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lunedì 31 luglio 2023
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commento terrificante
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Mamma mia... qual è la sua specialità? Disney Channel?
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no_data
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giovedì 19 dicembre 2013
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lullaby- brano semplice ma delicatissimo
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Al di là della semplicità del brano in se, mi ha colpito molto la dolcezza che ci ha messo il ''burbero'' Terence Stamp, almeno come si dimostra nel film,nell'interpretarla, rendendo inaspettatamente ancor più dolce il senso delle parole. Grazie mi sono piacevolmente commosso!
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angelo umana
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martedì 10 dicembre 2013
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molto meglio di quartet
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Attenzione: si preparino fazzoletti anticommozione e ci si disponga di buon grado a sopportare tutti i clichés inglesi di un’epopea familiare dove il burbero benefico, e sempre fondamentalmente tenero, Arthur-Terence Stamp, prende recalcitrante nel coro del paese il posto della moglie, Marion-Vanessa Redgrave, che muore. Alla fine il vecchio Stamp canterà nel concorso dei cori e farà guadagnare al suo un insperato 3° posto. A ciò ha contribuito l’inesauribile volontà dell’istruttrice del coro di anziani – Elizabeth-Gemma Aterton - che, sempre sorridente e dotata di risposte pronte e tranquillizzanti, capace perfino di dare un’impronta rock all'anziano gruppo, andrà a confidare proprio al burbero Stamp le sue pene d’amore di giovane ragazza.
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Attenzione: si preparino fazzoletti anticommozione e ci si disponga di buon grado a sopportare tutti i clichés inglesi di un’epopea familiare dove il burbero benefico, e sempre fondamentalmente tenero, Arthur-Terence Stamp, prende recalcitrante nel coro del paese il posto della moglie, Marion-Vanessa Redgrave, che muore. Alla fine il vecchio Stamp canterà nel concorso dei cori e farà guadagnare al suo un insperato 3° posto. A ciò ha contribuito l’inesauribile volontà dell’istruttrice del coro di anziani – Elizabeth-Gemma Aterton - che, sempre sorridente e dotata di risposte pronte e tranquillizzanti, capace perfino di dare un’impronta rock all'anziano gruppo, andrà a confidare proprio al burbero Stamp le sue pene d’amore di giovane ragazza.
C’è spazio naturalmente anche per sanare, con il concerto finale, le incomprensioni tra padre e figlio, James-Christopher Ecclestone, il quale come molti figli non si è mai sentito abbastanza valorizzato dal padre, eternamente scettico e insoddisfatto, forse più con sé stesso che con gli altri.
Nonostante le ovvietà descritte, che rimandano fortemente ad un altro film analogo, con l’apoteosi finale di un’esibizione a cui assistono familiari, il più corposo Billy Elliott, è un film ben accetto e pure divertente, non foss’altro che per gli ottimi due mostri sacri che lo interpretano e per la pregevolissima fattura del film stesso. Buone inquadrature fisse, che dispongono alla pace che si conviene agli anziani protagonisti. In un film attorno a un coro non mancano poi canzoni gradevolissime, “If you happen to see the most beautiful girl …” ed una di Céline Dion che dice “Siamo canzoni incompiute in attesa, quadri dipinti a metà”.
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(di arnaco)
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vanessa zarastro
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venerdì 4 ottobre 2013
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com’è bella la quarta età…
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In linea con un filone di film inglesi in cui la musica è protagonista e in linea con la moda di mostrare la tenerezza della terza (quarta?) età, il film “Una canzone per Marion” presenta due straordinari attori e quando muore Marion (la fantastica Vanessa Redgrave), muore un po’ anche il film. Chi ricorda il recente “Amour” di Haneke? Un’altra storia di coppia anziana con due attori d’eccezione dove c’è anche uno sfondo di critica sociale, non c’è assolutamente niente da paragonare tra i due film. In “Una canzone per Marion” una sorta di volontaria, direttrice del coro, tutta mossette e smorfie (anche questa in linea con una certa insopportabile recitazione inglese) non si sa come riesca a “redimere un’orsaggine” come quella di Arthur con problemi relazionali amplificati anche dal lutto recente.
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In linea con un filone di film inglesi in cui la musica è protagonista e in linea con la moda di mostrare la tenerezza della terza (quarta?) età, il film “Una canzone per Marion” presenta due straordinari attori e quando muore Marion (la fantastica Vanessa Redgrave), muore un po’ anche il film. Chi ricorda il recente “Amour” di Haneke? Un’altra storia di coppia anziana con due attori d’eccezione dove c’è anche uno sfondo di critica sociale, non c’è assolutamente niente da paragonare tra i due film. In “Una canzone per Marion” una sorta di volontaria, direttrice del coro, tutta mossette e smorfie (anche questa in linea con una certa insopportabile recitazione inglese) non si sa come riesca a “redimere un’orsaggine” come quella di Arthur con problemi relazionali amplificati anche dal lutto recente. Probabilmente lo humour inglese fatto d’ironie sottili non ha la stessa efficacia nella sua traduzione italiana.
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alex2044
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lunedì 16 settembre 2013
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tenero o patetico ?
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Il dilemma è : tenero o patetico ?
Il film non convince perchè il dilemma non è sciolto.
Gli attori sono corretti ma nulla più .
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lllo-olll
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mercoledì 11 settembre 2013
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la tenerezza di un addio
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La sceneggiatura scorre in un susseguirsi di battute che si potrebbe quasi giocare a indovinare la seguente. Eppure è struggente la tenerezza dei due e il loro canto va dritto al bersaglio, che non è solo la ghiandola lacrimale (impugnare il pacchetto nuovo di Scottex quando lui inizia a cantare a occhi chiusi). Vietato ai minori di 13 anni. Ragazzini, alla larga da qualsiasi riflessione sui nonni e sulla morte! VO, obviously.
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frencyb
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martedì 10 settembre 2013
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bellissimo film
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Film non drammatico, come è stato definito, ma molto commovente,a tratti anche divertente, interpretato benissimo lo stesso si può dire per la regia, si guarda tutto d'un fiato perché non dura neanche tanto. Mi chiedo come si fa a definire ordinaria la storia di un uomo che, nonostante viva il dramma di una grande perdita, decida di non chiudersi al mondo ma di aprirsi agli altri continuando ad amare la vita, poche volte sono uscita da un cinema totalmente soddisfatta. L'unica cosa di ordinario è la recensione ufficiale, mi spiace per chi l'ha scritta.
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masmassi
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mercoledì 28 agosto 2013
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confezionato per commuovere
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Gli attori sono straordinari, la Redgrave è magistrale e così Stamp. Si capisce immediatamente dove andrà a parare la trama, che è estremamente prevedibile, tuttavia si viene coinvolti da una storia straziante, molto verosimile ed è facile calarsi nei panni dei personaggi.
Sconvolgente la similitudine, quasi una citazione se non un plagio, con la scena finale di Sister Act 2. Accadono esattamente le stesse cose, situazione e dialoghi sono fastidiosamente identici in tutto e per tutto, cambia solo l'età del coro in concorso.
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donni romani
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domenica 14 luglio 2013
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emozioni vere per grandi attori
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Cinema inglese al cento per cento, emozioni trattenute ma intense e humor venato di tenerezza, equilibrio perfetto fra dramma e commedia sentimentale brillante, con due interpreti straordinari per talento che non scopriamo certo oggi e capacità di mettersi a nudo nella loro vecchiaia. Marion e Arthur hanno tutta una vita passata insieme alle spalle, un figlio con cui Arthur non riesce a relazionarsi - Arthur ha un carattere brusco e riservato che il figlio fatica a comprendere - una nipotina che adorano e un amore tanto grande quanto le loro differenze, lei solare e aperta agli altri, lui cupo e introverso.
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Cinema inglese al cento per cento, emozioni trattenute ma intense e humor venato di tenerezza, equilibrio perfetto fra dramma e commedia sentimentale brillante, con due interpreti straordinari per talento che non scopriamo certo oggi e capacità di mettersi a nudo nella loro vecchiaia. Marion e Arthur hanno tutta una vita passata insieme alle spalle, un figlio con cui Arthur non riesce a relazionarsi - Arthur ha un carattere brusco e riservato che il figlio fatica a comprendere - una nipotina che adorano e un amore tanto grande quanto le loro differenze, lei solare e aperta agli altri, lui cupo e introverso. La loro vecchiaia potrebbe essere serena, fatta di quei bisticci e quelle tenerezze tipiche di chi ha passato insieme tutta la vita, ma un baratro si avvicina, Marion è malata terminale di cancro e i medici non le danno più di due mesi. Lei non si lascia scoraggiare, vuol continuare a cantare nel coro di quartiere e sentirsi vive finchè la malttia non avrà il sopravvento, Arthur diventa iperprotettivo, ha paura che lei si affatichi, le impedisce di vedere i suoi amici. Lei si chiude nel mutismo finchè lui cede e la accompagna alle prove del coro, che di lì a qualche giorno dovrà esibirsi davanti ad un giudice per essere ammesso ad un concorso. E così Arthur si trova a fumare nervosamente fuori dalla sala prove mentre Marion prova la sua canzone, guardingo all'inizio incuriosito poi, desideroso di far contenta la moglie ma tutto sommato piuttosto scettico verso quei vecchietti che si dimenano, cantano e si divertono come a lui non accade più da tantissimo tempo. La direttrice del coro tra l'altro è una ragazza deliziosa, estremamente affezionata a Marion che cerca di far capire al burbero Arthur quanto la socialità sia importante per gli anziani. Arriva il giorno della prova e Marion esegue il suo assolo, una splendida e toccante versione di "True Colors" cantata da Vanessa Redgrave con immensa bravura, cui assistono anche il figlio e la nipotina. Di lì a poco Marion muore, Arthur chiude ogni contatto con il figlio e si isola nel suo dolore ma... ma non è mai troppo tardi per aprirsi alla vita, e così sarà lui a prendere il posto di Marion nel coro la sera dell'esibizione al concorso, scoprendo il piacere del canto, della condivisione e del coraggio di esprimere le proprie emozioni, gesto che gli aprirà le porte della riconciliazione con il figlio. Film di sentimenti già narrati, film da "fazzoletto a portata di mano" film in cui tutto va come deve andare dalla prima all'ultima scena? Forse, ma talmente ben recitato, ben portato avanti fra una lacrima e una risata e ben orchestrato nei caratteri che incanta nella sua delicatezza, commuove nella sua aderenza alla realtà - la malattia, la perdita, la difficoltà di dialogo padri fili - e fa riconciliare con quel cinema semplice, senza effetti speciali, fatto di storie toccanti interpretate da grandi attori, che una volta era la regola sul grande schermo ed oggi è un'eccezione guardata per giunta da qualcuno con sospetto, temendo sia cinema ricattatorio. Non è così, è cinema vero questo, e commuoversi non è mai stato un reato davanti a un sorriso come quello di Vanessa Redgrave o di Terence Stamp.
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sergiofi
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mercoledì 26 giugno 2013
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l’amore coniugale e la forza della musica
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Paul Andrew Williams racconta in “Song for Marion” ("Una canzone per Marion"), con intensa partecipazione, l’epilogo di un lunga storia di amore coniugale. Dimostra come un evento esterno, in questo caso la forza trascinante e dirompente della musica, sia talora capace di innescare metamorfosi in apparenza impensabili.
Arthur (interpretato con grande maestria recitativa da un Terence Stamp che occupa letteralmente la scena) e Marion (una Vanessa Redgrave anche lei al meglio delle sue potenzialità attoriali) danno vita a una coppia di vecchi coniugi che non potrebbero essere più diversi. La conferma che i percorsi assegnati agli umani dal destino sanno essere pervasivi oltre ogni possibile limite.
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Paul Andrew Williams racconta in “Song for Marion” ("Una canzone per Marion"), con intensa partecipazione, l’epilogo di un lunga storia di amore coniugale. Dimostra come un evento esterno, in questo caso la forza trascinante e dirompente della musica, sia talora capace di innescare metamorfosi in apparenza impensabili.
Arthur (interpretato con grande maestria recitativa da un Terence Stamp che occupa letteralmente la scena) e Marion (una Vanessa Redgrave anche lei al meglio delle sue potenzialità attoriali) danno vita a una coppia di vecchi coniugi che non potrebbero essere più diversi. La conferma che i percorsi assegnati agli umani dal destino sanno essere pervasivi oltre ogni possibile limite. Tanto lui è ostico e chiuso in se stesso, quanto lei è solare nonostante sia afflitta da una malattia terminale. L’inatteso cambiamento di rotta sarà rappresentato, nella vita di Arthur, dal suo ingresso nel coro locale di anziani frequentato da Marion e diretto dalla giovane maestra di musica Elizabeth (una Gemma Arterton all’altezza dei due mostri sacri).
Un trio di attori ispirati. Una galleria di comprimari eccellenti. La mano lieve di un regista che chiarisce il suo obiettivo con la dedica finale “alla famiglia". Questa la miscela vincente di un’opera di contagiosa tenerezza, affatto penalizzata dal contesto geriatrico in cui si muove.
Lo scostante Arthur riuscirà alla fine a mettere in mostra i suoi "True Colours". Solo Marion li conosceva davvero, al punto di dedicargli la canzone di Cyndi Lauper come gesto finale d’amore. Sarà ripagata con gli interessi quando Arthur, al culmine di una dolorosa e rasserenante metamorfosi, deciderà di cantare in pubblico “Lulluby” (di Billy Joel) per recuperare la stima del figlio (Cristopher Ecclestone).
Memorabili le due interpretazioni canore della Redgrave e di Stamp, che danno l’ultimo tocco di classe a un film meritevole di menzione.
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