gigliolavaccari
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sabato 11 ottobre 2014
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magnifico
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Magnifico, intenso, intimo, penetrante.....gli attori superlativi!
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fabiofeli
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sabato 11 ottobre 2014
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cecov in cappadocia
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Il regno d’inverno (Winter sleep) di Nuri Bilge Ceylan
“La vita è quella cosa che ti capita mentre fai progetti” dice Aydin (Haluk Bilginer), proprietario di un albergo in Cappadocia, un luogo affascinante come Matera, con piramidi di pietra e case scavate nella roccia. E’ un ex-attore benestante che scrive su un giornale locale su vari argomenti e progetta un libro sulla storia del teatro turco. Sotto una maschera di apparente bonarietà cela un carattere duro e dominatore, che vuole disporre di cose e di persone.
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Il regno d’inverno (Winter sleep) di Nuri Bilge Ceylan
“La vita è quella cosa che ti capita mentre fai progetti” dice Aydin (Haluk Bilginer), proprietario di un albergo in Cappadocia, un luogo affascinante come Matera, con piramidi di pietra e case scavate nella roccia. E’ un ex-attore benestante che scrive su un giornale locale su vari argomenti e progetta un libro sulla storia del teatro turco. Sotto una maschera di apparente bonarietà cela un carattere duro e dominatore, che vuole disporre di cose e di persone. Fa pignorare i beni di una famiglia che non paga l’affitto di una sua casa ed un bambino, figlio dell’affittuario disoccupato ed ex-carcerato, fracassa con un sasso il finestrino della sua auto. Le scuse promesse dallo zio del bambino, un mellifluo imam, non saranno complete. La moglie di Aydin, Nihal (Melisa Sozen), è molto più giovane del marito e si impegna nel miglioramento delle scuole locali, cercando di ritagliarsi uno spazio fuori del dominio oppressivo dell’ex-attore. Con la coppia vive la sorella di Aydin, Necla (Demet Akbag), una donna rammaricata per la sua separazione: vorrebbe chiedere scusa all’ex-marito, anche se lei non ha colpa del matrimonio fallito; spera così che questi si penta dei suoi errori. I tre si confrontano con lunghi dialoghi e discussioni che raggiungono toni aspri. C’è tempo per farlo e per un lungo meditare: sono rari i frequentatori dell’albergo con il freddo e la neve che incombono sulla regione. Ma Aydin sta cambiando: un cavallo selvaggio, prima catturato e poi liberato, e un viaggio intrapreso ed interrotto sono tangibili segni e chiari simboli del suo mutamento.
Finalmente Aydin inizierà a scrivere il libro sul teatro turco.
La fotografia del meraviglioso paesaggio è funzionale alla storia, costruita su un dialogo eccezionale sul modello della grande letteratura russa e Shakespeariana; in aggiunta a questo l’uso di tempi reali, solo apparentemente dilatati nei piani-sequenza, dà respiro ed epicità al film con evidenti accenti Bergmaniani. Un dosato utilizzo dei primi piani e una grande recitazione di tutti gli attori permettono la descrizione a tutto tondo dei personaggi. Tutto fa sì che un film che dura 3 ore e un quarto si vorrebbe che non finisse mai.
Da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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stefano capasso
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mercoledì 11 giugno 2014
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come rispondere alla coscienza?
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In un villaggio arroccato della Cappadocia turca si consuma un lungo confronto tra esseri umani. Un episodio dà il via a tutto: il piccolo figlio di Ismail, tira una sassata alla macchina di Aydin rompendone il vetro: vuole vendicare l'umiliazione subita dal padre al quale sono stati pignorati frigorifero e televisione, per non aver pagato l'affitto proprio ad Aydin, la cui famiglia da generazioni affitta loro quella casa. Questo vetro che si rompe segna l’inizio di un interminabile dialogo tra Aydin, ex attore di teatro, benestante proprietario terriero e di hotel, sua moglie Nihal e sua sorella Nacia. Uno squarcio nell’immobilità delle loro vote che diviene uno scontro e poi un allontanamento.
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In un villaggio arroccato della Cappadocia turca si consuma un lungo confronto tra esseri umani. Un episodio dà il via a tutto: il piccolo figlio di Ismail, tira una sassata alla macchina di Aydin rompendone il vetro: vuole vendicare l'umiliazione subita dal padre al quale sono stati pignorati frigorifero e televisione, per non aver pagato l'affitto proprio ad Aydin, la cui famiglia da generazioni affitta loro quella casa. Questo vetro che si rompe segna l’inizio di un interminabile dialogo tra Aydin, ex attore di teatro, benestante proprietario terriero e di hotel, sua moglie Nihal e sua sorella Nacia. Uno squarcio nell’immobilità delle loro vote che diviene uno scontro e poi un allontanamento. Fino all’epilogo che vede Ismail rifiutare una sconsiderata somma di denaro da Nihal, che aveva scelto questo gesto di carità per tentare di porre rimedio ad una vita che sente di condurre senza un senso compiuto. Tutto si svolge tra le mura di questo hotel che gestiscono, in un ambientazione ferma nel tempo come è la Cappadocia e come sono i protagonisti.
Quella di Nuri Bilge Ceylan è una complessa indagine sulla necessita dell'uomo di dare risposte alla propria coscienza. Descrive come queste risposte vengano cercate di volta in volta nella morale, nell'etica, nella religione e altre ancora con nel senso comune. Sono tutti tentativi per approssimazione e hanno sempre bisogno di una conferma nell’altro. La necessità di convivere nella comunità e sentirsi nel giusto porta ad aderire a moralità o etiche condivise, che siano quelle religiose, quelle della tradizione della cultura intellettuale e artistica come accade quando nel finale viene citato Shakespeare secondo il quale “le nostre braccia sono la nostra coscienza e le spade la nostra giustizia.”
Solo quando finalmente attraverso il contatto profondo con se stessi si è in grado di rispondere con la propria morale e la propria etica alle domande che la nostra coscienza ci pone, è possibile mettere da parte luoghi comuni e rappresentazioni per rispondere adeguatamente.
A bene vedere il film è un monologo, con le tante voci della propria coscienza che vengono impersonate dai personaggi che simbolicamente rappresentano le istanze con il quale l’uomo si confronta. La famiglia, la relazione, l’amore, l’amicizia, il tessuto sociale. Quando al pensiero riesce a seguire l'azione, come mostra Ismail nel finale bruciando il denaro che Nihal gli offre e lo stesso Aydin che uccide un coniglio durante una battuta di caccia, quella è la guida che muove la risposta ai dubbi; che ci dice che stiamo ascoltando la nostra morale interna, e che al netto del giudizio permette di rispondere alle necessita che la coscienza ci presenta.
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