zoom e controzoom
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lunedì 8 ottobre 2012
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peccato una "sinossi" non adeguata
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Decisamente molto più sostanzioso di come venga presentato sulle locandine, il film racconta di quei luoghi e di quella vita, di chi nasce: ne ricco, ne fortunato, ne con prospettive ottimistiche realizzabili per crearsi uno status-quo. Non si può parlare di miseria del tipo bassifondi dipinti poeticamente di toni di grigio, ma di strati sociali con un destino difficile sì. Costruito con una buona fotografia con pennellate di luce e scorci che senza essere estremi, introducono nell'animo e nell'attimo dell'accadente, ed un buon montaggio che accusa solo qualche attimo di incompletezza in alcuni primi piani eccessivamente stretti da diventare non sufficienti, il film si snoda con chiarezza approfondendo sui personaggi, tutt'altro che irreali.
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Decisamente molto più sostanzioso di come venga presentato sulle locandine, il film racconta di quei luoghi e di quella vita, di chi nasce: ne ricco, ne fortunato, ne con prospettive ottimistiche realizzabili per crearsi uno status-quo. Non si può parlare di miseria del tipo bassifondi dipinti poeticamente di toni di grigio, ma di strati sociali con un destino difficile sì. Costruito con una buona fotografia con pennellate di luce e scorci che senza essere estremi, introducono nell'animo e nell'attimo dell'accadente, ed un buon montaggio che accusa solo qualche attimo di incompletezza in alcuni primi piani eccessivamente stretti da diventare non sufficienti, il film si snoda con chiarezza approfondendo sui personaggi, tutt'altro che irreali. Sam è di una razionalità e una "semplicità" mentale che rasenta la grettezza, la stupidità, ma il suo è un mondo senza alternative dove si prende quel che si prende perchè in quel momento c'è. E basta. Senza farsi domande, senza pensare ad alcun poi. La limitatezza affettiva che ha nel rapportarsi con il figlio, piccolissimo e solo davanti al mondo, è giustificata da quanto viene raccontato di lui, poco ma quanto basta per capire che il suo non è stato un desiderio di peternità. Poche fantasie sull'amore paterno, sull'istinto genitoriale innato, e deve essere proprio così almeno finchè non ci si trova davanti alla possibilità di perdere quella piccola "cosa" così pesante da gestire e da proteggere. Dura è la vita e il mondo di Sam, ma se meno difficile appare il mondo di Stephanie, quel che le accade riporta immediatamente alla realtà che è molto più imprevedibile di quanto si possa pensare. Molto valida l'elissi parallela tra ciò che accade a Stephanie e quel che sta facendo Sam : perdita ed uso del medesimo mezzo che ne determinerà poi lo scorrere dei futuri giorni. Film molto ben costruito nel succedersi delle situazioni con un dialogo estremamente realistico. Unica piccola pecca nel finale : appena prevedibile l'evento catartico e un po' tirato per i capelli - come lunghezza della scena - probabilmente nel senso dell'alzare il pathos per la risoluzione della scena stessa.Decisamente prolungati i tempi in eccesso perchè sia così realmente possibile il lieto fine. Molto buona la colonna sonora.
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sorella luna
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sabato 6 ottobre 2012
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i francesi sono troppo "avanti" !
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Un film rischiosissimo dal punto di vista delle immagini. Coraggio e grande capacità di mostrare "l'orrore", l'inguardabile... Eppure ce lo fa guardare, senza che in noi spunti fuori il "guardone"... Ragazzi, i francesi sono troppo avanti!... E Marion Cotillard è bella anche quando è brutta! Da noi sono in poche a riuscirci...
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angelo umana
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venerdì 5 ottobre 2012
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i sentimenti arrugginiti di alì
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La ruggine deve essere quella che attanaglia l’anima di Alì (un interessante Matthias Schoenaerts), “uomo solo che non sa decifrare affetti e sentimenti” come dice Natalia Aspesi su Repubblica, lo definirei disabituato agli affetti, con un figlio di 5 anni che non ha visto crescere; è un papà che impara la paternità – sembra – alla fine del film, quando il bambino scampa a una morte che aggiungerebbe una grande disgrazia ad una storia che ne ha avute già diverse. A lungo nei rapporti col figlio fa pensare ai papà irresponsabili di “L’enfant” e “Il ragazzo con la bicicletta” dei fratelli Dardenne.
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La ruggine deve essere quella che attanaglia l’anima di Alì (un interessante Matthias Schoenaerts), “uomo solo che non sa decifrare affetti e sentimenti” come dice Natalia Aspesi su Repubblica, lo definirei disabituato agli affetti, con un figlio di 5 anni che non ha visto crescere; è un papà che impara la paternità – sembra – alla fine del film, quando il bambino scampa a una morte che aggiungerebbe una grande disgrazia ad una storia che ne ha avute già diverse. A lungo nei rapporti col figlio fa pensare ai papà irresponsabili di “L’enfant” e “Il ragazzo con la bicicletta” dei fratelli Dardenne. Le ossa del titolo fanno invece pensare a quelle che si rompono negli incontri di lotta a cui partecipa per soldi e forse per scaricare rabbia, dove vince chi resta in piedi; Stéphanie (Marion Cotillard, brava a rendere il personaggio dolce e paziente), invece, si vede strappate le ossa inferiori delle gambe da un’orca marina di cui è istruttrice in un acquario.
I due protagonisti sembrano creature dapprima informi, acerbe, che diventano definite, espresse, vere, dopo pesanti sfortune che la vita ha loro riservato. Nonostante queste il film non suscita quasi emozioni, gli episodi sembrano messi lì per caso o, come dice Federico Pontiggia sul Fatto Quotidiano, “sta insieme con difficoltà”. E quello di Schoenaerts è un viso da cui non traspaiono emozioni, sempre uguale, sia che risponda al cellulare mentre sta facendo l’amore, rabbioso, con qualcuna di passaggio, sia quando con altrettanta rabbia scambia colpi negli “incontri” con gli avversari.
Vi si può trovare comunque qualche considerazione sul nostro rapporto con la disabilità, quella di Stéphanie. Vuole riscoprire il piacere di un rapporto sessuale o almeno riprovarlo, e Alì, ancora molto rude, le riserva quelle che dapprima considera solo delle prestazioni: “se sono operativo si fa …”. “Opé” di opératif diventerà la loro parola chiave, il loro richiamo, negli sms. Eppure quest’anima rude porta al mare Stéphanie, se la porta in spalla dentro e fuori dall’acqua e su e giù dalla sedia a rotelle, forse un volontariato, insospettabile in lui, che sa tanto di affetto?
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rongiu
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venerdì 5 ottobre 2012
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il sapore acre di frutta “immature”.
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Stephanie \ Marion Cotillard / addestratrice di orche. E’ uno di questi delfinidi a lasciar traccia indelebile sul suo corpo.
Alain detto Alì \ Matthias Schoenaerts / ex pugile, ex lottatore. Al momento buttafuori presso un locale e lottatore clandestino per soldi. Insomma, un uomo allo sbando e per giunta con la responsabilità di un figlio, Sam.
Sam \ Armand Verdure /. Suo malgrado, bersaglio di una vita spericolata.
Jacques Audiard regista e cosceneggiatore con Thomas Bidegain hanno fatto centro. Ed è un centro a tutto tondo, nel senso scultoreo del termine. La trasposizione cinematografica, nel nostro caso di un libro \ Ruggine e ossa di Craig Davidson /, di una serie di racconti e compagnia bella, non è cosa facile.
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Stephanie \ Marion Cotillard / addestratrice di orche. E’ uno di questi delfinidi a lasciar traccia indelebile sul suo corpo.
Alain detto Alì \ Matthias Schoenaerts / ex pugile, ex lottatore. Al momento buttafuori presso un locale e lottatore clandestino per soldi. Insomma, un uomo allo sbando e per giunta con la responsabilità di un figlio, Sam.
Sam \ Armand Verdure /. Suo malgrado, bersaglio di una vita spericolata.
Jacques Audiard regista e cosceneggiatore con Thomas Bidegain hanno fatto centro. Ed è un centro a tutto tondo, nel senso scultoreo del termine. La trasposizione cinematografica, nel nostro caso di un libro \ Ruggine e ossa di Craig Davidson /, di una serie di racconti e compagnia bella, non è cosa facile. Loro, questo obiettivo l’hanno centrato appieno. Bravi!
I personaggi Davidsoniani hanno caratteristiche psicologiche forti, non si nascondono, sono fortemente esposti. Insomma, rischiano sempre ed in prima persona. Audiard è riuscito a dar vita “formale” a due personaggi fino ad oggi “nascosti” in un libro.
Film forte, iperdrammatico e dal sapore acre della frutta “immature”.
Non ha scampo lo spettatore, poche le alternative, o studiare il “tutto tondo” di regista, attori e compagnia bella o alzarsi ed andare via. Ma perché? Perché le modificazioni di un corpo a seguito di un evento violento, hanno come conseguenza la radicale modificazione della quotidianità. La “tua alba, il tuo tramonto, i tuoi sogni” non son più gli stessi, non hanno più i colori che immaginavi. Insomma, una nuova identità è dietro l’angolo, la tua immagine, la percezione nuova del Sé corporeo sbaraglia le più piccole certezze che fino a quel momento ti sei costruita.
E, se a ciò accompagni, le pulsioni forti, violente, che provi per un uomo “rozzo”, irascibile, impulsivo, dal passato impetuoso, “una testa calda” e che pensi possa appartenerti per sempre, ecco che la miscela esplosiva è bella che pronta, ha solo bisogno di un detonatore.
Chi dei due utilizzerà “l’altro” per fini strumentali? Quanti e quali sono gli interessi “comuni” ad entrambi? Individualità o reciprocità? Divergenti o convergenti? Che ruolo avrà la sessualità per entrambi? Ed i sensi di colpa? Tanti, forse troppi, gli interrogativi. Meglio così. Una vita da punti esclamativi, mi fa paura.
Buona visione.
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renato volpone
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giovedì 4 ottobre 2012
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je m'en fous
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Quanto fa male questo film, dall'inizio alla fine, senza respiro. Ma quanto fa bene all'anima, quanta speranza nel dolore. "Me ne frego": un modo di vivere diverso, lontano dall'usuale, dalle convenzioni, giudicabile, ma in fondo giusto. Un modo di vivere dovuto ad una società che rigetta e che ti riaccoglie solo tra i reietti. Ritratto di un uomo che non deve chiedere, che non ha paura, che non ha dubbi, ma che messo di fronte al dolore più grande ritrova la sua anima. Un'anima forse un po' bambina, ma che aiuta chi ha bisogno, che distrugge inconsapevole, che si chiude in se stessa, ma un'anima buona che sa amare. Ritratto di una donna seducente, che usa gli uomini per poi annoiarsi, che domina la natura di orche assassine, ma che messa di fronte all'inevitabile china il capo e accetta l'aiuto per risollevarsi.
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Quanto fa male questo film, dall'inizio alla fine, senza respiro. Ma quanto fa bene all'anima, quanta speranza nel dolore. "Me ne frego": un modo di vivere diverso, lontano dall'usuale, dalle convenzioni, giudicabile, ma in fondo giusto. Un modo di vivere dovuto ad una società che rigetta e che ti riaccoglie solo tra i reietti. Ritratto di un uomo che non deve chiedere, che non ha paura, che non ha dubbi, ma che messo di fronte al dolore più grande ritrova la sua anima. Un'anima forse un po' bambina, ma che aiuta chi ha bisogno, che distrugge inconsapevole, che si chiude in se stessa, ma un'anima buona che sa amare. Ritratto di una donna seducente, che usa gli uomini per poi annoiarsi, che domina la natura di orche assassine, ma che messa di fronte all'inevitabile china il capo e accetta l'aiuto per risollevarsi. C'è odore di sangue e di ossa spezzate, di ruggine, ma anche di fresco, di pulito, di generoso. C'è la rabbia, ma anche il perdono, l'arrivismo, ma anche la rivalsa, il rapporto occasionale, ma anche l'amore. Un grande film, ma solo per chi ha lo stomaco per vederlo: non ti fa mancare nulla. Bella la fotografia, eccezionale la recitazione (visto in lingua originale), splendida regia. E la storia è quella che tutti vogliamo nascondere rincorrendo copertine patinate, ma la vita a volte riserva sorprese che non hanno ritorno e che sono durissime da accettare come l'amputazione di un arto o di un amore.
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no_data
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giovedì 4 ottobre 2012
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la sofferenza ed il riscatto
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La nostra esistenza scorre ripetitiva silenziosa a volte noiosa tra gli impegni di lavoro, gli impegni dei bambini, i limitati spazi nei rapporti di coppia e di amicizia.
Audiard risveglia in noi la parte più instintiva, quella più vicina agli animali, che comunque appartiene alla nostra natura. Come l'Orca risponde al suo instinto e attratta dal sangue di una ferita morde le gambe della donna, così l'uomo prova il gusto del combattimento a sangue e non vuole fermarsi vuole finire la sua preda per assorbirne l'energia vitale.
I traumi che ciascun personaggio del film sarà costretto suo malgrado ad affrontare (perdita delle gambe, rischio di perdita del proprio figlio) sono eventi di grande sofferenza ma anche il punto di partenza per la propria salvezza, per il proprio riscatto.
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La nostra esistenza scorre ripetitiva silenziosa a volte noiosa tra gli impegni di lavoro, gli impegni dei bambini, i limitati spazi nei rapporti di coppia e di amicizia.
Audiard risveglia in noi la parte più instintiva, quella più vicina agli animali, che comunque appartiene alla nostra natura. Come l'Orca risponde al suo instinto e attratta dal sangue di una ferita morde le gambe della donna, così l'uomo prova il gusto del combattimento a sangue e non vuole fermarsi vuole finire la sua preda per assorbirne l'energia vitale.
I traumi che ciascun personaggio del film sarà costretto suo malgrado ad affrontare (perdita delle gambe, rischio di perdita del proprio figlio) sono eventi di grande sofferenza ma anche il punto di partenza per la propria salvezza, per il proprio riscatto.
Donna e uomo, con atteggiamenti diversi, affrontano il loro trauma e dopo breve tempo liberano i propri sentimenti, sono sinceri, li dichiarano apertamente, si guardano nel profondo facendo affiorare prepotentemente le loro paure, la loro vulnerabilità superando la vergogna di essere umani quindi anche di esseri fragili, sentono il bisogno di appoggiarsi l'uno sull'altro (opè? lei /non attaccare lui), uomo e donna uniti nella lotta della vita, mettono in campo forze diverse, ma hanno pari dignità.
Le sofferenze ed i dolori che incontriamo nella nostra vita possono essere una occasione di riscatto, di liberazione, perchè il dolore apre la porta chiusa dei nostri condizionamenti mettendo in luce la nostra vera identità; se ne sapremo approfittare saremo finalmente padroni della nostra vita.
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mcmurphy87
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giovedì 4 ottobre 2012
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un rumore rosso di ossa
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Da un giorno all'altro il mondo di Stephanie cambia in maniera radicale a causa di un incidente sul lavoro. Tutto quello che il giorno prima gli sembrava naturale era ormai un lontano ricordo,dovrà cercare di convivere con questo pesante handicap. Dopo qualche tempo decide di chiamare Ali,un ragazzo conosciuto poco prima dell'incidente,e cosi grazie a lui comincia a riassaporare le piccole cose,dall'uscire di casa a farsi un bagno nel mare. La semplicità del giovane fa breccia nel cuore di lei che comincia ad affezionarsi. La pellicola ci fa riflettere su molti argomenti dall'handicap alla mancanza di lavoro,dalla difficoltà di crescere un figlio(Alì ha un figlio di 5 anni) al modo in cui alle volte il destino si possa prendere gioco di noi.
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Da un giorno all'altro il mondo di Stephanie cambia in maniera radicale a causa di un incidente sul lavoro. Tutto quello che il giorno prima gli sembrava naturale era ormai un lontano ricordo,dovrà cercare di convivere con questo pesante handicap. Dopo qualche tempo decide di chiamare Ali,un ragazzo conosciuto poco prima dell'incidente,e cosi grazie a lui comincia a riassaporare le piccole cose,dall'uscire di casa a farsi un bagno nel mare. La semplicità del giovane fa breccia nel cuore di lei che comincia ad affezionarsi. La pellicola ci fa riflettere su molti argomenti dall'handicap alla mancanza di lavoro,dalla difficoltà di crescere un figlio(Alì ha un figlio di 5 anni) al modo in cui alle volte il destino si possa prendere gioco di noi. Alcune scene hanno davvero un impatto sia visivo che emozionale molto forte grazie alla bravura di Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts che sono i due veri pilastri su cui il film si appoggia e riesce a farci commuovere e riflettere. Talvolta bisogna scavare fino alle ossa per arrivare al cuore anche se a scavare ci si può far male e le ossa potrebbero non tornare mai piu' quelle di una volta.
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cirokisskiss
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giovedì 4 ottobre 2012
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grande audiard !!!
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Audiard ha stile da vendere e lo si nota anche nelle sequenze più grezze , nelle inquadrature più confusionarie, tutto ha un senso e tutto è in perfetta funzione all'empatia che si cerca di creare intorno a questa storia di due anime completamente diverse una dall'altra, ma che allo stesso tempo si completano e si respingono. Audiard sa come raccontarci questa storia, sa scavare nel profondo, sa coinvolgere e lo fa senza cadere nel banale, utilizzando quel suo stile freddo che mai come in questa occasione è necessario, una freddezza che rende il tutto sincero, vero e quindi estremamente coinvolgente.
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Audiard ha stile da vendere e lo si nota anche nelle sequenze più grezze , nelle inquadrature più confusionarie, tutto ha un senso e tutto è in perfetta funzione all'empatia che si cerca di creare intorno a questa storia di due anime completamente diverse una dall'altra, ma che allo stesso tempo si completano e si respingono. Audiard sa come raccontarci questa storia, sa scavare nel profondo, sa coinvolgere e lo fa senza cadere nel banale, utilizzando quel suo stile freddo che mai come in questa occasione è necessario, una freddezza che rende il tutto sincero, vero e quindi estremamente coinvolgente... un coinvolgimento che trova il suo apice ogni volta che i due protagonisti sono insieme, ed è emblematico infatti come si smorzino i toni quando i due "ritornano" ognuno nel proprio guscio. Il film sarebbe stato perfetto se non avesse avuto un finale così sbrigativo e poco coerente con il resto dell'intera pellicola, forse un eccessivo buonismo che Audiard si è voluto erroneamente concedere, ma fortunatamente non va ad intaccare troppo pesantemente sulla resa finale dell'intero film... ottima la Cotillard, forse troppo mono espressivo il protagonista maschile, ma bravo anche lui.
Edit: La scena in cui lei è su di lui, nudi, con le gambe amputate ben in vista e lei lo bacia per la prima volta è di una bellezza da togliere il fiato
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(di alemovies)
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filippo catani
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martedì 14 agosto 2012
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destini incrociati
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Un uomo dal passato difficile deve occuparsi del figlioletto a causa della repentina scomparsa della madre. Per cercare un po' di stabilità riesce a trovare lavoro come buttafuori presso una discoteca. Una sera riaccompagna a casa una giovane donna vittima di una rissa e i due si scambiano i numeri di telefono. La donna si farà risentire per comunicare che, a causa di un incvidente sul lavoro, le sono state amputate le gambe. I due cominceranno allora a frequentarsi mentre l'uomo comincerà a partecipare a combattimenti clandestini per guadagnare più soldi.
Una storia struggente quella raccontata da Audiard e che racconta di due vite che casualmente finiscono per intersecarsi e che sono segnate da lacerazioni profonde.
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Un uomo dal passato difficile deve occuparsi del figlioletto a causa della repentina scomparsa della madre. Per cercare un po' di stabilità riesce a trovare lavoro come buttafuori presso una discoteca. Una sera riaccompagna a casa una giovane donna vittima di una rissa e i due si scambiano i numeri di telefono. La donna si farà risentire per comunicare che, a causa di un incvidente sul lavoro, le sono state amputate le gambe. I due cominceranno allora a frequentarsi mentre l'uomo comincerà a partecipare a combattimenti clandestini per guadagnare più soldi.
Una storia struggente quella raccontata da Audiard e che racconta di due vite che casualmente finiscono per intersecarsi e che sono segnate da lacerazioni profonde. Il protagonista maschile è un uomo volgare, violento e che vive di rapporti occasionali con le donne ed è assolutamente incapace di badare al proprio figlio. Oltretutto si infila in situazioni lavorative pericolose e che finiranno per ritorcersi contro di lui e la sua famiglia. La donna invece è fiera del suo lavoro come animatrice dei delfini in un parco acquatico ma non riesce a stringere legami duratori con gli uomini di cui finisce ben presto per stancarsi. Ma una volta che i due riusciranno ad incontrarsi cercheranno di starsi vicino l'uno all'altro nel modo che a ognuno sembra più congeniale. Certo sullo sfondo ci muoviamo in una Francia lontana anni luce dagli stereotipi di bellezza e romanticismo e che nelle periferie vive di lavoro precario, polvere e criminalità. Se il finale non lascia pienamente soddisfatti dopo un ottimo svolgimento della trama, c'è da dire che i due protagonisti si muovono molto bene nella parte.
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