linus2k
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domenica 24 novembre 2013
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il thriller dell'anima
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Attendevo con trepidazione "Il passato", la nuova avventura cinematografica dell'iraniano Asghar Farhadi, premio Oscar per il film "Una separazione".
Nei suoi due film precedenti mi aveva conquistato il suo sguardo asciutto, profondo e arguto e la perfetta conoscenza dei tempi cinematografici.
"Il passato", primo film girato fuori dai confini persiani, con un cast internazionale con una meravigliosa Bérénice Béjo (candidata all'Oscar come miglior attrice non protagonista per "The Artist"), mi conferma in pieno le ottime sensazioni delle precedenti opere.
Tutto nel film funziona alla grande: regia, fotografia, sceneggiatura, attori e la sensazione è davvero di assistere ad una prova di Grande Cinema come raramente si può vedere nelle sale ultimamente.
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Attendevo con trepidazione "Il passato", la nuova avventura cinematografica dell'iraniano Asghar Farhadi, premio Oscar per il film "Una separazione".
Nei suoi due film precedenti mi aveva conquistato il suo sguardo asciutto, profondo e arguto e la perfetta conoscenza dei tempi cinematografici.
"Il passato", primo film girato fuori dai confini persiani, con un cast internazionale con una meravigliosa Bérénice Béjo (candidata all'Oscar come miglior attrice non protagonista per "The Artist"), mi conferma in pieno le ottime sensazioni delle precedenti opere.
Tutto nel film funziona alla grande: regia, fotografia, sceneggiatura, attori e la sensazione è davvero di assistere ad una prova di Grande Cinema come raramente si può vedere nelle sale ultimamente. Il regista ha saputo dosare la giusta leggerezza nella scrittura evita l'effetto melò, la suspance in dosi sempre maggiori con repentini e continui colpi di scena, l'attenzione alla veridicità delle reazioni (complici degli attori assolutamente perfetti).
Ahmad atterra a Parigi dopo 4 anni dall'Iran per chiudere definitivamente il capitolo matrimoniale con la sua ex moglie Marie, pronta a risposarsi ed a cominciare una nuova vita. Ritroverà una situazione affettiva diversa, in crisi, schiacciata in non detti ed in reciproci sospetti ed accuse che rischiano di far esplodere la situazione.
Con un ritmo sempre più concitato, giocando con i colpi di scena, si apre un vero e proprio thriller emotivo sentimentale alla scoperta di quella verità di cui tutti i protagonisti del film sono portatori in parte; parte che, rimanendo all'oscuro del resto, genera pregiudizi, sospetti, rancori.
Con tatto e amorevole distacco, il film si dipana tra confessioni ed accuse con una perfezione narrativa tale da essere indotti di volta in volta come spettatori a rileggere la storia secondo i vari punti di vista, condordando con il protagonista di turno sulle accuse e sulla presunta verità, fino a scoprire poco dopo tasselli in più che ridisegnano dinamiche e responsabilità.
"Il passato" ha quasi la dimensione di un giallo con Ahmad che, con il dovuto distacco, cerca di indagare, mediare, favorire il dialogo.
L'aspetto interessante è come questa dimensione vada oltre il genere, l'indagare chi ha commesso cosa, ma in realtà va a svelare i vari protagonisti nelle loro debolezze, paure, nei loro rancori, il tutto senza reale condanna verso nessuno di loro, solo voglia di mostrare i percorsi emotivi che spingono una famiglia a scontrarsi, non capirsi e provare a confrontarsi.
Perché il passato può nascondere verità non dette che pesano come macigni e la loro scoperta può mostrare la strada più giusta (ma non necessariamente non dolorosa) verso il futuro.
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danylt
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venerdì 22 novembre 2013
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passato e presente...pesi e scelte
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L’iraniano Ahmad torna in francia dalla moglie Maria per completare le formalità per il loro divorzio. Quando Ahmad su richiesta della moglie rimarrà nella casa di quest’ultima per i giorni del soggiorno, scoprirà che Maria oltre ad avere una relazione con un uomo sposato e con un figlio, vive un rapporto conflittuale con la figlia Lucie avuto dal primo marito. Per cercare di capire e risanare in qualche modo queste spaccature Ahmad si troverà dentro un "passato" con dei segreti.
Con uno stile classico e apparentemente leggero il film di Asghar Farhadi ti trasporta con il passare dei minuti nei vicoli chiaro scuri della storia, che piano piano vengono svelati e portati alla luce.
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L’iraniano Ahmad torna in francia dalla moglie Maria per completare le formalità per il loro divorzio. Quando Ahmad su richiesta della moglie rimarrà nella casa di quest’ultima per i giorni del soggiorno, scoprirà che Maria oltre ad avere una relazione con un uomo sposato e con un figlio, vive un rapporto conflittuale con la figlia Lucie avuto dal primo marito. Per cercare di capire e risanare in qualche modo queste spaccature Ahmad si troverà dentro un "passato" con dei segreti.
Con uno stile classico e apparentemente leggero il film di Asghar Farhadi ti trasporta con il passare dei minuti nei vicoli chiaro scuri della storia, che piano piano vengono svelati e portati alla luce. C’è un senso di oppressione e mistero in ogni personaggio, e sono i dettagli dei gesti e le frasi dette che rivelano l' identità di ogni sguardo presente, ma in realtà sempre rivolto al passato. Perché è quest' ultimo, da cui il titolo prende nome nella sua totalità, il tema centrale del film, nel quale non si può fare a meno di rimanere coinvolti in prima persona nonostante la genericità della storia narrata. Il regista vuole soprattutto ricordarci che alla fine di tutto il presente e il passato sono sempre lì, che quasi si fondono, e lo fa con i gesti sincopati ed estremamente naturali degli attori. Spesso infatti ogni personaggio fisicamente va avanti e indietro con il corpo,si allontana dando le spalle,e mentre c'è chi viene richiamato da qualcuno per tornare indietro sia fisicamente che simbolicamente,c'è chi invece è richiamato dall'eco del proprio passato,remoto o prossimo che sia. Ed è in quell'istante che rimaniamo in sospeso con il fiato in attesa di quella decisione. Ma è possibile decidere di scindere i due tempi? E possibile dividere presente e passato per riuscire finalmente a guardare avanti? Secondo Farhadi è necessario e ce lo racconta senza mostrare azione nette o scelte definitive, come se un po' non ci fosse dato saperlo, rimanendo in bilico in prima persona. Quindi si rimane lì con un piccolo senso di vuoto e dei pugni allo stomaco, come pochi film riescono a fare. E ci lascia con un ultima immagine quasi eterea seppur nella sua durezza.
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andrea fratini
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giovedì 21 novembre 2013
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un passo indietro rispetto a "una separazione"
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Mi aspettavo di più da questo film. Mentre "Una Separazione" coinvolgeva e sapeva improvvisare, appassionava e trovava respiro in scene di necessario silenzio emotivo, qua tutto sembra studiato a tavolino, la recitazione della moglie in corso di separazione è teatrale e i dialoghi non sembrano avere il giusto afflato di partecipazione. Da dimenticare la scena dove il bambino fa discorsi da adulto di 18 anni in metropolitana (vizio di molti film con minori quello di mettergli in bocca parole che sono del tutto inverosimili nella realtà). Ho trovato la trama un po' forzata e sviluppata con poca convinzione.
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gianni quilici
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domenica 10 novembre 2013
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nelle radici più intime e profonde
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Anche in questo film Farhadi si conferma grande regista e sceneggiatore.
Pochi come lui oggi sono capaci di scrivere storie dove i conflitti interpersonali vengono analizzati e altamente drammatizzati da molti punti di vista,
tanto che i protagonisti principali sono svelati nelle loro radici più intime e profonde, rimanendo tuttavia loro e la storia ancora misteriosi e irrisolti.
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iankenobi
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giovedì 24 ottobre 2013
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farhadi si conferma regista di emzoioni vere
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amhad e maria stanno per divorziare,dopo una separazione di 4 anni in cui lui iraniano era tornato nel suo paese d'origine.L'uomo viene ospitato in casa della donna che nel frattempo si e' rifatta una vita con un altro uomo.Tutto sembra molto civile anche se da piccolo gesti sguardi e parole capiamo che qualcosa cova sotto.Lo sguardo sospetto del figlio del nuovo compagno o una mancata prenotazione di un hotel,ci fanno presagire che gli eventi stanno per dipanarsi.Farhadi ci da pian piano nuovi dettagli, apprendiamo che il nuovo compagno di maria,samir, ha una moglie che in seguito ad un tentato suicidio e' in coma presso un ospedale,questa figura assente fara' da catalizzatore per tutto quello che succedera' d'ora in poi innescando un thriller dell'anima.
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amhad e maria stanno per divorziare,dopo una separazione di 4 anni in cui lui iraniano era tornato nel suo paese d'origine.L'uomo viene ospitato in casa della donna che nel frattempo si e' rifatta una vita con un altro uomo.Tutto sembra molto civile anche se da piccolo gesti sguardi e parole capiamo che qualcosa cova sotto.Lo sguardo sospetto del figlio del nuovo compagno o una mancata prenotazione di un hotel,ci fanno presagire che gli eventi stanno per dipanarsi.Farhadi ci da pian piano nuovi dettagli, apprendiamo che il nuovo compagno di maria,samir, ha una moglie che in seguito ad un tentato suicidio e' in coma presso un ospedale,questa figura assente fara' da catalizzatore per tutto quello che succedera' d'ora in poi innescando un thriller dell'anima.
Questo suicidio in qualche modo influenza le vite di tutti e li' fa rimanere bloccati in un limbo da cui sembra impossibie uscire,e che spingera' tutti a rivalutare le proprie posizioni,a prendere coscienza di quello che e' stato il passato,affrontarlo per poi ripartire.
Fahradi si conferma regista eccelso di sceneggiatura e di sentimenti,i punti di vista di tutte le persone coinvolte sono sinceri,reali schietti,come in una separazione,quei volti cosi tormentati sono il ritratto di sofferenze protratte nel tempo,pronte ad esplodere.
Lo ammetto mi sono sentito un voyeur,ho provato dolore per loro ma allo stesso tempo mi sono reso conto che l'evoluzione della storia,nella vita reale non potrebbe essereche quella.Da vedere!
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