Samba è un immigrato senegalese, clandestino nella Parigi dei giorni nostri molto autoprotettiva nei confronti degli extracomunitari, che vive ospite di uno zio regolare barcamenandosi con mestieri occasionali di basso cabotaggio. Finché un giorno viene internato in un centro d'accoglienza alle porte della città, in attesa che venga "espletato" il suo destino: il foglio di via o il permesso di soggiorno che non giungerà mai. Qui conosce Alice (Gainsbourg), timida nevrotica e affascinante volontaria che si occuperà dell'assistenza al suo caso, e che fin dal primo incontro si lascerà coinvolgere dalla vitalità e dal fascino prorompente di Samba, nonostante le puntuali raccomandazioni dell'amica più esperta.
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Samba è un immigrato senegalese, clandestino nella Parigi dei giorni nostri molto autoprotettiva nei confronti degli extracomunitari, che vive ospite di uno zio regolare barcamenandosi con mestieri occasionali di basso cabotaggio. Finché un giorno viene internato in un centro d'accoglienza alle porte della città, in attesa che venga "espletato" il suo destino: il foglio di via o il permesso di soggiorno che non giungerà mai. Qui conosce Alice (Gainsbourg), timida nevrotica e affascinante volontaria che si occuperà dell'assistenza al suo caso, e che fin dal primo incontro si lascerà coinvolgere dalla vitalità e dal fascino prorompente di Samba, nonostante le puntuali raccomandazioni dell'amica più esperta. L'intero film si trascinerà poi fra le mille vicende della quotidianità di un immigrato sviluppando in modo teneramente goffo e lumachesco questo primo incontro, fino a un finale che ovviamente non riveliamo per non rovinare la visione di un film comunque gustoso e importante.
A quattro anni dalla comparsa dello strabiliante "Quasi amici", Toledano e Nakache tornano sulla stessa tematica, scegliendo lo stesso magnetico interprete (Omar Sy) per riproporre il tema dell'immigrazione in modo però meno scanzonato e più pretenzioso: fin dalla prima inquadratura (un interminabile bel piano-sequenza che in un Hotel ci scorterà dal lussuoso di un ricevimento di nozze nei saloni di rappresentanza giù giù attraverso i recessi dell'albergo fino alle cucine, e qui ancora più in basso fino alla più umile delle postazioni, dove lavora il lavapiatti Samba), che non può non rievocare l'incipit di "Quesi bravi ragazzi" di Scorsese, gli autori dichiarano la propria volontà di "fare le cose sul serio". Gli stessi personaggi di contorno appaiono molto variegati: da Jonas, il rifugiato congolese, a Wilson, brasiliano di Orano che si impappinerà pateticamente quando Alice gli rivolgerà una frase in portoghese, per iniziare poi una danza sfrenata in cui affogare l'imbarazzo dello smascheramento. Soprattutto Wilson, il più integrato e disinvolto fra gli irregolari, dimostra in modo lampante che la perdità della propria identità è una condizione irrinunciabile per integrarsi con il mondo europeo. Lo stesso zio di Samba -poeticissima figura di vecchio africano- incontrerà seri problemi dopo aver "prestato" la propria identià al nipote.
Il film alterna comunque momenti più convincenti ad altri meno validi, e non possiede nel suo complesso l'unità stilistica che aveva felicemente caratterizzato il film precedente.
E' comunque un film più che interessante nel panorama un po' povero delle uscite di queste settimane
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