sxavalentine
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mercoledì 22 aprile 2015
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tanta azione,ma poche emozioni.
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Film che segna l'inizio dell'era Pixar-Marvel, Big Hero 6 difficilmente verrà ricordato in futuro come uno dei meglio riusciti in casa Disney.
Per carità,tecnicamente è perfetto come se non più di tutti i suoi predecessori,soprattutto per quanto riguarda la componente grafica,veramente straordinaria. Le pecche di questo film vanno semmai ricercate nella storia e in come è stata esposta. Troppo spazio lasciato all'azione,poco alle gag e quasi nullo ai sentimenti. Certo, non si può pretendere che ogni anno esca un nuovo Up,ma Big Hero 6 non riesce a toccare le corde giuste,cosa che pure era riuscita anche con il (ingiustamente) criticatissimo The Brave.
Poco smalto hanno anche le gag,anche perché il goffo,buffo e tenero Baymax rimane tale per troppo poco, diventando in breve tempo un Ironman Disneyano,potentissimo e per nulla "coccoloso".
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Film che segna l'inizio dell'era Pixar-Marvel, Big Hero 6 difficilmente verrà ricordato in futuro come uno dei meglio riusciti in casa Disney.
Per carità,tecnicamente è perfetto come se non più di tutti i suoi predecessori,soprattutto per quanto riguarda la componente grafica,veramente straordinaria. Le pecche di questo film vanno semmai ricercate nella storia e in come è stata esposta. Troppo spazio lasciato all'azione,poco alle gag e quasi nullo ai sentimenti. Certo, non si può pretendere che ogni anno esca un nuovo Up,ma Big Hero 6 non riesce a toccare le corde giuste,cosa che pure era riuscita anche con il (ingiustamente) criticatissimo The Brave.
Poco smalto hanno anche le gag,anche perché il goffo,buffo e tenero Baymax rimane tale per troppo poco, diventando in breve tempo un Ironman Disneyano,potentissimo e per nulla "coccoloso". Allo stesso modo il protagonista Hiro,nonostante parta già orfano,e poco dopo perde pure il fratello maggiore, non suscita una particolare compassione o simpatia: troppo sbruffoncello e troppo genietto,capace di sfornare in men che non si dica prodigiose invenzioni.
Concludendo: il film non è brutto,anzi, ma forse è stato un errore per la Pixar buttarsi in un mercato così saturo come quello dei film di super eroi. Apprezziamo il tentativo, ma speriamo che continui a fare ciò che le riesce meglio: regalare emozioni che toccano il cuore di grandi e piccini.
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agente 007
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venerdì 2 gennaio 2015
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bello... ma non troppo
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Idee decisamente carine, alcuni colpi di scenza inaspettati e sicuramente insegnamenti per i più piccoli che lasciano il segno. Un pizzico di divertimento e ironia mescolato ad una storia inizialmente triste ma che poi si risolve come sempre bene. Mi permetto di aggiungere che tuttavia la storia si rifà a trame vecchie e che quindi la Disney necessita di nuove ispirazioni.
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mattiabertaina
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martedì 13 gennaio 2015
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una scommessa vinta
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Dopo il grandissimo successo di “Frozen” non era semplice replicare. La Disney si è presentata nelle sale con il primo adattamento da un fumetto Marvel, che ha rappresentato una bella scommessa per la casa di Burbank. In un futuro nemmeno tanto prossimo, in una metropoli che rappresenta l’ideale unione tra Occidente ed Oriente (San Fransokyo dalla crasi di San Francisco e Tokyo), la tecnologia ha raggiunto livelli davvero ragguardevoli ed i giovani si ritrovano nei quartieri per i bot-combattimenti (pericoloso hobby di lotta tra piccoli robottini).
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Dopo il grandissimo successo di “Frozen” non era semplice replicare. La Disney si è presentata nelle sale con il primo adattamento da un fumetto Marvel, che ha rappresentato una bella scommessa per la casa di Burbank. In un futuro nemmeno tanto prossimo, in una metropoli che rappresenta l’ideale unione tra Occidente ed Oriente (San Fransokyo dalla crasi di San Francisco e Tokyo), la tecnologia ha raggiunto livelli davvero ragguardevoli ed i giovani si ritrovano nei quartieri per i bot-combattimenti (pericoloso hobby di lotta tra piccoli robottini). Il protagonista, Hiro, è un nerd in erba, un vero prodigio e talento di robotica, che non si sottrae ai bot-combattimenti e spesso si caccia nei guai. Il fratello Tadashi, studente dell’Istituto di tecnologia, lavora da molto tempo ad un progetto rivoluzionario, un robot di lattice, Baymax. La Disney torna a trattare senza remore il tema della perdita(come nelle sue storiche pellicole di Bambi e Il Re Leone) unendo in un solo lavoro molte idee e diversi spunti, contenutistici e formali. Alla inarrestabile corsa tecnologica del Giappone, si frappongono paesaggi da vacanza californiana; il protagonista, Baymax, robot studiato per il benessere psico-fisico degli umani, a tratti davvero esilarante, è lontano dagli stereotipi dell’amico di avventure tenero e adorabile (pur essendo morbido e studiato per essere abbracciato), è senza espressione, ma vince la sfida con la sua personalità, il suo linguaggio, i suoi modi goffi e amorevoli. La sua mission è quella di curare ferite e alleviare abrasioni ma l’incontro con Hiro cambierà gli scenari, trasformando, alla bisogna, Baymax in un super-robot ma senza snaturarne mai il suo essere. Una trama che raggiunge anche il pubblico più giovane; senza troppe complicazioni e sincero, Big hero 6 rappresenta un notevole titolo di intrattenimento adatto a diversi target. Unascommessa vinta, che pur non avendo peculiarità memorabili, potrebbe diventare un classico contemporaneo con il coccoloso Baymax in difesa dei più deboli. Ci aspetta unsequel?
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lisa costa
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mercoledì 21 gennaio 2015
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la scienza ci conquisterà
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Nerd di tutto il mondo, unitevi.
E correte a vedere il nuovo prodotto Disney che sembra scritto apposta per i genietti del computer, per i secchioni della chimica, per i futuri ingegneri fisici.
Hiro è uno di voi, anzi, molto probabilmente meglio visto che alla tenera età di 14 anni è già diplomato e in grado di costruire un robot spietato che manda in pezzi anche il più agguerrito rivale.
Ma il fratello non vede di buon occhio questa sua passione per le scommesse illegali e incontri clandestini, e come solo un fratello maggiore sa fare, lo invoglia a condurre le sue potenzialità in opere migliori, iscrivendosi ad esempio a quello che è il MIT di Fransokyo.
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Nerd di tutto il mondo, unitevi.
E correte a vedere il nuovo prodotto Disney che sembra scritto apposta per i genietti del computer, per i secchioni della chimica, per i futuri ingegneri fisici.
Hiro è uno di voi, anzi, molto probabilmente meglio visto che alla tenera età di 14 anni è già diplomato e in grado di costruire un robot spietato che manda in pezzi anche il più agguerrito rivale.
Ma il fratello non vede di buon occhio questa sua passione per le scommesse illegali e incontri clandestini, e come solo un fratello maggiore sa fare, lo invoglia a condurre le sue potenzialità in opere migliori, iscrivendosi ad esempio a quello che è il MIT di Fransokyo.
Ah, perchè non ve l'ho detto, ma Big Hero 6 è ambientato in una futuristica città che unisce la bellezza architettonica d'altri tempi di San Francisco agli skyliner più avveniristici di Tokyo (la cui commistione è presente in tutti gli aspetti visivi del film).
Al San Fransokyo Istitute of Tecnhology Hero avrà il primo assaggio di quanto una quantità giusta di intelligenza può fare: scoperte e invenzioni, ore spese in laboratori attrezzate in cui sperimentare lo sperimentabile.
E' fatta. Hiro è convinto. Vuole entrare nell'istituto.
Manca però l'idea giusta, che possa impressionare il direttore e professore Callaghan.
L'idea arriva, ovvio, ma tutto precipita in una tragedia non prevista, inaspettata.
E qui entra in gioco Baymax, robot gigante e coccoloso che ha la funzione di curare chi ne ha bisogno, sia per quanto riguarda mali fisici che diversi tipi di dolore.
Trovando in Hero un paziente da accudire, questo simpatico pallone bianco si intestardisce nella missione di farlo tornare felice, accompagnandolo in una folle avventura che sa di vendetta, alla ricerca di chi ha rubato la sua invenzione e non solo..
Nella sua pellicola meno classica (non a caso basata su fumetto Marvel, dopo la sua acquisizione) e meno pubblicizzata, la Disney sembra anche rischiare, portandoci nel mondo di cervelloni che parlano a suon di parolone scientifiche e di formule chimiche.
Ma quando Baymax entra in scena, tutto cambio, l'attenzione è catturata da lui, dalla sua espressività data da pochi gesti e da uno sguardo praticamente fisso.
Il doppiaggio italiano è stato nuovamente eccellente, con la voce monocorde di Flavio Insinna che dona al robot quella vena naif e ingenua che conquista.
Non sono da meno i personaggi comprimari, da una zia benevola a quattro cervelloni ben caratterizzati nel loro ruolo di aiutanti che si dividono battute esilaranti fatte anche di citazioni e riferimenti.
La scommessa sembra quindi vinta per i registi Don Hall e Chris Williams e per il buon John Lasseter e lo si immagina esaltato allo sviluppo di una storia simile.
Ma c'è qualche ma lungo il percorso da snocciolare.
Il primo riguarda come è stato trattato il background di Hero, con quei genitori che mancano, con l'ulteriore tragedia che scatena il tutto e che non è l'ultima che è costretto a subire.
Un po' troppo per un ragazzino? Per i bambini in sala?
Forse.
Il secondo riguarda invece proprio il finale, che lascia -non è difficile immaginarlo- ampio spazio per la produzione di un sequel o di una serie TV, e che fa di quelle frasi ad effetto un effetto di incollato per renderli possibile.
Evitabile.
Infine, ahinoi, se la colonna sonora è fatta di canzoni rockeggianti, con le canzoni principali cantata in America dai 30 seconds to mars e dai Fall Out Boy, qui in Italia questo compito è stato assegnato a... Moreno.
Moreno chi?
Il rapper di Amici.
Ecco.
Tolti questi sassolini dalle scarpe, resta comunque un film godibilissimo, che forse i più grandi sapranno apprezzare di più, che farà aumentare l'amore per la scienza e che farà volere, anche se Natale è già passato, un Baymax tutto per sé.
Ba la la la.
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sarantino
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giovedì 24 settembre 2015
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baymax fa bene al cuore
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Ho approcciato questo film un po' come l'anno scorso ho fatto con Frozen, ovvero con la curiosità di come un film di animazione diretto principalmente ad un pubblico di bambini potesse emozionarmi. Ebbene questo film ci è riuscito e bene. La regia rende ogni momento spettacolare facendoci sentire in un certo senso protagonisti della storia che guardiamo. Questo film è assolutamente fuori dalle canoniche trame trattate dai film di animazione e ci riesce solo come la Disney sa fare.
Baymax fa bene al cuore di tutti; grandi e piccoli. ci fa rendere conto che dobbiamo saperci dedicare agli altri. E ci fa vedere il mondo dall'ottica di qualcuno (anche se un robot) che ha come unico scopo quello di renderci felici.
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Ho approcciato questo film un po' come l'anno scorso ho fatto con Frozen, ovvero con la curiosità di come un film di animazione diretto principalmente ad un pubblico di bambini potesse emozionarmi. Ebbene questo film ci è riuscito e bene. La regia rende ogni momento spettacolare facendoci sentire in un certo senso protagonisti della storia che guardiamo. Questo film è assolutamente fuori dalle canoniche trame trattate dai film di animazione e ci riesce solo come la Disney sa fare.
Baymax fa bene al cuore di tutti; grandi e piccoli. ci fa rendere conto che dobbiamo saperci dedicare agli altri. E ci fa vedere il mondo dall'ottica di qualcuno (anche se un robot) che ha come unico scopo quello di renderci felici.
E' un film che va visto subito. Al più presto.
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mike91
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giovedì 15 gennaio 2015
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davvero un bel film
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Quattro stelle meritate, perchè il film è coinvolgente e riassume in se diverse situazioni che non annoiano, ed emozioni che toccano anche lo spettatore più adulto, benchè il coccoloso co protagonista bianco, per niente banale, sia fatto sopratutto per calamitare le attenzioni dei più piccoli, che sicuramente non faticheranno ad affezzionarsi a questo nuovo eroe robotico, paradossalmente molto più umano di molti altri supereroi umani. Bella la rappresentazione futurista della città e interessanti i personaggi, che non deludono. Un film sia per grandi che per piccoli. Da vedere, assolutamente.
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pear�
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martedì 23 dicembre 2014
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insipido
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Qualche idea interessante c'è sulla caratterizzazione del misterioso antagonista (telefonata comunque), il resto delle energie sono state spese in poche scene interessanti .
Per il resto ci si perde nella fiera del luogo comune. Non discutiamo sul fatto che rimane un film Disney per il natale, con il suo bisogno di risultare fruibile al più vasto pubblico possibile, ma comunque da un film per questa fascia d'età si può pretendere maggiore impegno nel saper veicolare un messaggio.
Idee poche (banali) e confuse.
[+] scusa,
(di paperstreet)
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[+] scherzi?!
(di andrea diatribe)
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