diomede917
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sabato 26 gennaio 2013
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esordio in punta di piedi
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Mancava solo Dustin Hoffman all’appello degli attori della sua generazione a passare dietro la macchina da presa e il pivellino lo fa alla veneranda età di 75 anni.
Rispetto ai suoi colleghi riesce a tenere a freno il suo ego e si limita a stare al di qua del set.
Per il suo esordio il plurioscarizzato Dustin decide di trasporre la Piece teatrale Ronald Harwood che da il titolo al film.
Sicuramente una storia che sente molto sua visto che vede protagonisti grandi artisti in età avanzata.
La casa di riposo per musicisti Beecham House rischia seriamente la chiusura ed è per questo motivo che si sta organizzando un galà per l’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi che serva da raccolta fondi.
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Mancava solo Dustin Hoffman all’appello degli attori della sua generazione a passare dietro la macchina da presa e il pivellino lo fa alla veneranda età di 75 anni.
Rispetto ai suoi colleghi riesce a tenere a freno il suo ego e si limita a stare al di qua del set.
Per il suo esordio il plurioscarizzato Dustin decide di trasporre la Piece teatrale Ronald Harwood che da il titolo al film.
Sicuramente una storia che sente molto sua visto che vede protagonisti grandi artisti in età avanzata.
La casa di riposo per musicisti Beecham House rischia seriamente la chiusura ed è per questo motivo che si sta organizzando un galà per l’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi che serva da raccolta fondi.
L’arrivo della grande Jean Horton, ex soprano dalla vita mondana movimentata caduta in disgrazia, fa balenare all’organizzatore dell’evento (un Micheal Gambon con un look alla Demis Roussos) l’idea di riunire il grande quartetto della storia della lirica inglese visto che tra gli ospiti presenti ci sono gli altri tre membri facendoli ricantare un’aria dal Rigoletto loro cavallo di battaglia.
Solo che tra questo gruppo ci sono dei rancori non ancora sopiti….. Reggie è un ex marito tradito ferito e ancora innamorato….. e con questo handicap iniziale risulta un’impresa portare in scena il Quartet.
Questo è l’incipit del film di Dustin Hoffman che come regista decide di non strafare, di essere molto diligente nella messa in scena fidandosi ciecamente del talento del suo cast e in effetti gli attori non lo tradiscono.
Maggie Smith si trova a suo agio nei panni di questa pomposa e burbera star della lirica, Tom Courtenay esprime il fascino e l’eleganza inglese, Billy Connelly è un vecchietto terribile il cui ictus gli ha tolto ogni freno inibitore dei propri ormoni e a Pauline Collins tocca il ruolo che ci porta con i piedi per terra con il suoi blackout di demenza senile.
Lo stile che usa il regista è molto leggero in perfetto stile british…..una via di mezzo tra James Ivory e Marigold Hotel (non a caso Maggie Smith ricalca il suo ruolo pure con la malattia all’anca)…..e il film vola via leggero con i suoi buoni sentimenti e alla fine quello che desideriamo è andarci a prendere un buon tè con i pasticcini.
Un 6 di grandissima stima per il regista…..un 7 abbondante per il cast…..alla fine è un 6,5 senza infamia e senza gloria…..
Carino
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gabriella
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venerdì 29 marzo 2013
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dans le temps
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Il tempo è elastico perché dilatato dalla passione. ( Marcel Proust), lo sanno bene i vecchietti ospiti di un ospizio nella campagna inglese, quasi tutti ex cantanti lirici che trascorrono le loro giornate tra l’ascolto di musica, litigi e battibecchi, e qualche volta, con audaci proposte alla dottoressa del luogo; sempre meglio che ammuffire e passare il tempo davanti a una finestra o alla tv, aspettando che il sipario cali definitivamente. Per Jean e Reginald è un po’ una ricerca del tempo perduto, avendo avuto in passato un matrimonio lampo di sole nove ore, infatti dopo l’incontro iniziale, disponibile da parte della donna desiderosa di rappacificazione e i bronci di lui, tutto si sistema fino a coronare il loro sogno d’amore interrotto.
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Il tempo è elastico perché dilatato dalla passione. ( Marcel Proust), lo sanno bene i vecchietti ospiti di un ospizio nella campagna inglese, quasi tutti ex cantanti lirici che trascorrono le loro giornate tra l’ascolto di musica, litigi e battibecchi, e qualche volta, con audaci proposte alla dottoressa del luogo; sempre meglio che ammuffire e passare il tempo davanti a una finestra o alla tv, aspettando che il sipario cali definitivamente. Per Jean e Reginald è un po’ una ricerca del tempo perduto, avendo avuto in passato un matrimonio lampo di sole nove ore, infatti dopo l’incontro iniziale, disponibile da parte della donna desiderosa di rappacificazione e i bronci di lui, tutto si sistema fino a coronare il loro sogno d’amore interrotto.
Anche se a prima vista mi è sembrato quasi una stucchevole conclusione, ripensandoci, mi sono detta che in fondo il tempo per l’amore non ha età, fa bene il regista a “ esagerare”, a concedere, a non rassegnarsi all’avanzare degli anni e spiccare il volo, anche se con l’artrosi e la memoria che vacilla. E se per Proust la letteratura era la più alta forma della creazione umana, per i nostri arzilli vecchietti è la lirica, che sempre arte è e questa sopravvive a qualsiasi evento, è eterna , è lo stile eletto, è comunicazione, è la passione che rende la mente attiva, non sedentaria, è la possibilità di riafferrare antichi ricordi, antichi sapori ( la marmellata,o come per Proust il sapore delle madeleine).
Una nota a parte per gli attori, tutti molti bravi, tutti rigorosamente inglesi, per un film diretto da un americano che ha reso il tutto meno british di quello che poteva essere realmente.
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rampante
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giovedì 17 ottobre 2013
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casa di riposo
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Dustin Hoffman, grande attore americano, a 70 anni diventa regista di una brillante commedia di successo che è un inno alla vita
Un film dolce, commovente, tanto divertente, per un pubblico amante della musica.
Beecham una incantevole, confortevole casa di riposo per musicisti e cantanti nella campagna inglese rischia di essere chiusa. Per sostenerla occorre trovare dei soldi
In occasione dell'anniversario di nascita di Verdi gli ospiti, ogni anno, lavorano per organizzare un gala a pagamento ma improvvisamente la loro routine viene sconvolta dall'arrivo della leggendaria Jean Horton
ex moglie di Reggie uno degli organizzatori che per rincorrere il successo di solista aveva sciolto il quartetto con gli altri componenti l'ex marito Reggie, Wilf, Cissy tutti presenti a Beecham
La storia è esile, sbrigativa.
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Dustin Hoffman, grande attore americano, a 70 anni diventa regista di una brillante commedia di successo che è un inno alla vita
Un film dolce, commovente, tanto divertente, per un pubblico amante della musica.
Beecham una incantevole, confortevole casa di riposo per musicisti e cantanti nella campagna inglese rischia di essere chiusa. Per sostenerla occorre trovare dei soldi
In occasione dell'anniversario di nascita di Verdi gli ospiti, ogni anno, lavorano per organizzare un gala a pagamento ma improvvisamente la loro routine viene sconvolta dall'arrivo della leggendaria Jean Horton
ex moglie di Reggie uno degli organizzatori che per rincorrere il successo di solista aveva sciolto il quartetto con gli altri componenti l'ex marito Reggie, Wilf, Cissy tutti presenti a Beecham
La storia è esile, sbrigativa. Il regista si limita ad assemblare un cast di grandi attore inglesi fra i più celebri interpreti del cinema e del teatro, anziani briosi e vitali, ragazzi irresistibili dal passato luminoso e li lascia liberi di improvvisare
Il Quartetto tra capricci e stravaganze di vecchie anziane star, acciaccate nel fisico ma sempre grandi dentro riesce ad avere un grande successo e i protagonisti vivono la loro vecchiaia presente senza rinunciare a speranze future
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rita branca
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venerdì 7 febbraio 2014
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"la vecchiaia non è roba da femminucce"
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Quartet film (2012) di Dustin Hoffman con Maggie Smith, Tom Courtnay, Billy Connolly, Pauline Collins, Michael Gambon, Sheridan Smith, Luke Newberry, Trevor Peacock, David Ryall, Michael Byrne
Delizioso film basato sull’omonima opera teatrale di Ronald Harwood, che ne cura la sceneggiatura e diretto magnificamente da Dustin Hoffman.
Dalla prima all’ultima sequenza, “Quartet” è perfetto in ogni dettaglio (fotografia, colonna sonora, recitazione, intreccio in ugual misura drammatico e altamente umoristico) e regala costanti emozioni allo spettatore coinvolto in una situazione dei nostri tempi che è facilmente riconoscibile: il tema è quello della terza età di un gruppo di ex musicisti di successo, ormai quasi dimenticati e privi di mezzi di sostentamento e della salute, nonché di legami familiari solidi, costretti a trascorrere l’ultimo tratto dell’esistenza a Beecham House, un pensionato che vive di beneficenza e che rischia di chiudere per insufficienza di fondi.
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Quartet film (2012) di Dustin Hoffman con Maggie Smith, Tom Courtnay, Billy Connolly, Pauline Collins, Michael Gambon, Sheridan Smith, Luke Newberry, Trevor Peacock, David Ryall, Michael Byrne
Delizioso film basato sull’omonima opera teatrale di Ronald Harwood, che ne cura la sceneggiatura e diretto magnificamente da Dustin Hoffman.
Dalla prima all’ultima sequenza, “Quartet” è perfetto in ogni dettaglio (fotografia, colonna sonora, recitazione, intreccio in ugual misura drammatico e altamente umoristico) e regala costanti emozioni allo spettatore coinvolto in una situazione dei nostri tempi che è facilmente riconoscibile: il tema è quello della terza età di un gruppo di ex musicisti di successo, ormai quasi dimenticati e privi di mezzi di sostentamento e della salute, nonché di legami familiari solidi, costretti a trascorrere l’ultimo tratto dell’esistenza a Beecham House, un pensionato che vive di beneficenza e che rischia di chiudere per insufficienza di fondi.
Il bel pensionato situato nel verde, gestito in maniera lodevole, in stile molto British, dalla dott.ssa Lucy Cogan, non è però sufficiente a colmare gli assalti della solitudine e gli attimi di malinconia che, nonostante la vivacità degli ospiti, di tanto in tanto fa capolino nell’animo di qualcuno di essi. La minaccia di imminente chiusura dell’istituzione porta a pianificare un concerto in cui i vecchi musicisti si esibiranno ed è durante le difficili fasi di tale realizzazione, complicata dai temporanei attacchi di demenza senile, che è possibile conoscere tutti i meravigliosi personaggi con le loro fragilità e bizzarrie e magari riconoscersi e ridere di sé stessi.
Dustin Hoffman, anche grazie alla scelta di grandi professionisti, mette in scena la commedia umana inondandoci di grande poesia: APPLAUSI per un indiscutibile capolavoro.
Rita Branca
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dario
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giovedì 2 luglio 2015
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delizioso
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Attenzione, cinema vero non operazione bonaria pro senectute. Sorprendente la regia di Hoffman, semplicemente grandiosa per sensibilità di tocco e commozione incorporata, non senza consapevolezza e orgoglio. Un inno alla vita senza sbavature e una simpatia per l'essere umano che non ha molti confronti. Attori meravigliosi. Tutti.
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onufrio
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sabato 18 marzo 2017
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una piacevole casa di riposo
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Beecham House è una casa di riposo per anziani musicisti, soprani, tenori, tutti autori di una splendida carriera calcando i palcoscenici più importanti durante la loro vita. Ogni anno a Beecham House si tiene un Concerto di queste vecchie glorie ancora arzille e vivaci, un Concerto di beneficienza che serve anche a mantenere l'agiatezza in cui versa la splendida casa di riposo in cui si respira musica dalla mattina alla sera diretta dalla bella quanto simpatica dottoressa interpretata da Sheridan Smith. Debuto alla regia di Dustin Hoffman che basandosi su di una piéce teatrale realizza una piacevole opera dal forte significato, un inno alla vita in cui si dimostra che non è mai troppo tardi per rimediare ai propri errori.
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Beecham House è una casa di riposo per anziani musicisti, soprani, tenori, tutti autori di una splendida carriera calcando i palcoscenici più importanti durante la loro vita. Ogni anno a Beecham House si tiene un Concerto di queste vecchie glorie ancora arzille e vivaci, un Concerto di beneficienza che serve anche a mantenere l'agiatezza in cui versa la splendida casa di riposo in cui si respira musica dalla mattina alla sera diretta dalla bella quanto simpatica dottoressa interpretata da Sheridan Smith. Debuto alla regia di Dustin Hoffman che basandosi su di una piéce teatrale realizza una piacevole opera dal forte significato, un inno alla vita in cui si dimostra che non è mai troppo tardi per rimediare ai propri errori.
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elgatoloco
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mercoledì 24 marzo 2021
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bellissimo meta-meta-spettacolo
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"QUartet"(Dustin Hoffman, dalla pièce teatrale di Ronald Harwood, autore anche della sceneggiatura, 2012)propone la casa di riposo Beecham House,per musicisti e cantanti lirici, in cui ogni anno si svolge una sorta di gala verdiano in occasione del compleanno del grande musicista. Quando nella casa arriva Jean Horton(soprano)ex moglie di Reggie, sorgono molti problemi, anche per il fatto che Jean si rifiuta di cantare al gala , anche per indispettire l'ex-marito. Fino a un insperato happy end con un rinnovato e inatteso matrionio, succede un"pandemonio", anche considerando l'età e le condizioni di salute dei/dlle "degenti". IN questa finora unica regia di Dustin Hoffman, che rispetta pienamente la pièce di Harwood, dunque la sua origine teatrlae, nei tempi e nelle modalità.
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"QUartet"(Dustin Hoffman, dalla pièce teatrale di Ronald Harwood, autore anche della sceneggiatura, 2012)propone la casa di riposo Beecham House,per musicisti e cantanti lirici, in cui ogni anno si svolge una sorta di gala verdiano in occasione del compleanno del grande musicista. Quando nella casa arriva Jean Horton(soprano)ex moglie di Reggie, sorgono molti problemi, anche per il fatto che Jean si rifiuta di cantare al gala , anche per indispettire l'ex-marito. Fino a un insperato happy end con un rinnovato e inatteso matrionio, succede un"pandemonio", anche considerando l'età e le condizioni di salute dei/dlle "degenti". IN questa finora unica regia di Dustin Hoffman, che rispetta pienamente la pièce di Harwood, dunque la sua origine teatrlae, nei tempi e nelle modalità. IMpagabili alcune battute(rispondendo a un collega che rimpiange di non aver cantato Wagner e in particolare il suo"Tristano", un cantante lirico afferma, non si sa se per celia o per demenza senile: "I cantanti inglesi dovrebbero cantare i loro musicisti, come Vergi, Rossin, Puccini"....), ma soprattutto una tessitura filmico-teatrale(nel rispetto totale di quanto auspicava Bazin nella sua"Ontologie du cinéma")straordinaria, emerge questo film che ha un clima decisamente britannico anche sul piano architettonico(la"House"sembra parente di Downton Abbey e Maggie Smith, inteprete principlae, dl celebre telefilm è stata la"Queen", in qualche modo...)m our goedndo dell'eccezionale regia di un grande americano quale lo straordinario interprete di tanti film e di varie pièces teatrali. Proprio in virtà delle sue esperienze filmiche come teatrali, Hoffman ha costruito un film assolutamewnte unico, straordinario, che oltre alla prova della Smith nel ruolo di Jean Horton, si avvale dell'interpretazione di Tom Courtenay di Billy Connellly, di Pauline Collins, ma anche delle altre/degli altri, che erano state(i)vere(i interpreti di mjusica lirica, tanto che anche i"non lirici"-atgori puri Smith, Courtenay, Connelly e Collins, seguendo il metodo dell'"Actor' Studio"che è anche, come ben noto, quello di Hoffman, si sono documentate(i), prendendo lezione di canto, , doceumentandosi e esercitandosi. Decisamente un risultato straordinario, per un grande film che mostra ancora chiaramente come , oltrea al cinema"commerciale"vi siano spazi notevoli per il vero e grande cinema, fatto di sguardi, motvimenti anche minimi, di posture, prossemica, del"non detto"..... El Gato
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figliounico
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mercoledì 4 ottobre 2023
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noioso polpettone geriatrico
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Unico lungometraggio di Hoffman come regista e meno male visto il risultato ossia un polpettone sentimentale che vorrebbe essere una commedia brillante senza riuscirvi per mancanza di battute divertenti girato tutto in un ospizio di ex musicisti e cantanti d’opera lirica che cercano di sfuggire alla vecchiaia preparando un’ultima esibizione che dovrebbe salvare il geriatrico dalla bancarotta se ho capito bene il plot che forse ha ispirato tre anni dopo Sorrentino per Youth - La giovinezza ma con ben altro cast perché ben presto mi sono distratto e l’ho seguito facendo altro.
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eugen
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venerdì 17 maggio 2024
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pelicula "olvidada"
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Nel "Passacarte"terribile dello spettacolo, "QUartet"(Dustin Hoffman, da una pi'ece di Ronald Harwood, autore anche dello screenplay, 2012)e'un film"olvidado", trascurato-dimenticato. In una lussuosa casa di riposo per musicisti e cantanti d'opera, soprattutto"verdiani", si consumano rivalita' legate a tradimenti, infedelta' e altro, dove emergono in particolare 4 protagonisti, alcuni dei quali impegnati nell'annula concerto e rappresentazione operistica previstaper il compleanno, il 10 ottobre, di Giuseppe Verdi, occasione non solo per rinverdire i loro"glorydays", ma anche per rimpinguare le casse della"Beetham House", che altrimenti rischierebbe la chiusura.
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Nel "Passacarte"terribile dello spettacolo, "QUartet"(Dustin Hoffman, da una pi'ece di Ronald Harwood, autore anche dello screenplay, 2012)e'un film"olvidado", trascurato-dimenticato. In una lussuosa casa di riposo per musicisti e cantanti d'opera, soprattutto"verdiani", si consumano rivalita' legate a tradimenti, infedelta' e altro, dove emergono in particolare 4 protagonisti, alcuni dei quali impegnati nell'annula concerto e rappresentazione operistica previstaper il compleanno, il 10 ottobre, di Giuseppe Verdi, occasione non solo per rinverdire i loro"glorydays", ma anche per rimpinguare le casse della"Beetham House", che altrimenti rischierebbe la chiusura. Se vogliamo, a livello di"azione narrativa"succede poco(e'una pie'ce teatrlae, appunto), ma l'intensita' del film e' tale da evidenziarne la grandezza. Dustin Hoffman, di cui quesot film e'l'unica regia(ormai il grande interprete ha compiuto 85 anni gi¿ due anni fa, dunuqe e'difficile che diriga altro)dirige sraordinariamente bene Maggie Smith, Tom Courtenay,Billy Connoly, Pauline Collins,Michel Gambon, SHerdian Smith e altri, in una piec'e trasposta filmicamente di grnade efficace, adatta anche a chi, come chi srcirve, non e'per nulla"verdiano". Eugen
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angelo umana
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lunedì 4 febbraio 2013
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massime
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Siamo tra anziani, dopo "Amour" e "E se vivessimo tutti insieme?", vediamo vecchie glorie della musica nella splendida mansion denominata Beecham House (House for retired musiciens), immersa nell'altrettanto splendida campagna inglese: un altro modo per trascorrerre la terza e quarta età, in versione da ricchi ancora innamorati dei loro passati successi, con due tra loro che devono riaprire la vecchia ferita di essere stati sposati per 9 ore nel passato, Reggie e Jean, quella che non aveva meno di 12 chiamate alla ribalta. Fanno pure scuola a giovani allievi più inclini al rap, fanno loro conoscere l'opera, una volta roba da persone ordinarie che vi si recavano portandosi il cibo da consumare in teatro, poi i ricchi se ne appropriarono svuotandola.
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Siamo tra anziani, dopo "Amour" e "E se vivessimo tutti insieme?", vediamo vecchie glorie della musica nella splendida mansion denominata Beecham House (House for retired musiciens), immersa nell'altrettanto splendida campagna inglese: un altro modo per trascorrerre la terza e quarta età, in versione da ricchi ancora innamorati dei loro passati successi, con due tra loro che devono riaprire la vecchia ferita di essere stati sposati per 9 ore nel passato, Reggie e Jean, quella che non aveva meno di 12 chiamate alla ribalta. Fanno pure scuola a giovani allievi più inclini al rap, fanno loro conoscere l'opera, una volta roba da persone ordinarie che vi si recavano portandosi il cibo da consumare in teatro, poi i ricchi se ne appropriarono svuotandola.
L'aria è soffusa dal ricordo dei passati successi e delle passate ambizioni, si accendono schermaglie tra prime donne di un tempo; i passati applausi devono essere ragione di grandi nostalgie (qualcuno sente di esser passato "da cantante d'opera a vecchio rinco"). Tutti però trovano nuove energie in questo "collegio" di glorie, la giovane e piacente direttrice ritiene che sia un contagioso amore per la vita. In effetti lo è, un modo lieve di affrontare la vecchiaia, facendo cose che si sanno fare. L'atmosfera è gradevole e misurata, come si conviene ad anziani agiati e tranquilli, ancora capaci di qualche scintilla. Un film dignitoso ma modesto, le emozioni non sono mai forti, né d'altra parte potrebbero esserlo a questa età. Sarà anche perciò che questa prima regia di Dustin Hoffmann risulta quasi inconsistente, un bel quadretto bucolico.
Gli anziani spesso impartiscono massime o frasi fatte perché vissute, interiorizzate, come l'opera che sarebbe come il canto di qualcuno che riceve una pugnalata mentre il rap è di chi parla dopo la stessa pugnalata, o che "le opere d'arte sono di una solitudine infinita e nessun critico può arrivare a sfiorarle" oppure - e lo sapevamo già - che "la vecchiaia non è roba da femminucce" (copyright di Bette Davis).
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