francesco2
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giovedì 21 giugno 2012
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ancora su sheryl lee
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Sarà un caso, ma , se prima ho fatto riferimento a "Twin Peaks", va detto che l'inizio di questo film, come quello del bellissimo "Mistic River", ha qualcosa di lynchiano: quel cupo che trapela dalla musica e dalle immagini, quelle paludi come metafora del malessere di una comunità.
Già, una comunità. Proprio come quella del Lynchiano -Appunto- "Twin Peaks".
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francesco2
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giovedì 21 giugno 2012
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due (due?) parole su sheryl lee
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Chi abbia la mia età (Ormai trentanove!) ricorderà, probabilmente, quest'attrice come la Laura Palmer di "Twin Peaks".
Dopo, che a me risulti, qualche apparizione ( "Vampires" del '98, per esempio) e nient'altro. Però.
Però.....Abbiamo notato come, oggi, quest'attrice sia impegnata in certo inema indipendente a stelle e strisce?Nele comunità (Sic!) del "Gelido inverno" e di questo film, ha interpretato una donna e/o madre mezza schizzata, emblema degli USA che non vediamo mai nelle immagini da "Cartolina". Questi piccoli(ssimi) gruppi abbandonati a sé stessi, dove legge e regole paiono un'optional,e devi aspettarti che i tuoi vicini di casa siano, nella migliore delle ipotesi, persone che non abbandonano mai la propria bottiglia.
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Chi abbia la mia età (Ormai trentanove!) ricorderà, probabilmente, quest'attrice come la Laura Palmer di "Twin Peaks".
Dopo, che a me risulti, qualche apparizione ( "Vampires" del '98, per esempio) e nient'altro. Però.
Però.....Abbiamo notato come, oggi, quest'attrice sia impegnata in certo inema indipendente a stelle e strisce?Nele comunità (Sic!) del "Gelido inverno" e di questo film, ha interpretato una donna e/o madre mezza schizzata, emblema degli USA che non vediamo mai nelle immagini da "Cartolina". Questi piccoli(ssimi) gruppi abbandonati a sé stessi, dove legge e regole paiono un'optional,e devi aspettarti che i tuoi vicini di casa siano, nella migliore delle ipotesi, persone che non abbandonano mai la propria bottiglia.
Mi pare che, in entrambi i casi, (Più intenso, anche se magari sopravvalutato, il primo film, più pretenzioso questo) la Lee se la sia ben cavata. E allora, forse, non è vero che era brava solo a "Interpretare una morta". Forse il cinema l'ha messa da parte, o le ha assegnato ruoli in cose che noi non conosciamo. O, forse, ormai ultraquarantenne sta vvendo una seconda giovinezza.
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(di francesco2)
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brian77
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martedì 19 giugno 2012
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buono
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Niente di straordinario, ma un buon film medio che sa prendere una storia apparentemente convenzionale e la sa raccontare con la giusta tensione, bella atmosfera, ottima recitazione. Insomma, il buon cinema americano, quello che ci manca così tanto da quando Hollywood è finita nell'inferno dei blockbuster fumettari inguardabili e soporiferi. Qui non c'è montaggio clippato, non ci sono inseguimenti tediosi, non c'è la ripetitività action... Certo, non è James Gray, ma resta un buon film.
[+] lo specchietto retovisore le paludi della morte
(di desdemona77)
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lunedì 18 giugno 2012
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thriller lento
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Il film non mi è piaciuto per nulla, film molto lento roba da addormentarsi specie se la poltrona è comoda, neanche gli attori mi sono piaciuti.
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donni romani
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venerdì 15 giugno 2012
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indagini nelle paludi dell'anima
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Avventurarsi nel difficile, oltretutto sfruttatissimo, territorio del poliziesco con caccia al serial killer, soprattutto se si è la figlia di Michael Mann, è sicuramente una scelta ardua, ma Ami Canaan Mann ci prova ugualmente, scegliendo come location le paludose terre del Texas, e ci si dedica con metodo e dedizione, ma rischia talvolta di impantanarsi un po'. La trama è da manuale, una serie di ragazze morte, una scomparsa nel nulla, una giovane in pericolo e due poliziotti un po' sgualciti nell'anima che indagano. Il contorno semmai è più interessante, una palude sociale fatta di famiglie più che disfunzionali, di prostitute, spacciatori, reticenze e sottoboschi che difficilmente fanno penetrare alcunchè, sia pure la ferrea volontà dei due agenti di far luce sugli orrendi delitti.
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Avventurarsi nel difficile, oltretutto sfruttatissimo, territorio del poliziesco con caccia al serial killer, soprattutto se si è la figlia di Michael Mann, è sicuramente una scelta ardua, ma Ami Canaan Mann ci prova ugualmente, scegliendo come location le paludose terre del Texas, e ci si dedica con metodo e dedizione, ma rischia talvolta di impantanarsi un po'. La trama è da manuale, una serie di ragazze morte, una scomparsa nel nulla, una giovane in pericolo e due poliziotti un po' sgualciti nell'anima che indagano. Il contorno semmai è più interessante, una palude sociale fatta di famiglie più che disfunzionali, di prostitute, spacciatori, reticenze e sottoboschi che difficilmente fanno penetrare alcunchè, sia pure la ferrea volontà dei due agenti di far luce sugli orrendi delitti. I personaggi sono ben delineati, le sottili lacerazioni che un mestiere del genere comporta lasciate a primi piani composti e a silenzi espressivi, ma non c'è mai un guizzo di novità, non c'è niente che non sappia di già visto, e alla lunga il gioco del poliziotto stanco che scende negli abissi della società per salvare l'adolescente simbolo di speranza e rinascita risulta ridondante e stucchevole. E le mille trappole narrative che dovrebbero allargare il ventaglio di piste e sospetti riescono solo ad appesantire il sentiero principale ( se poi si sceglie per il ruolo di un serial killer un attore abbinato ai ruoli negativi lo spettatore dopo circa cinque minuti saprà già chi è il copevole e infatti così si rivela essere). La mano ferma della regia fa sperare di meglio per il futuro, ma al momento queste paludi sono molto simili alle tante altre paludi in cui dei serial killer ben più carismatici di quelli che la Mann confeziona per noi, si sono avventurati in altri centinaia di film simili. Non proprio un saldo di fine stagione ma quasi, del resto si sa, i thriller si addicono all'estate cinematografica.
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lionora
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giovedì 7 giugno 2012
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thriller classico/atipico
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Un thriller classico d'atmosfera,lontano da quelle che sono al giorno d'oggi le aspettative dei patiti del genere: poco sangue,niente adrenalina al cardiopalma, tempi lenti(tipici del tocco Mann padre). Eppure o, proprio per questo, il film funziona bene e coinvolge grazie all'ottima interpretazione dei tre protagonisti, la completezza dei due personaggi maschili diametralmente opposti, ma soprattutto le inquietanti paludi di morte.Una volta tanto non servono scritte informative: si sente a tatto che è una storia vera, forse è questa la causa dello sviluppo incompleto di alcune tracce della storia, che causano però un leggero senso d'insoddisfazione.
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levo95
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venerdì 19 agosto 2011
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ho capito poco e nulla ma...
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lo andrò a vedere per il vecchio Sam di Avatar
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