Una canzone per Marion |
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Un film di Paul Andrew Williams.
Con Terence Stamp, Vanessa Redgrave, Gemma Arterton, Christopher Eccleston, Orla Hill.
continua»
Titolo originale Unfinished Song.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 93 min.
- Gran Bretagna, Germania 2012.
- Lucky Red
uscita giovedì 29 agosto 2013.
MYMONETRO
Una canzone per Marion
valutazione media:
2,47
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Grande Vanessa
di Roberto Escobar L'Espresso
Let's talk about sex , intonano gli ottuagenari di "Una canzone per Marion" ("Song for Marion', Gran Bretagna e Germania, 2012. 93') E saltellano in qua e in là, come se t'artrite non li riguardasse. A parlar di sesso, a imitazione dei Salt-n-pepa, li ha indotti la giovane Elizabeth (Gemma Arterron), che dirige il loro coro. La cosa le è parsa spintosa. Di certo, spiritosa la trova Marion, corista entusiasta nonostante il cancro che la sta uccidendo. Molto meno entusiasta è il suo Arthur. Sposati da una vita, e tuttavia ancora teneramente innamorati, i due non potrebbero essere tra loro più diversi. Lei è luminosa e aperta, lui è ombroso e chiuso. Lo è da sempre, con tutti, a partire dal figlio James (Chrisropher Eccleston) e dalla nipotina Jennifer (Orla Hill). E adesso lo è anche con i vecchi canterini salrellanti, e con la loro fantasiosa direttrice.
Per girare questa sua piccola storia non proprio originale - fatta di anziani che, ovviamente, riscoprono scampoli di similgioventù - Paul Andrew Williams ha pensato bene di affidarsi a due attori che, da soli, ne potessero reggere le sorti. Capita così che la sua Marion abbia il volto e la grandezza di Vanessa Redgrave, e il suo Arthur quelli di Terence Stamp. È a loro che si deve la parte migliore del film, la prima, quella in cui i caratteri dei due protagonisti vengono enunciati, esplorati, approfonditi.
Fra i due, fra la vecchia attrice e il vecchio attore, è il secondo che affronta il ruolo più difficile, e più a rischio. Mentre Redgrave deve solo (si fa per dire) tenere insieme malattia ed entusiasmo, dolcezza e determinazione, a Stamp tocca di convincerci sia del proprio amore per Marion, sia della propria caparbia avversione alla sua avventura nel coro. E allo stesso tempo gli tocca di convincerci delle ragioni - più o meno buone, ma sempre molto umane - della propria rabbia esistenziale, acuita dall'età.
È così misurato, ed è così dolorante nel profondo, il suo personaggio, che per un po' si perdonano a Williams le molte scivolate retoriche e d'effetto. Ma quello che neppure la bravura di Stamp e Redgrave riesce a fargli perdonare è l'ovvietà della seconda parte del racconto. Abbandonata al suo destino Marion, la sceneggiatura si impegna a redimere Arthur dalla sua misanrropia. In platea la svolta narrativa è accolta con soddisfazione. Ma a noi pare che la storia naufraghi in uno stagno di melassa. E non e un gran bel vedere il vecchio Stamp che saltella e canta "Let's talk about sex".
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