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akyro
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lunedì 25 novembre 2013
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flop nel segno di argento
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ma come si fa a produrre un film del genere?
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purplerain
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giovedì 21 novembre 2013
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già visto ma godibile.
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Zampaglione dirige un thriller con punte di horror a tratti notevole, a tratti banale, strizzando gli occhi ai maestri del genere, ricordando con alcune trovate i classici di Dario Argento, quando era nel suo momento migliore, come ad esempio la statuetta del pagliaccio o il carrello del supermercato che avanza, simile alla scena di “profondo rosso” a cui il regista sembra fare più di un occhiolino anche nelle scene di omicidio. Con ritmo cadenzato ma incalzante, il regista dimostra, grazie al suo gioco di luci, tra oscurità e chiarore, di saper reggere bene lo strumento del regista, cioè la telecamera, regalando attimi di tensione tra il cercare l’assassino e la via della sopravvivenza di alcuni dei protagonisti.
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Zampaglione dirige un thriller con punte di horror a tratti notevole, a tratti banale, strizzando gli occhi ai maestri del genere, ricordando con alcune trovate i classici di Dario Argento, quando era nel suo momento migliore, come ad esempio la statuetta del pagliaccio o il carrello del supermercato che avanza, simile alla scena di “profondo rosso” a cui il regista sembra fare più di un occhiolino anche nelle scene di omicidio. Con ritmo cadenzato ma incalzante, il regista dimostra, grazie al suo gioco di luci, tra oscurità e chiarore, di saper reggere bene lo strumento del regista, cioè la telecamera, regalando attimi di tensione tra il cercare l’assassino e la via della sopravvivenza di alcuni dei protagonisti. La Gerini si dimostra a proprio agio nella parte calandosi alla grande in una nuova realtà riuscendo a districarsi nel doppio ruolo con naturalezza e abilità, molto più di quanto non riesca nel parlare un inglese scolastico, ma comunque più che comprensibile. Detto ciò tuttavia c’è da dire che il film manca di quello spunto di originalità: le scene horror-splatter sono buone ma somigliano troppo a quelle dei maestri del genere, durano troppo poco e spaventano meno del dovuto, sembrando un po’ troppo corte e quasi tagliate, laddove invece andrebbe calcata la mano per creare quella suspense che invece manca o che dura troppo poco. E anche nell’utilizzo delle musiche, comunque buone, e delle ombre che appaiono e scompaiono, il nostro regista sembra più preoccupato di compiacere che di crederci, e mancano del tutto scene di indagini poliziesche, inchieste e domande incalzanti che andrebbero rivolte a qualche conoscente delle vittime. Stendiamo un velo pietoso sull’interpretazione del killer, che naturalmente eviteremo di menzionare, poco convincente in tutto, ma almeno diamo atto che la trovata del titolo è almeno originale. Qualche vuoto di sceneggiatura, ma comunque non da buttare.
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miguel
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lunedì 18 novembre 2013
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thriller onirico e nostalgico
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Tulpa prosegue il percorso di "rinascita" del cinema di genere italiano sulla scia dei prodotti anni '70 e ' 80 e che in tempi molto recenti ha visto l' arrivo di ottimi film come Morituris, Shadow dello stesso Zampaglione, Paura 3D dei Manetti. Le atmosfere stile retro' che strizzano l' occhio ai vari Profondo rosso, Tenebre o l' uso di colori accesi con una ottima fotografia che alterna le scene diurne in ambienti luminosi e urbani alle scene notturne in ambienti cupi, claustrofobici e onirici, come nel locale Tulpa richiamano anche ad echi Baviani e ad un certo modo esclusivamente nostrano di caratterizzare il thriller o lo spaghetti-horror all' italiana.
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Tulpa prosegue il percorso di "rinascita" del cinema di genere italiano sulla scia dei prodotti anni '70 e ' 80 e che in tempi molto recenti ha visto l' arrivo di ottimi film come Morituris, Shadow dello stesso Zampaglione, Paura 3D dei Manetti. Le atmosfere stile retro' che strizzano l' occhio ai vari Profondo rosso, Tenebre o l' uso di colori accesi con una ottima fotografia che alterna le scene diurne in ambienti luminosi e urbani alle scene notturne in ambienti cupi, claustrofobici e onirici, come nel locale Tulpa richiamano anche ad echi Baviani e ad un certo modo esclusivamente nostrano di caratterizzare il thriller o lo spaghetti-horror all' italiana. Tulpa rappresenta in modo efficace tutto ciò' ma lo fa seguendo una propria identità' con rimandi nostalgici come nelle scene omicide rappresentate in modo coreografico in pieno stile argentiano ma anche in modo sperimentale, indipendente. Rispetto alle produzioni francesi, spagnole molto in voga ultimamente ha il meritio di ricreare e di riprendere delle tematiche che si erano perse in lavori di questo tipo. Non solo sangue, ma anche suspense, brividi, indagare per trovare indizi a rischio della propria vita. Un prodotto ben fatto e da non perdere per gli amanti del cinema di genere che fu.
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[+] concordo, ma voto un po' alto.
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anino
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lunedì 18 novembre 2013
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un film giallo
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Gli omicidi sono magistrali, penso da soli valgono il film, e compensano i dialoghi che a tratti sono un po' deboli. Ottime le atmosfere, specie quelle notturne.
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ale_rm
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martedì 12 novembre 2013
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no comment
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Senza troppi veli e sviolinate, se vuoi vederti un film per il puro passatempo di vedere qualcosa di sensato, cambia film.
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irenebi
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martedì 5 novembre 2013
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salto nel tempo
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In questo film si ritrovano tutti i riferimenti del film giallo italiano, all'inizio potrebbero sembrare delle citazioni, ma proseguendo di capisce siano frutto della volontà di girare un genere di film come se il tempo passato non fosse rilevante. Spero sia il primo di una lunga serie.
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no_data
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martedì 5 novembre 2013
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sprazzi di buone cose in un mare di mediocrita'
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Ho deciso di visionare questo film dopo insistenti sollecitazioni da parte di una amico.
Da dove partire? Cerchiamo di procedere organicamente.
Inizio azzeccato, la pellicola si presenta bene, l’impatto è decisamente buono per lo spettatore; così come la cura nelle scene iniziali - particolarmente nel primo omicidio – lascia presagire una serata al di sopra delle aspettative.
Lo stato d’animo dello spettatore, tuttavia, non può che cambiare repentinamente.
Verrebbe da dire, peccato che il film continua.
Le buone idee non mancano, ma sfortunatamente sono visibili sempre più a sprazzi, e perlopiù nelle scene clou degli omicidi.
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Ho deciso di visionare questo film dopo insistenti sollecitazioni da parte di una amico.
Da dove partire? Cerchiamo di procedere organicamente.
Inizio azzeccato, la pellicola si presenta bene, l’impatto è decisamente buono per lo spettatore; così come la cura nelle scene iniziali - particolarmente nel primo omicidio – lascia presagire una serata al di sopra delle aspettative.
Lo stato d’animo dello spettatore, tuttavia, non può che cambiare repentinamente.
Verrebbe da dire, peccato che il film continua.
Le buone idee non mancano, ma sfortunatamente sono visibili sempre più a sprazzi, e perlopiù nelle scene clou degli omicidi. Anche queste, tuttavia, vedono difetti non trascurabili, palesemente girate con eccessiva frettolosità e poca attenzione ai dettagli. Non basta zoomare su un bulbo sul pavimento per spaventare lo spettatore, poche volte si riesce a trascinare costui in quello stato d’animo che si confà ad un horror fatto bene. In sostanza, soltanto in quei rari momenti (due, forse tre) il film può dirsi riuscito. Non spetta a me ricordare che in un genere come questo l’interpretazione degli attori è fondamentale, la paura è il sentimento più difficile da trasmettere attraverso uno schermo. A questo proposito, l’interpretazione della Gerini si avverte, l’empatia dello spettatore scatta, ma quasi mai supera un certo limite. Le altre prove attoriali si alternano tra quelle buone della già citata Gerini, di Placido e di Franek, a quelle pessime di altri cani e cagne di cui, per fortuna, non sentiremo parlare (Michela Cescon e altri\e).
La trama si sviluppa secondo uno schema semplice da comprendere per lo spettatore, anche troppo, ma la cosa più deludente è il finale: forse non ho mai visto prima d'oggi un epilogo di horror patetico come questo. Dopo le poche buone scene del film (tutte in versione dark) arrivate proprio nei momenti topici di quest’ultimo, l’unica cosa che il tanto atteso momento del disvelamento (e relativo scontato caos post-sorpresa) riesce a strapparti è una grassa risata.
Il degno punto di approdo per una nave che salpa benissimo, ma finisce peggio della Costa Concordia.
Che dire poi sulla regia ? Ridicolo il tentativo del regista di depistare lo spettatore in maniera così manifesta, prima nella scena (piccolo SPOILER) in cui si indugia sulle mani arse dell'autista, poi sulla seconda (errare humanum est,perseverare autem diabolicum) in cui si reca in libreria per il manuale sul Tulpa.
La cosa che più manca, però, è un'identità ben precisa da parte del regista. Alcune buone idee, certo - certi omicidi, discretamente confezionati, sono certamente uno dei pochi aspetti positivi del film - ma viene fuori in tutta la sua forza l'inesperienza di Zampaglione, coperta e malcelata da banali tentativi di fare collage di tecniche vecchie e altrui [uso spregiudicato e ovvio delle musiche (peraltro molto interessanti alcuni pezzi iniziali, non eccellenti ma quantomeno calzanti col film) che raggiunge il suo culmine con la scontatezza nell’uso degli effetti sonori; ombre nere che improvvisamente - oh mio Dio, che paura! - passano davanti alla camera...].
Se Zampaglione fosse ad un ipotetico X Factor del cinema ed io avessi l’ingrato compito di giudicarlo, lo manderei via con un secco NO motivandolo non con evidenti stonature (che pure sussistono, come il già citato finale), ma con l’assenza di originalità. Così come nella musica non abbiamo bisogno di voci che siano brutte copie di altre già esistenti, nel cinema non sentiamo l’urgenza di vedere tentativi di rifacimenti con scarsissime chances di successo.
Mi ascolti, signor Zampaglione, studi e torni la prossima volta, quando si sarà schiarito le idee e sarà in grado di offrirci un prodotto all’altezza. Le potenzialità si intravedono, la volontà pure, ma oggi, con questo Tulpa, non va oltre il 5.
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no_data
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lunedì 4 novembre 2013
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impressioni...
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Così, a caldo, dopo la visione di stasera su Mymovies, vorrei rompere gli schemi che sono riuscito a cogliere nella tendenza media delle critiche riguardo a questo film, e partire dai punti deboli (la rottura sta nel fatto che questo implica la presenza di più di un punto a favore). Se dovessi sintetizzare gli aspetti negativi con una parola, userei "fretta". Fretta nella sceneggiatura, per certi versi assolutamente ispirata, ma con un vuoto pneumatico nel finale: per essere precisi, sono da rimuovere "in toto" i due minuti che vanno dalla rivelazione del serial killer alla sua morte, a tratti anche imbarazzanti. Fretta nel doppiaggio. E qui c'è da rispondere a quanti hanno liquidato senza appello alcune interpretazioni definendole nei modi peggiori.
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Così, a caldo, dopo la visione di stasera su Mymovies, vorrei rompere gli schemi che sono riuscito a cogliere nella tendenza media delle critiche riguardo a questo film, e partire dai punti deboli (la rottura sta nel fatto che questo implica la presenza di più di un punto a favore). Se dovessi sintetizzare gli aspetti negativi con una parola, userei "fretta". Fretta nella sceneggiatura, per certi versi assolutamente ispirata, ma con un vuoto pneumatico nel finale: per essere precisi, sono da rimuovere "in toto" i due minuti che vanno dalla rivelazione del serial killer alla sua morte, a tratti anche imbarazzanti. Fretta nel doppiaggio. E qui c'è da rispondere a quanti hanno liquidato senza appello alcune interpretazioni definendole nei modi peggiori. Il film è stato recitato metà in italiano e metà in inglese. Guarda caso, le parti dove le interpretazioni sembrano dare il peggio di sé sono quelle in cui gli attori - che non sono doppiatori di professione - sono stati costretti a registrare sulla propria voce mentre recitavano in inglese. Senza parlare sempre e solo della Gerini (bella come poche volte), basterà considerare la prova di una maiuscola attrice come Michela Cescon, e paragonare la scena poco dopo l'inizio in cui passeggia con la protagonista nel parco a quella, nella seconda parte, in cui le telefona preoccupata: beh, non sembrano due interpretazioni della stessa persona, e facendo caso anche distrattamente al labiale la spiegazione è servita. Per il resto, la sceneggiatura è discreta, sicuramente i dialoghi nelle scene diurne lasciano il tempo che trovano, sono un po' deboli, ma non c'è un momento, nelle parti restanti, in cui la suspence latiti. Ben congegnate le sequenze degli omicidi, arricchite da un certo magnetismo quelle all'interno del Tulpa, ottime le sequenze dell'inseguimento e dell'incubo, con una componente onirica sviluppata in modo magistrale, che magari poteva essere meglio sfruttata anche in altri momenti. Colonna sonora eccezionale, stranamente opera non di Zampaglione ma del fratello (onore alla famiglia). La regia non sarà esaltante, penalizzata com'è da qualche rozzezza di troppo, ma io credo che anche quello ci stia perfettamente. Persino l'Argento e il Fulci dei tempi d'oro - non ci dimentichiamo che "Tulpa" è un omaggio al thriller italiano degli anni '70-'80 - erano soliti "sporcare" le loro opere nei momenti di minor tensione per raggiungere l'acme dell'estetismo e del mestiere, in maniera anche maniacale, nelle scene di sangue. Le allusioni cinefile a quella fase della nostra produzione si sprecano, ed è in quest'ottica che secondo me va giudicata l'opera terza di Zampaglione. Non un'opera originale, dunque, ma un buon "revival", godibile e a tratti anche divertente per i conoscitori del genere, che si cimenteranno nella caccia alle "citazioni dotte" dei modelli, verso cui non c'è volontà di confronto ma di semplice e riverente emulazione, recupero filologico.
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gwath
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lunedì 4 novembre 2013
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la conferma che il cinema italiano non esiste più
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Tulpa è un film incredibile: nel senso che è incredibilmente mediocre. E' stupefacente quanto l'alto costo dei finanziamenti per i films italiani sia inversamente proporzionale alla loro qualità: più è alto è il loro costo peggiore è la qualità. Ma in Italia, si sà, puntare sull meritocrazia non è mai stata una priorità. Meglio puntare sulla facile attrazione di sesso, sangue, malavita e riti esoterci; per poi giustificarla con una filosofia inesistente che sta dietro il film; il tutto per mascherare l'incompetenza del regista. A mio parere, come la maggior parte dei film italiani, oramai, non sono più "film", ma "operazioni commerciali".
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Tulpa è un film incredibile: nel senso che è incredibilmente mediocre. E' stupefacente quanto l'alto costo dei finanziamenti per i films italiani sia inversamente proporzionale alla loro qualità: più è alto è il loro costo peggiore è la qualità. Ma in Italia, si sà, puntare sull meritocrazia non è mai stata una priorità. Meglio puntare sulla facile attrazione di sesso, sangue, malavita e riti esoterci; per poi giustificarla con una filosofia inesistente che sta dietro il film; il tutto per mascherare l'incompetenza del regista. A mio parere, come la maggior parte dei film italiani, oramai, non sono più "film", ma "operazioni commerciali". Questa è la conferma (non che ce ne fosse bisogno) che il cinema italiano non eiste più.
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rondinella65
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sabato 26 ottobre 2013
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bruttino
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non mi è piaciuto per niente.neanche la colonna sonora....come vedere un vecchio brutto giallo..
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