danila belfiore
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martedì 30 settembre 2014
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la buca- castellitto-papaleo : la strana coppia
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Oscar, un avvocato cialtrone e truffaldino (Castellitto), finge di essere morso da un cane randagio, adottato da Armando (Papaleo), per trarre profitto dall’incidente. Scoperto che quest’ultimo è in realtà un nullatenente disgraziato, appena uscito di prigione dopo aver scontato ingiustamente 27 anni di galera, vede il miraggio di un risarcimento più cospicuo: intentare una causa milionaria ai danni dello Stato. I due, mossi da un intento simile, l’uno desidera il risarcimento, l’altro ristabilire la verità riabilitando la sua persona, avranno così modo di stringere un’amicizia improbabile e di contagiarsi con reciproci doti e difetti. Carmen (Valeria Bruni Tedeschi), barista dall’animo sensibile, tenterà una mediazione tra il burbero avvocato e l’ingenuo Armando.
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Oscar, un avvocato cialtrone e truffaldino (Castellitto), finge di essere morso da un cane randagio, adottato da Armando (Papaleo), per trarre profitto dall’incidente. Scoperto che quest’ultimo è in realtà un nullatenente disgraziato, appena uscito di prigione dopo aver scontato ingiustamente 27 anni di galera, vede il miraggio di un risarcimento più cospicuo: intentare una causa milionaria ai danni dello Stato. I due, mossi da un intento simile, l’uno desidera il risarcimento, l’altro ristabilire la verità riabilitando la sua persona, avranno così modo di stringere un’amicizia improbabile e di contagiarsi con reciproci doti e difetti. Carmen (Valeria Bruni Tedeschi), barista dall’animo sensibile, tenterà una mediazione tra il burbero avvocato e l’ingenuo Armando.
Lo spunto narrativo della prima commedia del palermitano Ciprì, qui alla seconda regia, è simile a quello del suo primo lavoro dal titolo “È stato il figlio”: un risarcimento da chiedere allo Stato. Mentre il primo film appartiene al genere drammatico, il secondo è una commedia favolistica ambientata in un luogo e in un tempo astratto. Se in “È stato il figlio” Ciprì aveva raggiunto toni da tragedia greca, nell’impossibilità assoluta per i suoi personaggi di sottrarsi al loro triste destino, qui c’è un finale ottimista, come si confà alle modalità del genere.
Armando, uomo angelico, onesto e senza rancore, anche se vittima innocente di un’ingiustizia, perde nel finale la sua ingiustificata bontà, ma nell’improvvisa inversione della rotta smarrisce credibilità. Il suo è un cambiamento così inaspettato e radicale, che l’uomo si snatura come se fosse improvvisamente contagiato dal morbo della disonestà, praticata ad oltranza dall’avvocato Oscar.
Le maschere realistiche del primo film qui diventano personaggi inefficaci e macchiettistici: tanto angelicato Papaleo, con suo sguardo incantato e monocorde, quanto cinico e truffaldino Castellitto, indirizzato dal regista verso una recitazione molto fisica e veloce, volta a rimarcare queste sue caratteristiche morali. Dietro all’angelo e al demonio si nasconde banalmente l’altra faccia della medaglia: c’è chi vira all’improvviso verso la disonestà e chi predica, in una vita tirata avanti con mezzucci, la filosofia del diritto.
Siamo ben lontani dalle dichiarazioni del regista, che avrebbe voluto realizzare una commedia sofisticata sul modello americano di Billy Wilder con la ‘strana coppia’, Castellitto/Papaleo, sulla falsariga di Lemmon/Matthau.
Solo la cifra stilistica rimane immutata: è il grottesco e il surreale che hanno caratterizzato Ciprì fin dalle sue prime collaborazioni con Maresco in “Cinico tv”. I risultati sono modesti.
Danila Belfiore
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spike
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martedì 30 settembre 2014
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film mediocre
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Trama ridicola. Attori impacciati e imbarazzanti (Papaleo così pessimo non lo ricordo, Valeria Bruni Tedeschi fuori ruolo si salva Castellitto ma niente di che).
Mi aspettavo una bella commedia all'italiana per ridere con intelligenza, ma qui si ride poco si sbadiglia tanto e i luoghi comuni sono troppi.
Il film rimane a metà tra il surreale e il reale. Sconsigliato.
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melvin ii
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lunedì 29 settembre 2014
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siamo un paese di azzeccagarbugli
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Il biglietto d’acquistare per “La Buca” è: 5)Sempre
“La Buca” è un film del 2014 diretto da Daniele Ciprì, scritto da Daniele Ciprì, Massimo Gaudioso, Alessandra Acciai, con: Sergio Castellito, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi.
Esiste la giustizia giusta, rapida, efficace e poi esiste la giustizia all’italiana dove ingiustizie, errori e sciatteria sono all’ordine del giorno nell’aule dei tribunali
Chi entra nel girone dantesco della giustizia italica magari con un rinvio a giudizio, rischia di perdere il senno oltre che il portafoglio.
Le rivoluzioni politiche e sociali in Italia oltre che con le marce su Roma, sono state fatte dai giudici con le indagini di”Mani pulite.
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Il biglietto d’acquistare per “La Buca” è: 5)Sempre
“La Buca” è un film del 2014 diretto da Daniele Ciprì, scritto da Daniele Ciprì, Massimo Gaudioso, Alessandra Acciai, con: Sergio Castellito, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi.
Esiste la giustizia giusta, rapida, efficace e poi esiste la giustizia all’italiana dove ingiustizie, errori e sciatteria sono all’ordine del giorno nell’aule dei tribunali
Chi entra nel girone dantesco della giustizia italica magari con un rinvio a giudizio, rischia di perdere il senno oltre che il portafoglio.
Le rivoluzioni politiche e sociali in Italia oltre che con le marce su Roma, sono state fatte dai giudici con le indagini di”Mani pulite.”
Per sapere quale opinione abbia l’italiano della figura dell’avvocato, non si può non rileggere le pagine scritte da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi sull’Azzeccagarbugli.
L’Italia è il paese dell’inciucio, del compresso e del “fatta la legge trovato l’inganno”.
Daniele Ciprì con “La Buca” ci racconta la sua visione dell’Italia e soprattutto della nostra idea di giustizia con una favola surreale,malinconica,fuori dal tempo e dallo spazio.
Lo spettatore segue le vicende di Armando (Papaleo) uomo mite, ingenuo, malinconico appena uscito di galera dopo 27 anni per un’ingiusta condanna d’omicidio. Armando viene allontanato dalla sua stessa famiglia e neanche riconosciuto dalla madre vittima di un ictus.
Sulla sua strada della solitudine trova la compagnia del cane vagabondo “Internazionale” e l’interessata amicizia dell’avvocato Oscar (Castellitto), uomo misantropo, cinico, truffatore e dedito solo ai suoi imbrogli lavorativi.
Due uomini completamente diversi e distanti che decidono di unire le forze per far riaprire il processo dell’ex galeotto. Armando desidera avere una sentenza d’innocenza e Oscar invece brama di ottenere un mega risarcimento e diventare ricco come se lo augura anche l’avida famiglia del protagonista
Iniziano così le divertenti e grottesche indagini del tandem per ricostruire la sera dell’omicidio e cercare nuovi testimoni. Nelle loro ricerche i due uomini sono aiutati e sostenuti dalla delicata e innamorata barista Carmen(Tedeschi).
Il film ha un taglio visivo molto particolare grazie anche una fotografia delicata e lieve, che permette allo spettatore d’entrare in una storia senza età riuscendo a calarsi nel climax della storia.
L’onestà malinconica di Armando e l’avida furbizia di Oscar si completano e si fondono rappresentando in maniera ironica e garbata le contraddizioni dell’italiano medio.
La sceneggiatura seppure semplice e senza particolari guizzi creativi si rivela ben scritta, scorrevole e fluida scadendo bene i tempi della storia con buon pathos narrativo.
La regia è sicuramente di valore e degna di menzione per aver dato alla pellicola una valenza surreale e grottesca senza mai eccedere riuscendo a coinvolgere ed emozionare lo spettatore con i suoi variopinti personaggi. Forse il film non ha ritmo non è incalzante e ha alcune pause di troppo, ma nel complesso risulta godibile.
Castellitto e Papaleo si confermano attori di valore e dotati di grande versatilità nell’interpretare personaggi diversi. Sono credibili nei rispettivi ruoli, riuscendo a darvi un’anima e una personalità e mostrando pregi e limiti dell’uomo. Lo spettatore ride e si commuove con loro.
L’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi è delicata, quasi in punta di piedi, ma adeguatamente di supporto alla coppia.
Il finale agro dolce è coerente con lo spirito del film confermando allo spettatore due punti fermi:La giustizia italiana non sempre premia l’innocente onesto e che le buche per strada oltre a rappresentare la cattiva gestione della pubblica, possono essere buone occasioni per ottenere un risarcimento se hai il bravo Azzeccagarbugli.
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lunedì 29 settembre 2014
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peggior film visto da parecchio tempo
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Non so e non m'interessa quali potessero essere le eventuali intenzioni degli autori dell film, quello che posso dire essendomi appioppato questo bidone e che sarebbe meglio per voi se andate a vedere qualcosa d'altro. Al limite state a casa e sbrinate il frigo, comunque meglio che vedersi stà robaccia senza senso.
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cozza85
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domenica 28 settembre 2014
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estremamente lento
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un film lento, storia carente, carine le ambientazioni ma troppo poco per far si che il film risulti bello!
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sabato 27 settembre 2014
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la strana coppia
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Dopo il successo dello scorso gennaio con “Un boss in Salotto” il regista Daniele Ciprì, per la sua nuova commedia, “La Buca”, nelle sale dal 25 Settembre, ha deciso di puntare nuovamente sul talento di Rocco Papaleo, affiancandogli un attore-regista di grande calibro qual è Sergio Castellito, La storia è quella di Armando, ex galeotto, che per coprire un suo amico, è stato accusato di omicidio, accusa che gli ha fatto ingiustamente scontare ventisette anni di carcere. Una volta uscito di galera, Armando scopre che tutto intorno a sé è cambiato: perfino i suoi affetti più cari lo rifiutano, così stringe un’amicizia davvero commovente con un cane, Internazionale.
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Dopo il successo dello scorso gennaio con “Un boss in Salotto” il regista Daniele Ciprì, per la sua nuova commedia, “La Buca”, nelle sale dal 25 Settembre, ha deciso di puntare nuovamente sul talento di Rocco Papaleo, affiancandogli un attore-regista di grande calibro qual è Sergio Castellito, La storia è quella di Armando, ex galeotto, che per coprire un suo amico, è stato accusato di omicidio, accusa che gli ha fatto ingiustamente scontare ventisette anni di carcere. Una volta uscito di galera, Armando scopre che tutto intorno a sé è cambiato: perfino i suoi affetti più cari lo rifiutano, così stringe un’amicizia davvero commovente con un cane, Internazionale. Un giorno in un bar Armando incontra Oscar, moderno azzecca-garbugli, specializzato nell’intentare falsi processi e falsi invalidi. Per il truffaldino avvocato dunque, la storia di Armando potrebbe rappresentare una vera e propria gallina dalle uova d’oro, ma solo grazie all’aiuto della barista Carmen, il misantropo sembrerà redimersi dalle sue intenzioni, in un finale davvero sorprendente degno di “Im questo mondo di ladri”.
Ciprì mette a segno un altro successo, con una commedia ben scritta e ben recitata, con un Papaleo oserei dire quasi sorprendente, che con eleganza e senza mai strafare, mette alla berlina, il sistema giudiziario italiano. Per Castellito le parole non bastano, e questo Ciprì lo sa bene, ecco perché per descrivere il carattere misantropico del suo personaggio lo circonda di buio, facendo apparire questo film almeno inizialmente, cupo e lento; ma siamo di fronte a un regista versatile, che non solo scongiura questo rischio, ma dimostra una tale padronanza di generi da sfiorare persino il thriller.
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foffola40
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venerdì 26 settembre 2014
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grottesco e divertente
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Anche la ricerca di giustizia, per riparare un grave errore giudiziario, peraltro sostenuto da una teste che ha riconosciuto nell'Armando ( Rocco Papaleo) l'assassino, si serve di una truffa per ottenere il risarcimento negato dopo la revisione del processo che finalmente riconosce Armando innocente dopo 27 anni di galera.
La vicenda non appare granchè ma la narrazione è grottesca e sul filo dell'ironia, sia per i personaggi, in particolare l'avvocato (Sergio Castellitto), sia per i fatti che si susseguono, come la testimonianza di un messicano tutto scemo che fa sorridere, sia anche per la ricerca di un luogo non luogo dove si svolge la bizzarra vicenda.
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Anche la ricerca di giustizia, per riparare un grave errore giudiziario, peraltro sostenuto da una teste che ha riconosciuto nell'Armando ( Rocco Papaleo) l'assassino, si serve di una truffa per ottenere il risarcimento negato dopo la revisione del processo che finalmente riconosce Armando innocente dopo 27 anni di galera.
La vicenda non appare granchè ma la narrazione è grottesca e sul filo dell'ironia, sia per i personaggi, in particolare l'avvocato (Sergio Castellitto), sia per i fatti che si susseguono, come la testimonianza di un messicano tutto scemo che fa sorridere, sia anche per la ricerca di un luogo non luogo dove si svolge la bizzarra vicenda. Lo spettatore cerca di indovinare il contesto geografico dai dettagli estetici, sia naturali che architettonici, ma è difficile e poi nei titoli di coda si apprende che si tratta di Roma e di qualche piccolo paese sconosciuto.Anche questo particolare rende la storia inconsueta e le garantisce un pizzico di interesse in più
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m.barenghi
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giovedì 25 settembre 2014
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ciprì, ovvera la poetica del capro espiatorio
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La "buca" è una vera e propria voragine del selciato stradale con la quale Castellitto, un azzeccagarbugi tanto furbetto quanto fallimentare, tenta di ricavare indennizzi dal Comune a buon pro di un finto invalido e, ovviamente, proprio. Papaleo è uno sciagurato galeotto che, a inizio film, esce dal carcere dopo 27 anni di reclusione per un omicidio che non ha commesso. Dall'incontro fra i due nasce uno strano sodalizio, volto ad ottenere un risarcimento da parte dello stato per gli anni da lui trascorsi ingiustamente in galera. Ma mentre per l'avvocato la revisione del processo ha senso solo in funzione del risarcimento, ciò che conta per Papaleo è la dichiarazione, pur tardiva, di innocenza.
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La "buca" è una vera e propria voragine del selciato stradale con la quale Castellitto, un azzeccagarbugi tanto furbetto quanto fallimentare, tenta di ricavare indennizzi dal Comune a buon pro di un finto invalido e, ovviamente, proprio. Papaleo è uno sciagurato galeotto che, a inizio film, esce dal carcere dopo 27 anni di reclusione per un omicidio che non ha commesso. Dall'incontro fra i due nasce uno strano sodalizio, volto ad ottenere un risarcimento da parte dello stato per gli anni da lui trascorsi ingiustamente in galera. Ma mentre per l'avvocato la revisione del processo ha senso solo in funzione del risarcimento, ciò che conta per Papaleo è la dichiarazione, pur tardiva, di innocenza.
Abbandonato il clima realistico in cui si svolgeva la tragedia di "E' stato il figlio", Ciprì assume qui il timbro della favola per raccontare una vicenda altrettanto cinica e "scostumata", come è testimoniato dai numerosi "Deus ex machina" (l'infermiera del gerontocomio, l'ex-amico bandito) su cui si fonda il racconto. Il finale della favola non è tuttavia tanto lieto, almeno dal punto di vista di principio. Il che incrina la cristallinità del capro espiatorio-Papaleo, facendogli perdere credibilità nella sequenza finale.
Film comunque molto godibile, scorrevole, con un buon ritmo. Grande agilità nei movimenti di macchina (Vv la presentazione di Nancho durante la festa nel locale messicano) ed ironia a tutto spiano non appena se ne presenti l'occasione. Non manca infine la citazione, forse un po' presuntuosa, di "Citizen Kane" con il primo piano della nave Rosabel - su cui avviene appunto il fattaccio di cronaca nera per cui sarà perseguito Papaleo - che prende vita dal primo piano di una boccia di vetro come la slitta Rosebud di Kane.
Gigantesca la prova interpretativa di Papaleo, che ad ogni film migliora, come il vino. Un po' fuori dalle righe, e forse eccessivamente nevrotica e tesa, quella di Castellitto. Centrati tutti gli altri. Film da vedere
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