luca capaccioli
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domenica 11 agosto 2013
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sotto l'adamantio!
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Sono passati tredici anni, ormai, dal primo capitolo della saga dedicato agli X-Men, che vede la regia di Bryan Singer, che ne ha diretto anche il sequel, X-Men 2. Successivamente, Brett Ratner ha sostituito Singer per dirigere il terzo capitolo della saga, quale X-Men: Conflitto finale. Dopo il primo godibile, ma non del tutto soddisfacente, spin-off/prequel dedicato a Wolverine ed un altro prequel, X-Men - L'inizio, James Mangold dirige un altro capitolo nei riguardi del mutante artigliato della Marvel, ovvero Wolverine - L'immortale, basato sulla saga degli anni novanta scritta da Chris Claremont ed illustrata da Frank Miller. Quando una ninja di nome Yukio (Rila Fukushima) convince Logan/Wolverine (Hugh Jackman) ad incontrare un magnate della tecnologia in di nome Ichiro Yashida (Hal Yamanouchi), che egli salvò a Nagasaki durante la Seconda Guerra Mondiale, il mutante intraprende un lungo viaggio verso il Giappone.
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Sono passati tredici anni, ormai, dal primo capitolo della saga dedicato agli X-Men, che vede la regia di Bryan Singer, che ne ha diretto anche il sequel, X-Men 2. Successivamente, Brett Ratner ha sostituito Singer per dirigere il terzo capitolo della saga, quale X-Men: Conflitto finale. Dopo il primo godibile, ma non del tutto soddisfacente, spin-off/prequel dedicato a Wolverine ed un altro prequel, X-Men - L'inizio, James Mangold dirige un altro capitolo nei riguardi del mutante artigliato della Marvel, ovvero Wolverine - L'immortale, basato sulla saga degli anni novanta scritta da Chris Claremont ed illustrata da Frank Miller. Quando una ninja di nome Yukio (Rila Fukushima) convince Logan/Wolverine (Hugh Jackman) ad incontrare un magnate della tecnologia in di nome Ichiro Yashida (Hal Yamanouchi), che egli salvò a Nagasaki durante la Seconda Guerra Mondiale, il mutante intraprende un lungo viaggio verso il Giappone. Giunto sul luogo, Yashida, in procinto di morte, propone a Logan di donargli i suoi poteri di guarigione in cambio di una vita normale. In questo film vediamo un Wolverine più tormentato, afflitto dalle perdite subite in passato e dalle allucinazioni in cui appare Jean Grey, mutante telepate e telecineta che lui stesso ha dovuto uccidere quando quest'ultima divenne la potentissima Fenice Nera nel terzo capitolo diretto da Ratner. il film, condito con degli effetti speciali sbalorditivi, scene d'azione di ottima qualità, in particolare nel momento in cui Logan combatte contro alcuni membri della Yakuza per salvare Mariko (Tao Okamoto), la nipote di Yashida, e con ottime interpretazione dei personaggi, specialmente nel caso, ovviamente, di Hugh Jackman, si rivela decisamente un ottimo passo avanti rispetto a X-Men le origini: Wolverine. L'unica pecca è che, a tratti, la trama procede un po' troppo lentamente anche se, a parte questo, la pellicola si rivela più che soddisfacente.
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m-b1966
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giovedì 8 agosto 2013
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emozionante e coinvolgente: il miglior x-film
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Che i film degli X-Men non c'entrino praticamente nulla con i fumetti a cui si ispirano fu chiaro dal primo film di Bryan Singer, praticamente l'episodio pilota di un serial per quanto era povero di mezzi e attori celebri. Invece, lanciò tutto il suo cast e anche i mutanti Marvel a Hollywood, aprendo la porta a una nuova era di film di supereroi che ancora continua. Singer centrò pienamente il bersaglio con il successivo X-Men 2, per poi abbandonare i mutanti e concentrarsi su altri progetti cinematografici (Operazione Valchiria) e televisivi (Dr. House). Successivamente, nessun X-film è stato all'altezza dei suoi, nonostante X-Men: L'inizio sia un buon prodotto anche ben recitato, sebbene non convincente per alcune scelte narrative.
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Che i film degli X-Men non c'entrino praticamente nulla con i fumetti a cui si ispirano fu chiaro dal primo film di Bryan Singer, praticamente l'episodio pilota di un serial per quanto era povero di mezzi e attori celebri. Invece, lanciò tutto il suo cast e anche i mutanti Marvel a Hollywood, aprendo la porta a una nuova era di film di supereroi che ancora continua. Singer centrò pienamente il bersaglio con il successivo X-Men 2, per poi abbandonare i mutanti e concentrarsi su altri progetti cinematografici (Operazione Valchiria) e televisivi (Dr. House). Successivamente, nessun X-film è stato all'altezza dei suoi, nonostante X-Men: L'inizio sia un buon prodotto anche ben recitato, sebbene non convincente per alcune scelte narrative. James Mangold, il regista di gemme come Quando l'amore brucia l'anima e Ragazze interrotte, imposta il suo Wolverine: L'immortale come un western, sebbene ambientato in Giappone e recitato in buona parte in giapponese. Mangold, già regista del remake di Un treno per Yuma, cita stavolta Il texano dagli occhi di ghiaccio di Clint Eastwood, dove l'eroe datosi alla macchia è costretto a tornare in azione. Dal primo minuto alla splendida X-scena dopo i titoli di coda, Wolverine: L'immortale è una sorpresa a livello narrativo e una pellicola avvincente che punta sull'interazione dei personaggi e sul loro background almeno quanto sulle scene d'azione. La storia d'amore è poi molto credibile, e i personaggi di contorno - nonostante siano diversi dalle loro controparti a fumetti - ben sviluppati. Certo, in ambito Marvel, siamo più dalle parti dell'Hulk di Ang Lee che da quelle di Avengers, ma stavolta il bersaglio è stato centrato appieno.
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[+] concordo con te! tra spettacolo e umanità.
(di antonio montefalcone)
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jaylee
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sabato 3 agosto 2013
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il ritorno del mutante artigliato
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Hugh Jackman è divenuto de facto il volto di Wolverine, visto che ormai sta interpretando il ruolo per la quinta volta (sesta se si include il cameo nel 2011) dal 2000. Un po’ come Sean Connery che è il volto ufficiale di James Bond nell’immaginario collettivo (con buona pace dei vari Daniel Craig, Roger Moore, ecc.), Jackman, partendo da un personaggio difficile da portare sullo schermo (stiamo parlando di un supereroe irsuto, di circa 1,65, e con un taglio di capelli che preoccuperebbe persino Morgan), ne è divenuto talmente la rappresentazione reale che la recente produzione a fumetti che riguarda il Mutante Canadese ha totalmente preso le sembianze del Trasformista Australiano.
Personaggio con una storia complessa ed affascinante come pochi (del resto è stato protagonista di maestri del fumetto assoluti, come Chris Claremont e Frank Miller), stavolta la trama lo spinge in Giappone, dove aveva appreso le arti marziali del bushido prima della seconda guerra mondiale, e dove, su richiesta di un vecchio amico, dovrà proteggere l’ereditiera Mariko dagli assalti della Yakuza: con una difficoltà aggiuntiva: per qualche motivo ha perso la sua invulnerabilità.
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Hugh Jackman è divenuto de facto il volto di Wolverine, visto che ormai sta interpretando il ruolo per la quinta volta (sesta se si include il cameo nel 2011) dal 2000. Un po’ come Sean Connery che è il volto ufficiale di James Bond nell’immaginario collettivo (con buona pace dei vari Daniel Craig, Roger Moore, ecc.), Jackman, partendo da un personaggio difficile da portare sullo schermo (stiamo parlando di un supereroe irsuto, di circa 1,65, e con un taglio di capelli che preoccuperebbe persino Morgan), ne è divenuto talmente la rappresentazione reale che la recente produzione a fumetti che riguarda il Mutante Canadese ha totalmente preso le sembianze del Trasformista Australiano.
Personaggio con una storia complessa ed affascinante come pochi (del resto è stato protagonista di maestri del fumetto assoluti, come Chris Claremont e Frank Miller), stavolta la trama lo spinge in Giappone, dove aveva appreso le arti marziali del bushido prima della seconda guerra mondiale, e dove, su richiesta di un vecchio amico, dovrà proteggere l’ereditiera Mariko dagli assalti della Yakuza: con una difficoltà aggiuntiva: per qualche motivo ha perso la sua invulnerabilità. Per chi non lo sapesse, Wolverine/Logan oltre ad essere dotato di artigli indistruttibili e sensi da predatore, ha capacità rigenerative che lo rendono virtualmente immortale, dunque la sua storia inizia a metà 800 in Canada per arrivare ai giorni nostri attraversando guerre, epopee, sperimentazioni, orrori e tanta solitudine: come gli Highlander dei tempi di Christopher Lambert, coloro che ama sono destinati ad invecchiare e morire sotto i suoi occhi ormai senza tempo. Di fatto, è divenuto un ronin, samurai senza padrone in termini letterali, uomo senza ragione di esistere in termini metaforici.
Pur con dei difetti di trama, Wolverine risolleva le sorti di un personaggio che dopo, il passo falso del 2009 (il primo spin off dedicato al suo “assolo”), sembrava destinato a decadere. Eliminando molti elementi supereroistici del genere (non vedrete costumi ed uniformi), il regista James Mangold è riuscito a cogliere alcuni aspetti tormentati del personaggio, non per ultimo l’esser stato costretto ad uccidere il suo amore che lo spinge a cercare una morte che lo respinge, insieme ai lati più spiccatamente da kung fu movie che ne caratterizzano una parte delle storie (in particolare, per gli amanti della carta, il ciclo di Frank Miller), con personaggi riconoscibili per stile e caratteristiche, e ovviamente qualche mutante e “cyborg”…
Oltre ad uno sviluppo comunque interessante, e non scontato (eccezion fatta per la parentesi romantica), Wolverine L’Immortale conta su scene di azione davvero molto buone (su tutte quella sul tetto del treno), e persino qualche immagine iconica (vedere per credere il nostro Logan trattenuto da frecce stile San Sebastiano da una trentina di ninja); e personaggi dello star system orientale che non dispiacerebbero a Tarantino (su tutti la piccola ninja Rila Fukushima). E ovviamente immancabile “finalino”, stavolta davvero promettente…
Cinefumetto gradevole, ben fatto e con qualche graffio andato a segno. (www.versionekowalski.it)
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tonysamperi
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giovedì 8 agosto 2013
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nella testa dell'animale
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Il primo Spin-off aveva indagato le origini di Logan: partendo da metà ottocento ci raccontava la nascita di Wolverine e dell'arma X. Come lo stesso Hugh Jackman ha spiegato, qui la fisicità era un punto chiave del personaggio, cosa che non si era indagata allo stesso modo nei 3 capitoli di "X-Men".
Questa volta si indaga più quanto si trova sotto la facciata animalesca di Wolverine. Cronologicamente ci troviamo dopo "Conflitto finale": Logan si è rifugiato sui monti, anche se la lontananza non impedisce ai fantasmi del passato di tormentarlo. Aver dovuto uccidere il suo amore (Jean Grey) l'ha sconvolto, portandolo a condurre ormai un'esistenza priva di significato, alla ricerca di una fuga dall'immortalità, che a causa della sua mutazione non può arrivare.
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Il primo Spin-off aveva indagato le origini di Logan: partendo da metà ottocento ci raccontava la nascita di Wolverine e dell'arma X. Come lo stesso Hugh Jackman ha spiegato, qui la fisicità era un punto chiave del personaggio, cosa che non si era indagata allo stesso modo nei 3 capitoli di "X-Men".
Questa volta si indaga più quanto si trova sotto la facciata animalesca di Wolverine. Cronologicamente ci troviamo dopo "Conflitto finale": Logan si è rifugiato sui monti, anche se la lontananza non impedisce ai fantasmi del passato di tormentarlo. Aver dovuto uccidere il suo amore (Jean Grey) l'ha sconvolto, portandolo a condurre ormai un'esistenza priva di significato, alla ricerca di una fuga dall'immortalità, che a causa della sua mutazione non può arrivare.
Il passato torna sempre, una vecchia conoscenza di Logan offre una scelta: l'opportunità di trasferire la sua immortalità. Tuttavia la nuova missione lo porterà in Giappone e lo coinvolgerà direttamente, permettendogli di ridare valore al suo dono e ritrovare il soldato che Wolverine rappresenta.
Portare Logan in Giappone ha creato un mix adrenalinico piuttosto efficace: ci sono inseguimenti, sparatorie, arti marziali, ninja e frecce. Direi che le scene migliori si svolgono sul tetto del treno ad alta velocità, ma anche il resto della trama non delude: una scena iconica ci mostra il Wolverine più animalesco, trafitto da numerose frecce ma ancora in piedi; un esoscheletro di adamantio e un forte climax verso la fine completano il tutto.
L'epilogo post-credits ci preannuncia "X-men: days of future past" che uscirà a luglio 2014.
La fotografia è pulita e luminosa, non si dà infatti una tinta più cupa alla storia, le riprese sono molto statiche, io avrei inserito qualche handycam in più per conferire più azione alle scene di lotta.
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mickey97
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domenica 4 agosto 2013
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in balìa dei tormenti, l'eroe non buca lo schermo
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Wolverine è il mutante più affascinante della Marvel, un look alla Morgan e due possenti spalle sottolineano il fascino dell'eroe, interpretato da un Hugh Jackman decisamente in forma che ci regala una performance completamente sobria senza scadere nell'inespressività. A risultare alquanto interessante invece è la versione più rude e cavernicola di Logan che ricorda tanto l'uomo all'eta della pietra. Il maestro Yashida ancora memore di essere stato salvato da Wolverine l'immortale, ne richiede la presenza alla corte giapponese in teoria per un addio nel quale è insita in realtà la sua volontà di vivere, bramando l'immortalità di un Wolverine che questa volta rifiuta e spezza un'accordo crudele che alla fine non si conclude per un palese rifiuto di un eroe che voleva solo dare un addio a un uomo, il quale dopo una vita di successi non è ancora pronto a morire, temendone della morte le conseguenze.
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Wolverine è il mutante più affascinante della Marvel, un look alla Morgan e due possenti spalle sottolineano il fascino dell'eroe, interpretato da un Hugh Jackman decisamente in forma che ci regala una performance completamente sobria senza scadere nell'inespressività. A risultare alquanto interessante invece è la versione più rude e cavernicola di Logan che ricorda tanto l'uomo all'eta della pietra. Il maestro Yashida ancora memore di essere stato salvato da Wolverine l'immortale, ne richiede la presenza alla corte giapponese in teoria per un addio nel quale è insita in realtà la sua volontà di vivere, bramando l'immortalità di un Wolverine che questa volta rifiuta e spezza un'accordo crudele che alla fine non si conclude per un palese rifiuto di un eroe che voleva solo dare un addio a un uomo, il quale dopo una vita di successi non è ancora pronto a morire, temendone della morte le conseguenze. Il mutante artigliato possiede il dono dell'immortalità ma di questo il medesimo ne risulta davvero poco entusiasta, tutte le persone a cui vuole bene sono destinate a morire, non conoscerà la morte ma solo la sofferenza, più passerranno gli anni, più sarà costretto a soffrire maledettamente, adesso prendono pure posto i sensi di colpa con i quali Wolverine si ritrova a combattere ogni notte... Jean... Jean... il nome della donna che lui stesso ha ucciso si disperde nella stanza buia e silenziosa. Logan durante le notti tormentate ritrova le labbra di Jean, ma non sono reali, lo sono solo quelle di Mariko, con la quale è timidamente legato sentimentalmente. Sia Wolwerine che Iron Man non riescono a dormire, il primo si sente in colpa e il secondo risulta turbato alla presenza di quei terribili ricordi, i quali lo rendono memore di come lui stava per morire sempre per la salvaguardia del mondo. Wolverine presenta fin troppi tormenti, i quali non gli permettono di bucare lo schermo nonostante soddisfi di più rispetto a una prima parte a tratti fiacca e noiosa. La nota dolente del film resterà la mancata caratterizzazione dei personaggi secondari e non la trama che dopo un'odio iniziale la si apprezza per il determinante colpo di scena che non la fa apparire proprio banale bensì semplice. Comunque si poteva fare di meglio, il film è riuscito per metà e spero che il sequel di Wolverine risulti ben fatto dall'inizio alla fine.
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zavatta
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martedì 13 maggio 2014
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rendere wolverine banale? impresa riuscita
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Merita 2 stelle ma solo se si ignora l'intera serie dedicata agli x-men.
La trama non serve riassumerla, il film non punta certo sulla trama. Basti dire che Wolverine ritiratosi tipo Rambo a vita privata e schiva viene invischiato in una storia stile spaghetti western in salsa di soia. A tratti mi ha dato l'impressione di essere girato come un videogioco, in particolare mi sono cadute le braccia quando Logan scopre che impugnando la spada di adamantio del supercattivo finale con due mani questa diventa incandescente e può tagliare l'adamatio semplice come fosse burro. E' un film prevedibile, ricco d'azione ma lento e la sua lentezza non si spiega, perché non c'è nessun approfondimento particolare sulla psicologia del protagonista o sulla storia dei personaggi nuovi.
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Merita 2 stelle ma solo se si ignora l'intera serie dedicata agli x-men.
La trama non serve riassumerla, il film non punta certo sulla trama. Basti dire che Wolverine ritiratosi tipo Rambo a vita privata e schiva viene invischiato in una storia stile spaghetti western in salsa di soia. A tratti mi ha dato l'impressione di essere girato come un videogioco, in particolare mi sono cadute le braccia quando Logan scopre che impugnando la spada di adamantio del supercattivo finale con due mani questa diventa incandescente e può tagliare l'adamatio semplice come fosse burro. E' un film prevedibile, ricco d'azione ma lento e la sua lentezza non si spiega, perché non c'è nessun approfondimento particolare sulla psicologia del protagonista o sulla storia dei personaggi nuovi. Forse vuole dare un tocco orientale alla pellicola, che è ambientata quasi in toto in Giappone.
La vicenda procede fra le acrobazie dei cattivi della Yakuza e gli incubi di Wolverine che non aggiungono nessuna suspence né sono funzionali alla narrazione perché riguardano tutte vicende svolte nel passato che conosciamo alla perfezione.
Jackman si salva, ormai il confine fra lui e il suo personaggio è impercettibile, anche se qui appare a tratti ammiccante e macchiettato.
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il beppe nazionale
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martedì 24 giugno 2014
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un'occasione sprecata
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Jean è morta, Logan è distrutto dai sensi di colpa e si ritira sulle montagne dove s'improvvisa guardiacaccia tra una bottiglia e l'altra. A scuoterlo da questa vita arriva una giapponese dai capelli tinti che si fa portavoce di un vecchio magnate di Tokyo, Yashida, che Wolverine salvò dalla catastrofe nucleare di Nagasaki. Questo Yashida sta morendo, e vorrebbe dire addio all'uomo che lo salvò e regalargli una preziosa katana. Ma si sa, non è tutto oro quello che luccica, e se Logan viene strappato dalle sue terre è perchè il boss giapponese vuole il gene dell'immortalità. In cambio al buon Logan verrà data la possibilità di morire e trovare finalmente pace dai suoi tormenti.
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Jean è morta, Logan è distrutto dai sensi di colpa e si ritira sulle montagne dove s'improvvisa guardiacaccia tra una bottiglia e l'altra. A scuoterlo da questa vita arriva una giapponese dai capelli tinti che si fa portavoce di un vecchio magnate di Tokyo, Yashida, che Wolverine salvò dalla catastrofe nucleare di Nagasaki. Questo Yashida sta morendo, e vorrebbe dire addio all'uomo che lo salvò e regalargli una preziosa katana. Ma si sa, non è tutto oro quello che luccica, e se Logan viene strappato dalle sue terre è perchè il boss giapponese vuole il gene dell'immortalità. In cambio al buon Logan verrà data la possibilità di morire e trovare finalmente pace dai suoi tormenti.
Wolverine l'Immortale, come il suo predecessore, presenta all'inizio degli spunti interessanti. Il periodo in Giappone, la perdita della rigenerazione e gli incubi ricorrenti hanno la possibilità di dare qualcosa in più alla trama, tuttavia Mangold non sfrutta bene nessuna di queste carte vincenti e ci confeziona un action film di serie B. La trama diventa dopo poco tempo lineare e pacchiana, con tanto di villain finale patetico e appena adatto a una serie animata, e il punto forte su cui si poteva costruire tutto - la perdita del fattore rigenerante - diventa la scusa per vedere qualche punto di sutura sul corpo statuario di Logan.
L'obbrobrio non conosce limiti nei combattimenti, come per esempio quello sul treno, e nel conflitto mafia-ninja-famiglia dove praticamente tutti i personaggi sono bidimensionali e altamente stereotipati. Aggiungiamo pure al mix una "storia d'amore" con Mariko profonda quanto una pozzanghera, una mutante che prevede le morti altrui, un'altra che allunga la lingua e gioca con la chimica: tutti contesti monocorda che si lasciano guardare giusto perchè ci sono Jackman e un po' di movimento. Precisiamo, Jackman è molto bravo, ma non è che faccia gridare al miracolo; piuttosto il suo livello viene enfatizzato da tutto un circondario anonimo di personaggi e da una sceneggiatura pietosa.
Come in Le Origini l'obiettivo è quello di avere un boss finale che faccia fremere d'eccitazione il pubblico, peccato che il risultato sia un robottone d'adamantio tipico della tradizione dei peggio manga, con tanto di aghi "assorbi-potere" esattamente posizionati in modo da poter filtrare attraverso i tre artigli di Wolverine. Una trovata realmente kitsch che potrebbe invogliare lo spettatore deluso a chiedere il rimborso del biglietto. A livello di regia ci si accanisce sul corpo di Wolverine, con tanto di errore nella scena dell'autoestrazione - quando Wolverine è sul lettino e Yukio gli sbatte contro, lui ha la mano fuori dal petto -, e ci si ripropone la classica scena di Logan in ginocchio a braccia distese e artigli sguainati.
Le emozioni sono poche e la delusione è tanta. L'apogeo del film lo si registra nella scena dopo i titoli di coda, quando si instaura una soluzione di continuità tra Conflitto Finale e Giorni di un futuro passato. Tutto il resto è, purtroppo, inutile.
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loscrivanofiorentino
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mercoledì 26 aprile 2017
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il wolverine abbandonato
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Il primo spin-off dedicato a Wolverine non era certo da Oscar,ma tutto sommato si poteva guardare anche con piacere.
Mi sembra che qui ci sia stato un netto peggioramento.
L'unica nota indovinata è che Logan vuole starsene in santa pace e puntualmente qualcuno va a rovinargli la festa.
Anche se tratta dal fumetto, la storia raccontata viene a noia ben presto.
Il trasferimento in Giappone di fatto non alimenta le nostre emozioni,come i vecchi ricordi e nemici alquanto improbabili.
Viper e la setta dei Ninja sono un enorme buco nell'acqua al pari di quella sottospecie di Samurai Robot e non voglio addentrarmi nella troppo scontata e flebile storia d'amore.
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Il primo spin-off dedicato a Wolverine non era certo da Oscar,ma tutto sommato si poteva guardare anche con piacere.
Mi sembra che qui ci sia stato un netto peggioramento.
L'unica nota indovinata è che Logan vuole starsene in santa pace e puntualmente qualcuno va a rovinargli la festa.
Anche se tratta dal fumetto, la storia raccontata viene a noia ben presto.
Il trasferimento in Giappone di fatto non alimenta le nostre emozioni,come i vecchi ricordi e nemici alquanto improbabili.
Viper e la setta dei Ninja sono un enorme buco nell'acqua al pari di quella sottospecie di Samurai Robot e non voglio addentrarmi nella troppo scontata e flebile storia d'amore.
Jackman fa sempre la sua figura,ci mancherebbe altro,ma da solo non può sostenere una baracca basata su fragili fondamenta.
Anche se abbandonato a se stesso,Wolverine rimane immortale nei nostri cuori,la sceneggiatura non ci resta neanche per cinque minuti.
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ultimoboyscout
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giovedì 7 novembre 2013
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un mutante a tokio.
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James Mangold trasforma in perfetto samurai Wolverine, finito in Giappone ormai stanco di vivere, in piena crisi e senza più radici. Da regista assolutamente imprevedibile qual'è, Mangold, per girare il film, ha attinto moltissimo nel suo lato geek e in quello di fanboy, ma ha confezionato un film "serissimo" e impegnativo, sia per lo spettatore che per il suo protagonista. Ne esce un'avventura esotica ed affascinante in cui Wolverine, problematico già di per se, appare ancora più sradicato, uno straniero in terra straniera che ha perso ogni punto di riferimento, dall'amore agli amici che sprofonda nella depressione e maledice la sua immortalità.
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James Mangold trasforma in perfetto samurai Wolverine, finito in Giappone ormai stanco di vivere, in piena crisi e senza più radici. Da regista assolutamente imprevedibile qual'è, Mangold, per girare il film, ha attinto moltissimo nel suo lato geek e in quello di fanboy, ma ha confezionato un film "serissimo" e impegnativo, sia per lo spettatore che per il suo protagonista. Ne esce un'avventura esotica ed affascinante in cui Wolverine, problematico già di per se, appare ancora più sradicato, uno straniero in terra straniera che ha perso ogni punto di riferimento, dall'amore agli amici che sprofonda nella depressione e maledice la sua immortalità. Non più il classico cinefumetto ma qualcosa di più complesso con la battaglia che non è solo fisica ma anche, e soprattutto, psicologica con Wolverine che diventa un ronin e l'ambientazione che influenza fortemente lo stile del film. La graphic novel giapponese scritta da Chris Claremont e disegnata da Frank Miller èun cult di genere assoluto e non poteva non essere trasformata in film, il sesto per Jackman noi (pochi) panni del muscolosissimo mutante di adamantio, che decide di lottare, di rimettersi in gioco rischiando tutto per rirovare ciò che non ha più. L'attore australiano è bravissimo nel cominicare grazie al suo corpo tutte le sue sofferenze, quelle di un eroe riluttante dal passato doloroso e da una moralità quantomeno grigia. Ma Logan/Wolverine rimane il più umano dei mutanti, viene raccontato nelle sue turbe e nelle sue vulnerabilità, nei suoi tormenti che tanto piacciono al pubblico. Azione e introspezione la fanno da padrone, c'è poco se non pochissimo humour nonostante la direttiva Marvel sia quella di smorzare i toni cupi con una scrittura più leggera. Ma Wolverin è davvero troppo grosso e incazzato per essere un umorista tipo Tony Stark.
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daf_ma
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lunedì 26 agosto 2013
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poco coraggioso, wolverine non conquista
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James Mangold ('Quando l’amore brucia l’anima' e 'Ragazze interrotte') si occupa di riportare sullo schermo Wolverine, sicuramente il più riuscito dei personaggi targati ‘X-Men’. ‘Wolverine: L’immortale’ esce nelle sale 4 anni dopo il primo capitolo, dedicato interamente alle origini del mutante con gli artigli, ed ha il compito di gettare le basi per il nuovo ‘X-men: Giorni di un futuro passato’ (ovviamente attendete la fine dei titoli di coda prima di abbandonare la sala, come per ogni film targato Marvel).
Ispirato alla miniserie a fumetti di Chris Claremont del 1982, il film è ambientato in Giappone dove il nostro eroe viene condotto per esaudire l’ultimo desiderio di Yoshida, soldato che ha salvato dall’esplosione atomica di Nagasaki del’45 e che, adesso, è il leader di una corporazione tecnologica.
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James Mangold ('Quando l’amore brucia l’anima' e 'Ragazze interrotte') si occupa di riportare sullo schermo Wolverine, sicuramente il più riuscito dei personaggi targati ‘X-Men’. ‘Wolverine: L’immortale’ esce nelle sale 4 anni dopo il primo capitolo, dedicato interamente alle origini del mutante con gli artigli, ed ha il compito di gettare le basi per il nuovo ‘X-men: Giorni di un futuro passato’ (ovviamente attendete la fine dei titoli di coda prima di abbandonare la sala, come per ogni film targato Marvel).
Ispirato alla miniserie a fumetti di Chris Claremont del 1982, il film è ambientato in Giappone dove il nostro eroe viene condotto per esaudire l’ultimo desiderio di Yoshida, soldato che ha salvato dall’esplosione atomica di Nagasaki del’45 e che, adesso, è il leader di una corporazione tecnologica. Yoshida, in fin di vita, propone a Logan uno scambio: una vita normale in cambio della sua immortalità.
L’intento di Mangold è quello di dare alla ‘bestia’ Wolverine una dimensione più umana e introspettiva, che possa lenire le sue pene. Wolverine è un soldato stanco di combattere e, pieno di rimorsi per aver ucciso l’unico amore della sua vita, Jean Grey, vuole trovare un po’ di pace. A riaccendere lo spirito del mutante, reso ormai mortale, sarà la giovane nipote di Yoshida, ereditiera dell’impero. Nell’intento di salvarla il soldato ritroverà motivazioni e poteri e perdonerà se stesso.
Dopo i primi 30 minuti di film, il tentativo di introspezione sul personaggio si arresta di colpo, per lasciare spazio a folli combattimenti su treni ad alta velocità e a battaglie con agguerriti ninja ma nemmeno questi sono particolarmente affascinanti e finiscono col rendere il prodotto finale poco coraggioso e pertanto poco trainante. A sorreggere il film fino ai titoli di coda resta la buona interpretazione di Hugh Jackman, il fedelissimo attore/coproduttore australiano che, per la sesta volta, veste bene i panni del personaggio.
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