte represso per garantire al marito un' apparenza dignitosamente povera e confezionata. Carol è ribelle ma educata, sensuale ed incazzata, magnetica e incerta. Meravigliosamente dignitosa. Il suo profumo sembra uscire dallo schermo, lo sguardo è perfetto,intenso come la bocca rossa che distrae e resuscita.
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Un tributo alla femminilità, alla classe, ala passione, all'eleganza che rimane intatta anche nel disordine. Finalmente una femmina che ci ridona il talento naturale di essere donna, davvero d'altri tempi.
Siamo infatti negli anni 50' e le sue perversioni non sono un gioco d'epoca, ma forse un desiderio di regalare un contenuto emotivo e carnale troppe volte represso per garantire al marito un' apparenza dignitosamente povera e confezionata. Carol è ribelle ma educata, sensuale ed incazzata, magnetica e incerta. Meravigliosamente dignitosa. Il suo profumo sembra uscire dallo schermo, lo sguardo è perfetto,intenso come la bocca rossa che distrae e resuscita. Forse è davvero innamorata, forse non è solitudine, forse c'è speranza.....
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mario nitti
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mercoledì 6 gennaio 2016
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un film per chi non ha fretta
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Il film, ambientato negli anni 50, è costruito come lungo flashback che fa ripercorrere a Therese, una giovane donna, gli eventi degli ultimi mesi che l’hanno portata a vivere una relazione d’amore omosessuale con Carol, impersonata Cate Blanchett, elegante e raffinata esponente dell’alta borghesia di New York.
La storia raccontata dal film osannato dalla critica e che è valso agli interpreti nomination e premi ai Golden Globe e a Cannes, specie nel primo tempo avanza con un passo lentissimo: il regista si concentra sulle sfumature perché la descrizione deve seguire un evolversi di sentimenti sempre mascherati, nascosti anche nei momenti privati e mai espressi a parole in modo esplicito.
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Il film, ambientato negli anni 50, è costruito come lungo flashback che fa ripercorrere a Therese, una giovane donna, gli eventi degli ultimi mesi che l’hanno portata a vivere una relazione d’amore omosessuale con Carol, impersonata Cate Blanchett, elegante e raffinata esponente dell’alta borghesia di New York.
La storia raccontata dal film osannato dalla critica e che è valso agli interpreti nomination e premi ai Golden Globe e a Cannes, specie nel primo tempo avanza con un passo lentissimo: il regista si concentra sulle sfumature perché la descrizione deve seguire un evolversi di sentimenti sempre mascherati, nascosti anche nei momenti privati e mai espressi a parole in modo esplicito. Tutto è affidato al gioco degli sguardi, alle espressioni, ai particolari.
Una bella prova di bravura per le due protagoniste e una notevole prova di pazienza per lo spettatore.
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vanessa zarastro
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martedì 5 gennaio 2016
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il diritto alla diversità
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Carolè un film d’interni, di sguardi, di sensazioni, di atmosfere. È un film intimo che seduce e circuisce lo spettatore con le riprese, la musica e la bravura delle due fantastiche attrici, Cathe Blanchett e Rooney Mara, entrambe da Oscar. Phillis Nage ha scritto la sceneggiatura ispirandosi al contestato romanzo The Price of Salt di Patricia Higsmith uscito nel 1952.
Ambientato a New York agli inizi degli anni ’50 nell’America puritana e bigotta all’inizio della caccia alle streghe che siano idee politiche o “diversità”. L’omosessualità è considerata una perversione che va curata - non a caso il suocero di Carol parla del “dottore” invece dello psicoterapeuta – e diventa una faccenda immorale.
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Carolè un film d’interni, di sguardi, di sensazioni, di atmosfere. È un film intimo che seduce e circuisce lo spettatore con le riprese, la musica e la bravura delle due fantastiche attrici, Cathe Blanchett e Rooney Mara, entrambe da Oscar. Phillis Nage ha scritto la sceneggiatura ispirandosi al contestato romanzo The Price of Salt di Patricia Higsmith uscito nel 1952.
Ambientato a New York agli inizi degli anni ’50 nell’America puritana e bigotta all’inizio della caccia alle streghe che siano idee politiche o “diversità”. L’omosessualità è considerata una perversione che va curata - non a caso il suocero di Carol parla del “dottore” invece dello psicoterapeuta – e diventa una faccenda immorale. Carol ha una deliziosa bambina ma con il marito, troppo preso dai suoi affari, sta alla soglia del divorzio nonostante lui la desideri ancora. Therese è una giovane commessa che lavora nei grandi magazzini e Carol l’incontra per caso sotto Natale in cerca di un regalo per la figlia - comprerà un trenino elettrico sotto suo suggerimento. Ne nasce una sorta di coup-de-foudre entrambe sono incuriosite e affascinate dall’altra. Carol è una ricca ed elegante signora borghese, molto ben vestita, curata nei dettagli come ad esempio le spille che porta usualmente molto alte verso il collo. Assomiglia e ha la classe di Lauren Bacall mentre Therese ha l’ingenuità e la freschetta di Audry Hepburn.
Le due donne partono insieme verso l’Ovest senza una metà e lì l’amore prenderà il sopravvento dimenticando di tutti i problemi lasciati alle spalle: Carol ha avuto un’ingiunzione dal marito che vuole l’affidamento della bambina, Therese avendo lasciato il lavoro di commessa per la fotografia deve sviluppare questa passione trovando una sua identità precisa per affermarsi nel mondo. Non è un caso che è stata scelta proprio la macchina fotografica, lo sguardo con cui il regista sposta l’attenzione continuamente da una all’altra, da una mano a una spalla a un volto…riprende i movimenti sinuosi delle due donne. Carol è un film sensuale dove gli spazi esterni non ci sono e dove la Grande Mela, una volta tanto, non è affatto protagonista. Il viaggio è fatto di motel, alberghi, bar dove fare colazione. L’esterno è talvolta riflesso, il mondo è ovattato, si ascolta sempre dell’ottima musica da Bing Crosby a Billie Holiday. Qua e là è evocato Edward Hopper che pone le sue figure in spazi vuoti illuminati da una luce cruda, con un senso di sospensione e di perdita di punti di riferimento come ad esempio in “New York Restaurant” oppure in “Chop Suey” per accrescere il senso d'isolamento che pervade alcuni locali anonimi. Le luci nel film sono sempre artificiali, soffuse e, quando in rarissimi casi s’intuisce la luce naturale - come all’interno della redazione del New York Times - le tapparelle sembrano contrastare quella del sole.
Il film concorre ai Golden Globes fra pochi giorni con cinque nominations. Rooney Mara ha già ricevuto la Palma ex-aequo come migliore attrice al festival di Cannes 2015.
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ralphscott
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martedì 5 gennaio 2016
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haynes elude il road movie
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Finalmente è uscito. Per chi ha amato "Lontano dal paradiso" e quelle atmosfere,quei costumi,quelle scelte cromatiche,Carol era un piccolo evento da attendere. Ho comprato e letto la ristampa del romanzo omonimo,uscito a dicembre:il film è migliore,più compatto grazie ai netti tagli dati alla fuga verso l'est delle due ree. La presenza degli uomini viene marginalizzata,a partire dal fidanzato di Therese. La pellicola è senza dubbio emozionante e beneficia di una superlativa Blanchett,di cui chiunque,a prescindere dal sesso,si innamorerebbe. Se negli anni '30/'50 c'erano i famosi occhi di Bette Davis,ora abbiamo i suoi,adorabile dai tempi di "The gift" sino al più recente Blue Jasmine.
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Finalmente è uscito. Per chi ha amato "Lontano dal paradiso" e quelle atmosfere,quei costumi,quelle scelte cromatiche,Carol era un piccolo evento da attendere. Ho comprato e letto la ristampa del romanzo omonimo,uscito a dicembre:il film è migliore,più compatto grazie ai netti tagli dati alla fuga verso l'est delle due ree. La presenza degli uomini viene marginalizzata,a partire dal fidanzato di Therese. La pellicola è senza dubbio emozionante e beneficia di una superlativa Blanchett,di cui chiunque,a prescindere dal sesso,si innamorerebbe. Se negli anni '30/'50 c'erano i famosi occhi di Bette Davis,ora abbiamo i suoi,adorabile dai tempi di "The gift" sino al più recente Blue Jasmine.
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redrose
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martedì 5 gennaio 2016
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carol - change your life forever
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Seduta da sola in Auditorium per l’anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma, ho avuto la fortuna di vedere Carol in lingua originale e di apprezzarlo insieme a tante persone che, come me, non finivano di applaudire alla fine della proiezione. Sono quelle storie che ti rimangono appiccicate addosso anche quando le luci in sala si spengono.
Pensavo di trovarmi davanti all'ennesimo film sull'amore saffico, sulla scia di una tendenza cinematografica ormai più o meno consolidata - da La vita di Adele a Freeheld - ma Carol è molto di più. E stupisce in che modo delicato il regista Todd Haynes abbia saputo regalarci uno guardo femminile impeccabile, che non cerca mai di scandalizzare né tantomeno di raccontare battaglie civili, perché le conquiste di cui parla sono interiori e valgono molto di più dell’ipocrisia dell’epoca.
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Seduta da sola in Auditorium per l’anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma, ho avuto la fortuna di vedere Carol in lingua originale e di apprezzarlo insieme a tante persone che, come me, non finivano di applaudire alla fine della proiezione. Sono quelle storie che ti rimangono appiccicate addosso anche quando le luci in sala si spengono.
Pensavo di trovarmi davanti all'ennesimo film sull'amore saffico, sulla scia di una tendenza cinematografica ormai più o meno consolidata - da La vita di Adele a Freeheld - ma Carol è molto di più. E stupisce in che modo delicato il regista Todd Haynes abbia saputo regalarci uno guardo femminile impeccabile, che non cerca mai di scandalizzare né tantomeno di raccontare battaglie civili, perché le conquiste di cui parla sono interiori e valgono molto di più dell’ipocrisia dell’epoca.
Acclamato all’ultimo Festival di Cannes dove ha meritato il premio per l’interpretazione di Rooney Mara, il film esce oggi in Italia, proprio alla vigilia dell’attribuzione dei Golden Globes ai quali concorre con cinque nomination ed è ispirato al romanzo The Price of Salt di Patricia Highsmith, pubblicato nel 1952 e naturalmente censurato: un testo che mise a dura prova il perbenismo borghese di quel periodo. L’incontro indimenticabile fra le due donne, a pochi giorni dal Natale del 1952, è intimo e delicato ed entrambi gli sguardi delle protagoniste si soffermano su un trenino giocattolo che passa oltre le montagne di cartone, in un grande magazzino di una New York fumosa e un po' retrò.
Da una parte la sofisticata e apparentemente algida Carol, madre sull'orlo del divorzio, in cerca di un regalo per sua figlia (sposata con un uomo che evidentemente non accetta la sua omosessualità), e dall’altra Therese, giovane e fragile commessa indecisa persino su cosa ordinare a pranzo.
Si guardano tantissimo, si scrutano, con sguardi ripresi di continuo, ed è proprio attraverso i loro occhi che percepiamo la malinconia sorda di Carol, una donna matura ma infelice, e l'irrequietezza acerba di Therese, unite da un’inconsapevole e coraggiosa sfacciataggine. E Haynes non smette di mostrarci l’inquietudine e il sapore di questa scoperta, attraverso i vetri appannati delle auto e nelle stanze dei motel, in una sorta di movie on the road dove non ci sono scenari da ammirare, ma solo la fuga selvaggia e romantica dell’amore vissuto in tutte le sue sfaccettature. E non è rilevante che l’oggetto del desiderio sia un’altra donna, ma la lotta che Carol ingaggia con sé stessa, per non perdere tutto pur cercando di restare fedele alla sua natura coraggiosamente anticonformista.
Volutamente claustrofobico, nel film ciascun personaggio è segnato dal luogo in cui è confinato, Carol nella sua grande villa di un sobborgo benestante, Therese nel suo piccolo appartamento in città, come se le protagoniste non avessero altra vita che quella concessa dal luogo in cui vivono.
Eppure la ricerca spasmodica della loro identità e la loro inesauribile carica emotiva, le porterà ben più lontano superando la consapevolezza dei personaggi che, animati da passioni e ambizioni che loro stessi non riescono ancora a decifrare e riconoscere, le condurranno ad affacciarsi ad un nuovo cammino sulla scia dei cambiamenti culturali in atto. Troneggia un’intensa e sensuale Cate Blanchett, irrequieta come le sigarette che fuma, in un film elegante e raffinato che trasuda magia e sentimento. Viscerale.
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alessiascarso
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lunedì 4 gennaio 2016
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una rara ed elegante prova d’autore
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Dai personaggi dei libri di Patricia Highsmith sono nati film di Alfred Hitchcock, René Clément, Anthony Minghella, Wim Wenders, Liliana Cavani. Per ultimo, da un suo libro del 1952, The Price of Salt, viene alla luce il film “Carol”, diretto da Todd Haynes, regista e sceneggiatore statunitense, con protagoniste Cate Blanchett e Rooney Mara.
Il film è stato presentato al festival di Cannes, dove Rooney Mara ha vinto il premio come miglior attrice.
Ambientato nella New York degli anni '50, “Carol” racconta la storia di due donne appartenenti ad ambienti molto diversi, travolte da una reciproca passione.
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Dai personaggi dei libri di Patricia Highsmith sono nati film di Alfred Hitchcock, René Clément, Anthony Minghella, Wim Wenders, Liliana Cavani. Per ultimo, da un suo libro del 1952, The Price of Salt, viene alla luce il film “Carol”, diretto da Todd Haynes, regista e sceneggiatore statunitense, con protagoniste Cate Blanchett e Rooney Mara.
Il film è stato presentato al festival di Cannes, dove Rooney Mara ha vinto il premio come miglior attrice.
Ambientato nella New York degli anni '50, “Carol” racconta la storia di due donne appartenenti ad ambienti molto diversi, travolte da una reciproca passione. Carol (Cate Blanchett) è una donna attraente intrappolata in un matrimonio di convenienza e senza amore, e Therese (Rooney Mara) è una ventenne che lavora come impiegata in un grande magazzino a Manhattan, sognando una vita più gratificante.
Sono diverse le ragioni che fanno di questo film un’occasione unica per godere di una rara ed elegante prova d’autore priva di sbavature.
Innanzitutto le prestazioni delle due protagoniste. Negli anni ’50 non era costume manifestare apertamente le emozioni, a maggior ragione sentimenti che l’opinione pubblica non solamente non approvava ma che considerava altamente amorali. Questo spiega le superbe prove delle due attrici. Sono riuscite a condensare le emozioni comunicandole in uno sguardo, un respiro, un gesto tra i capelli, un sorriso appena accennato, una mano sulla spalla. Il regista le ha indagate tra le dita delle mani, tra le pieghe delle labbra, negli occhi. Si può penetrare in ogni momento il pensiero delle protagoniste, grazie alla intima e sapiente messa in scena.
Il direttore della fotografia Edward Lachman spiega che insieme al regista hanno deciso di restituire l’epoca attraverso la scelta fotografica di girare in pellicola Super16. Notoriamente l’utilizzo del 16mm comporta la presenza di molta granulosità nella resa fotografica, dovuta al processo di esposizione di questo tipo di pellicola. Hanno voluto che questa accentuata granulosità acquisisse un valore di tipo antropomorfico nelle inquadrature, giacché l’esplorazione dei sentimenti inespressi ma tangibili tra le due protagoniste è caratterizzato fortemente da questa grana analogica, viva, organica sul volto delle protagoniste. La mimica del viso delle attrici si apre a interpretazioni, si arricchisce di sfumature, si schiariscono quei sentimenti che i personaggi per convenzione non dovrebbero rivelarsi. Soprattutto nei cambi di luce il 16mm regala calore emotivo e contribuisce a svelare sentimenti che il digitale non avrebbe potuto esprimere.
Altro elemento notevolissimo di questo film è la colonna sonora. Difficile trovare parole per descrivere qualcosa che si esprime sui binari di in un altro linguaggio. La musica è caratterizzata da armonie ambigue e strumenti freddi come pianoforte, clarinetto e vibrafono. La scelta della freddezza serve a sottolineare le emozioni soffocate tipiche dei personaggi e del loro tempo. Regista e compositore hanno deciso che la musica, nonostante contenga le potenzialità per rivelare molto, non avrebbe dovuto superare il livello di espressione dei personaggi. Così le stesse musiche si comportano come i personaggi del film. Alludono, suggeriscono, tratteggiano, sottintendono, ma non dicono, non annunciano, non definiscono, non manifestano. Tre temi principali seguono le due donne. Il tema della passione, che apre anche il film, che è anche il momento musicale che sottolinea i momenti emozionali delle protagoniste. Il tema di Therese, tutto pianoforte, dove le note della mano sinistra sono ovattate e quelle della mano destra appaiono distinte a mostrare la melodia, che evidenzia l’attrazione timorosa che Carol ha su Therese. Il tema dell’assenza e della perdita, che accompagna il momento epistolare, che commenta quello della separazione. Quello che accade con le musiche di Carter Burwell è che il film si riempie di grazia.
A pochi film corrisponde così tanta eleganza formale e laconica eloquenza. In pochi film si sviluppa un’empatia così forte nei confronti dei personaggi. Andrebbe visto in lingua originale, anche se si ha poca dimestichezza con la lingua, perché la presenza scenica delle due attrici protagoniste, l’uso soppesato dei toni, dei respiri, e l’armoniosa messa in scena trascendono il livello pur bellissimo dei dialoghi.
Attualmente “Carol” ha ricevuto 5 candidature ai Golden Globe 2016, miglior film, miglior regia, miglior colonna sonora, e ben due nomination per le due protagoniste per il ruolo di miglior attrice. In attesa di sapere quali di questi riuscirà a portare a casa alla cerimonia del 10 gennaio, si attendono conferme anche il 14 gennaio, data in cui usciranno le nomination per gli Oscar 2016.
Distribuito in Italia da Lucky Red sarà nelle nostre sale dal 5 gennaio 2016.
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[+] super 16mm
(di johnny1988)
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no_data
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lunedì 4 gennaio 2016
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carol: storia di un amore (im)possibile
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Titolo: Carol
Regia: Todd Haynes
Attori Principali: Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson, Kyle Chandler
Genere: Drammatico
New York, inverno 1952. Da una parte Therese Belivet (Rooney Mara), giovane commessa in un negozio di giocattoli, dall'altra Carol Aird (Cate Blanchett), una cliente come tante, una donna incantevole come poche. Tra loro è subito attrazione. Therese, aspirante fotografa, ha solo 19 anni e cerca umilmente il suo posto nel mondo; Carol è ricca, sofisticata e alle prese con un difficile divorzio (nonché con una lotta per l'ottenimento della custodia della sua bambina). Entrambe restano come ipnotizzate l'una dall'altra.
Niente accade per caso e galeotti saranno dei guanti dimenticati sul bancone del negozio; tra le due protagoniste nascerà un'amicizia, tanto immediata, quanto inaspettata, e chiaramente destinata a diventare qualcosa di più.
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Titolo: Carol
Regia: Todd Haynes
Attori Principali: Cate Blanchett, Rooney Mara, Sarah Paulson, Kyle Chandler
Genere: Drammatico
New York, inverno 1952. Da una parte Therese Belivet (Rooney Mara), giovane commessa in un negozio di giocattoli, dall'altra Carol Aird (Cate Blanchett), una cliente come tante, una donna incantevole come poche. Tra loro è subito attrazione. Therese, aspirante fotografa, ha solo 19 anni e cerca umilmente il suo posto nel mondo; Carol è ricca, sofisticata e alle prese con un difficile divorzio (nonché con una lotta per l'ottenimento della custodia della sua bambina). Entrambe restano come ipnotizzate l'una dall'altra.
Niente accade per caso e galeotti saranno dei guanti dimenticati sul bancone del negozio; tra le due protagoniste nascerà un'amicizia, tanto immediata, quanto inaspettata, e chiaramente destinata a diventare qualcosa di più... Le note gentili di Carter Burwell e le canzoni dal tipico sound anni '50 fanno da sfondo alla storia di un amore (im)possibile, che verrà ostacolato da "clausole morali", rigorose convenzioni sociali, freddezza dei cuori e da un'America spietatamente discriminatoria, bigotta, dove non c'è posto per chi è "diverso".
Cate Blanchett riesce perfettamente ad incarnare la donna matura e carismatica che è Carol, la quale non intende rinnegare la sua diversità; per lei Therese - l'interpretazione di Rooney Mara è davvero sorprendente! - è una creatura celeste piovuta dal cielo e rischierà ogni cosa pur di non perderla.
"Carol", girato in Ohio in poco più di trenta giorni dal brillante Todd Haynes, è stato interamente tratto dal romanzo "The Price of Salt" (noto anche come Carol), di Patricia Highsmith. Il film, distribuito dalla Weinstein Company e presentato al Festival di Cannes del 2015, ha ricevuto un'ottima accoglienza.
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michele
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venerdì 1 gennaio 2016
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classico e bellissimo
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La sfida più difficile per chi il cinema lo fa è senz’altro quella di riuscire a trovare sempre nuove storie da raccontare, una vera impresa invece è essere capaci di narrare storie simili e parallele in modo originale. Quest’ultimo era l'ostacolo principale che sostanzialmente Todd Haynes si trovava difronte, inutile infatti negare che “Carol” ci ha subito riportato alla memoria, fin dalle prime immagini che sono circolate in rete, quel “Lontano dal paradiso” che all’epoca aveva convinto tutti, pubblico e critica. Carol è un film di struggente e poetica bellezza, dove ciò che funziona non si basa tanto sull’eccellente costruzione di un elemento filmico in particolare che predomina sugli altri, quanto piuttosto nell’alchimia che lega tutte le parti di cui si compone l’immagine cinematografica, studiate e curate nei minimi dettagli.
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La sfida più difficile per chi il cinema lo fa è senz’altro quella di riuscire a trovare sempre nuove storie da raccontare, una vera impresa invece è essere capaci di narrare storie simili e parallele in modo originale. Quest’ultimo era l'ostacolo principale che sostanzialmente Todd Haynes si trovava difronte, inutile infatti negare che “Carol” ci ha subito riportato alla memoria, fin dalle prime immagini che sono circolate in rete, quel “Lontano dal paradiso” che all’epoca aveva convinto tutti, pubblico e critica. Carol è un film di struggente e poetica bellezza, dove ciò che funziona non si basa tanto sull’eccellente costruzione di un elemento filmico in particolare che predomina sugli altri, quanto piuttosto nell’alchimia che lega tutte le parti di cui si compone l’immagine cinematografica, studiate e curate nei minimi dettagli. La scenografia così squisitamente anni ’50 e magnetica si trasforma quasi in un elemento animato del film, come se fosse un’attrice comprimaria tanto è la sua forza espressiva. Le interpretazioni sono memorabili, Cate Blanchett si conferma forse la migliore attrice su piazza in questo momento e Rooney Mara sembra destinata a una carriera che può raggiungere i livelli più alti. Fotografia, sceneggiatura, musica non presentano sbavature, la storia cresce con una delicatezza che era difficilissima da calibrare per poi toccare alte vette d’intensità, ma la regia sopraffina ne detiene sempre il controllo e la misura. Tutto davvero molto classico e bellissimo.
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