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martedì 15 aprile 2014
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5 - emozioni. commento diviso in 5 parti
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E' vero, in gran parte quanto ho scritto sono solo fantasie rispetto a quello che potrebbe accadere a questa donna e non sono cose presenti nel film. Penso però che non sia inutile farle. Joe non è diversa da tutti noi se non quantitativamente. Si protegge dalla disperazione e dalla solitudine come tutti facciamo, anche se magari con modi diversi, avendo avuto vite e rapporti diversi. E poi, in fondo, perché guardiamo un film? Per capire chi siamo e per diventare persone migliori. Questa almeno è la mia risposta. Quello che penso dovremmo davvero chiederci alla fine è se riusciamo ad amare entrambe le "versioni" di Joe: la ragazza "fragile" e carina e la donna "sprezzante" e segnata dalla vita.
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E' vero, in gran parte quanto ho scritto sono solo fantasie rispetto a quello che potrebbe accadere a questa donna e non sono cose presenti nel film. Penso però che non sia inutile farle. Joe non è diversa da tutti noi se non quantitativamente. Si protegge dalla disperazione e dalla solitudine come tutti facciamo, anche se magari con modi diversi, avendo avuto vite e rapporti diversi. E poi, in fondo, perché guardiamo un film? Per capire chi siamo e per diventare persone migliori. Questa almeno è la mia risposta. Quello che penso dovremmo davvero chiederci alla fine è se riusciamo ad amare entrambe le "versioni" di Joe: la ragazza "fragile" e carina e la donna "sprezzante" e segnata dalla vita. Credo che sia possibile amarle entrambe, amare il loro in mille modi non detto desiderio di vita e di amore, "tenere" per loro, perché venga anche il loro giorno.
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antoniusblock
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martedì 15 aprile 2014
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4 - emozioni. commento diviso in 5 parti
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...e che ne è stato di quella ragazza? Il film è strutturato come il racconto che Joe ormai donna adulta fa della sua giovinezza. Quanto detto sopra vale per la Joe giovane ragazza. Ma come è diventata quella ragazza? Chi è oggi la Joe che narra la sua vita? Se in passato l'unica salvezza era il "rumore" della sessualità per non sentire la paura e il dolore, in una parola, la solitudine, la mancanza di una connessione vera e affidabile anche con un solo essere umano, oggi Joe è una persona diversa. Non leggiamo più sul suo viso l'innocenza, lo smarrimento e l'impotenza che ce la facevano "amare" facilmente, o almeno guardare con tenerezza e desiderare di "salvarla".
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...e che ne è stato di quella ragazza? Il film è strutturato come il racconto che Joe ormai donna adulta fa della sua giovinezza. Quanto detto sopra vale per la Joe giovane ragazza. Ma come è diventata quella ragazza? Chi è oggi la Joe che narra la sua vita? Se in passato l'unica salvezza era il "rumore" della sessualità per non sentire la paura e il dolore, in una parola, la solitudine, la mancanza di una connessione vera e affidabile anche con un solo essere umano, oggi Joe è una persona diversa. Non leggiamo più sul suo viso l'innocenza, lo smarrimento e l'impotenza che ce la facevano "amare" facilmente, o almeno guardare con tenerezza e desiderare di "salvarla". Oggi ci sono rabbia e risentimento, espressi a volte in maniera diretta con la provocazione verbale e gli atteggiamenti, a volte in maniera indiretta con una ambigua svalutazione di sé e con il cinismo. E' davvero cambiata? Qualcosa è cambiato, ma purtroppo non qualcosa di sostanziale, tale da riaprire realmente la sua vita. Dove prima era solo l'"anestesia" emotiva sorretta dal "rumore" della sessualità, facilmente attuabile grazie anche all'età e alla bellezza, oggi si è aggiunto il "travisamento" emotivo, il non riconoscimento delle emozioni realmente provate. Perché oggi ne prova. E così, anche se noi leggiamo sul suo viso disperazione e paura per la condizione di solitudine che vive da sempre, e amarezza infinita per la propria vita, queste non diventano mai per lei emozioni percepite e consapevoli e di conseguenza gesti e richieste. "Sbagliare" continuamente l'esperienza e la consapevolezza delle emozioni che sta provando, sostituire le emozioni "deboli" (paura, dolore, desiderio di essere importante per qualcuno), con emozioni "forti" (rabbia, risentimento, distacco emotivo), questo è stato il cambiamento. Nella sua vita relazionale non è mai stata nella "posizione" (debole=desidero) della richiesta di legame, era un rischio troppo grande lasciare liberi gli altri di non averla a cuore, di non amarla, non aveva reti di protezione, meglio non chiederlo. Ora però non è più neppure nella posizione (neutra=non voglio nulla) della "fuga" dalle emozioni, come nella sua giovinezza, ora è in quella (forte=pretendo) dell'attacco, l'ultima chanche che un animale predato può mettere in campo quando si trovi con le spalle al muro (anzi la penultima, perché l'ultima è la paralisi, l'"immobilità tonica", il "congelamento", comportamenti volti a bloccare e sviare la sequenza predatoria, e chissà che distesa su quella strada bagnata, nella scena iniziale del film, non stesse giocando proprio questa sua ultima carta prima della morte). Il vantaggio di stare nella posizione della rabbia, di sentirsi, o meglio, in questo caso, credere di sentirsi arrabbiati, è quello di potersi pensare come forti, e anche di aver diritto ad una riparazione (se sono arrabbiata, devo aver subito un torto e dunque da qualche parte deve esserci un colpevole, qualcuno che mi deve qualcosa, che ha il dovere morale di riparare, e perciò rispetto a me debole). Ma questa rabbia purtroppo non solo non è "vera" per lei, ma non verrà neppure accettata dalle controparti, gli umani (disumani) "incolpevoli", e dunque, drammaticamente, peggiorerà la situazione perché la renderà ancora meno "amabile" ai loro occhi, le negherà anche l'ultima possibile forma di relazione: la pietà. …CONTINUA con : 5 - Emozioni. commento diviso in 5 parti
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E quelle storie, quei momenti, quella voce coraggiosa saranno l’unica isola di verità, l’unica fonte di una qualche disperata speranza per Joe, per tutta la vita, l’idea indicibile che anche per lei possa esserci la possibilità di un rapporto caldo e fusionale, di infinita fiducia e amore con qualcuno (di questo parla la bellissima canzone dei Rammstein all’inizio del film). E sul letto di morte del padre, consapevole che con lui quella che sta perdendo e la sua stessa vita, la sua speranza di potere un giorno averne una, gli chiederà di raccontarle per l’ultima volta, proprio una di quelle storie, la più “usata”.
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E quelle storie, quei momenti, quella voce coraggiosa saranno l’unica isola di verità, l’unica fonte di una qualche disperata speranza per Joe, per tutta la vita, l’idea indicibile che anche per lei possa esserci la possibilità di un rapporto caldo e fusionale, di infinita fiducia e amore con qualcuno (di questo parla la bellissima canzone dei Rammstein all’inizio del film). E sul letto di morte del padre, consapevole che con lui quella che sta perdendo e la sua stessa vita, la sua speranza di potere un giorno averne una, gli chiederà di raccontarle per l’ultima volta, proprio una di quelle storie, la più “usata”. E finalmente piange. Un’emozione, e anche “vera”. La speranza e il coraggio, non si può dire cosa venga prima e cosa dopo, si alimentano l’una con l’altro e viceversa. Vista la trama del film questo ultimo evento non riesce a cambiare l’esistenza di Joe. Ma fino all’ultimo giorno la vita non è mai finita, vale sempre la pena di tentare di stravolgerla. Ancora oggi dopo aver visto Nymphomaniac provo un tremore. Credo che sia il tremore del sentire di avere una umanità che si fa “toccare” e che è capace e desidera “toccare” altri umani. Malgrado tutto, di essere un uomo "vivo". …CONTINUA con : 4 - Emozioni. commento diviso in 5 parti
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martedì 15 aprile 2014
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2 - emozioni. commento diviso in 5 parti
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Non poteva funzionare, perché l’amore, una relazione vera, richiede (ma poi anche contribuisce a determinare) un cambiamento totale della persona, qualcosa che non può essere disgiunto dalla dimensione del rischio e dunque dal coraggio, e non può mai nascere dal bisogno di cambiare i propri sistemi di protezione dalla paura e dal dolore. Possiamo considerare la qualità dell’amore, non quello generico madre figlio, amico amico, per la vita, e tutti gli altri equivoci possibili, ma quello di una relazione di coppia, l’indice dell’”umanita” di una persona, del suo coraggioso desiderio-volonta-capacità di “andare a vedere”, in ogni campo, sempre e comunque, “scoprire”, essere “esploratori”, pur sapendo che la “catastrofe” o forse il giungere alla “fine del mondo” è sempre in agguato, e forse certa.
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Non poteva funzionare, perché l’amore, una relazione vera, richiede (ma poi anche contribuisce a determinare) un cambiamento totale della persona, qualcosa che non può essere disgiunto dalla dimensione del rischio e dunque dal coraggio, e non può mai nascere dal bisogno di cambiare i propri sistemi di protezione dalla paura e dal dolore. Possiamo considerare la qualità dell’amore, non quello generico madre figlio, amico amico, per la vita, e tutti gli altri equivoci possibili, ma quello di una relazione di coppia, l’indice dell’”umanita” di una persona, del suo coraggioso desiderio-volonta-capacità di “andare a vedere”, in ogni campo, sempre e comunque, “scoprire”, essere “esploratori”, pur sapendo che la “catastrofe” o forse il giungere alla “fine del mondo” è sempre in agguato, e forse certa. Un darsi disponibili al rischio e al cambiamento continuo. Nel film nessun personaggio è capace di “amore” in questo senso, dunque non ci sono “umani”. Per lo più si intravedono esseri “disumani”: dalla madre a tutti gli uomini che abusano (apparentemente abusati) di Joe, fino all’ultimo che probabilmente l’ha lasciata ferita in strada. Ci sono poi gli esseri “inumani”: Joe, di cui si è già detto, e il vecchio, pseudo-terapeuta, Seligman, che la raccoglie per strada ferita. Figura ambigua quest’ultima, apparentemente positiva, accogliente, di fatto solo un’altra versione della stessa anestesia emotiva che caratterizza Joe. Solo che in questo caso il “rumore” non è dato dalla sessualità, ma paradossalmente dal “silenzio”, da una esistenza metodica basata sulla ripetizione, sulla classificazione, sul raccontarsi senza posa in una perpetua litania che non lascia passare nulla, una falsa storia di sé, delle proprie “passioni”, e della propria vita. E’ una persona “fredda”, malgrado le apparenze, ma almeno non abusa di Joe. In un certo senso è anche una persona, buona, ma la bontà non è ancora “umanità”. L’unico personaggio “quasi umano” in questa storia è il padre di Joe, e la sua umanità si esplica nel raccontare storie sugli eventi naturali alla sua bambina, storie però “troppo” infantili per l’età di lei, e sempre le stesse. E proprio in quel “troppo” infantili e nella ripetizione di quelle storie, nel coraggio della vergogna di farlo comunque, nel dono dell’esempio della propria “vulnerabilità” alla sua bambina, sta la “quasi umanità” di quest’uomo. Gli manca però, per essere davvero “umano” il coraggio, molto più grande, di fare un altro passo. Abbandonare il rituale delle storie e dire di sé, del suo amore, del suo struggimento per la vita, per la sua bambina, mostrarle come si possa vivere nella pericolosa dimensione del “desiderio” in ogni istante e per ogni cosa, più di ogni altra per un nuovo vero grande amore, farle sentire davvero fino in fondo quanto egli sia, quanto si possa e si debba essere “vulnerabili” per poter essere davvero “vivi” e “insieme” a qualcuno. …CONTINUA con : 3 - Emozioni. commento diviso in 5 parti
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giuseppe ambrogi
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martedì 15 aprile 2014
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1 - emozioni. commento diviso in 5 parti
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NYMPHOMANIAC. Emozioni
Potente e feroce epifania del tragico, Nymphomaniac è un film sull’impossibilità delle relazioni, alfa ed omega della felicità e del dolore, o meglio sulla necessità di essere “umani” per poterne avere. Nel film non ci sono “umani”, ma solo “disumani” (quasi tutti), “inumani” (alcuni, compresi i protagonisti) e “quasi umani” (il padre della protagonista). Le relazioni, quelle vere, il luogo della vita come continua scoperta, insomma il nucleo centrale del nostro essere “umani”, vogliono “lucidità emotiva”, assoluta, non negoziabile, e questo richiede coraggio. Purtroppo non tutte le storie di vita facilitano questo esito, al contrario tantissime giocano contro in modo talmente continuo da renderlo quasi impossibile.
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NYMPHOMANIAC. Emozioni
Potente e feroce epifania del tragico, Nymphomaniac è un film sull’impossibilità delle relazioni, alfa ed omega della felicità e del dolore, o meglio sulla necessità di essere “umani” per poterne avere. Nel film non ci sono “umani”, ma solo “disumani” (quasi tutti), “inumani” (alcuni, compresi i protagonisti) e “quasi umani” (il padre della protagonista). Le relazioni, quelle vere, il luogo della vita come continua scoperta, insomma il nucleo centrale del nostro essere “umani”, vogliono “lucidità emotiva”, assoluta, non negoziabile, e questo richiede coraggio. Purtroppo non tutte le storie di vita facilitano questo esito, al contrario tantissime giocano contro in modo talmente continuo da renderlo quasi impossibile. È quello che accade a Joe, la protagonista di Nymphomaniac. In che modo non viene descritto, si accenna ad una madre fredda, ma fortunatamente non si va oltre, e il film non diventa l’ennesima storiella psicoanalitica. Le conseguenze sono però potentissime e, se si può usare questo termine parlando della sofferenza di un essere umano, tipiche. E saranno l’impossibilità di sentire e riconoscere le emozioni, in quanto troppo spaventose e dolorose, capaci di disintegrare il Sé, il nucleo fondamentale dell’identità, quello che ci fa riconoscere a noi stessi, che ci fa “esistere”. Un Sé, in questo caso, non vero, un “falso Sé” come si usa dire, ma comunque l’unico che questa persona sia riuscita a costruire nel suo percorso lastricato di assenze, e dunque, malgrado tutto, prezioso in quanto unica possibilità di tenere incollati i pezzi del suo essere. In realtà qui, più che dell’impossibilità si tratta come si è detto della “necessità” di non percepire le emozioni, di proteggersi da vissuti insopportabili, devastanti. E lo strumento usato è il “rumore”. L’attività sessuale continua e ossessiva di Joe è la sua particolare forma di “rumore” sopra quelle emozioni insopportabili pronte a invadere e disintegrare la sua vita, evocate ormai, in una sorta di contagio associativo, da ogni particolare del mondo che la circonda. Come sempre accade per gli umani, l’emozione più potente e spaventosa, quella che informa di sé tutte le altre emozioni negative, è la solitudine, nelle varie forme che caratterizzano le relazioni: abbandono, tradimento, non contenimento, freddezza, non essere al centro del cuore di qualcuno. E quando queste cose accadono ad un bambino non saranno eventi, possibili ricordi, come tali passibili di rievocazione e attenuazione, saranno memoria implicita, struttura fondamentale del suo essere, cablatura di base del suo cervello e della sua mente. Il fondamento di una vita sentita come pericolo, e la vita stessa sarà un tentativo continuo di evitare il vissuto “impensabile”, più spaventoso della morte stessa, a cui questo pericolo rimanda. Nel film Joe deve continuamente aumentare l’intensità del “rumore” per tenersi lontana dal pericolo, per cercare disperatamente di non “sentire”, e quando, forse in parte consapevole dell’impossibilità di accrescere il “rumore” all’infinito, prova un’altra strada per tenere a bada le emozioni, rappresentandosi a sé stessa come “innamorata” di un uomo, si ritrova, mentre sta “facendo l’amore” con lui, a percepire che non sente nulla, non ha emozioni. Qui, per un attimo, incontra un’emozione, la sua paura, e subito allora torna indietro, al “rumore” di sempre. … CONTINUA CON : 2 - EMOZIONI. COMMENTO DIVISO IN 5 PARTI
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nerone bianchi
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domenica 13 aprile 2014
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nel labirinto della psiche umana
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Di Lars Von Trier. Film preceduto da un'infinità di parole e fiumi d'inchiostro, tutta pubblicità gratuita. Girato in originale per una durata complessiva di otto ore circa, arriva nelle sale in versione censurata e ridotta a cinque ore, proposto di conseguenza in due distinte proiezioni o volumi come li ha chiamati lo stesso regista. Difficile quindi parlare di un film quando si è potuto vedere sola la metà e per di più censurata. Diciamo che l'inizio è folgorante, tre infiniti minuti di buio assoluto, di assenza e silenzio, da questo profondo nulla pian piano emergono piccoli rumori e poi le immagini.
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Di Lars Von Trier. Film preceduto da un'infinità di parole e fiumi d'inchiostro, tutta pubblicità gratuita. Girato in originale per una durata complessiva di otto ore circa, arriva nelle sale in versione censurata e ridotta a cinque ore, proposto di conseguenza in due distinte proiezioni o volumi come li ha chiamati lo stesso regista. Difficile quindi parlare di un film quando si è potuto vedere sola la metà e per di più censurata. Diciamo che l'inizio è folgorante, tre infiniti minuti di buio assoluto, di assenza e silenzio, da questo profondo nulla pian piano emergono piccoli rumori e poi le immagini. Seguono altri minuti di splendidi dettagli, di mura e mattoni, di suoni, di neve, di un luogo che si capisce subito essere certo reale ma altrettanto certamente appartenente alla psiche e alla sua labirintica struttura. Il biglietto da visita è mostrato, chiaro, semplice, spietato. L'antefatto è splendido, un signore dalle buone maniere trova per terra una giovane ragazza che ha subito violenza, ne porta segni evidenti, non si capisce da chi e per quale ragione. La porta in casa e mentre fuori scende dolce la neve, la giovane comincia a raccontare la sua storia. Il film rimbalza di continuo tra la stanza e le immagini della vita, lo fa con un ritmo lento, da racconto di sera dopo una giornata troppo intensa. Come altri film di questo regista, credo che anche questo spaccherà i giudizi, o ti prende e lo segui senza più mollarlo o ti lascia indifferente e lo perdi dopo un pò. Mentre vedo un film non mi chiedo troppe cose, se mi piace lo seguo, altrimenti mi annoio, questo fa parte della prima categoria. l'ho seguito con intensità anche se, come ho già detto, il racconto è lento. Aspetto di vedere il secondo tempo per esprimere un giudizio più ampio e completo. Due sono le cose che mi hanno dato fastidio, la prima è la scritta iniziale che avverte il pubblico che la versione che sta per vedere è stata censurata. Mi chiedo quale senso abbia oggi questa parola, chi si arroga il diritto di non reputarci idonei a vedere alcune immagini anzichè altre, se poi le immagini tagliate sono, come credo, di carattere sessuale, allora la cosa diventa davvero grottesca. Basta entrare in una qualsiasi edicola italiana o aprire uno dei mille siti hard della rete per entrare in contatto con un menù di immagini di rapporti sessuali pratricamente infinito: un uomo e due donne, due donne e un uomo, sette uomini e diciotto donne, un trans con una donna e due uomini e via verso un gioco di combinazioni che non conosce fine. Cosa hanno censurato di così inguardabile, questa la domanda, e soprattuitto chi lo ha fatto. Seconda cosa che mi ha dato fastidio è che il film credo scavi molto in profondità, apra una finestra su un lato forse indecifrabile dell'essere umano, quello del suo rapporto con la sessualità, forza enorme, multiforme, terribile, splendida e potente. In questo contesto le immagini dei rapporti sessuali, probabilmente quelle censurate, anzi, credo soprattutto quelle, rischiano di essere un ostentazione troppo gratuita e facile da associare al richiamo del botteghino. Ce ne seno troppe anche in questa versione censurata, troppe non perchè offendano qualche morale, ma perchè rischiano di spostare l'asse su un piano che non è quello centrale. Il focus è il viaggio dentro un lato OSCURO della nostra psiche, non serve la ripetizione ossessiva di una penetrazione per scavare ancora più a fondo, e, se il regista ha invece scelto una strada diversa, allora voglio esercitare il diritto di vederla, io, e non altri che hanno deciso per me.
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papagolf
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sabato 12 aprile 2014
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viaggio in un mondo sconosciuto
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E' stato difficile dare un voto. A caldo mi è sembrato un film brutto, spiacevole. Comunque gli attori fanno bene il loro lavoro, la fotografia è buona, così come l'ambientazione. Un viaggio in un mondo diverso dalla normalità dei più di noi. Forte, può disturbare, colpisce certamente, non diverte. Dovrebbe essere vietato ai minori di almeno 16 anni.
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the smod
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sabato 12 aprile 2014
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von trier parla alla nostra coscienza
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è un film che mette alla prova e che opera una distinzione all'interno del pubblico:cioè chi guarda solo la superficie e giudica in base a preconcetti e chi guarda sotto la superficie e cerca di capire il senso nascosto (del perchè facciamo qualsiasi cosa)..la problematica centrale del film è quindi una questione etica come ribadisce la protagonista Joe all'inizio:"Purtroppo questa storia avrà una morale".
il nodo centrale comunque è l"anestesia",il non sentire nulla, la solitudine universale dell'uomo, e quindi se sia lecito da parte degli esseri umani(che inevitabilmente sperimentano su di sè la solitudine esistenziale,qualsiasi sia la loro mania,lato oscuro,o canale di sfogo) rimproverare una loro simile che cerca una via di fuga da sè stessa, diversa dal pensare comune e,forse,decisamente egoistica.
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è un film che mette alla prova e che opera una distinzione all'interno del pubblico:cioè chi guarda solo la superficie e giudica in base a preconcetti e chi guarda sotto la superficie e cerca di capire il senso nascosto (del perchè facciamo qualsiasi cosa)..la problematica centrale del film è quindi una questione etica come ribadisce la protagonista Joe all'inizio:"Purtroppo questa storia avrà una morale".
il nodo centrale comunque è l"anestesia",il non sentire nulla, la solitudine universale dell'uomo, e quindi se sia lecito da parte degli esseri umani(che inevitabilmente sperimentano su di sè la solitudine esistenziale,qualsiasi sia la loro mania,lato oscuro,o canale di sfogo) rimproverare una loro simile che cerca una via di fuga da sè stessa, diversa dal pensare comune e,forse,decisamente egoistica. Ed ecco il mito,anzi il tabù che il film vuole sfatare il pregiudizio che l'egoismo sia una prospettiva sbagliata: è la nostra natura ad essere egoistica e la sofferenza degli altri non suscita in noi alcun interesse se prima non è salvaguardato il nostro appagamento in termini di felicità. quindi chi ci dà il diritto di giudicare Joe?
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cizeta
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sabato 12 aprile 2014
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inespresso
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La storia di Joe, raccontata da lei stessa, della sua malattia con il sesso, la sua voglia di trasgressione dalla più giovane età, il suo rapporto con le coetanee, il suo rapporto con gli uomini, la sua idea di amore ma, sopratutto, la sua famiglia che fa da sfondo a tutto il film ma in realtà è ciò su cui ruota.
Voto Personale: 6,5
Partendo da una cosa detta e stra detta: Von Trier o lo si ama o lo si odia. Io personalmento non lo amo ma questo film ha tutti i presupposti per farmi ricredere... i pochi che leggeranno si chiederanno "come mai un voto così timido?" La mia risposta è molto semplice: i tagli che sono stati al film lo snaturano del tutto, ne rimane ben poco!
Il montaggio è pessimo: si capisce chiaramente che i tanti tagli hanno coinvolto le scene tra Joe e Selingman mentre questa racconta; alcune volte viene riproposto il medesimo fotogramma per scene differenti (incocepibile per me); Joe in tante scene appare coricata nel letto e un attimo dopo appoggiata sulla spalliera.
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La storia di Joe, raccontata da lei stessa, della sua malattia con il sesso, la sua voglia di trasgressione dalla più giovane età, il suo rapporto con le coetanee, il suo rapporto con gli uomini, la sua idea di amore ma, sopratutto, la sua famiglia che fa da sfondo a tutto il film ma in realtà è ciò su cui ruota.
Voto Personale: 6,5
Partendo da una cosa detta e stra detta: Von Trier o lo si ama o lo si odia. Io personalmento non lo amo ma questo film ha tutti i presupposti per farmi ricredere... i pochi che leggeranno si chiederanno "come mai un voto così timido?" La mia risposta è molto semplice: i tagli che sono stati al film lo snaturano del tutto, ne rimane ben poco!
Il montaggio è pessimo: si capisce chiaramente che i tanti tagli hanno coinvolto le scene tra Joe e Selingman mentre questa racconta; alcune volte viene riproposto il medesimo fotogramma per scene differenti (incocepibile per me); Joe in tante scene appare coricata nel letto e un attimo dopo appoggiata sulla spalliera... cose semplici al quale non si è data tanta importanza ma pesano per una visione del film attento.
Von Trier e chi ha gestito la fotografia non sono mostri: tanti primi piani "tagliati" male, alcune riprese sono totalmente da rivedere. Ma a volte questo tipo di imperfezioni possono essere gradevoli e suggestive nel film.
La pellicola rimane molto interessante ma, a mio modo di vedere, parzialmente inespressa: tale sensazione mi è trasmesso, come detto prima, nei dialoghi principali che devono essere il ponte tra le vicende passate e la morale del film; in buona parte di questi dialoghi ho avvertito dei buchi di sceneggiatura che distolgono l'attenzione dello spettatore non permettendogli di apprezzare realmente il messaggio.
è chiaro che la famiglia influisca tantissimo nella vita di Joe; la tinta bianco-nera nella fase della morte del padre è una sciccheria come a simboleggiare il momento più grigio nella vita della protagonista. Da apprezzare anche la difficoltà nella recitazione degli attori in scene così difficoltose (tutti bravissimi, in particolar modo Skarsgard e Gainsbourg, un pò meno Slater, sempre troppo mono esprissivo).
Interessante è anche la numerologia del film in relazione alla sequenza di Fibonacci: il film si compone di 2 parti, la prima suddivisa in 5 capitoli, la seconda (che dovrà uscire) in 3.
La morale è semplice: il sesso è un'altra cosa quando c'è amore!
Mi riprometto di vedere il film completo per vedere colmate le mie perplessità...
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rosye
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venerdì 11 aprile 2014
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deludente
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Premetto che ho visto entrambi le parti integralmente e vorrei dire che si salvano la Gainsbourg e Stellan Skarsgard. Un film dove non ci sono personaggi ma solo lui Lars von Trier...prevedibile..di un cattivo gusto indescrivibile...buffonesco. Mi son chiesta come due grandi attori si siano prestati ad una tale porcata.Non è un porno..non è un non porno. Se penso al vecchio "Luna di fiele" di Polanski che non scherzava in fatto di scene hard..beh bisogna dire che lì c'era uno spessore...uno sguardo..dei personaggi e che ricordo a distanza di anni anche se non lo rivedrei talmente è sferzante..altro che l'anonimato di questa ripeto gran porcata.
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