World War Z |
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Un film di Marc Forster.
Con Brad Pitt, Mireille Enos, James Badge Dale, Daniella Kertesz, Matthew Fox.
continua»
Titolo originale World War Z.
Azione,
durata 116 min.
- USA 2013.
- Universal Pictures
uscita giovedì 27 giugno 2013.
MYMONETRO
World War Z
valutazione media:
3,23
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Da Boyle a Lawrence,gli zombi copia non convinconodi GiorpostFeedback: 16209 | altri commenti e recensioni di Giorpost |
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mercoledì 30 ottobre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il filone post apocalittico prende sempre più piede nel panorama cinematografico contemporaneo. Sono ormai decine i titoli ambientati in una terra desolata a seguito di una catastrofe naturale oppure, come nel caso di World War Z (USA, 2013), dopo una pandemia mondiale che rende gli uomini bestie feroci assetate di carne umana. Se negli anni 60/70 la parola zombie fu inflazionata ed i film annessi e connessi venivano sfornati con frequenza periodica, oggi si ritorna al genere dopo una pausa di qualche decennio, si usano aggettivi diversi per descrivere i cosiddetti non- morti, grossi budget a disposizione che rendono i mostri più veritieri e si scelgono grandi nomi per richiamare pubblico. Il tutto prendendo a prestito e rimescolando cose già viste, cercando di superare il predecessore in fatto di spettacolarità. Marc Foster è un buon regista, ha girato Quantum of Solace con eleganza, ma non ha ancora un curriculum tale da poter giustificare tutta questa fiducia da parte di una casa di produzione. Eppure quando Hollywood si mette in testa una cosa, come un infante prima o poi la ottiene ed eccoci con un kolossal dalle vertiginose riprese aree, scene di massa che solo un ricco fondo cassa può consentire e Brad Pitt a disposizione con faccia e soldi, contribuendo alla realizzazione del film da co-produttore avendone acquisito i diritti dallo scrittore Max Brooks, autore sella storia. Se ci limitassimo a guardare il film sotto l’ aspetto ludico, le 2 ore si possono investire per vederlo, ma personalmente farei fatica a rivederlo una seconda volta. E spiego i perché e i percome. Prima di ogni cosa la forma ancorché la sostanza degli zombie moderni ricorda in tutto e per tutto quelli di 28 giorni dopo di Danny Boyle (2002) ed i successivi presenti in Io sono leggenda (2007), anche se questi ultimi creati in computer grafica. Occorre poi affrontare la causa, prima ancora dell’ effetto, della “malattia” che si diffonde nel genere umano in quanto nel primo film il contagio nasce da scimmie idrofobe scappate da un laboratorio, nel secondo da un virus causato da un vaccino mentre in World War Z trattasi di infezione virale non meglio identificata. In tutti i casi, dunque, il tutto nasce per eventi banali sfuggiti al controllo causando un effetto a catena inarrestabile ed inoltre l’ infezione si diffonde attraverso il contatto col sangue (dunque aggressione fisica con relativo morso). Troppe similitudini, dunque. La novità in quest’ opera, comunque di buon livello, è la soluzione finale, ovviamente ideata dall’ autore del romanzo: gli zombie attaccano chiunque risparmiando solo pochi eletti per un motivo specifico che non rivelo a vantaggio di chi non ha ancora visto il film ma che suscita senz’ altro stupore. Per l’ aspetto recitativo Pitt non è in gran forma, fa lo stretto necessario e tra l’ altro con un’ acconciatura non idonea per un ex funzionario ONU come copione recita mentre il nostro Favino, presente ormai in pianta stabile in produzioni hollywoodiane, non convince, sembra quasi svogliato, forse perché i nostri attori non sono troppo avvezzi alle sequenze di azione e suspance, come in questo caso. Alla regia contesto il girato negli ambienti chiusi, mentre come detto le sequenze di massa sono ben sviluppate e spettacolari. Ma quanto di più sbagliato potesse esser proposto ad un grande pubblico è quanto visto nella parte centrale del film che mostra risvolti sociali attualmente irrealizzabili, ovvero una riappacificazione in Medio Oriente tra palestinesi ed israeliani in nome di una salvezza da trovare al di qua di un muro sempre più alto che circonda l’ intera Gerusalemme: non si può ridicolizzare in tal modo una guerra ideologica, politica ed etnico - culturale millenaria in nome di un film sugli zombie, anche se occorre ammettere che le sequenze in Terra Santa (girate in realtà a Malta) sono piene di una giusta tensione narrativa e vedono la presenza di un ottimo interprete quale Jurgen Warmbrunn nella parte del capo del Mossad. La mia è una critica sostanziale, sia chiaro, lungi da me sconsigliare il film che comunque non può mancare nella bacheca degli appassionati di genere, tra i quali risulta anche il sottoscritto. Diciamo che se il regista ed il team di sceneggiatori (quasi tutti provenienti da Lost) avessero provato a presentarci dei mostri meno “iperattivi” di quelli di Boyle e se non ci fosse stata la solita, immancabile metropoli americana a far da sfondo nel prologo del film (in questo caso Filadelfia), avrei potuto premiare maggiormente lo sforzo. Per ora, tra le pellicole filo zombie dell’ ultimo decennio posso affermare che Regno Unito batte USA 2 a 0 (28 giorni dopo, 28 settimane dopo).
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