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moghi
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domenica 2 marzo 2014
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fatto alla grande
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Storia vera di una caccia al talebano malamente finita alle ortiche. Seals sugli scudi che braccati dai terroristi vendono a caro prezzo la pelle ed uno di loro si salvera solo grazie all'ospitalita' delle genti di un villaggio. Se la storia fa un pò d'acqua le immagini sono mozzafiato e di grande livello. Da vedere per i patiti della caccia ai cani rabbiosi
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brian77
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sabato 1 marzo 2014
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bang bang
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Il punto è che ci sono tanti modi di girare uno scontro a fuoco.
Questo film rifiuta la rappresentazione da videogame di uno scontro armato, il montaggio clippato, le sequenze costruite su un puro ping-pong visivo in cui non si capisce nemmeno chi spara a chi perché lo spettatore si presuma sia capace di seguire inebetito solo il flusso di immagini.
Qui viene costruita piuttosto bene tutta la parte di suspense e d'attesa, poi l'inizio dello scontro, e quindi anche il resto è girato in modo da avere sempre ben presente lo sguardo di chi è coinvolto nella sparatoria.
E' insomma un film che rifiuta l'andazzo noiosissimo degli action/videogame alla moda.
Poi la propaganda è disgustosa, ma il discorso sul film e sul cinema riguarda il modo molto classico con cui viene costruito e messo in scena lo scontro a fuoco, nell'ambito di una tradizione da B-movie ovviamente, ma una tradizione memore dei film bellici di grandi registi (di tutt'altra caratura, eh) come Sam Fuller o l'Anthony Mann di "Uomini in guerra", per dire, non dei soliti videoclippari tediosissimi o degli atroci action fumettari.
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simone magli
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venerdì 28 febbraio 2014
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un buon film di azione con qualcosa in più
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Il film comincia con una particolare e apprezzabile regia che mostra l'allenamento dei NAVY SEALS attraverso ralenty e fotogrammi.
Poi si passa alla missione dei quattro marines che combattono contro un'orda di talebani in una scenografia molto bella: boschi fitti e massi in mezzo ai quali si mimetizzano gli americani superequipaggiati e armati, che però devono far fronte alla velocità con cui si muovono i terroristi autoctoni. Gran bella azione e scontri a fuoco realistici.
In tutto questo Peter Berg infila anche la vicenda umana: il villaggio degli afgani che si ribellano ai talebani e offrono aiuto all'unico uomo dei marines sopravvissuto, interpretato da Mark Wahlberg.
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Il film comincia con una particolare e apprezzabile regia che mostra l'allenamento dei NAVY SEALS attraverso ralenty e fotogrammi.
Poi si passa alla missione dei quattro marines che combattono contro un'orda di talebani in una scenografia molto bella: boschi fitti e massi in mezzo ai quali si mimetizzano gli americani superequipaggiati e armati, che però devono far fronte alla velocità con cui si muovono i terroristi autoctoni. Gran bella azione e scontri a fuoco realistici.
In tutto questo Peter Berg infila anche la vicenda umana: il villaggio degli afgani che si ribellano ai talebani e offrono aiuto all'unico uomo dei marines sopravvissuto, interpretato da Mark Wahlberg. Focus sul bambino e suo padre che, in particolare il primo, parlano con occhi profondi, sofferenti e desiderosi di dare e ricevere calore umanità.
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gianleo67
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martedì 25 febbraio 2014
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cine-propaganda in salsa western
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Storia (vera) di un team di Navy Seals (corpo di elite della marina americana) che durante una pericolosa e difficile missione antiterroristica tra le montagne dell'Afganistan subirono un'imboscata da parte di un manipolo di ribelli talebani in cui perirono diversi soldati americani e se ne salvò soltanto uno dalla cui autobiografia sono tratti soggetto e storia.
Nel solco di una abusata tradizione del cinema bellico in bilico tra la retorica auto-celebrativa dell'eroismo yankee in campo ostile e le consuete cinematiche del film d'azione violenta, si inserisce questa versione romanzata della sfortunata e cruenta operazione 'Redwing' il cui motore dinamico oscilla tra l'irrinunciabile etica familistica dell'americano medio (come sempre la misura del tragico sta nell'inevitabile più che nel 'grand guignol') e dall'iperrealismo ansiogeno di una caccia all'uomo nell'intricato ginepraio d'una foresta afgana (ma potrebbe essere il Wyoming!) quale scenografico e suggestivo labirinto di morte.
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Storia (vera) di un team di Navy Seals (corpo di elite della marina americana) che durante una pericolosa e difficile missione antiterroristica tra le montagne dell'Afganistan subirono un'imboscata da parte di un manipolo di ribelli talebani in cui perirono diversi soldati americani e se ne salvò soltanto uno dalla cui autobiografia sono tratti soggetto e storia.
Nel solco di una abusata tradizione del cinema bellico in bilico tra la retorica auto-celebrativa dell'eroismo yankee in campo ostile e le consuete cinematiche del film d'azione violenta, si inserisce questa versione romanzata della sfortunata e cruenta operazione 'Redwing' il cui motore dinamico oscilla tra l'irrinunciabile etica familistica dell'americano medio (come sempre la misura del tragico sta nell'inevitabile più che nel 'grand guignol') e dall'iperrealismo ansiogeno di una caccia all'uomo nell'intricato ginepraio d'una foresta afgana (ma potrebbe essere il Wyoming!) quale scenografico e suggestivo labirinto di morte.
Rielaborando l'estetica di un cinema western ormai consegnato alla storia, Berg propone i soliti clichè di un accerchiamento ostile con tanto di sagome nere e minacciose che si stagliano sulla cresta di un'altura nel presagio di una prevedibile 'Little Big Horn', appena mitigata dal tardivo revisionismo culturale degli anni '90 nella dicotomica suddivisione tra gli implacabili cacciatori di scalpi inneggianti Allah e la rassicurante presenza di una solidale popolazione autoctona che, se da un lato risolve narrativamente la vicenda, dall'altro la priva di una reale credibilità storica (forse il libro spiega perchè diamine dei pacifici e indifesi villici mettano a repentaglio la loro incolumità per salvare la vita di uno sconosciuto straniero invasore, cosa che il film solo debolmente suggerisce). Di questa operazione vetero-propagandistica (tanto quella reale quanto quella cinematografica) se ne sentiva davvero poco il bisogno, non foss'altro che per risparmiarci il solito grugno indurito di Mark Whalberg che, sebbene attore di indovinate qualità e attitudini fisiche, finisce per replicare l'ennesima parodia dell'eroe solitario (lone survivor) che sopravvive con stoica rassegnazione non tanto alle ferite ed alle mortificazioni del corpo, quanto a quelle professionali di chi è costretto a recitare (testuale) che: 'Uomini coraggiosi hanno combattuto e sono morti per creare quella tradizione eroica che sono chiamato a rappresentare'. Il finale con la commovente rassegna di un triste repertorio di 'cari estinti' colma la misura. Ognuno ha diritto a ricordare i propri morti, ma a tutto c'è un limite.
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epidemic
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martedì 25 febbraio 2014
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americanata
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La storia è sempre la stessa. Ci sono gli americani, fisicati e simpaticoni che giocano al campo in afghanistan. Poi arriva una missione, partono in 4 e ne torna uno. L'eroe.
Quelloo che doveva essere l'elemento principe della storia, ovvero l'ospitalità della popolazione locale, viene ritagliata in 10 minuti. C'è un'ora di scontro a fuoco. Non si discute che la camera sa il fatto suo, ma un'ora di bang bang è troppo. ma tralasciando anche quello che in fondo si può anche perdonare è la retorica e i dialoghi che sono isopportabili. quindi se si taglia la parte iniziale dell'allenamento (inutile machismo), i salti carpiati da 5 metri sulle rocce e la retorica patira e famiglia forse era accettabile così è solo un'americanata
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filippo catani
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lunedì 24 febbraio 2014
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un buon film di guerra
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Afghanistan 2005. Un gruppo di Navy Seals viene mandato sul campo allo scopo di catturare e uccidere un pericoloso capo talebano. La missione però subirà problemi inaspettati. Tratto da una storia vera.
Allora partiamo subito da quello che c'è da scremare: il fisiologico patriottismo americano che purtroppo per noi non può mai mancare e una discussione filosofica un po' troppo dilatata tra i soldati su uccidere o meno degli ostaggi che insomma appare non troppo credibile in quei contesti. Per il resto diciamo che iol film è anche un filo meglio di quanto fosse lecito aspettarsi visto anche che l'ultimo film del genere (Act of valor) era stato un insopportabile spot per le forze americane. Il film ci offre dell'ottima azione, è cruento al punto giusto e ci regala anche una discreta esplorazione umana dei personaggi.
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Afghanistan 2005. Un gruppo di Navy Seals viene mandato sul campo allo scopo di catturare e uccidere un pericoloso capo talebano. La missione però subirà problemi inaspettati. Tratto da una storia vera.
Allora partiamo subito da quello che c'è da scremare: il fisiologico patriottismo americano che purtroppo per noi non può mai mancare e una discussione filosofica un po' troppo dilatata tra i soldati su uccidere o meno degli ostaggi che insomma appare non troppo credibile in quei contesti. Per il resto diciamo che iol film è anche un filo meglio di quanto fosse lecito aspettarsi visto anche che l'ultimo film del genere (Act of valor) era stato un insopportabile spot per le forze americane. Il film ci offre dell'ottima azione, è cruento al punto giusto e ci regala anche una discreta esplorazione umana dei personaggi. Va detto che forse proprio il fatto di essere una pellicola tratta da una storia vera ne ha magari limitato le pulsioni extra. Anzi seppur lontani i tempi in cui Rambo veniva dedicato al valoroso popolo afgano, è apprezzabile far vedere la complessità che vive tra le varie tribù afgane. Visto il genere sarebbe stato facilissimo riproporre la solita contrapposizione marines/buoni contro afgani/cattivissimi. Bene Wahlberg ormai prestato in pianta stabile all'action e anche il regista Berg ha fatto vedere che può fare molto di meglio rispetto a Battleship. L'impegno c'è e anche il contenuto: come si direbbe a scuola la sufficienza è piena.
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brian77
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domenica 23 febbraio 2014
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bel film
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Non è affatto un action come si temeva. E' un film che nella prima parte costruisce benissimo il suspense, poi riesce sempre a tenere un buon livello nonostante le cadute sul piano strettamente progpagandistico. E' raccapricciante vedere che i critici di mymovies lo reputano addirittura inferiore a roba imbarazzante come "Amori elementari". Forse la risposta è semplice: qui non si tratta di guardare ai contenuti, agli aspetti educational, ai bei discorsi colti, si tratta semplicemente di saper riconoscere il cinema...
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francomovie
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domenica 23 febbraio 2014
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per amanti del genere
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Provando a seguire la vostra critica ufficiale, peraltro condivisibile da molte persone soprattutto italiane e comunque non u.s.a., risulta difficile da accettare l'americanismo guerrafondaio pervaso da un'epica contrapposizione tra i buoni (soltanto loro) e i cattivi (tutti quelli che a qualsiasi titolo non la pensano come loro), difficile da digerire la lunga sparatoria e tutto quello che l'orrore della nuda e cruda realtà della guerra esprime, aldilà del fatto che il regista abbia portato avanti un lavoro di ricerca delle inquadrature costruite per rendere più commerciale possibile la pellicola. Inoltre, il finale presenta una scena da arrivano i nostri un po’ troppo hollywoodiana e poteva essere curata meglio.
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Provando a seguire la vostra critica ufficiale, peraltro condivisibile da molte persone soprattutto italiane e comunque non u.s.a., risulta difficile da accettare l'americanismo guerrafondaio pervaso da un'epica contrapposizione tra i buoni (soltanto loro) e i cattivi (tutti quelli che a qualsiasi titolo non la pensano come loro), difficile da digerire la lunga sparatoria e tutto quello che l'orrore della nuda e cruda realtà della guerra esprime, aldilà del fatto che il regista abbia portato avanti un lavoro di ricerca delle inquadrature costruite per rendere più commerciale possibile la pellicola. Inoltre, il finale presenta una scena da arrivano i nostri un po’ troppo hollywoodiana e poteva essere curata meglio.
Quello che io ho colto e apprezzato è però tutto quello spirito che già il titolo esprime.
Per gli amanti del genere il film merita cinque stelle, per quelli che come me sono cresciuti e hanno raggiunto traguardi importanti negli studi, nel lavoro e nello sport seguendo idealmente la tenacia e lo spirito combattivo che si può ritrovare nell'addestramento dei corpi speciali.
La scena di combattimento è da apprezzare per il realismo, l'intensità e la cura dei dettagli ed è una delle migliori realizzate. Sicuramente meglio in lingua originale, è un film coinvolgente, da inserire tra quelli per me "motivazionali", dove lo spirito di squadra viene esaltato, da prendere come esempio contro gli individualismi cinici della società di oggi.
Dedicato a tutti coloro che quando sentono pronunciare la frase < Never Out of the Fight > sentono dentro una scossa che ti carica e che ti fa lottare per vincere nella vita.
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supremo2000
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domenica 23 febbraio 2014
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triste
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Bello mi è piaciuto molto lo consiglio è anche un bel film d'azione e anche un po' triste 4 stelle
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