agnese g.
|
lunedì 15 ottobre 2012
|
di ruggine e di ossa
|
|
|
|
Film perfettamente costruito su una polarità tragica, quella dei due protagonisti Alì e Stephanie troppo diversi per potersi incontrare e all'apparenza inconciliabili. I loro destini si incrociano in una circostanza di brutale crudezza che ha messo le brutture della vita dell'una di fronte a quelle dell'altro (la violenza di una rissa fuori di una discoteca). Attraverso i due personaggi il regista dipinge con grande efficacia, al di là delle differenze (profondità di pensiero, intensità d'animo in lei, superficiale animalità in lui), una attenzione al corpo e ai suoi linguaggi fatta di gesti e di volti più che di parole,in grado di aprire varchi inimmaginabili nelle loro storie. E' attraverso la mediazione del corpo e delle sue esigenze che si apre un tunnel impossibile, lo spezzarsi di una glaciale incomunicabilità tra i due, di cui la scena con il piccolo Sam sotto il ghiaccio si fa metafora.
[+]
Film perfettamente costruito su una polarità tragica, quella dei due protagonisti Alì e Stephanie troppo diversi per potersi incontrare e all'apparenza inconciliabili. I loro destini si incrociano in una circostanza di brutale crudezza che ha messo le brutture della vita dell'una di fronte a quelle dell'altro (la violenza di una rissa fuori di una discoteca). Attraverso i due personaggi il regista dipinge con grande efficacia, al di là delle differenze (profondità di pensiero, intensità d'animo in lei, superficiale animalità in lui), una attenzione al corpo e ai suoi linguaggi fatta di gesti e di volti più che di parole,in grado di aprire varchi inimmaginabili nelle loro storie. E' attraverso la mediazione del corpo e delle sue esigenze che si apre un tunnel impossibile, lo spezzarsi di una glaciale incomunicabilità tra i due, di cui la scena con il piccolo Sam sotto il ghiaccio si fa metafora. L'acqua che avvolge i corpi, il sangue che scorre, la pelle che si rompe o si incide (bello il tatuaggio iniziatico che Stephanie si fa fare sulla coscia) sono il correlativo oggettivo, di una esistenza tutta segnata dal corpo ma che non si esaurisce nel corpo e che fa trapelare al di là della '' muraglia con in cima cocci aguzzi di bottiglia'' una profonda fede del regista nella possibilità che la vita ti concede di redimerti e trovare riscatto anche in una vita segnata dalla lacerazione dei rapporti e dalla aridità spirituale.
[-]
[+] grazie!
(di michelag.)
[ - ] grazie!
|
|
[+] lascia un commento a agnese g. »
[ - ] lascia un commento a agnese g. »
|
|
d'accordo? |
|
b.b.laura
|
venerdì 12 ottobre 2012
|
bello
|
|
|
|
bello,un film che fa riflettere ,diverte, commuove.ben interpretato.effetti speciali eccezionali!!!!!
|
|
[+] lascia un commento a b.b.laura »
[ - ] lascia un commento a b.b.laura »
|
|
d'accordo? |
|
doto69
|
venerdì 12 ottobre 2012
|
bellissimo
|
|
|
|
e........................bellissimo...unico inimitabile.
|
|
[+] lascia un commento a doto69 »
[ - ] lascia un commento a doto69 »
|
|
d'accordo? |
|
diomede917
|
giovedì 11 ottobre 2012
|
corpi lacerati
|
|
|
|
Jacques Audiard, prendendo spunto dai racconti di Craig Davidson, continua il suo percorso focalizzato su personaggi ai margini di una vita violenta in cerca di salvezza e redenzione.
Un sapore di ruggine e ossa vede protagonisti più che due border line due veri cani rabbiosi….da una parte Alì ragazzo padre di un bambino di 5 anni che fa della sua fisicità la sua ragione di vita lavorando come buttafuori, vigilantes e soprattutto in combattimenti clandestini di full contact dall’altra parte c’è Stephanie una donna che ama eccitare chi la guarda, un’addestratrice di orche che a causa di un brutto incidente perde entrambe le gambe e che furiosamente e senza compassione cerca di andare avanti….
[+]
Jacques Audiard, prendendo spunto dai racconti di Craig Davidson, continua il suo percorso focalizzato su personaggi ai margini di una vita violenta in cerca di salvezza e redenzione.
Un sapore di ruggine e ossa vede protagonisti più che due border line due veri cani rabbiosi….da una parte Alì ragazzo padre di un bambino di 5 anni che fa della sua fisicità la sua ragione di vita lavorando come buttafuori, vigilantes e soprattutto in combattimenti clandestini di full contact dall’altra parte c’è Stephanie una donna che ama eccitare chi la guarda, un’addestratrice di orche che a causa di un brutto incidente perde entrambe le gambe e che furiosamente e senza compassione cerca di andare avanti…..così dopo un incontro casuale in un locale notturno le due vite si incroceranno sempre di più in un modo che definirei bestiale.
Questo è un film che piacerebbe molto a David Cronenberg per la rappresentazione di questi due freaks tutta basata sui loro corpi…..corpi lacerati dalle ferite della vita e dalla violenza che li circonda, corpi che si accoppiano in maniera animale quasi primordiale, corpi tatuati provocatoriamente, corpi che non sanno esprimere e comunicare un sentimento nascosto nel loro profondo…..
Questi corpi sono ottimamente interpretati da Marion Cotillard (che può perdere tutti gli arti che vuole ma ha due occhi che esprimono tutto) e da Matthias Schoenaerts un rozzo che reprime da troppo tempo un amore da urlare nei confronti di un figlio o di una donna.
In un film decisamente di pancia fin dalle prime battute quello che latita è proprio la regia, ho trovato una messa in scena troppo piatta per rappresentare i tormenti dei due personaggi…..situazioni un pò troppo telefonate che si riscattano nell’epilogo drammatico nel lago ghiacciato…..forse sarò esigente io ma dal regista de Il profeta mi aspetto sempre quel qualcosa che valga il prezzo del biglietto
Voto 6,5
[-]
|
|
[+] lascia un commento a diomede917 »
[ - ] lascia un commento a diomede917 »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
mercoledì 10 ottobre 2012
|
la nascita di un rapporto di coppia contro tutte l
|
|
|
|
Film sull'evoluzione e sulla costruzione di un rapporto di coppia, dopo moltissime e dolorose vicissitudini, tra due individui molto differenti tra loro sia per estrazione sociale che per esperienze personali. Nell'insieme la pellicola si contraddistingue (come anche la riuscita opera precedente di J. Audiard "Il Profeta") per la spietatezza delle immagini e delle situazioni ma, a mio modesto parere, essa qui si rivela dotata di un' eccessiva quantità di vicissitudini raccontate che colpiscono i protagonisti da risultare alla lunga un pò come se fosse un "romanzo d'appendice". Brava e convincente, nonchè bella, Marion Cottilard nella parte della paraplegica.
[+]
Film sull'evoluzione e sulla costruzione di un rapporto di coppia, dopo moltissime e dolorose vicissitudini, tra due individui molto differenti tra loro sia per estrazione sociale che per esperienze personali. Nell'insieme la pellicola si contraddistingue (come anche la riuscita opera precedente di J. Audiard "Il Profeta") per la spietatezza delle immagini e delle situazioni ma, a mio modesto parere, essa qui si rivela dotata di un' eccessiva quantità di vicissitudini raccontate che colpiscono i protagonisti da risultare alla lunga un pò come se fosse un "romanzo d'appendice". Brava e convincente, nonchè bella, Marion Cottilard nella parte della paraplegica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
mercoledì 10 ottobre 2012
|
un'altra lezione di cinema francese
|
|
|
|
Oprè? Operativo, pronto al sesso? chiede per e-mail la bella Stephane al muscoloso Alì, dopo che le aveva offerto le proprie prestazioni ultra sperimentate. Da quel momento, dal primo contatto intimo inizia una “storia” vera tra i due, dopo una relazione preliminare fatta di incontri saltuari, drammi personali, manifestazioni di interesse incapaci di incidere nella carne del rapporto. Da quel momento i corpi, che si erano studiati nella loro diversità morfologica tale da sviluppare una reciproca attrattività, diventano protagonisti, rompono gli argini di una superficialità affettiva che lascia il posto ad una compenetrazione sempre più intensa, un desiderio destinato a scavare giorno dopo giorno nelle gallerie dei loro labirinti emotivi.
[+]
Oprè? Operativo, pronto al sesso? chiede per e-mail la bella Stephane al muscoloso Alì, dopo che le aveva offerto le proprie prestazioni ultra sperimentate. Da quel momento, dal primo contatto intimo inizia una “storia” vera tra i due, dopo una relazione preliminare fatta di incontri saltuari, drammi personali, manifestazioni di interesse incapaci di incidere nella carne del rapporto. Da quel momento i corpi, che si erano studiati nella loro diversità morfologica tale da sviluppare una reciproca attrattività, diventano protagonisti, rompono gli argini di una superficialità affettiva che lascia il posto ad una compenetrazione sempre più intensa, un desiderio destinato a scavare giorno dopo giorno nelle gallerie dei loro labirinti emotivi. Il troppo ed il troppo poco, il maius ed il minus, la prestanza muscolare e la mutilazione si confrontano, si attraggono, si parlano, si toccano, affidano l’interscambio al silenzio, si fondono, anche se poi si lasciano spingere verso le rispettive quotidianità da venti diversi. Ma il contatto chiama contatto. Oprè? Alì si ritrova con un bambino da accudire e sbarca il lunario usando la sua migliore risorsa, il corpo; ex pugile, ospite di una sorella che si rende disponibile a sostituirsi alla mamma del bambino, si adatta a fare il buttafuori, a qualche piccola collaborazione non proprio pulita, e viene convinto a partecipare, con esiti incoraggianti, a combattimenti illegali su cui si infervorano gli scommettitori. I soldi non mancano e nel tempo libero Alì sfoga la sua grezza individualità con donne occasionali. Stephane, dopo una vita inappagante ed un terribile incidente sul lavoro, ricomincia da zero –e da una sedia a rotelle- alla ricerca di un motivo propulsivo verso la sopravvivenza. Nella semimmobilità aggravata dalla solitudine dovuta al nuovo stato di disabile, cerca un punto di tepore, di autenticità al di fuori del conforto, della commiserazione, dell’attenzione “dovuta”.
Alì e Stephane si incontrano e mettono da parte il peso delle proprie vicissitudini per improntare la nascente relazione alla massima naturalezza, identificando nel sesso il miglior canale di comunicazione, in quanto scrostato dalle implicazioni emotive delle proprie vite irrisolte. Quel sesso che disossida dai triboli di un passato che ha lasciato il segno e rende le ossa offese e ridotte pienamente accettabili e seducenti come il resto del corpo. Durante l’amplesso Alì solleva con le braccia quel che resta delle gambe di lei con la massima disinvoltura come se fossero integre, e ciò per Stef è in quel momento quanto di più gratificante possa accaderle: essere trattata come qualsiasi altra donna.
Le alterne fortune di lui lo portano ad allontanarsi e subiscono una svolta che rasenta la tragedia; solo nell’attesa di una soluzione non scontatamente positiva, si deciderà ad uscire dalla sua tendenza a vivere di contingenze e di torpore emotivo, ravvisando i punti fermi da perseguire e consolidare: un “ti amo” singhiozzato per telefono chiuderà il cerchio, e trasformerà il rapporto con Stef in qualcosa di corposo al di là dei corpi e stabilmente evolutivo, nella vita di entrambi.
Ancora una perla del cinema francese che ci parla della centralità della fisicità nel rapporto uomo-donna, nello specifico tra una mascolinità grossolana ed una femminilità morbida ed elegante, il cui incontro senza pregiudizi genera l’affettività e la vitalità necessarie per il superamento di un vissuto a perdere in una prospettiva di rinascita. Un film dove tutto è pressoché perfetto: non c’è un’immagine che non abbia la sua forza, che sia ridondante o retorica o inutile. Alcune inquadrature impreziosiscono il valore del tutto: la danza sincronica tra la donna e l’orca, divise dal vetro dell’acquario ne è un esempio. Superfluo ogni commento sulla superba Cotillard, già premio Oscar ed attrice ormai lanciatissima. Unico neo il finale buonista, forse non in linea con l’originalità di una sceneggiatura per il resto ineccepibile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
claricestar91
|
mercoledì 10 ottobre 2012
|
i corpi di audiard
|
|
|
|
Audiard ci parla ancora una volta di vite disperate e lo fa come lui sa ben fare attraverso il linguaggio dei corpi e le espressioni, i gesti ed i silenzi. Cinema in movimento, corporale, emotivo, carico di tensione.
La fragilità di un'anima devastata che incontra la violenza animale di un uomo sempre costretto ai margini. Ne nasce una storia d'amore che amore proprio non è, ma sesso amicizia, forza, complicità, conciliazione. Due anime complementari che aspirano al riscatto, due esistenze tragiche qui rappresentate però senza retorica o compassione, grazie anche all'interpretazione di due attori come Schoenaerts e la superba Cotillard.
Notevole anche la colonna sonora di Desplat
|
|
[+] lascia un commento a claricestar91 »
[ - ] lascia un commento a claricestar91 »
|
|
d'accordo? |
|
ruspa machete
|
mercoledì 10 ottobre 2012
|
non entusiasmante
|
|
|
|
Film carino, ma mi aspettavo qualcosa di più. Secondo me si perde un po' con l'andare della pellicola.
Apro una parentesi sulla colonna sonora: sfruttata MALISSIMO, cioè tu chiedi ad Alexandre Desplat di fare la colonna sonora e poi metti delle canzoni di Katy Perry...allora sei poco furbo. La colonna sonora originale è praticamente inesistente. Con delle belle musiche forse mi avrebbe preso di più. Però questa cosa è molto personale, posso capire che al resto del mondo non importi niente della colonna sonora...
[+] musica
(di kaipy)
[ - ] musica
[+] punto di forza
(di clavius)
[ - ] punto di forza
|
|
[+] lascia un commento a ruspa machete »
[ - ] lascia un commento a ruspa machete »
|
|
d'accordo? |
|
gabriele.vertullo
|
martedì 9 ottobre 2012
|
si può sempre essere migliori
|
|
|
|
Il nuovo film di Jacques Audiard (regista dell’apprezzatissimo Il profeta) è una storia caratterizzata da una violenta emotività, all’ interno di una realtà bollente e gravosa, per questo l’approccio sentimentale dello spettatore e quello artistico del regista risulta ambivalente. Audiard è cosciente di plasmare un oggetto increscioso, per questo, considerando la mole degli avvenimenti, il suo stile risulta minimalista e conciliante, evitando ogni eccesso di pietismo e di demenza.
L’inizio della storia è tra le più tribolate: Alain van Versch è in viaggio con il figlio alla ricerca di una sistemazione provvisoria a casa della sorella; i due vivono in uno stato di solitudine e povertà, e l’esistenza di una sorella accogliente si rivela provvidenziale.
[+]
Il nuovo film di Jacques Audiard (regista dell’apprezzatissimo Il profeta) è una storia caratterizzata da una violenta emotività, all’ interno di una realtà bollente e gravosa, per questo l’approccio sentimentale dello spettatore e quello artistico del regista risulta ambivalente. Audiard è cosciente di plasmare un oggetto increscioso, per questo, considerando la mole degli avvenimenti, il suo stile risulta minimalista e conciliante, evitando ogni eccesso di pietismo e di demenza.
L’inizio della storia è tra le più tribolate: Alain van Versch è in viaggio con il figlio alla ricerca di una sistemazione provvisoria a casa della sorella; i due vivono in uno stato di solitudine e povertà, e l’esistenza di una sorella accogliente si rivela provvidenziale. La sua totale passione per la boxe, che si esprime in un carattere superficiale e aggressivo, gli permette di lavorare come uomo della sicurezza in un night club, dove incontra per la prima volta Stéphanie(interpretata da un’ intensa Marion Cotillard), addestratrice di orche alla ricerca di una relazione vera e luminosa. Un giorno Stéphanie viene “investita” da un’orca durante un’esibizione, e si risveglierà in ospedale con le gambe amputate. Sarà l’inizio di una profonda relazione tra due anime che hanno bisogno l’una dell’altra.
Il film è trainato da alcune scene di spessore visivo ed emotivo. Il cuore pulsa, accelera improvvisamente per poi urtare, spegnendosi sordo. Tutto si oscura lasciando lo spettatore momentaneamente esterrefatto, in assenza di gravità.
Centrale è il rapporto duplice con la natura: il mondo delle orche sublime e impetuoso, paesaggi innevati suggestivi e insidiosi. Si respira un incessante desiderio di libertà e leggerezza che si pacifica nel mare. Accarezzare le crespe onde del mare, il sapore di sale che si posa sulle labbra, e la dolce brezza marina lenisce ogni stanchezza. Dalla rinascita espressiva, dagli sguardi sognanti e dai dolci movimenti liberatori di Marion Cotillard si evince che Jacques Audiard ami questo universo sconfinato e illimitato, per un film che abbatte ogni barriera.
Un sapore di ruggine e ossa è una storia aspra, scandita da chiaro-scuri, luci e ombre; venata da un senso di abbandono ed amarezza, un mondo in cui è più facile la consumazione occasionale che l’espressione di sentimenti autentici; ma ci insegna che si può essere uomini migliori a prescindere dalla condizione fisica e sociale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriele.vertullo »
[ - ] lascia un commento a gabriele.vertullo »
|
|
d'accordo? |
|
pressa catozzo
|
lunedì 8 ottobre 2012
|
ferro vecchio
|
|
|
|
Un film niente altro che un film. Troppe carni senza ossa messe a bollire in una pentola arrugginita.
Lontono il tempo del Profeta...ma mooooltoooo loooontanoooooo!!!!!!
|
|
[+] lascia un commento a pressa catozzo »
[ - ] lascia un commento a pressa catozzo »
|
|
d'accordo? |
|
|